Diario italiano
Il Rimino 165, anno XI
Settembre 2009

30.09.2009
P(er) D(ispetto)


Tra i due litiganti il terzo gode. Un bersaniano "gioca" per il cavaliere

Vicenda molto antipatica, appare quel balletto che vede da una parte il coordinatore nazionale bersaniano sfiduciare Franceschini dopo i risultati delle votazioni nei circoli del Pd, e dall'altra Rutelli annunciare un'uscita dal partito con la sicurezza di chi fa l'oroscopo al passato.

Le votazioni dei circoli, non sono i risultati delle primarie prossime venture. Anzi, i giochi sono tutti da fare. Il coordinatore è stato smentito dal suo coordinato. Bersani ha garantito a Franceschini "piena collaborazione".

Ma si sa come vanno queste cose. Una cosa è il galateo che obbliga all'uso di formule di cortesia. Un'altra è la dura legge della giungla in cui sono da sempre costretti a vivere i nostri partiti.

Farsi i dispetti qui ed adesso, nel contesto drammatico in cui si trova la società italiana con questo governo, è un delitto.

Ieri Anthony Giddens terminava un editoriale su "Repubblica" prospettando per il centro-sinistra la ricerca "di un nuovo pensiero politico" e "la capacità di unire tutte le sue forze, mettendo fine alle divisioni tra moderati e radicali".

Invece sembra che l'unica "uscita di sicurezza" per i nostri eroi del Pd sia una comica corsa al centro già affollato da troppi concorrenti.
Casini è un pezzo che vi ha piantato la sua tenda. Se vi arriva Rutelli farà da chierichetto al celebrante investito da Santa Madre Chiesa. A maggior gloria di un centro-destra che non sa cosa vuole e non sa dove andare, come dimostra lo "scontro" di Fini con Bossi e Berlusconi. Ma che trova tutte le strade libere per proseguire la sua corsa grazie all'inettitudine dell'opposizione. Per ora Berlusconi può scherzare ringraziando Santoro ("Mi porta voti"). Sarebbe molto triste se sul serio il Pd nel suo travaglio alla ricerca di identità, favorisse nei prossimi mesi l'attuale capo del governo.

Si comincia scherzando e si finisce tremando. Ora il cavaliere la prende allegramente. Domani il Pd potrebbe recitare un triste ed amaro mea culpa. Ovvero la vecchia storiella che tra i due litiganti il terzo gode.
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29.09.2009
Camicette azzurre


Sembrano le camerate di "Amarcord" o le compagne di "Don Camillo". Chiuse al libero arbitrio

Non le indossano realmente. Sono un loro abito mentale. Le fedelissime di Berlusconi le esibiscono con orgoglio, le camicette azzurre. Che le costringono come certi busti delle caricature sulla moda ottocentesca. Una specie di camicette "di forza" (Italia), per evitare ogni deragliamento dal verbo del cavaliere.

La biancheria del Popolo della Libertà non è fatto soltanto di oggetti del desiderio sessuale.
Quelli li usano fanciulle che, parole loro, si offrono una prospettiva ancorata al bivio amletico fra politica e spettacolo. Questo o quella per lor pari sono.
Consapevoli, le poverine, che qualcuna prima di loro ha dato prova di eccellere nel corpo a corpo televisivo, mostrando le proprie grazie, per salire infine su qualche poltrona pubblica.

Le camicette azzurre obbligano chi le ha accettate come correttivo del proprio (ed altrui) pensiero, a credere che soltanto "lui" non sbaglia mai. E che gli altri è inutile che parlino, tanto sono nell'errore.

Non credono ai dati di fatto. Fingono di non sapere che è stata la moglie del capo a denunciare in pubblico le di lui frequentazioni di minorenni e la di lui "malattia".

Le "camicette azzurre" fondano club in onore del loro idolo politico.
Passi per quel "Meno male che Silvio c'è" (titolo di un inno composto in suo onore).
Ma quel "Silvio ci manchi" è qualcosa che, se il loro leader fosse nato non nell'operosa Lombardia ma nello scaramantico Sud d'Italia, porterebbe a ripetuti toccamenti contro la jella che il titolo del circolo potrebbe far temere.

Settantuno anni fa l'ambasciatore inglese a Roma riferiva al suo governo che il capo dello Stato italiano era stato colpito da un "fortissimo esaurimento fisico" per colpa della signora Claretta Petacci.
Mussolini, aggiungeva l'ambasciatore qualche mese dopo, era stato costretto a cambiare amante, aveva ora una "placida tedesca", "meno eccitante" della Petacci.
Chi aveva operato la sostituzione, secondo il diplomatico britannico, era stato "il Vaticano". (Ne ha parlato domenica 27 settembre Filippo Ceccarelli su "Repubblica").

Ma anche la "placida tedesca" ha i suoi effetti negativi se un rapporto del 6 ottobre 1939 parla di "durissima prova" a cui Mussolini è stato sottoposto sia da lei sia dalla Petacci. L'Europa è già in guerra da un mese.

Il bello delle "camicette azzurre" è che non si rendono conto di quale e quanto sputtanamento abbiano provocato all'Italia non alcune notizie segrete come quelle su cui si basa il diplomatico inglese inventando un ruolo del Vaticano per procurare amanti a Mussolini. Ma pubbliche informazioni che dalle "camicette azzurre" sono qualificate gossip, mentre sono semplice conseguenza di una denuncia (altrettanto pubblica) della moglie del premier italiano.
A cui i cronisti "legati" al marito, hanno risposto con un "Senti chi parla, te che mostravi le tette sul palcoscenico". Con tanto di foto per documentare che si dicevano cose vere.

Gad Lerner, ieri mattina su "Repubblica" e ieri sera in tv a "L'infedele" su "La7", si è chiesto se questa Italia del 2009, che Berlusconi presume di incarnare, sia dominata dalla "cultura ereditata dall'Italia delle case chiuse degli anni Cinquanta".

Le "camicette azzurre" ospiti di Lerner iersera sono state rispettose del copione che dovevano recitare. Tanto di cappello.
Ma, signore mie, che fatica dovete aver compiuto in tutti questi mesi od anni per rinunciare al libero arbitrio ed assumere quel ghigno alla Ghedini pieno di "gran dispitto" verso chi non la pensa come vuole il capo. Anzi, il Capo.

Se volete vedervi allo specchio, ci sono certe scene di "Amarcord" con le ispettrici del fascio che sembra essere non la vostra caricatura ma il vostro autoritratto. O certi passi del "Don Camillo" di Guareschi con le compagne del Pci, formatesi alla scuola di Mosca, che sembrano vostre sorelle. Non è un gran risultato per il "Partito della Libertà".

Niente di strano, anche la dittatura comunista della Germania orientale si riteneva democratica.
Auguri, "camicette azzurre", che la vostra strada per arrivare alla scoperta del "vero" sia molto più breve e veloce.

E se amate davvero la Politica, mandate a quel paese (con doverosa ineleganza maschile), le fanciulle che sono afflitte, frequentando il vostro signore, dall'atroce dubbio: se a loro si confaccia più lo spettacolo senza veli od un seggio in parlamento senza capo né coda.
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28.09.2009
Darla a bere


Discoteche, alcol un'ora in più. Con quale logica?

Anticipazione del "CorSera" di oggi: "L'alcol nelle discoteche, si potrà bere un'ora in più". Lo stop alle vendite sarà portato dalle 2 alle 3 di notte.
"Il nuovo compromesso" potrà diventar legge entro breve tempo, spiega Lorenzo Salvia.

Il provvedimento appare così irrazionale che non aggiungiamo nessun commento. Ci permettiamo soltanto una domanda, partendo dai dati forniti dal quotidiano di via Solferino.

Si potrà bere di più forse perché gli incidenti ed i relativi decessi sono in calo? "Soltanto" 942 morti sulle strade dall'inizio dell'anno (meno 220) nei fine settimana. Fra cui 345 giovani sotto i 30 anni (meno 92) nei 35.134 incidenti (meno 10,6%) sempre e soltanto di fine settimana.
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27.09.2009
3 ottobre 2009


"I giornali italiani si censurano in anticipo", Barbara Spinelli

Censura


Va bene. Niente da dire, oggi come oggi, abbiamo "una democrazia sotto comando". Lo scrive Edmondo Berselli su "Repubblica" di stamane. Abbiamo la "mala informazione" di cui ha trattato su "La Stampa" Barbara Spinelliil 17 maggio scorso. Abbiamo giornali  "prigionieri" di un modo di fare informazione basato "più sui retroscena di Palazzo che sull'analisi politica" (Piero Ostellino, "CorSera", 25 maggio 2009).

Ma c'è qualcosa d'altro. Non lo dico io. Le parole sono ancora di Barbara Spinelli, da un'intervista concessa a "l'Unità" di oggi: "La stampa di oggi è in pericolo non solo a causa di Berlusconi... [...] Spesso si ha l'impressione che i giornali italiani si censurino in anticipo, temendo chissà quali ritorsioni".

Che dire d'altro? Il potere non ama le "notizie". Mai. Il potere nell'Italia del 2009 non solo non ama le notizie, ma concentra nelle mani di uno solo qualcosa che esiste soltanto dove non c'è la democrazia.
Quindi va bene che il 3 ottobre ci si appelli all'opinione pubblica per contestare e contrastare quella che Berselli chiama "la potenza di fuoco del governo e del sistema berlusconiano".

Ma il 3 ottobre tutti quelli che oggi sono all'opposizione, da quanti stanno in prima fila agli ultimi dei cortei politici locali, tutti, debbono cominciare a pensare che se li si critica per loro pubblici atti, non si commette alcun reato di lesa maestà.

E poi, chi lavora nei giornali dovrebbe smettere di chiedere favori a chi siede nei Palazzi della politica. O, rovesciando il discorso, i signori dei Palazzi della politica dovrebbero cessare di ingraziarsi i cronisti offrendo loro piaceri.

Immagine tratta da www.articolo21.info.
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26.09.2009
Scajolate


Parole in libertà. Scajola contro Santoro, Maroni contro i magistrati

Claudio Scajola, ora ministro dello Sviluppo economico, un posto di disonore nella Storia italiana se lo è già conquistato, quando definì "rompicoglioni" il prof. Marco Biagi, ucciso dalle bierre.
Qualsiasi cosa faccia in più, da sette anni è del tutto inutile. Ora rallegra colleghi e compagni di partito, promuovendo un'istruttoria contro "Annozero" e Michele Santoro. Ma non acquista gloria alla sua poltrona.

Scajola non è solo. Altro giro, altro ministro. Roberto Maroni, dagli Interni, ha attaccato i magistrati: "La legge sulla clandestinità è chiara, la capisce anche un bambino di sei anni. Non possiamo accettare che i magistrati la interpretino in un modo o in un altro". Evidentemente Maroni non conosce i meccanismi che possono portare un magistrato a dubitare sulla costituzionalità di una legge.

Peggio di Scajola e di Maroni messi assieme, ha fatto il presidente emerito Francesco Cossiga quando, a proposito di Marco Biagi, ha detto a Claudio Sabelli Fioretti che le telefonate minatorie che riceveva se le faceva fare da conoscenti e amici.
Testuale: "Biagi era un rompicoglioni. Nessuno, né la polizia né i carabinieri hanno mai creduto, sbagliando, che l' avrebbero ammazzato. Anche loro lo consideravano un rompicoglioni. E ancora di meno ci credette il questore di Bologna quando scoprì che le lettere e le telefonate anonime che dicevano che lui era in pericolo erano opera dei suoi assistenti e dei suoi amici. Per questo non gli diedero la scorta".

Dopo Giorgio La Malfa pure Marcello Pera si dichiara deluso da Berlusconi, in una lettera al "CorSera" di oggi.
Parla di un "effetto di spaesamento" provato dai tanti che "si sono raffreddati, ritirati, o semplicemente messi in silenzio e in attesa".
Già il 30 dicembre 2008 aveva parlato, sulla "Stampa", di un sistema politico italiano ormai non più democratico.

Conclude oggi Pera che ci avviciniamo al compimento del "ventennio berlusconiano", e che è fuori luogo ogni facile ironia: "È meglio per tutti discutere piuttosto che ironizzare, perché chi vuole ridere oggi rischia di piangere domani".

Se La Malfa è stato sempre nascosto dietro la foglia dell'Edera, glorioso simbolo di un partito decaduto con lui, Pera ha svolto ruoli ben più importanti. Dopo tre lustri soltanto si accorge che è tutto sbagliato, è tutto da rifare. Deve avere dei riflessi piuttosto lenti. Od una vista un poco offuscata.

Si è svegliato di recente (febbraio 2009) dal torpore berlusconiano anche Paolo Guzzanti, l'antico imitatore telefonico di Sandro Pertini. È partito dalla critica degli amorosi sensi fra Putin e Berlusconi, per concludere che in Italia la democrazia parlamentare sta vivendo una "condizione pre-agonica".

Tutti questi signori, mai che facciano un mea culpa.
Guzzanti ha detto a "Repubblica" che per certe dichiarazioni recenti sulla "mignottocrazia" (suo neologismo), non ha paura di essere denunciato dal cavaliere (e si dichiara pronto a rivelare le sue fonti). E poi ha accennato ad uno splendido autoritratto: "Mi lascio attraversare dai cambiamenti della politica".
Per ogni apertura naturale c'è il suo rimedio specifico. Una vecchia signora si lamentò col farmacista dell'amaro che le lasciava in bocca quella medicina che le aveva dato. "Ma sono supposte...", rispose il farmacista.

Ecco, Guzzanti esimio, quale terapia adotta per il suo attraversamento da parte della politica? Da quale apertura naturale principia. Perché la sapienza popolare non dice, di uno fregato da un amico, che l'ha preso in bocca. Sono sempre gli antipodi che ci rovinano.
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25.09.2009
Meno lavoro? Non importa


Da Pittsburg, la ripresa non porterà occupazione

Il modello italiano funziona, abbiamo meno lavoro, avremo ancora più disoccupati, ma le cose vanno bene. Parola di Silvio Berlusconi da Pittsburg, dove i Grandi discutono del futuro del mondo.

Lucia Annunziata sulla "Stampa" di oggi riporta queste parole di Obama: "Il settore finanziario preferisce la ricchezza al lavoro, pratica l’egoismo invece che il sacrifico, e l’avarizia invece della responsabilità".
Lucia Annunziata spiega che la mossa di Obama è "anche una mossa propagandistica mirata al sostegno di un settore elettorale per lui decisivo: la classe operaia. Il voto operaio in America è tendenzialmente democratico, ma esposto a oscillazioni".

Se si possono paragonare le dichiarazioni del premier italiano e del presidente degli Usa, si constata che, propaganda per propaganda (come succede sempre e comunque in politica), Obama è più razionale: perché guarda alle cose, ai fatti, ai problemi.

Federico Rampini osserva oggi su "Repubblica" che l'occupazione "è il dramma del momento, e lo resterà chissà per quanto tempo ancora". La ripresa che verrà "non porterà con sé creazione di lavoro".

Gli esperti possono girare la frittata come vogliono. I leader politici pure. Resta soltanto un fatto: che la disoccupazione crea miseria e mille altri problemi.

Dire che nessuno sarà lasciato indietro, come fa Berlusconi con i suoi ministri, significa usare uno slogan che non tiene conto del costo degli aiuti a chi ha bisogno. Chi li pagherà? Gli evasori fiscali?

La crisi italiana sarà aggravata da altri fattori tutti nostri. Dalla minaccia del federalismo fiscale ai voli pindarici della Lega che ha rappresentato politicamente sino alla crisi il modello dell'esportazione delle attività industriali nei Paesi dell'Est, a basso salario e ad alto profitto.

Nel momento in cui globalizzazione e povertà dei Paesi del Terzo Mondo impongono un occhio attento ai problemi generali dei rapporti fra gli Stati, l'Italia ha dovuto registrare come grande tema quello del culto dei dialetti e dei sentimenti particolaristici, proposto sempre dalla Lega. Che, anche nei rapporti con la Chiesa, è diventata una specie di ago della bilancia negli equilibri governativi. Dove possiamo pretendere di arrivare con questa politica, con questi politici?
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24.09.2009
La Malfa boccia SB


Da marzo voleva andare "a sinistra". Oggi lascia il cavaliere

Dopo quindici lunghi anni, Giorgio La Malfa scopre la verità. Berlusconi non ha cambiato nulla nella vita economica italiana, per cui non vale più la pena di continuare a seguirlo.

La Malfa aveva tempo fa manifestato qualche pallido dubbio (il 29 marzo dichiarava di essere in attesa che si potesse "riportare il partito repubblicano in un alveo di sinistra"). Adesso è arrivato ad una certezza quasi teologica, che suona strana in lui uomo decisamente laico.
Per quindici anni il cavaliere è stato il suo idolo, il suo traguardo, il suo sostegno spirituale. Adesso La Malfa si batte il petto platealmente, scrivendo al direttore del "CorSera": esiste "il declino italiano che dura da quindici anni", ed "occorre preparare un degno futuro per i nostri giovani".

Come? Occhio: "è necessario aprire una riflessione" per realizzare "la svolta politica".
Se quindici anni sono serviti per scoprire il nulla, quanti ne occorreranno per ipotizzare l'uscita dalla crisi?

Una volta si diceva, "tempi biblici". Adesso potremmo parlare di "tempi lamalfiani". Fra il primo e secondo atto della rappresentazione, i giovani che voglio sopravvivere alla lentezza del leader repubblicano, sono pregati di uscire dalla sala, e di arrangiarsi da soli. E' la cosiddetta politica fai da te.

Post scriptum. Mentre La Malfa molla la presa berlusconiana, Brunetta recupera un vecchio suo maestro socialista. Gianni De Michelis, una volta famoso per capigliatura e balli in discoteca.
Ieri ad Aldo Cazzullo, De Michelis ha detto di essere come un padre che torna ai suoi figli. Fin qui nulla da preoccuparsi. Nostalgia canaglia, direbbe l'Italia canterina. Meno rassicurante il parallelo fra Craxi e Berlusconi. Craxi aveva a disposizione servizi segreti e carabinieri, ed avrebbe potuto chiudere il caso di "mani pulite" in due mesi.
Berlusconi invece è messo meglio: ha "un cane da guardia come Brunetta", e quindi non finirà come Craxi.
Ecco, sul confronto abbiamo qualche dubbio: "un cane da guardia come Brunetta" vale davvero più dei servizi segreti e dei carabinieri?
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24.09.2009
Pio testamento


Bossi da Bertone. Benedizioni in vista di elezioni

Altro che biotestamento. Siamo al pio testamento. Con tanto di messale padano. Il cardinal Bertone, segretario di Stato del Vaticano, ne ha parlato con Umberto Bossi, uno che si è messo in concorrenza con Berlusconi (e Casini) nel ricevere benedizioni politiche da usare nelle urne regionali del 2010.

Fini si batte per la libertà di coscienza? Bossi fa tutto il contrario. Gli attriti ci sono, fra i due antichi firmati di una legge sull'immigrazione, anche per la "cittadinanza breve". Non ci sono vincoli di coalizione, ovvero non obbedisco agli ordini di partito, protesta Fini.

Qualcosa di simile succede pure in casa Pd. Dove Franceschini ordina di adeguarsi alla linea del partito che sinceramente non si capisce quale sia, sulla questione dell'indagine circa la pillola Ru486.
L'unico a parlar chiaro è stato Paolo Giaretta il quale ha spiegato che gli hanno rotto quella parte del corpo che rende necessaria la predetta pillola.

Circa il Vaticano e le sue beghe intestine, registriamo che sul caso del perdono ai lefebvriani, un vescovo svedese ha fatto gravi dichiarazioni alla stampa: sul negazionista Richard Williamson il papa sapeva tutto.
Il vescovo svedese è stato smentito dalla Sala stampa vaticana. Il papa non sapeva nulla. Torniamo da capo. Ma è peggio aver saputo o non aver saputo?
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24.09.2009
Labi...Rimini


Caos nel traffico. Organizzato dal Comune. Che dà la colpa agli automobilisti

Se una città crea un labirinto vero, rendendo impossibile la circolazione stradale, non merita di essere segnalata Urbi et orbi?

Ieri a Rimini è partito un esperimento. Al centro cittadino si accede provenendo dalla via Emilia (lato Cesena, insomma). Ad un certo punto, nel Borgo San Giuliano, c'è una biforcazione. A destra si prosegue verso il romano ponte di Tiberio e poi verso la rocca malatestiana. A sinistra si va al ponte sul canale del porto.
Ieri mattina è stato chiuso l'accesso sul ponte di Tiberio, e tutto il traffico è stato avviato su quello del canale.
Poco dopo l'avvio della sperimentazione il ponte di Tiberio è stato aperto per scaricare il traffico. Ma dove? Subito dopo il ponte sul canale... sull'unica strada che porta verso il centro e addirittura all'ospedale.

Per ore, nella zona si sono ascoltati motori rombare ed imprecazioni di automobilisti, ciclisti e pedoni.

Scopo dell'esperimento? Chiudere al traffico la vecchia circonvallazione dal ponte di Tiberio alla rocca malatestiana, per spostarvi il mercoledì ed il sabato il tradizionale mercato ambulante.

Spiegano che il trasferimento si rende necessario per costruire un fossato in fac-simile a quello antico attorno alla rocca. Ma la banca che dovrebbe finanziare i lavori ha detto pochi giorni fa (in conferenza stampa) che il fossato non è una priorità in questo momento.

Sabato prossimo, si dovrebbe riprovare. I cittadini che abitano nella zona hanno promesso di stendersi in mezzo alla strada (quella libera, aperta al traffico) per far fallire anche la seconda prova.

Un assessore ha cortesemente dichiarato che i riminesi debbono imparare a lasciare a casa le auto.
La nostra irriverenza potrebbe spingerci a chiedere a tecnici ed a politici di non lasciare a casa la testa quando in Municipio debbono pensare a come (non) farci circolare.

Post scriptum. C'è un altro caso a Rimini di decisione presa e poi "ritirata". Hanno fatto costruire la nuova Questura. Adesso non la vogliono più. Ma quell'immenso edificio che è fuori delle regole edilizie imposte ai privati, che fine farà? Coliandro o Gabibbo, dove siete?
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I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 165, Settembre 2009
Date created: 17.09.2009 - Last Update: 30.09.2009, 17:40/
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