Diario italiano
Il Rimino 163, anno XI
Luglio 2009

20.07.2009
Se Rimini affoga
Notte_rosaSe Rimini affoga al punto che il quotidiano locale più vicino all'amministrazione comunale intitola "L'angoscia di Marina Centro", che resta da dire?

E poi sotto: "I problemi: criminalità, degrado, parcheggi e traffico". Due pagine di lamentazioni. Due esempi: alcuni commercianti pagano una guardia privata dalle 21 alle 23, in viale Vespucci, il cuore antico della Marina riminese.

Il titolare di una ferramenta racconta: ci sono clienti d'albergo costretti a comprarsi di tasca loro il tappo del lavandino del bagno o il tubo per la doccia.

Il 14 luglio ho pubblicato un post extravagante (ovvero non numerato) sul blog della "Stampa", intitolandolo "Notte rosa, giorni neri".

Riprendevo dallo stesso quotidiano alcune notizie di cronaca: "Ieri a Rimini quattro tra rapine e scippi. Una turista di 82 anni, gettata a terra alle 17 a Marina Centro da chi le ha strappato la borsa, "si rompe la testa". Due ospiti belgi, una commerciante e tre carabinieri sono le altre persone finite al pronto soccorso ospedaliero. I belgi sono stati colpiti da un clandestino marocchino che mirava al loro cellulare. Una coppia di tarantini 23enni è stata derubata da due nordafricani, di cellulare e soldi (oltre 150 euro). Una romena di 29 anni ha preso a calci una commerciante per non pagare la merce, e poi i tre carabinieri giunti in soccorso della titolare del negozio".

Avevo ricevuto un commento della scrittrice concittadina Anna Rosa Balducci che anticipava il panorama che oggi si legge sul "Corriere Romagna", per Marina Centro, concludendo: "Costruita sui due poli degli 'eventi' eccezionali e dei congressi, l'immagine di Rimini lentamente muore".

Che resta da dire, appunto? La settimana scorsa l'amministrazione comunale ha reso noti i compensi dei suoi dirigenti (trenta in tutto per circa 2,3 milioni all'anno).
I settori più coinvolti nell'immagine turistica, quelli di turismo e cultura, comprendono cinque titolari per un totale di oltre 365 mila euro... Ovvero 700 milioni di lire e passa. Se l'economia di Rimini affoga, qualche buon salvagente c'è: in esclusiva, fra i dirigenti comunali.

Rimini_vecchia_spiaggiaPost scriptum. Al momento di pubblicare il post, mi giunge da un assiduo lettore una mail con questo commento: "Non lamentiamoci del degrado dell'antica capitale del turismo europeo, dopo anni di propaganda a base di slogan e di fuochi d'artificio tipo notte rosa, capodanno del turismo romagnolo. I nostri politici per stare a galla si sono accontentati di spartire tra loro la torta, opposizione e maggioranza (con qualche voce di dissenso) si sono trattate bene. Guardiamo a come è stata ridotta la città sotto il profilo urbanistico, mentre si fanno chiacchiere chiacchiere e chiacchiere a non finire... Tutto quello che il Corriere Romagna di oggi racconta è fuori discussione. Ma dietro che cosa c'è? C'è una classe dirigente della sinistra che per stare tranquilla ha pagato un forte tributo alla vivibilità di Rimini. Gli effetti arrivano, sono sotto gli occhi di tutti. Eleviamo a simbolo della Rimini sfasciata il seminario vescovile. Cinquant'anni fa rovinò il paesaggio verso le colline. Adesso il Comune lo ha affittato pagando non so quanti milioni alla Curia per trent'anni..."

Rispondo in breve. Quasi due anni fa scrissi fa scrissi: "Quando un assessore fatto mettere in giunta dal vescovo (che aveva fatto ritirare il candidato dell'opposizione di centro-destra perché troppo cattolico e quindi si sarebbe messo in concorrenza con la curia che appoggiava il centro sinistra), quando un assessore di giunta di centro-sinistra come prima grande operazione fa affittare dalla curia al Comune il vecchio seminario per 12 milioni di euro in 30 anni (oltre venti miliardi di lire!), beh, la mia fiducia nelle persone che dovrebbero applicare e rispettare i valori cristiani cala di molto".


19.07.2009
Scalfari e Napolitano
Eugenio Scalfari nella consueta omelia domenicale su "Repubblica", allontana dalla figura del presidente Napolitano ogni ombra di dubbio. Usa un po' di incenso nel rito propiziatorio, ottenendo però l'involontario effetto di creare una nube di confusione attorno al tema.

Napolitano ha manifestato "perplessità e preoccupazioni" circa il pacchetto sicurezza che poi ha regolarmente firmato, facendolo diventare legge dello Stato. Ma auspicando in cuor suo che in futuro sia modificato.

Scalfari oggi spiega che nella lettera di Napolitano non c'è nessuna "irritualità". Perché il capo di Stato non poteva non firmare la legge: "Il potere di rinvio alle Camere ... è previsto in caso di mancata copertura finanziaria ... e di altre palesi forme di incostituzionalità. Palesi, poiché se tali non fossero spetterebbe alla Corte ... aprire un'indagine...".

Le cose sono molto più semplici. Art. 74 della Costituzione: "Il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con un messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione". Stop.

Le motivazioni da usare per un (non inviato) messaggio alle Camere, Napolitano le ha spedite invece agli interessati, dopo aver promulgato la legge. Perché, non si sa.

Ci siamo permessi di scrivere qui sopra che "il messaggio di Napolitano rischia di creare soltanto confusione", e non è un "passo avanti in direzione del presidenzialismo", come invece ritiene Marcello Sorgi.

Anche dopo le (non) spiegazioni di Scalfari, ripetiamo che si tratta di "un fatto inedito e non vincolante per nessuno".

Per maggior chiarezza, aggiungiamo che è un episodio destinato soltanto a creare equivoci.

Come dimostra il tiro alla fune in cui Bossi dichiara che la lettera di Napolitano è ottima perché sottolinea la centralità del parlamento.

Tutto il resto che è accaduto attorno a quel messaggio, è soltanto un'esagerazione della sinistra, ha aggiunto il leader della Lega.

Ovvero le idee ed i suggerimenti di Napolitano non contano nulla per il governo. E Bossi ha parlato anche a nome di Maroni.

Non era questo l'obiettivo che il capo dello Stato si era prefisso.

19.07.2009
Tromboni e trombette
Pure Sergio Zavoli si mette ad elogiare la spartizione politica delle poltrone del sistema radio-televisivo pubblico (detto per le persone coltivate: "spoil system"): "un criterio lecito e persino salutare", ha dichiarato in pompa magna.

Lui che ha una lunga esperienza ed un'ottima carriera alle spalle, non ricorda più quanti cretini sono finiti fra le fitte schiere della Rai soltanto per pedate politiche.

Ero un ragazzo (senza via Gluck) quando un viveur cittadino, corrispondente del quotidiano fascista, riuscì a farsi assumere dal suo giornale con un colpo di genio.

Accostò a San Marino uno dei due capi di Stato che contemporaneamente reggono quell'antica Repubblica (ed infatti li chiamano "Capitani Reggenti", o più semplicemente "Reggenti": creando oggi un imbarazzo linguistico alla ministra Brambilla che pensa alle sue calze, sentendo la seconda parola, il semplice aggettivo).

Lo accostò e gli buttò sulla faccia un grido soffocato dall'emozione e dall'orgoglio di aspirante giornalista: "Pataca".

Il termine esclusivamente romagnolo vuol dir tutto, dal senso affettuoso di "povero pataca" a quello severo e felliniano per lo zio "pataca", ovvero traditore (in "Amarcord", procura al cognato miscredente in politica, una dose di olio di ricino da parte di camerati ligi al verbo fascista).

Il corrispondente fu incarcerato e poi citato dal giornale radio delle tredici.
Qualche anno dopo, opportunamente riciclato, quando a dirigere il tg c'era Enzo Biagi, che a Rimini trascorreva lavorando le sue vacanze, il cronista fascista finì alla Rai. Iniziando una brillante carriera che il "manuale Cencelli" dei maligni attribuiva all'iscrizione al partito socialista.

Lo stesso Biagi riassumeva: fra quattro giornalisti della Rai, uno è democristiano, uno comunista, uno socialista ed uno bravo.

A Zavoli piace ancora questo sistema. A noi sembra migliore il tg privato di Canale 5, diretto da Mimun e con unico referente (azionario e politico assieme) il capo del governo, piuttosto che il Tg2 o il Tg1. Che hanno come referente (semplicemente politico) lo stesso capo del governo.

Per carità di patria, non citiamo il Tg3, dopo la notizia sui "quattro gatti" alle udienze papali. Non era una notizia. Era uno scherzo. Ma l'informazione non è fatta di scherzi. Anche se certi scherzi, come quello del dare del "pataca" ad un Capitano Reggente, mezzo secolo fa aprì un'ottima carriera.

Non fatemi pensare a che cosa potrebbe aggiungere il comico romagnolo Paolo Cevoli, magari che "la pataca" in politica bisogna darla, ovviamente riferendosi al sesso femminile, aggiungo per chi non è pratico di dialetti.

Walter Cronkite, scrive stamani sulla "Stampa" Luciana Annunziata, "non è mai diventato un trombone". Noi purtroppo abbiamo tante trombette. Capaci soltanto di precedere le processioni dei padroni del vapore.


18.07.2009
Il baule della storia
La storia è un gran baule di puttanate. Marcia su Roma? Sì, il futuro cavalier Benito Mussolini la fece in carrozza letto. Il re gli dette il governo, mentre bastava che avesse mandato quattro soldati a far bù semplicemente con la bocca, per chiuderla lì la faccenda. Gli avevano detto che le camicie nere in marcia erano più del triplo di quelle realmente partite verso la capitale. Non fu colpa dei blogger. Succedesse oggi, sarebbe colpa loro.

Il povero Petrarca, che non era nemmeno lui un blogger, scriveva all'imperatore: vieni a salvarci, pensa alla gloria ed alla grandezza dimostrata dai nostri antichi eroi, fai come loro. Lui, l'imperatore, pensava soltanto agli italiani come pecore da tosare e tassare. Gli interessava far soldi.

Come Petrarca la pensava anche Cola di Rienzo. Nato male e finito peggio. Sua madre Maddalena, tanto per vantarsi, diceva che Cola era figlio illegittimo, pensate un po' di chi, addirittura dell'imperatore Enrico VII sceso nell'Urbe nel 1312 per farsi incoronare. Proprio nove mesi prima della nascita del rivoluzionario fanciullo.
Che cresciuto a cibo sano nella pensioncina ad una stella del padre Lorenzo, e a buone letture (le stesse del Petrarca, con gli stessi innamoramenti verso la grandezza degli Uomini Antichi dell'Antica Roma...), alla fine si prese una solenne fregatura.

Andò a bussare alla porta dell'imperatore Carlo IV a Praga, costui lo incarcerò e lo mandò dal papa ad Avignone. Il papa fu più magnanimo, lo rispedì a Roma. Poco dopo il rientro, il "suo" popolo, memore del grande passato e dei grandi esempi che da esso ne derivavano, appende Cola per i piedi in piazza San Marcello, e gli dà fuoco con un gran mucchio di cardi secchi.
Un cronista annotò che da quel corpo rotondo di Cola tanto grasso colava. Le ceneri furono poi disperse, perché nulla restasse di lui.

Morale della favola, la storia è piena di casini e puttanate sin dal tempo dei tempi. E perché oggi il fenomeno Grillo dev'essere liquidato come "l'idolo di una piccola minoranza che si sente il centro buono del mondo: la classica malattia dei drogati di Internet che sopravvalutano la Rete"?
La citazione è del "Grande Gram"(ellini), da "La Stampa" del 18.7.2009.
Non mi piace Grillo, ma neppure sentir parlare dei blogger come "drogati". Un "liberale all'antica", come Gramellini si considera, ha giustamente "un po' paura" di Grillo e di Di Pietro.
Da "liberale all'antica" anagraficamente più stagionato, sto con lui: ma carissimo Gramellini, non sono i blogger (presunti "drogati di Internet") a rovinare il mondo.
Basta ed avanza l'uomo (qualunque) per fare puttanate e casini senza il web. La Bibbia racconta che anche il Padreterno ebbe i suoi dubbi, davanti all'operato delle sue creature, e si pentì di averle messe nel mondo.


17.07.2009
Senza precedenti
Le agenzie di stampa ieri hanno ricostruito i "precedenti" della lettera di Napolitano a governo e presidenti dei due rami del parlamento sul "pacchetto sicurezza".

Ma la lettera in oggetto è senza precedenti specifici, ovvero uguali oppure analoghi.

Napolitano vi esprime "perplessità e preoccupazioni" sopra questioni normative. Ed auspica una "rinnovata riflessione". Tutto ciò non era mai avvenuto nei "precedenti" che elenchiamo.

1. Caso Ciampi, 15 giugno 2002: chiede "spiegazioni a proposito della costituzione di una società denominata Patrimonio Spa, a cui il governo intendeva demandare i beni culturali e paesaggistici di proprietà del demanio, affinché venissero valorizzati anche economicamente".
Risposta di Berlusconi, dopo 17 giorni: "Desidero ringraziarla per la sua lettera del 15 giugno scorso e per le osservazioni che pienamente condivido". Con la conferma dell'impegno del governo, "affinché la Patrimonio dello Stato Spa operi nel pieno rispetto delle caratteristiche giuridiche, dei vincoli legali e sostanziali, nonché dell'intero sistema di tutele esistente sui beni pubblici". (Fonte: R. Masci, Stampa, 3.7.2002)
Commento di Maria Novella De Luca di "Repubblica": "In realtà, pur fornendo assicurazioni sulla non 'alienabilità' dei gioielli d' Italia, Berlusconi ribadisce in più punti che legge così è e così resta".

2. Napolitano, 24.6.2008. Nota ufficiale del Quirinale: non abusate dei decreti-legge.


3. Napolitano, 6 febbraio 2009, "in una lettera al premier Berlusconi, Napolitano esprime contrarietà al ventilato decreto sul caso di Eluana Englaro. Il Consiglio dei ministri approva il no alla sospensione di alimentazione e idratazione e il presidente ritiene di non poter procedere all'emanazione" (fonte M. Breda, "Corriere della Sera", 18.04.2009).
Il 7 febbraio 2009, su "Repubblica", appare un articolo di Stefano Rodotà sul tema, in cui si legge: "Ispirandosi al principio della "leale collaborazione" tra gli organi dello Stato, Giorgio Napolitano aveva nei giorni scorsi manifestato al governo le sue perplessità su un decreto che, rendendo impossibile l' esecuzione di una decisione della magistratura, si esponeva evidentemente al rischio dell' incostituzionalità".

4. 16 febbraio 2009: Napolitano esprime al governo le sue riserve di costituzionalità sulle ronde nel decreto sicurezza. Il 20 il governo vara il provvedimento e il capo dello Stato puntualizza «l' autonoma ed esclusiva responsabilità del governo» (fonte, Breda, cit.). Nel frattempo Napolitano ha inviato suggerimenti per correggere il testo in elaborazione: fonte "Stampa", 20.2.2009: "considerando anche i moniti del Quirinale, il capitolo sulle ronde è stato riscritto per l'ennesima volta".

5. 24 marzo 2009. Napolitano, in una lettera al premier, fa riferimento alla necessità di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa (fonte, Breda, cit.).

6. 9 aprile 2009, Napolitano invia una lettera a Berlusconi, Schifani, Fini e Tremonti: basta ai "decreti legge omnibus".

17.07.2009
Abbagli de "il Ponte"
In una pagina speciale pubblicata da un settimanale locale, "il Ponte", si parla di un archeologo francese vissuto tra 1804 e 1867. Poi si precisa nel testo ed in un sottotitolo che fu presente nella città di Rimini dal 1843 al 1934!!!

Vorrei sapere come mai non si controlla nulla di nulla, prima di "chiudere" una pagina, e si fa sopravvivere per molti decenni un tizio ufficialmente scomparso.

Mi spiace rivolgere questa critica agli amici del "Ponte", testata a cui ho collaborato per 25 (venticinque) anni dal settembre 1982 al settembre 2007. Quando lasciai, perché:
1) mi era stato sottratto il settore culturale, che doveva passare sotto la superiore sorveglianza e vigilanza dell'Istituto teologico diocesano, anche se si parlava semplicemente della sagra dello stracchino e della piada farcita con patata lessata;
2) mi fu "vietata" la pagina storica che curavo settimanalmente, quando c'era da parlare di un testo curato dal parente famoso di un prelato influente nella gerarchia ecclesiastica cittadina.

Adesso non ostante la stretta sorveglianza e rigorosa vigilanza dei teologi ufficiali, si prendono simili abbagli.

I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 163, Luglio 2009
Date created: 17.07.2009 - Last Update: 20.07.2009, 18:10/
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