|
We are the earth, Somos la tierra, A mi madre, Olivo siciliano, Pendant quatre saisons, Esilio97, La soglia dell'esilio, Impronte, Tra-luce, Chez nous, Hacker.
Somos la tierra
Derrumban declives las caricias eternas de los dioses y lloran amargos la lejanía de los juegos ayer prohibidos y nocturnos: han visto extendido tu estupor acunado por los olivos sobre lagos in‑finitos ojos astronaves en los días de la amapola.
Las ruinas del tiempo desmemorian tangentes los iones de tu carne en el jardín donde dulzura ahogaste la soledad y la distancia gélida del azul divino.
Más duro es así este Ilanto arrancalo por los dedos de una mujer cuanto más mi vida de hombre smile de seísmos a lo largo de las caderas de oro agujerea esta indiferencia alrededor dentro de un murmullo desgañitado de ausencias.
Somos la tierra quasar de universos otros la tierra que esconde la tristeza de la luna porque los hombres se apiadan de los dioses y plantan corazones de infierno en los cielos aquí de verano cuando de rodillas la Iluvia vibra en los límites del canto un deseo de alas.
The eternal caresses of the gods Come crashing down And they bitterly weep over the remoteness Of the night games forbidden yesterday: They have seen your wonder outstretched Cradled by the olive trees on in-finite lakes Spaceship eyes in the days of the poppy. The tangent ruins of time lose the memory of The ions of your flesh in the garden Where sweetness you drowned the solitude And the icy distance of the divine blue. These tears wrought by a woman’s Fingers are thus all the harsher The more my life as a smile Man of earthquakes along the golden hips Pierces this surrounding indifference With a hoarse babbling of absences. We are quasar earth of other universes, The earth concealing the moon’s sadness Because men take pity on the gods And plant hellish heart in the heavens here In summer when the rain on its knees flings A wish for wings at the limits of song.
Agosto, esta mañana se despierta el último domingo Y los cascos delcaballo el asfalto Golopean como un martillo la raíces del tempo Mientras desde el camino del campo Me llevabas en calesa a la ciudad Y el corazón vivía una jornada de fiesta.
¡Cuánta juventud de aquellos años en la manos !
Ahora te veo blanca esclupida de arrugas Encorvada per el cansancio sobre la tierra parda Que mi padre creó jardín de primaveras Y me oprime el alma una sal desbordada: que una eternidad florecida non bese tu frente.
¡Que poca cosa sono solo unas palabras ahora come ricompensa por los bocados amargos de la vida a tu amor sin medida de madre que todavía quiete ahorrarle al hijo fatiga mientras suda entre los naranjos y los limoneros.
Nodoso de levedades de siglos y de raíces encaramadas al sol, verde miel dulceamarga al borde de los caminos electrónicos deteneda en la mesa de los invitados, compacta cabecera de amor y bodas olivo vierte gotas de estrellas entre los aplausos y mar y cielo y tierra viento para lo huéspedes, mano tendida ahora, que ofreces como elisir lo éxodos [mediterráneos. Sep. 97
Pendant quatre saisons tes collines, ces angles de contingence spirale et les espaces irrigués de coquilles, quilles de lumumière, jeu d’albedi ivre, lumineux hasard del blés ondulés, et tuojours crié à tue-tête le nom dans le champs.
Eventail de mimosas, gorgées de ciel, danse imprécise de ton fleuve jaillit dans mon temps d’autonne des singularités cachées et delta dans le pistes et le bords de l’insonnie.
Le chemin des collines est une hélice overdose où, conjugués le plis de la bouche au vent de mon mourir anémone, je ne sais où elle tire, fuseaux horaires, cris, dans l’été ressacs de la mémoire.
Comme dans un nucléare d’hiver du temps déchirure collapse de l’onde de la mer surgit una blanche tiédeur l’univers est une résonance magnétique sirocco arabe de ta chair, cette odorante intermittence du hasard.
Allumettes, le neutrones fendent le cœur de la masse en délire et l’expansion percée du silence est une solitude aux limites de la mort, lorsque le nuage navigant lève l’ancre et tu ne sais pas où il haussera un autre mât.
mia cara è sulla sontuosità del movimento antica ala e per silenzio regale fluido del mare che ci incontriamo per brevi usurate parole vendute fresche fresche
cosa vuoi se del caos la frequenza scroscia amplessi senza il turgore delle distese del vento i frangenti in questa stagione amori démodé
ormai è questa temporanza d'eventi sillabario in esilio di squarci quantici che deserta collassato le biforcazioni dimessa dai nostri incontri che ci manca
è questo sperduto impenitente innamorato amore di incandescenti sorgenti in onda che abitammo con il navigare delle canzoni sottocosta che non ci perdona i deliri assenti
ma non sarà un pugno di straccivendoli turni d'epoca trafficanti di vuoti a perdere chez nous zampillata ubriachezza d'erranza che spegnerà i sogni dei miei davanzali anni e pensarti come una leggendaria dissolvenza
tra-luce di vento la radice filo scena del tam la nescienza tempo della par-olà se-neca e tracce là dis-astri treccia es-òdo degli anni la senescenza
cristallo scen-echeggia aperiodico l’altro volto del viaggio mopassante gravità d’onde schiù-mose il deside-rìo quanti d’azione tempuscolo tra punti singolarità eventi mendicanti confini inter mittenza frattali cascate dove neve biforca e la pelle baciata sotto un cielo non finito di rimandi ci accarezza
esilio è eliòs in bocca alla voce di viso non di viso cantoriano e all’abbaglio dei sogni racconta del porto i fari reali che lampeggiano i bordi schiusi della veglia di nuvole
hacker
(a Stefano Lanuzza)
e gioca il vento il riso dandy dove smagliore sbadiglio alieno quasi bollore aliena eterna ghirlanda estremo il viso della contesa a sangue sugli opposti della rete capitale e dei virus l’alba inoltra la danza a wordlandia per etere d(’)annata
sbatte gli eventi l’esistenza dell’arazzo le formule e crepaccio di nubi crack crolla l’infinito informatico all’attacco dei ghigni all’ombra di questo tempo senza scrupoli che non siano i poli del dominio sui polli poveri d’epoca dementi
nella diagonale del tuo cielo apriamo le ferite della terra e un angolo di nubi cerchiamo senza cfc per volare ancora lontani dalle piogge intelligenti della morte trasmessa via satellite sull’ultima cena
naviganti a levante e più non dove traspirano odori di fosse comuni viriamo ali di galassie intermittenze e demenze di sogni senza giochi d’acqua arrossati grumi gocciolanti squarci e delirio lamine il desiderio affondiamo spariamo lapidario debito fra le nubi antidoping ancora volizioni di rivoluzioni a spezzare l’eterno ritorno del pianeta il capitale sole carburante ora virtuale
( a Boris Visinski)
bagliori varco colli di sorgente dove le chiome della memoria, alghe convocato il futuro ondeggiano soft e l’esilio senza il vecchio mantello trasloca nodi d’erranza in delirio e sentieri con code di comete per anfratti di galassie scaricate sparati per le vene del giubileo incide tracce senza scoli metafisici e piogge di infiniti fiumi rovescia primavera della con-tingenza primavera
il passo dei miei pensieri è sempre sempre più alzato fra il gioco dei sapori e l’odore canto di danza dei giochi fra una soglia e l’altra dell’utopia e un desiderio dei desideri accesi di temporale per-ire del cammino e doglia che non sia schiusa di foglie con il bacio del mattino gocce di soglie
l’esilio non è che la sua unica via e processo a porte aperte di dimore e porti carichi d’armi e decolli a scorta degli embarghi della libertà frattali fiocchi di neve della bocca instabili quanti e bifore di differenza su e giù per le gole della passione fino a quando un quanto dei tuoi occhi se non il deserto delle mani stanche per il congedo dell’eternità piantano la veglia dei sogni vigile di mente
impronte le vibrazioni delle onde marose di gravità l’anima aleggiano risacche la soglia planando voli e trabocca il per-ire apparire gratis di contingenza in contingenza i fiori della libertà del tempo di sempre
vortice le mani pendolari girovago tra gli odori e i sapori della visione e la bella ironia di sanciana memoria l’erranza della logica soggiorno tra dorso a dorso dei para-dossi kairós para-sitos main-tenant il taglio indossi dei tessuti la soglia so non-sta l’esilio
sbatti esploso il dolore di scogli frattali sulle alee delle lune naviganti e stupisce il corallo emerso dal colare del sangue singolarità attese d’altre stagioni nell’attimo immenso del futuro che non è e ami e senza pianto baci ogni respiro del sogno come una alea spinta d’eternità senza eternità che si congeda caminando
cogliamo l’esilio dell’utopia il profumo della terra liberi erranti tra un albedo nati e un flauto sospeso e abbracciamo lo stupore o-sceno di transito in transito con la follia del vuoto a perdere tv e gioco a passo di danza per non morire l’anima che de-serto deserta il deserto dei giorni abrasi confini esilaranti capitali stupidari
Esilio97
…desdichado questo kairòs è il transito il guado del tempo che adombra luna e delle veglie la soglia sui bordi dei petali dove la vita àncora in sosta le onde
non è della morte l'odore dei sogni o il respiro senza frontiere del deserto
in cammino della luce conosce l'esilio il gioco con la penombra del tramonto e dell'assenza ascolta danza il martello che ondeggia sui rossi suoni del mare quando anemone del cielo quasar il collasso esplode i gemiti della Rosa dell’Alba questo silenzio azzurro dei sentieri luminosi questo arcobaleno che si sventaglia carezze ora siderei desideri febbre della bocca follia ebbra di brezza e carne di nubi come una guerriglia dalla memoria anadiomene
così la terra della mia casa ora così viaggio osa osa così deliriche le corde della piazza telematica con l’arco onirico del bi-sogno della veglia e dell’impegno la sonda pubblica della logica e dell’azione cala nell’agorà del cyberspazio per non morire sulle vie elettroniche la vita e cullare nel pugno la seduzione del canto le raffiche non virtuali delle stelle insonni come dita che sparano para-sitos il deraglio e le scene oscene dell'odiens lapidario stupidario
parole in r-onda, la risata della morte, la ballata della libertà, ...figa-nistan reg, nella casa di Rino, taleban liquidazione, un nome che non ritorna, il 25 gennaio 2001 di Palermo.
parole in r-onda
parole orchidee in r-onda urticaria socchiuse fra bordelli e canzoni soglie inzuppate di scavi allucinati ora della fame a spasso sulle rughe la via crucis di chi non ha pasque
inzacchera di vento l’uomo più triste che torna a letto con la linea dell’ombra rimasta appesa ai fianchi dell’orizzonte deragliando, e l'ultravioletto smitraglia verso le gole dei tuoi sogni sboccati
ogni sera non dare alle palpebre se non ha imbucato poesie di dissolvenza per il mondo impoverito delle vendite incasinato di consulti a perdere e vuoti e scala i fondali delle galassie i respiri un maglione per non disperdere tuo il calore
scrivo prigioni questi cieli galleggianti e non dimentico i fiori dei cannoni ieri che non è magica ancora la mutazione del bruco che cambia la pelle con la stagione e nato dalla cenere delle stelle ione nessuno può uccidermi la vita in vena 22 aprile 2001-04-22
c’è chi muore obeso tra i rifiutie chi dei rifiuti muore privato della povertà del suo vivere schiantato, per quel che mi riguarda ridicolo e pena impiccano dell’alba i versi del corteo quando la tenerezza di un sogno fra le nuvole scende con petali di luce e sui volti incolpevoli e spenti del tronco si accartocciano gli sguardi
dove sei se mai ti fai trovare se non dove gli occhi mancano i poveri e certo non cieca chiedi in pegno neanche lacrime secche e risate rovesci immobili lampi
dove vai con quei buchi nei ricordi neri squarciandoti la gola con la seta delle stelle quando stellari i ricchi chiudono gli scudi e rubano i Sam terra con la biogenetica perfino i chicchi volati da becchi caduti e sabotaggio sono i viaggi controglobali
bava neanche tanta sul teschio di Ugolino in bocca per sfamare la sete dei figli troverai per spegnere il freddo, o morte delle mascelle in clinica di bellezza
lo splendore è freddo solo freddo di divise in oro di questo pianeta che gira in orbita globale il capitale e gli equinozi non trova più a nozze e la linea di fuga tesa fra i fuochi due delle ellissi possibili in transito
febbraio 2000
(a Protociccius)
ba Búsh bhû bhue l’ultím(e)o sorriso oggi dacci daciabel, strike della rivolta tu che in cielo voli stheatol cadente e-globoal wars stripes, end stars minavagante ai perdenti il loro sud svolta volta
l’altra metà del cielo è mandarino libera del sogno americano, il male dai dicci Mad il teatro degli scudi
stellare della guerra dacci il segno e Seattle così sia Porto Alegre e l’Intifada data al dio marino
bah Búsh bhû bhue dal cyberspazio on line Pesc sguinzaglia cold warriors, e-vinci in hoc digno non temere per la tua morte preghiamo e così pure il medio, oriente dell’oro niño e se negro bluesa pirata il vascello
21 aprile 2001
rap sufista sta reggae ai tropici arabi le temperature dei raid quando o-dio balla affresco serraglio il riso sulle ceneri tristi dei monti afgani obliqui all’espansione doppler americana
e[1]japs e poi gook e commie non è il nome più di Osama bin ma saman di ni-ente e reietto canaglia di scarto il popolo culla del male, l’altro impero che dà scacco all’attacco del cielo dove il bene giace insieme non bene
com’è crimine il vento kamikaze divino e pace se pace è in pace morire nella tua terra sepolto dal fuoco sparato e dal suo vento deserto di reg ora le alture dove la fame è l’altra scena di guerra e il fiume che trascina masse di fuoco
tristi tropici gli occhi di questa infanzia che salta sulle mine dove si posano paracadutati i pacchi dono dell’alleanza non vedo quanta purezza di sorgente tra violente e nude colline violette
i miei pastori nomadi pensieri arabi tra scoscesi notturni e grotte non godono vita marginale dei massacri la rimozione fine alla cenere afgana con il cielo che brilla di esplosi gravitoni e frequenza errante di radiazione che non raffredda l’affresco caldo per i giorni densi della vita nel cono della luce e fuori dall’ombra incrociata
e perché il cuore che mi manca ciò cane sciolto nei soffi della morte muta al video e solo ascolta il canto sufista fino a quando non crepa d’occidente e reg[2] salta ribelle contro il silenzio 28 ottobre 2001
le ideologie, gli uomini, le stragi, i discorsi: l’Uno non c’è, con noi cresce la differenza per chi i figli del dio minore nell’arena d’Ignazio ha visto cadere per racconto o testi-mònete e non solo alle cinque di questa sera, Palermo e dintorni che cancelli un volto dalle pagine e l’irreversibilità ha tracciato con altro sangue
spalancate le orbite giro/vagano per vuoto di memoria costellazioni ancora assenti nell’elica cheotica, il supermercato delle genesi luci/fere senza lo splendore ribelle del padre et égalité non trovano nel bosco il fegato di Prometeo il Sinai di fuoco la lira appesa dove è Pegaso di cielo
Auschwitz è scagliata voragine e tutt’ora ferita nella memoria dal confine delle fionde palestinesi i massacri di turno dell’orrore neanche il silenzio di questi intervalli sbiancato della pagina per insolvenza di script dice l’immaginario di surgelati dolori e forni a microonde lungo gli argini dei passi semiti
impossibile mi spazia semioteca la scena: ragione è voragi (o)ne vo – ra – gi – (o) – ne v – o – / - r – a – g – i - ( - o - ) - n – e quando il fucile non è l’attimo della parola e l’agorà del funambolo non ha il peso della danza
della libertà le catene operaie delle api ancora hanno intrecciato maglie gli attacchini poi e con il fumo dell’imbianchino hanno acceso le fosse, il teatro delle ossa come rannicchiati tronchi, rami e radici d’ulivi attorcigliati ultimo gesto di sgomento a lontanare le mascelle del balcone di Venezia e le docce di Trieste
o memoria del giorno, e non giorno della memoria io non abbraccio tutti fratelli equivalenza, odi et amo, nec sine vivere possum e non mi scolora il cielo glocal l’oggi il povero uranio impoverito che sfida il fungo di Nagasaki a vento atomico e Urano che stenta ad ancheggiare sulla terra
io non abbraccio tutti fratelli equivalenza e identico non m’è respiro biunivoco d’armonia alcuna se non le fughe dell’ironia dissonante
del ritmo caotico la vertigine della vita è la follia dei sogni giocata dal dio dei dadi a suon di jazz rap e fossile fiore di luce sound che mi porta per mano dove il vuoto è sorgente e cogliere nelle cave delle ciglia come rugiade radioattive di ogni shoah gli occhi della morte e nell’ascolto gli odori della storia che scia
27 gennaio 2001
molti nomi o amore, alzato il muro del desiderio di mano in mano nomade dove di fasi il tempo appare per raccogliere il tuo volto, pieghe ioni in cammino d’onde un nome ti dò che non ritorna appeso al deserto del volo
se puoi dimmi il tuo nome, mi hanno rubato la luna e delle fasi il sogno il delirio dal vento aspetto dei millenni clandestini i fianchi del viaggio
25 marzo 2001
liquidazione è voce quotata di castoro e peluche american way of life ora melting di ferite quando settembre d’Arabia con gli ottani di Allah fra le ali è cielo di fuoco su Manhattan e il delirio del cavallo di troia fresco ancora acciaio di colata modula i chip della terra fresca la guerra duratura alla biodiversità che di-strugge dal vento senza luogo
liquidazione è voce quotata di tali tali-eban nella borsa e sono parole senza rughe le scie d’alta quota che si alzano mirini di vecchia alleanza sui burca a pescare la radice saman bin bun ban laden per un dollaro di barile in più al giorno e un Osama tal tal-eban in meno è un prezzo d’onore oro per tutti i cadaveri senza nome promesso al capitale dio no-taleban …:
l’esodo non paga il sabato il senso lunga è la caccia e nessun monte di pietà offre grotte al capro espiatorio e taleban è solo Vietnam che brucia e brucia ancora tempeste nel deserto pro of life way american scudo stellare e se non basta per i clandestini accenderemo un’altra Nagasaki le rimanenze non sono di classe liquidazione global è ordine di stagione
10 marzo 2002
a Rino Marino
non ha debiti il dolore di foglie secche in attesa e le ore in nessun letto lascia ferite in riva e questo mare sfiancato sbattuto dal transito, ansito lasciato randagio bal(l)ade in cerca di sete di carne
le ombre del sole e della luna un pugno di agavi al cielo veglia ancora un cucito errante nella casa di Rino ad agosto sotto un passaggio di danza folle di solitudini a grappoli pensili sorgenti appollaiate
bucate assenze gole di cascate e sogni girovaghi di fiumi notte Riccarda, Marilena e un bicchiere sottoscala dal viso scalinato di note trasudano alle onde il desiderio di un volo senza ali e nudi nodi e fianchi di deliri trasparenti tra una fuga sparenti e pieghe di…
riso nessuno recita se non l’attuale il virtuale puro delle parole già sfuse come un film frammenta sequenze ora che i frattali di neve il viso so allontanano infinito senza misura le carezze dai bordi della tua pelle o transito di questi anni sessanta d’età mia appesi al filo del terrorismo
erezione trasuda spirale vertigini affogate d’insonnia cale di eruzione e colori battuti di gravità al vento incroci muquenti[1] di nuda terra dove dissetare l’agonia della sete con la lava calascente che lava frequenti soglie di veglie svegli e non è demenza che presenza senza, senza l’abitudine di ore al mercato e un’arena di stelle sotto scudi spaziali
6 agosto 2002 [1] Muquenti (mutoeloquenti)
|