Diario italiano
Il Rimino 170, anno XII
Febbraio 2010

15.02.2010
Rai, macello socchiuso
Caso Bachelet, marcia indietro, per merito del Quirinale. Resta lo sfregio

Vittorio Bachelet sarà ricordato dalla Rai a 30 anni dalla sua uccisione da parte delle Br. La Rai ha fatto retromarcia. Aveva deciso di non celebrare l'anniversario soltanto perché sarebbe stato intervistato in periodo elettorale suo figlio Giovanni che è deputato del Pd.

Il ripensamento è dovuto ad un intervento del Quirinale. Come si legge su "Stampa.it", Napolitano (lo ha riferito all’agenzia Ansa Giovanni Bachelet), avrebbe parlato con preoccupazione di un clima di barbarie e di rapporti incivili.

Bene. Resta lo sfregio. La sutura viene dal Quirinale. Ma è logico tutto ciò in un Paese normale, davanti al ricordo di una vittima del terrorismo? Oppure siamo e restiamo il Paese degli Azzeccagarbugli?
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14.02.2010
Tv pollaio per politici
E intanto la Rai-macello oscura Vittorio Bachelet, a 30 anni dall'uccisione

L'Italia è piena di maghi che al cliente chiedono il codice fiscale non per consegnare la fattura fiscale, ma per predire la data di nascita. Come quei maghi, sono certi politici. Il premier parla di una tv ridotta a rissa da pollaio. Dimentica che quella pubblica la controlla il suo parlamento, e quella privata in gran parte è sua. I migliori autori di quelle risse da pollaio sono (in ordine gerarchico) esponenti politici del partito del premier, giornalisti della famiglia del premier, avvocati (urlanti) del premier.

Il pollaio citato dal premier mi ha fatto ricordare le ragazze coccodé con cui in "Indietro tutta" Arbore e Boncompagni deridevano la tivù di allora. Ignari di essere profeti di quella odierna, quasi tutta senza cervello. Con Arbore e C. appariva una tal Regina che reclamizzava le doti dell'inesistente Cacao Meravigliao. Regina (un nome, un destino) oggi è alla ribalta perché lavora in un circolo coinvolto in certe indagini giudiziarie sulla "gelatina", ovvero su misteri ed affari della Protezione civile.

Gelatina è un'invenzione di chi gestiva quei misteri ed affari, per dire che tutto si accomoda nella vita, mica c'era il torrone difficile da tagliare e masticare. Dalle bustarelle alla gelatina intercorrono i 18 anni passati da Mani pulite ad oggi. Milano è ancora alla ribalta, con esponenti del partito del premier incarcerati: un assessore regionale, un consigliere comunale, la moglie di un leader.

La Regina di Arbore nel frattempo si è data pure lei alla politica. 1997, appoggia Rutelli candidato al Comune di Roma. Ha una lista che prende il 7,5% dei voti, lei ne riceve 126. 2001, fa un buco nell'acqua quando mira al XVI Municipio dell'Urbe. Ha tifato Asinello, Margherita, e ora sta con Rutelli, anche se ammette profferte da maggioranza ed opposizione. Insomma, un tipo che piace, e non ha che l'imbarazzo della scelta.

Per evitare il pollaio, la Rai si è trasformata in macello pre-elettorale. Vittorio Bachelet non è stato ricordato a 30 anni dall'uccisione soltanto perché suo figlio Giovanni è deputato Pd.
Anche la politica come la tv può essere frutto di fantasia. Tutto dipende da chi scrive il copione e studia le battute. Nell'inchiesta giudiziaria sulla Protezione civile, finisce pure questa lapidaria certezza: per i lavori del G8 alla Maddalena, un indagato dice di avere "la patente per uccidere, possiamo pigliare tutto quello che ci pare". Ci pare che non siamo soltanto nella gelatina.
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12.02.2010
Spaghetti al dente
Come ogni dato di fatto è stravolto a proprio piacimento. Censuro i commenti che possono essere penalmente perseguibili

Nessuno mi vuol credere. Ieri sera alle 19.40 ho versato gli spaghetti in pentola. Dopo dieci minuti mi ha telefonato mia moglie, dovevo andare al pronto soccorso, a prelevare lei e suo padre infortunatosi e trasferitovi in ambulanza alle 16. Ho spento la pentola, ovviamente. Alle 21, rientrato in casa, ho aperto la pentola, gli spaghetti erano perfettamente cotti. Nessuno mi vuol credere che erano al dente.

Un lettore non mi vuol credere. Mi ha inviato un certo commento in cui si parlava di vicende giudiziarie, poi si è corretto su consiglio di amici, ed ha esposto altri aspetti, esprimendo giudizi passibili di querela anche sopra un magistrato. Così mi è stato spiegato da persona di fiducia che se ne intende. Ho cancellato i due commenti. Ha preso cappello, il lettore. Gli ho scritto privatamente. E mi ha risposto che noi blogger vogliamo essere soltanto adulati.

Non si tratta di esprimere le proprie opinioni "in modo educato e corretto" come ha fatto lui verso di me. Si tratta di manifestare opinioni che possono essere penalmente perseguibili. Per cui l'ho invitato a gestirsi un suo blog. Non mi vuol credere, dunque, il lettore che ho chiamato "riminese" perché mi scriveva sempre di Rimini, e che ha preso cappello dicendo: "sono lombardo". Olé.

Lo rassicuro per l'adulazione, alla mia età non me ne frega nulla. Prosit.
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10.02.2010
Boffo beffato
Le sante iene in Vaticano hanno vinto. Buttiglione: "Da destra attacco alla Chiesa". Inutile il comunicato di ieri

"Difende l'onorabilità di una persona ingiustamente accusata". Così il direttore della sala stampa vaticana ha spiegato il duro comunicato, pubblicato ieri dalla Segreteria di Stato sul caso di Dino Boffo, ex direttore di "Avvenire".

Per "difendere l'onorabilità" di Boffo, bastava poco, lasciarlo al suo posto, respingendone le dimissioni. Le "sante iene" hanno vinto la prima battaglia. Con un documento falso. Il resto è tutta aria fritta, cordoglio di circostanza a molti mesi dal "delitto" (tutto è iniziato il 28 agosto 2009...). Le "sante iene" hanno fatto cacciare Boffo da "Avvenire". Adesso mirano allo stesso risultato con Vian, direttore de "L'Osservatore Romano". Spara un colpo e fai fuori due prede.

La Segreteria di Stato ha cercato di confezionare un documento politico, contenente l'accusa di aver dato "luogo a una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice".
L'abilità diplomatica dell'ufficio, questa volta non è servita a nulla. Come ha detto il prof. Sabatucci alla "Stampa", stiamo ancora aspettando "una spiegazione convincente" sulla vicenda di cui Boffo è stato vittima.

Vittorio Messori, come abbiamo già riportato, ha chiesto ("Stampa", 5.2.) "che la Chiesa renda finalmente pubblici gli atti del processo di Terni in cui è stato condannato Dino Boffo".

Insolitamente poco diplomatico, ma in sostanza molto realista, il filosofo Rocco Buttiglione, uno che conosce i suoi "polli", accusa la "destra". Parla di una "strategia oscura" (il che significa in bocca a lui che gli è tutto chiaro). E precisa di "intravedere un attacco alla Chiesa da destra". Per disgregarla, la Chiesa, e "piegarla".
Piegarla a che cosa? Rocco accusa senza mezze parole: "Il fatto che tutto questo sia riconducibile a un quotidiano della famiglia del premier rientra tra i problemi del nostro Paese".

Il comunicato vaticano non è piaciuto a Giuliano Ferrara, che accusa la Chiesa di Roma di cercare "di silenziare ed esporre alla gogna l'informazione laica, libera e amica che denuncia il fattaccio e ne spiega le ragioni". Ferrara si riferisce a quel passo in cui si spiega che la "campagna diffamatoria" è stata caratterizzata sui media da "una consonanza davvero singolare".

Ieri Berlusconi, per crescere in fiducia presso la Santa Sede, si è esibito in un'azione poco accettabile moralmente e politicamente, dichiarando che la povera Eluana Englaro poteva essere salvata.
Rocco Buttiglione ha parlato a nuora perché la suocera (vaticana) intenda. Ruini ha pranzato con Berlusconi. La stella di Casini è al tramonto in mezzo mondo ecclesiastico? Allora bisogna rinfrescare la memoria, ai monsignori. Rocco e i suoi fratelli dell'Udc non possono non accusare la "destra" di cui erano parte, e il sistema dei media gestito dal cavaliere. Da cui è stato assunto Feltri, quello della battaglia contro Boffo.
Siamo alla metà del guado. Feltri ha vinto una battaglia, non è detto che per Berlusconi arrivi anche il trionfo finale della guerra avviata con l'attacco a Boffo. Ruini è ancora potente. La presa di posizione ufficiale di ieri fa intravedere uno scenario complesso ed inquieto. Rocco ha infatti detto "Chi ha usato questi metodi per tentare di violentare la Chiesa non si fermerà qui". Rocco il filosofo, come s'è detto, conosce bene i suoi polli. Il "bello" deve ancora cominciare.
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09.02.2010
Lavoro, terno al lotto
Gratta e vince il posto da commessa. Brunetta "gratta" l'art. 1 della Costituzione

La notizia. Gratti la cartolina e vinci un posto da cassiera. Il tutto (in Lombardia) al supermercato. Basta fare la spesa. Ogni 30 euro di acquisti una cartolina. Poi ti affidi alla fortuna. Ai tg la chiamano con eleganza la dea bendata. I nostri vecchi usavano dire che la vita è un terno al lotto. Le parole servivano a smorzare gli entusiasmi in caso di successo. Assieme al proverbio un po' sadico: "Chi troppo in alto sal, assai sovente cade precipitevolissimevolmente". Oppure miravano a spronare: se ti è andata male adesso, ti andrà meglio la prossima volta. Ed i romagnoli incoraggiavano: "sl'è nota, us farà dè".
Oggi il lavoro in Italia è peggio di un terno al lotto. Don Aniello Tortora è parroco a Pomigliano d'Arco, che considera una città senza futuro se non si risolveranno i problemi dell'occupazione: "Chi non lavora da queste parti finisce alla mercé dei clan". Intanto, aggiunge a "l'Unità", "si diffonde l'usura, i commercianti pagano il pizzo, la criminalità allarga le sue braccia". Si guastano le famiglie. Padri restati senza lavoro "non hanno il coraggio di dirlo" in casa.
Allo stesso giornale don Luigi Ciotti spiega: "La crisi prima che economica, è politica, culturale ed etica. Crisi dei diritti". E poi: "La mafia è aiutata dai vuoti istituzionali e dalla crisi, cresce l'usura, i mafiosi approfittano dell'ignoranza, della povertà".
Un ministro della Repubblica italiana ha suggerito di cambiare l'articolo primo, comma primo della nostra Costituzione. Che recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Via la storia del lavoro, dice. Sono molto limitato, non ne ho compreso il perché. Il ministro (si chiama Renato Brunetta) quando racconta i suoi pensieri, o se la ride o si altera assumendo la maschera dello sdegno più severo ed istituzionale.
Scusate la confidenza: mi sembra che qualcosa manchi alle messinscene televisive a cui il ministro partecipa di continuo. Forse non avendo nulla da fare per dovere governativo. Mi sembra che quando Brunetta ci fa dono dei suoi pensieri, manchino i tre regolamentari squilli di tromba ed una fascia tricolore del funzionario di Polizia che ordina la carica contro la folla tumultuante. Il guaio è che c'è solo Brunetta, e manca la folla.
Brunetta non sa (o non ricorda) che porre il lavoro alla base della Repubblica, significò eliminare il valore del privilegio di casta o di denaro, su cui si era retto lo Stato liberal-monarchico dal 1861.
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Anno XII, n. 170, Febbraio 2010
Date created: 09.02.2010 - Last Update: 15.02.2010, 17:35/
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