Diario italiano
Il Rimino 166, anno XI
Ottobre 2009

17.10.2009
Il marcio si Roma


Il ministro Castelli in tv, rivolto ad un giornalista, Curzio Maltese, ha detto: "Tu vivi nel mondo marcio di <Repubblica>"

Il ministro Castelli in tv, rivolto ad un giornalista, Curzio Maltese, ha detto: "Tu vivi nel mondo marcio di <Repubblica>".

Il marcio su Roma è un'ovvietà per un leghista duro e puro come Castelli, che ha sempre gridato all'unisono con il suo capo lo slogan "Roma ladrona".

Idee poche, parole molte, la lega sta facendo il pieno nelle urne da molte parti.
Alle europee dello scorso giugno, il 6,21% dei voti validi contro il 21,47% del Pdl (fonte "Espresso", Marco Travaglio).
Ovvero la Lega oggi vale il 29 % delle forze al governo in Italia.

Idee molte, parole molte, Piero Ostellino ha oggi spiegato sul "Corrierone" che in Italia governo berlusconiano ed opposizione di sinistra sono eguali.
La rubrica di Ostellino si chiama "il dubbio", ma quando la scrive dimostra che il titolo è completamente sbagliato.
Se c'è uno che crede di avere sempre tutte le ragioni di questo mondo nel sostenere che gli altri sbagliano tutto, è proprio lui.

Le molte idee della puntata odierna sono un concentrato di mille anni di storia delle questioni sociali, politiche e filosofiche, per dimostrare che sono tutte sbagliate tranne quelle dell'Illuminismo scozzese.

Per semplificare, Ostellino spiega che chi crede nella democrazia sbaglia perché pretende uguaglianza dei punti d'arrivo; e che chi sostiene il liberalismo prende una cantonata in quanto crede nell'uguaglianza dei punti di partenza.

Insomma qui sbagliano (sbagliamo) tutti. Tutti tranne lui, Ostellino. Che attribuisce al nostro essere provinciali la crisi del sistema italiano.

L'unica cosa che alla fine risulta chiara dal suo discorso, è che Berlusconi è sordo alla "mediazione liberale". Ma ciò che non chiaro è che cosa sia questa "mediazione liberale".

Tra il "sordo" Berlusconi ed il muto Pd, la Lega ha tutto il suo spazio politico per urlare che Curzio Maltese vive nel "marcio" del suo quotidiano. Un solenne esempio di Illuminismo scozzese rispetto all'oscurantismo di Berlusconi. Chiamala se vuoi, democrazia.

Non per nulla anche la mafia, come il cavaliere, sembra che volesse la elezione popolare dei magistrati...

Peccato che Giacomo Matteotti non si fosse dedicato all'Illuminismo scozzese, e con lui tutti quanti in Europa lottarono contro il nazifascismo. A costo della vita. Per la nostra libertà e democrazia. Se non è un particolare secondario.
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16.10.2009
La giostra


I calzini del magistrato non piacciano a "Canale 5". Quel magistrato quindi non piace a Berlusconi. Oppure è il contrario?

Fateci caso. L'avvocato del cavaliere in tv da Santoro è stato sostituito dalle sue penne vaganti come mine. L'avvocato del "mavalà" che affliggeva gli interventi altrui con un controcanto insopportabile, ha lasciato il posto alle arguzie che celano la "caccia al magistrato" cosiddetto avverso al capo del governo.

Insomma siamo alla giostra. Lascia la scena un protagonista del cavillo, lo rimpiazzano gli artificieri dello scoop. A cui va dato atto che sono più aggraziati soprattutto quando con la massima naturalezza dicono cose inimmaginabili. Come quella sulla cena privata di un magistrato da cui una spiata ha fatto trapelare un di lui parere contro Berlusconi ("dovrebbe dimettersi, dovrebbe andarsene").

Una soffiata elevata a sistema di gestione dell'informazione fa concorrenza alla pretesa della ministra Brambilla di trasformare Berlusconi in un monumento da tutelare attraverso il suo ministero, quello del Turismo.

La giostra gira, e fa girare la testa. E' questo forse l'obiettivo politico del cavaliere per anestetizzare l'Italia. Intanto per raggiungere lo scopo, "Canale 5" ha fatto pedinare quello stesso giudice della cena con spiata, e lo ha mostrato agitato e nervoso. Immaginate perché: doveva spettare il suo turno dal barbiere.
Il testo di "Canale 5" sottolinea che è in preda alle sue consuete "stravaganze". Come documentano scarpe e calzini, è stato aggiunto.
Nella retorica del giornalismo italiano si è affacciato lo sputtanamento anti-magistrato partendo dai particolari del vestiario. Questa è la buona informazione che ci invidiano all'estero.
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15.10.2009
Teatro dei pupi


Finito lo spettacolo il popolo deve riempirsi lo stomaco, non dare di stomaco

La politica italiana si arricchisce ogni giorno di novità che impediscono di guardare tranquilli il palcoscenico, ormai ridotto a ribalta di un teatro dei pupi, sinceramente finti nel loro gesticolare e parlarsi addosso.

Berlusconi da Sofia si incensa: "Io sono troppo buono e giusto e vorrei che me lo riconoscessero".
Il Pd in parte si flagella con il cilicio della Binetti ed in parte si esalta con la proposta di Eugenio Scalfari: le primarie decidano il segretario del partito.

Ma come, tutto verrà cambiato così di fretta e di corsa, dando il potere ai simpatizzanti?
Tra i quali qualcuno ipotizza masse di avversari berlusconiani tesi a destabilizzare i già precari equilibri della compagine del Pd.
A cui un garbato De Magistris ha proposto l'unione sacra, per costituire una alternativa al "regime" onde fermare la disgregazione della Costituzione.

Anche il capo dello Stato ha dovuto dire qualcosa non per esibizione retorica ma necessità politica. Attaccato dal cavaliere sulla questione del lodo Alfano, oggi ha spiegato: "Proseguirò nell'esercizio sereno e fermo dei miei doveri e delle mie prerogative costituzionali".

E' un panorama molto triste, quello che ci sta davanti. Siamo ancora ai discorsi sul "reduce comunista" da parte di un ministro che confonde tra loro due diverse persone... Il teatrino dei pupi continua. Finito lo spettacolo però il popolo deve riempirsi lo stomaco, non dare di stomaco.
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14.10.2009
Smemorati, non tutti


"Tanti misteri, trame e scandali" (Lucia Annunziata), "Un bipolarismo dell'odio" (A. Riccardi)

Istruttivo il duello tra Ferruccio De Bortoli ed Eugenio Scalfari. Il direttore del "Corrierone" ha accusato il fondatore di "Repubblica" di essere andato tanto tempo fa a casa di Berlusconi con Carlo Caracciolo, "per chiedergli di comprare" una quota della loro casa editrice.

Scalfari smentisce il contenuto dell'incontro (del 1984) che mirava ad ottenere la cessazione di azioni di "dumping" delle tariffe, da parte di Berlusconi (Canale 5 ed Italia 1) contro Rete 4 (Mondadori-Espresso).

De Bortoli lamenta che la vecchia 'difesa' da parte di Scalfari (8 giugno 2003), fosse soltanto nella seconda parte di un editoriale dedicato a tutt'altro argomento ("Gli allegri cantori del lavoro" era il titolo).

Sappiamo che la predica domenicale di Scalfari ha sempre una coda dedicata ad argomenti extravaganti. In cauda venenum, o dulcis in fundo?
Il fatto è che il pezzo dell'8 giugno 2003 trattava del "CorSera" non in un breve cenno, ma nella seconda parte dell'articolo (11.813 battute) che è lunga (5.131) quasi come la prima (6.682). La chiusa di quel fondo, suona ironica: "Che si vuole di più?".

Oggi FDB nel suo pezzo fa un'accusa pesante contro Scalfari: aver chiesto "in sostanza il fallimento" del "Corriere" (20 settembre 1982).

Il duello fra i due grandi quotidiani di Roma e Milano, è simbolico del caos del nostro periodo storico.
Andrea Riccardi sullo stesso foglio di Via Solferino ci ha lasciato oggi un'inquietante testimonianza: l'Italia tutta, e non soltanto la sua classe politica, sarebbe in preda ad "un bipolarismo dell'odio".

Per uscirne, Riccardi propone una sola terapia, la cultura, rifacendosi alla ricetta di Luigi Einaudi: le idee nuove nascono non nei parlamenti ma nel Paese ("nei libri, nelle riviste", sui giornali, nelle associazioni).

Tutti, aggiunge Riccardi, dovremmo metterci alla ricerca del "bene comune".
Ma come insegna la vicenda americana della riforma sanitaria voluta da Obama, il concetto di "bene comune" resta troppo indefinito se non ci si ricorda che, nella vita sociale e politica, dominano gruppi che mirano al "loro" bene, non a quello "comune".
Lo stesso Berlusconi ha detto di aver consigliato gli industriali ad investire nella Sanità. Non certo, lo sappiamo bene, per migliorare le prestazioni del Servizio sanitario nazionale...

Ci sono aspetti della nostra vita e della nostra storia, che non vogliamo "leggere" nella loro univoca evidenza. Qualcuno gioca (molti, troppi giocano) alla "tre carte" per imbrogliarci.

Nello scorso marzo citavo un articolo di Piero Ottone dedicato a "Il profondo nero dei misteri d'Italia".
Vi si sosteneva che oggi esiste in Italia "un blocco di potere economico ormai abbastanza omogeneo e molto potente". Che, come ha spiegato Ottone all'inizio del pezzo, è quello dei vincitori messi in marcia da Cefis e sorvegliati poi da Gelli.

Oggi sulla "Stampa", Lucia Annunziata ("I giornali e la politica fragile") scrive: "Un Paese che ha così tanti misteri, trame e scandali, un’Italia che ha più retroscena che scene, è di sicuro un Paese che confessa di essere nelle mani di tanti. Di mafia, potenze straniere, servizi, Opus Dei, massoneria; di tutti, e comunque, eccetto la propria classe dirigente".

Ottone ed Annunziata usano la stessa parola "misteri".
Apriamo un recente volume di Gianni Simoni e Giuliano Turone, "Il caffè di Sindona", a pagina 135: il processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano accerta che, "tra le cause del dissesto", ci sono pure le operazioni a favore di Licio Gelli, Umberto Ortolani (per il "finanziamento della Rizzoli e l'acquisizione" del "CorSera"), Solidarnosc e vari partiti politici italiani. Con il coinvolgimento dello IOR vaticano.

Dunque misteri, ce se ne sono stati, ce ne sono e ce ne saranno, ma la buona informazione può aiutare a svelarli. Quanti sono gli italiani che hanno sentito parlare di queste cose?

Ripeto quanto scritto lo scorso marzo nello stesso post in cui citavo Ottone. Riferivo che Pino Nicotri, autore di un libro sul caso di Emanuela Orlandi sostiene: "Non è un intrigo di palazzo, ma un atroce caso di pedofilia".
In risposta ad un lettore, sul web Nicotri accusava "il conformismo servile dei mass media italiani": "E' triste che ogni volta che c’è di mezzo un grande potere ci si allinei così pecorescamente al vento che tira. Poi non ci si può lamentare del discredito che circonda la nostra stampa e le nostre tv (pubbliche e private)".

Troppi in Italia nel mondo dell'informazione giocano come marionette politiche al gioco delle tre carte per imbrogliarci.

Riccardi, per cortesia, ricordi il caso Boffo, nato in ambienti che lei conosce bene. Gli intrighi curiali denunciati da quell'episodio non possono farci concludere che tutta l'Italia è avvelenata come quegli ambienti. Non tutti siamo smemorati, non tutti sottostiamo al "bipolarismo dell'odio".

Riccardi ci spaventa con questa sua storia del "bipolarismo dell'odio", perché non è una diagnosi politica, ma il frutto di un'esaltazione mistica da crociato. E sappiamo che Riccardi è tutt'altro. Colpa dei nostri tempi, se ha scritto ciò? (Per oggi, de hoc sufficit, l'ho già fatta troppo lunga...)
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Anno XI, n. 165, Settembre 2009
Date created: 14.10.2009 - Last Update: 17.10.2009, 18:11/
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