Diario italiano
Il Rimino 161, anno XI
Maggio 2009

12.05.2009
Misteri dal 1969
La celebrazione del "Giorno della Memoria" il 9 maggio è avvenuta con un discorso del presidente della Repubblica in cui sono contenute molte affermazioni importanti per tentare un bilancio degli ultimi quarant'anni di vita politica italiana.

Ricordare la strage di Milano del 1969 "e con essa l’avvio di un'oscura strategia della tensione", ha detto Giorgio Napolitano, "significa ricordare una lunga e tormentatissima vicenda di indagini e di processi, da cui non si è riusciti a far scaturire una esauriente verità giudiziaria".

Le parole ed i concetti sono chiari. C'è stata "un'oscura strategia della tensione, come spesso fu chiamata". Ed è "parte dolorosa della storia italiana della seconda metà del Novecento anche quanto è rimasto incompiuto nel cammino della verità e della giustizia".

Oscar Luigi Scalfaro in un'intervista al "Corriere della Sera" di ieri ha detto, a proposito della storia di questi ultimi 40 anni oggetto dell'intervento di Napolitano: non bisogna lasciare "nulla di nascosto, confuso, ambiguo".

Significa qualcosa che due rappresentanti della massima carica dello Stato, uno in servizio l'altro a riposo, con lunga esperienza e militanza politica (e proprio in formazioni ideologicamente opposte), convergano su di un fatto: "non si è riusciti a far scaturire una esauriente verità giudiziaria", per usare le parole di Napolitano.

Il cenno fatto da Napolitano al fantomatico "doppio Stato" gli è servito per affermare che il nostro Paese, "è sempre rimasto uno Stato democratico".
Da questo passo, PG Battista ha tratto spunto per scrivere un bel saggio sul "Corriere della Sera" di ieri, mettendo molta carne al fuoco. E soprattutto lasciando in ombra il problema che è invece principale nelle parole di Napolitano. Un problema che va dalla cosiddetta strategia della tensione al cammino incompiuto della verità e della giustizia.

Il saggio di Battista, a chi per età o per forza di cose ignora i singoli passaggi di un quarantennio in cui si è sostenuto di tutto, può apparire un accurato elenco di mentecatti che hanno vaneggiato in nome di ideali politici ben precisi. Ma non è così.

La "chiarezza" invocata da Napolitano per la "coesione umana, morale e civile della nazione" va nel senso opposto rispetto a quello di Battista. Il presidente parla di "oscura strategia della tensione". L'aggettivo ed il sostantivo hanno un peso ed un legame che non fanno parte dei vaneggiamenti delle chiacchiere da bar.

Su "Repubblica" di oggi, Andrea Casalegno, figlio di Carlo, il direttore de "La Stampa" ucciso dalle Br, ed ex militante di Lotta continua, dichiara: "La stretta di mano tre le vedove di Giuseppe Pinelli e di Luigi Calabresi di fronte al Presidente Napolitano è un fatto molto importante e positivo ma non può significare che si volta pagina, com'è di moda dire in questi giorni. Semplicemente perché le pagine scritte sono scritte...".

E come ha dichiarato Napolitano, tra le pagine scritte non ci sono soltanto quelle ad opera del terrorismo, ma pure quelle di chi su di esso ha indagato. Come la Commissione stragi del nostro Parlamento che nel 1994 ha approvato una relazione da cui Napolitano ha citato una frase che segnala "l’attività depistatoria di una parte degli apparati dello Stato". Non sarà esistito il "doppio Stato". Ma ci sono angoli oscuri di questo Stato che dovrebbero essere illuminati, se è ancora possibile dopo 40 anni. Perché, come ha detto Scalfaro, non bisogna lasciare "nulla di nascosto, confuso, ambiguo".


10.05.2009
Socialismo regale
Quel ciondolo d'oro... era una vecchia canzonetta. Che torna in mente leggendo i lanci di agenzia odierni che parlano del regalo (circa seimila euro il suo valore: ecco la novità del giorno) recapitato manu propria alla fanciulla in fiore napoletana dall'imperatore di Arcore (tale lo vede la futura ex consorte), con l'unico scopo di attestare una vecchia amicizia con il di lei padre, nata chissà come e perché, ma comunque grazie alle frequentazioni socialiste dello stesso di lei padre e del medesimo imperatore longobardo.

Tutto è bene quello che finisce bene, il che in Italia vuol dire nel porto delle nebbie. Lui, il padre, è un personaggio se può invitare l'imperatore a festeggiare la figlia per i 18 anni, e se la figlia ammette che va a far compagnia sovente al "papi".

Tutto è cominciato con un episodio che il di lei padre, "antico socialista riformista" (da sua autoclassificazione), non vuole rivelare, per "non tradire un segreto". Un segreto che riguarda tutta la famiglia. Forse il cavaliere è apparso a quella famiglia in una notte buia e tempestosa travestito da Madonna di Pompei, ed ha fatto la grazia.

Dal socialismo riformista siamo passati a quello "regale" dell'imperatore che fa doni da seimila euro ad una perfetta sconosciuta.
E' una storia normalissima, succede tutti i giorni d'incontrare tizi distintamente vestiti che fermano vecchiette ed offrono regali. Molte sono diffidenti, altre accettano. E se va bene intervengono polizia o carabinieri, per cui talvolta il tizio distintamente vestito finisce in galera con l'accusa di truffa.

Quel ciondolo d'oro è invece una innocente storia italiana. Avvolta dalla nebbia. Ma innocente al punto che dà fastidio a molti giornali laici parlarne per non discutere del soprannaturale a cui essa è strettamente legata. Insomma una specie di miracolo avvenuto non per nulla a Napoli, patria del culto di San Gennaro. Di questo miracolo, statene certi, troveranno subito non i colpevoli ma le prove per fare santo l'imperatore longobardo in missione salvifica nel regno delle Due Sicilie.


09.05.2009
Padrone ma non padre
Tranquilli, italiani, tranquilli. Lui non è il padre di lei. La signorina smentisce direttamente al "Times". Questione di classe. Snobba la stampa italiana. Volgare. Figuratevi che il "Corriere della Sera" le ha dedicato oggi un'intera pagina, con le "frasi" su cui i posteri dovranno esercitare tutta la loro pazienza per non mandarla a quel paese, la fanciulla in fiore.

Tra le sue parole destinate alla storia (una volta bastava ed avanzava "Grand Hotel"), ci sono quelle che abbiamo citato pure noi ieri: "Voglio fare l'attrice. Oppure la ballerina. Oppure la parlamentare alla Camera".

Poi ci sono queste che, lo dobbiamo ammettere, non conoscevamo: "Mi racconta le barzellette. Mi piace tanto quella dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta". Esprit de finesse, dicono i francesi.

Comunque, italiani, state tranquilli appunto perché la signorina ha smentito al "Times" che "Papi" sia suo papà. Il cavaliere sarà il padrone dell'Italia, ma non è suo padre. Forse sarebbe stato meglio il contrario. Pazienza.

A noi sinceramente la cosa non interessa granché. Siamo ammirati verso il "Papi" che ci ha messo dodici mesi, ma è riuscito a ministerizzare la Brambilla, quella che faceva ingelosire Miriam Bartolini, la futura ex moglie del premier. La quale aveva giustificato la sua assenza dalle cerimonie pubbliche dicendo che le mogli debbono restare "tranquillamente nell'ombra" ed aggiungendo: "Mio marito può portare sotto i riflettori della politica la Brambilla".

La signora Brambilla ha ricevuto la nomina a ministro del Turismo. Quel dicastero era stato cancellato da un referendum nel 1993. Con il che si dimostra che anche un referendum è soggetto a scadenza, come la carne in scatola. Che ne dice il Quirinale?


08.05.2009
Aspirazioni
"Voglio fare l'attrice. Oppure la ballerina. Oppure la parlamentare alla Camera". La fanciulla in fiore ha idee chiare. Ma forse la confusione del suo progetto esistenziale nasce da un equivoco, frutto di una scuola statale imperfetta. La Camera a cui molte ragazze pensano è fortunatamente soltanto quella da letto. E la fanciulla in fiore dev'essere stata informata male.
C'è tempo perché grazie alle alte protezioni di cui gode, riesca a distinguere la Camera dal Senato e persino dalle volgari alcove con musica da camera.


08.05.2009
Militante ignoto
Lasciamo perdere la fanciulla in fiore, "donata" del gioiello presidenziale. Rovesciamo il discorso. Pensiamo al problema politico.

Il mistero è il militante ignoto a tutti, che avanza candidature elettorali al leader maximo del partito che governa l'Italia, e nel quale partito il militante ignoto appunto è un signor Nessuno. Ovvero del tutto sconosciuto.

E' normale tutto ciò? Ci diranno di sì, anzi ce lo hanno già detto in casa Santoro: il premier ascolta tutti, risponde a tutti al telefono, basta chiamarlo a casa, e ve lo passano al cellulare.

Altri tempi erano quelli in cui ai politici la parola "cellulare" faceva paura. Era il triste camioncino usato dalla polizia per gli arresti. Adesso, stando alle leggende metropolitane, è il più semplice sistema per contattare anche il più elevato in grado degli uomini politici.

Ci dovranno spiegare se nel caso specifico del militante ignoto, può telefonare lo stesso personaggio di sesso maschile o deve arrivare prima sua figlia, per colloquiare con il capo del governo che la fanciulla in fiore chiama "papi". A dimostrazione che la democrazia mica è roba difficile da conquistare. Basta essere belle e giovani, ed è subito "papi".


08.05.2009
Tre scarpe, due piedi
Il problema non è quello (divertente) delle due scarpe spaiate che un candidato del Pd ha pubblicamente indossato in un confronto televisivo.
La questione (seria) è quella di molti esponenti del Pd che tengono i loro due piedi (nonostante tutto non possono averne un altro di riserva) in tre scarpe diverse. Perché la vita insegna che non si sa mai, può succedere di tutto ed è meglio premunirsi, può esserci un'occasione buona per saltare il fosso, può succedere che una scarpa si riveli sfonda ed è meglio sostituirla durante la camminata...
Il rovescio della medaglia è che l'errore delle due scarpe spaiate non è un dramma, ma il salto del fosso lasciando come testimonianza la terza scarpa abbandonata dopo il cambio, è una prova di quanto poco si consideri la politica come servizio per restare gloriosamente a galla a proprio esclusivo personale vantaggio.


07.05.2009
Pagelle
La signora Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, divorzianda da Silvio Berlusconi, è diventata l'oggetto del desiderio dell'informazione. Oggi il "Corriere della Sera" pubblica due interventi in stile Coppi-Bartali, ovvero tu per chi tieni?

Una avvocata tifa per lui, una scrittrice per lei. L'avvocata Bongiorno motiva razionalmente la scelta: il cavaliere non poteva non rispondere alla moglie. E poi confida di condividere molte delle affermazioni della signora Bartolini.
La scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti tiene per lei, vittima di una violazione di "par condicio".

A tagliare la testa al toro, a fianco dei due interventi, un'intervista a don Luigi Maria Verzé. Che dichiara: Silvio è un generoso, Veronica una intransigente.
Intransigente? Una colpa, ma proprio per un sacerdote? Una volta sarebbe stata considerata una virtù da additare alla pubblica ammirazione. Come cambiano i tempi. Anche perché è molto facile essere "generosi" donando un collier in oro e brillanti alle diciottenni con tutto quel capitale che ci si ritrova. Magari la spesa la si porta pure in detrazione fiscale per spese di rappresentanza.


07.05.2009
Lo smoderato
Il "Corrierone" cerca di educare l'imperatore di Arcore. Il 5 maggio, PG Battista lo invita ad avere "un più forte senso del limite". Non soltanto per avvantaggiare la sua parte politica, ma anche il "comune senso del decoro".

Una volta si parlava di "comune senso del pudore". L'espressione ha perso per strada gran parte del suo valore. Pudore è parola tramontata. Oggi diremmo quasi azzardata. Da salotto gozzaniano, mentre trionfano quelli televisivi. In cui la parola è sconosciuta o violata con consapevole volontà di offrire nuovi codici di comportamento collettivo.

PG Battista ha compilato un lungo elenco di cose che non vanno nei pubblici comportamenti del cavaliere.
Dall'indifferenza "nei confronti del dissenso interno" nel suo partito, al "troppo frenetico andirivieni tra Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli", l'abitazione privata romana.
Ma casa e bottega sono un lusso padronale che è fenomeno politico. Le cui "colpe" vanno attribuite anche a chi, prima di Franceschini, ha fatto un'opposizione puramente teorica.

6 maggio. Massimo Franco ha introdotto tra moglie e marito, la signora e l'imperatore, il terzo incomodo, il Vaticano. Che è troppo comodo tirare in ballo per tirare le orecchie a Berlusconi.
Il "Corriere" mescola così motivazioni psicologiche di massa, interessi politici particolari ed un uso politico della religione che dovrebbe essere rifiutato dagli spiriti laici.

Franco ha scritto che le polemiche dell'opposizione potrebbero "accentuare la distanza fra centrosinistra e Vaticano". Il Vaticano, si sa, fa il tifo per Casini non per colpa di Franceschini, bensì per "vendicarsi" di Prodi, una persona seria umiliata dalla gerarchia romana.

"Avvenire" ha chiesto "sobrietà" al cavaliere, ma la Curia romana ha inviato all'imperatore quelli che Ugo Magri sulla "Stampa" chiama "messaggi rassicuranti". Forse le "prediche" del "Corrierone" resteranno un segnale significativo più del prevedibile.
Cossiga ha citato sant'Agostino, "Ecclesia casta et meretrix" forse per dire che l'Italia (non la Chiesa) di questi giorni è quello che nel linguaggio meno forbito si definisce un casino? Pensieri troppo alti per il sottoscritto.


07.05.2009
Fausto come Silvio
Quel Bertinotti che scrive di Prodi esser "diventato uno spregiudicato uomo di potere", dimostra un contagio ideologico per opera del verbo berlusconiano. Fausto come Silvio, dunque.

A questo punto si potrebbe aggiungere, Fausto peggio del Romano che lui s'inventa e racconta.
Mettetela come volete, ma la faccenda è seria. Un cero a san Fausto, san Silvio lo ha portato sicuramente. Su questo non ci piove, anche se mancano le prove. Fotografiche.


06.05.2009
Ferrara il leggero
"Senza prenderci troppo sul serio". Giuliano Ferrara, come sempre (lì sta il suo lato "bello") vuol dare lezione, far la morale. Questa volta sulla tavola coniugale (ormai il talamo è antica memoria) di casa Berlusconi.

Ma non s'accorge (o meglio, finge di non accorgersi) che in queste storie l'intromettersi "senza prendersi sul serio", è un dimettersi. Perché semmai sono gli "altri" a non dover essere presi troppo sul serio.

Ma quali altri? Qui sta la chiave del ritirare il capino entro il guscio. Far finta di nulla o quasi. Per non cadere in imbarazzo. Ma già una scelta così è imbarazzante.

Perché bisogna chiedersi: chi non va preso "troppo sul serio"? La "signora" che possiede il 38 per cento del "Foglio" diretto da Ferrara? O il marito della "signora" che, ahimé o alleluja brava gente, è pure il capo del governo italiano?

Ma illustre Ferrara, non scopra anche lei assieme al fido e lirico Bondi il lato retrò del carattere, quello graniticamente marxista- leninista. Il passato non si dimentica e non si cancella nelle trame dei più reconditi pensieri.

Credere che il capo abbia sempre ragione non fa torto all'intelligenza di nessun capo. Così come non sgrava il ventre di nessun frutto della colpa.


Semplicemente significa far torto alla propria intelligenza (di Ferrara, Bondi e quant'altri della compagnia...) perché ci si ritiene padri della Storia, perché la si reputa generata dai nostri accoppiamenti più o meno geniali. Mentre la Storia è spesso tragica nel senso più oscuro: perché non fa leggere i propri delitti come succede con rivoluzioni e guerre, ma inganna le nostre menti con il più terribile degli strumenti di tortura, la comicità.

Sostenere che di cose serie e pesanti bisognerà (bisognerebbe?) scrivere "senza prendersi sul serio" ('leggermente'?) nel giornale della "signora" e sotto gli occhi del signore ("imperatore" lo chiama lei), è solo una pagina degna del gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda, ovvero un film comico. Una specie di trucco di quella Storia che il grande Giovanni Brera chiamava "la gran baldracca". Un trucco per sbeffeggiare i più raffinati interpreti di un mondo astratto che si chiama populismo. E che nella Storia non porta mai fortuna a chi lo pratica o costruisce.

Con la pretesa di "non prendersi sul serio" Ferrara il "leggero" smentisce la propria natura, come un disegno che nasce cancellando se stesso.


Anno XI, n. 161, Maggio 2009
Date created: 06.05.2009 - Last Update: 12.05.2009, 12:36/9.11.2011
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