Diario italiano
Il Rimino 181, anno XIII
Gennaio 2011

Rimini 150. In poche parole.
Piazza Ferrari (3 Ponte)

La piazza nasce nel 1888. Il "giuoco del piccone" sacrifica l'antico isolato di edifici religiosi, tra cui la chiesa di san Tommaso attestata dal 592. Prende poi il nome da Luigi Ferrari Banditi, ucciso nel 1895. Primo sindaco della città dopo l'unificazione e deputato al parlamento romano nel 1848, è rieletto nel 1882, 1886, 1890 e il 26 maggio 1895. Pochi giorni dopo, la sera del 3 giugno s'azzuffa in via Garibaldi con sei estremisti che lo insultano. Ferrari è ferito alla trachea con un colpo di pistola dal calzolaio Salvatore Gattei, 28 anni, un anarchico ex repubblicano e con precedenti penali, poi condannato a 17 anni di carcere.
Ferrari muore la mattina del 10 giugno. Si pensa ad un movente politico. Come gli altri tre colleghi romagnoli eletti con lui, è passato dalle posizioni democratiche della Sinistra moderata a quelle legalitarie, sino a divenire sottosegretario agli Esteri nel primo governo Giolitti (1892). Il foglio cattolico L'Ausa accusa la Massoneria da cui Ferrari s'era staccato.
Il 2 agosto 1874 sul colle di Covignano, nella villa di Ercole Ruffi erano stati arrestati 28 dirigenti repubblicani tra cui Domenico Francolini, Achille Serpieri, Camillo Ugolini, Aurelio Saffi (successore di Mazzini scomparso nel 1872), ed Alessandro Fortis che diverrà giolittiano e sarà presidente del Consiglio tra 1905 e 1906. All'ordine del giorno della riunione, la collaborazione con anarchici e garibaldini in vista di un'insurrezione nazionale prevista per l'8 agosto. Gli arrestati sono fatti salire sul treno per Ancona, diretti a Spoleto. Nelle varie stazioni di transito, racconta Achille Serpieri, li accoglie il popolo plaudente che offre liquori, vino, "salami ed altro ben di Dio". Il 25 ottobre tutti sono prosciolti dall'accusa di cospirazione.
Il 5 agosto a Bologna è arrestato Andrea Costa. Nella notte tra 7 ed 8 agosto quasi tutti i partecipanti al moto sono bloccati. Michail Bakunin fugge da Bologna travestito da prete. Sempre d'agosto, due anni dopo, Costa riunisce a Rimini un congresso clandestino per fondare il partito socialista rivoluzionario di Romagna, con cui nelle elezioni del 1882 entra alla Camera. Le quattro elezioni di Amilcare Cipriani (1886-1887), candidato dell'estrema sinistra, sono state annullate dal governo.
La statua (1939) di Francisco Busignani, morto nel 1936 in Africa, rimanda ai sacrifici voluti dalla follia fascista. L'opera è di Elio Morri. A posare fu Gaetano Frioli, poi preside del Valturio. (3. Continua)
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Antonio Montanari
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Tama 1025, 30.01.2011
Nostre mafie, scritto dal 1990

Un recente volume di Enzo Ciconte racconta la 'Ndrangheta padana dal 1990. Rimini, pur essendo in Romagna e non in Lombardia, rientra in quel discorso proprio dal 1990, anno in cui nel Ponte pubblicai alcuni articoli relativi al tema, come risulta anche dal mio libro (1997) sul nostro giornale fra 1987 e 1996 (pp. 119-121).
Appunto per il 1990 scrivo: "La droga che arriva in Riviera è collegata alla camorra di Napoli e Milano". La Polizia di Bologna non ha dubbi: "Sulla Riviera romagnola sono sempre più numerosi i tentacoli delle organizzazioni criminali siciliane. La mafia investe sulla costa". E Rimini era diventata base per il riciclaggio di denaro "sporco", e nascondiglio per latitanti e banditi accusati di feroci rapine. Secondo il magistrato riminese Roberto Sapio, aggiungevo, la nostra città aveva avuto un passato "di smistamento della droga e di possibile riciclaggio del cosiddetto denaro sporco".
Il Questore di Forlì non era d'accordo: "La presenza di qualche latitante oppure di banditi siciliani non significa che la mafia sia radicata in Riviera". Nel Tama 362 (settembre 1990) gli indirizzai una lettera aperta, partendo dalla sua solita battuta che Rimini non era Palermo: "Lei sostiene che fenomeni mafiosi, da noi, non esistono. Nessuno può darle torto, anche se molti nutrono forti dubbi in proposito. Tutto sta, forse, nell'intendersi sulle parole. Mafia, camorra, 'ndrangheta sono marchi registrati di cui è vietata l'importazione? Oppure sono tendenze, 'suggerimenti' che qualcuno potrebbe raccogliere e poi sviluppare a proprio piacimento? [...] Il suo ottimismo, signor Questore, non sembra venir meno neppure davanti al fenomeno della criminalità organizzata: che esiste, e lei lo ammette, ma per tranquillizzare tutti noi, quasi a volerci fornire una camomilla per via giornalistica, lei precisa sùbito che di piccola criminalità si tratta, non di quella grande, presente in altre parti d'Italia".
Passiamo ai nostri giorni. Nel maggio 2010 Andrea Gnassi, a proposito di mafia e camorra in Riviera, parla del rischio di "fatti evocati e denunciati ma difficilmente rintracciabili". Gli ricordo che il sen. Carlo Smuraglia (Pds) della Commissione antimafia già nel 1994 aveva spiegato: "In Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta", più difficile da combattere di quella che spara. Smuraglia fu estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali". [1025]
[Andrea Gnassi ha vinto a dicembre 2010 le primarie del Pd per le prossime amministrative di Rimini.]


Dossier Mafia 2010

Antonio Montanari
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Tama 1024, 23.01.2011
Se fanno a pezzi la Storia

Niente di nuovo sotto il sole. Infatti la statua di Caligola era stata ben nascosta in un campo, prima di essere avviata ad un autocarro forse diretto nella Magna Svizzera. Grazie alla sua scoperta da parte dei finanzieri del Gruppo tutela patrimonio archeologico, s'è trovato qualcosa di molto importante sul lago di Nemi: la villa di quell'imperatore pazzo (fece senatore il cavallo Incitatus, che oggi intervisterebbero in tv).
Quella statua è stata fatta a pezzi. Come dimostrano le foto del servizio di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul CorSera (15.01). Ci sono però tanti casi analoghi di Storia fatta a pezzi senza che nessuno si preoccupi di denunciarli, perché si sa come va il mondo: trionfano quelli "usi a obbedir tacendo e mentendo a tradir".
Mi limito a pochi esempi tratti dai molti fatti locali disponibili. Ogni tanto arriva ai giornali il comunicato trionfante sul ritrovamento di libri o manoscritti presso la nostra Biblioteca civica. Tutto falso. Ho a disposizione dei lettori i dati esatti per smentire quei comunicati e pure quanto c'è in un recente volume su Carlo Malatesti.
Il quale Carlo, grazie al suo intervento al concilio di Costanza, non è l'unico ad aver svolto un ruolo europeo, come è stato sostenuto. Prima di lui (l'ho scritto su queste colonne) c'era stato Pandolfo II con le sue missioni a Praga ed a Londra per conto del papato. Dopo Carlo venne Sigismondo Pandolfo, sul cui ruolo nello scacchiere internazionale è da secoli che si parla. Vittima di certi odi romani, Sigismondo ha costruito il tempio riminese che porta il suo nome, ma che non è luogo di misteri, segreti od enigmi come ancor oggi si continua a dire, richiamandosi a false leggende di tipo massonico contrabbandate quali verità, sia per convenienza diciamo politica sia per non conoscenza delle fonti storiche.
Ma guai a parlare di queste cose in una città annebbiata dalle opinioni infondate sino ad inventare l'inesistente. Ed a negare o dimenticare quello che c'è nei libri e c'era nella realtà. Come per la porta romana trasferita da metà via Garibaldi dove sorgeva sino ai bombardamenti (come dicevano i vecchi riminesi), in fondo verso la ignorata Porta Montanara o Nuova di Sant'Andrea del 1826-90.
In un volume su Cesare, per il Rubicone si è sostenuto che le relative pagine settecentesche dell'abate Giampaolo Giovenardi non ci sono più. Falso. Basta leggere quanto ne ha scritto nel 2004 il loro scopritore, il compianto prof. Ezio Lorenzini. [1024]


Antonio Montanari
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Rimini 150. In poche parole.
Piazza Malatesta (2 Ponte)

Era la piazza del Corso. Un po' prima, del Duomo vecchio o Santa Colomba, grande chiesa romanica risorta a nuova vita nel 1329 e consolidata nel 1675. Salvatasi dalla furia demolitrice di "Sigismondo che aveva costrutto la rocca dov'erano le sue case" e che aveva abbattuto l'antico Episcopio insieme a due cappelle, al vecchio battistero ed al convento di santa Caterina (C. Ricci, 1924). "Né, infine, l'abbatté Clemente VII" che era stato consigliato in tal senso nel 1526 da Antonio da Sangallo il giovane, per spostare la cattedrale nella chiesa di san Francesco, il che avviene nel 1809.
Santa Colomba "fu demolita nel 1815, quando il castello non minacciava più. Rimase solo in piedi il largo campanile, convertito in casa privata. E ai demolitori il giuoco del piccone piacque tanto", sottolineava Ricci, "che due lustri dopo si volsero ad esercitarlo ai danni del castello...". Nel 1798 Santa Colomba subì l'affronto dei francesi invasori impadronitisi di Rimini il 5 febbraio 1797. Essi la ridussero a caserma, mentre cattedrale divenne San Giovanni Evangelista.
Il 22 dicembre 1854 davanti alla Rocca malatestiana il boia mozza il capo a Federico Poluzzi detto Bellagamba, fratello di Laura, madre dell'oste anarchico Caio Zanni che ospiterà Gaetano Bresci di passaggio da Rimini verso Monza. L'accusano di aver ucciso don Giuseppe Morri mansionario della cattedrale. Ma "tra chi lo conosceva, si sussurrava che altri fossero gli uccisori di don Morri e che lui avesse rinunciato a difendersi presentando un alibi per non compromettere la moglie di un fornaio con cui aveva trascorso in intimità l'ora in cui era stato ucciso don Morri" (G. Nozzoli).
Il carnefice, venuto con la macchina per l'esecuzione da Ancona, era "un umaz cun e capel dur, e tòt ner com un bagaron", ricordava Augusta Gattei che allora aveva sette anni. Gli spettatori litigavano per accaparrarsi un posto da cui godere meglio la scena, i soldati faticavano ad arginarli e "i ragneva", dando spintoni a tutti. Bellagamba gridò: "Morte ai tiranni e sempre viva la libertà". L'Augusta raccontava: "L'era bèl. Drét com'un fus e spaveld". Il suo ultimo desiderio, "un pizzunzein arost, un bicér d'mistrà e un Virginia", sigaro di marca.
Oggi tra il rudere del teatro e lo sfondo solenne di Castel Sigismondo, la piazza resta simbolo del "giuoco del piccone" che ha fatto tanti danni negli ultimi 150 anni. Come nel 1948 con il Kursaal del 1873, per volere del vicino Palazzo Comunale. (2. Continua)
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Tama 1023, 16.01.2011
Politica, bancarella dell'usato

I politici non sono bugiardi. Soffrono di amnesie e si offrono alle bugie. Mai fulminati sulla via di Damasco, cercano sempre una via d'uscita. Se governano, si credono infallibili. Prendono per inganni e tradimenti le divergenze dei compagni d'avventura. Pardon, dei colleghi di viaggio. La parola compagni è ormai un raro oggetto che soltanto il nostro premier scova nelle bancarelle dell'usato e ripropone ai comizi.
B. ci aveva messo poco a convincere i suoi elettori: la crisi economica italiana era psicologica e frutto di disinformazione. Poi aveva rovesciato il discorso: grazie a lui, ne eravamo usciti senza esserci entrati. Potevamo stare tranquilli. Ma Tremonti, con quel perfido sorriso da tignina, proprio il giorno della Befana ha diffuso la voce che la crisi non è finita, e che siamo messi male: è come un videogioco con tranelli che non finiscono mai. Dove l'avrà letto? Quando nel 2008 parlò di fine non del mondo ma di un mondo, ricopiò da un editoriale di Domenico Siniscalco sulla Stampa del 7 luglio intitolato "Oltre la crisi globale".
Sai la felicità di B. già abbattuto per l'articolo di fondo di Capodanno, firmato sul Corrierone da Mario Monti: l'Italia è stata rovinata da due illusionismi, la dottrina di Marx e la personalità di Berlusconi. Il sabato dopo, la Stampa rincarava la dose. Il capo del governo non era andato a Reggio Emilia per la giornata del Tricolore, celebrata dal capo dello Stato. Marcello Sorgi invitava il premier a rompere il suo rumoroso silenzio sui 150 anni della nostra Unità, e a dire come la consideri. Con minor eleganza, Ugo Magri spiegava che nel pensiero debole di B. sta il segreto del suo potere: tace quasi sempre, con l'eccezione del discorso alto e nobile del 25 aprile 2009 ad Onna.
Il massimo della sfortuna è toccato a Sandro Bondi. Domenica 9 sul Corrierone ha lanciato la proposta di intese bipartisan guardando ad Obama. Nelle stesse ore l'attenzione era attirata dalla strage compiuta in Arizona da un 22enne lettore di Hitler e Marx, per colpire una deputata democratica moderata ebrea, Gabrielle Giffords. Il cui nome era stato inserito dalla signora del partito del tè Sarah Palin nella lista dei politici a cui sparare per l’appoggio alla riforma sanitaria di Obama. I seguaci della Palin avevano definito la Gifford un clown, una comunista, una puttana delle lobby. Lo scorso ottobre B. promise: Daniela Santanché sarà la nostra Palin. La ammirava pure il liberale Piero Ostellino. [1023]


Antonio Montanari
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Tama 1022, 09.01.2011
Troppo carbone, Befana multata

La notizia è ghiotta, hanno multato la Befana al suo arrivo a Rimini per un eccessivo carico di carbone. Noi ve la raccontiamo come l'abbiamo appresa, anche per festeggiare l'ingresso della rubrica nel trentesimo anno dalla fondazione. Per il quale regaliamo a chi lo desidera l'archivio informatico dal 1990, seguendo le istruzioni sul sito http://digilander.libero.it/tamarronedgl/ dove appaiono pure gli aggiornamenti del Fuori Tama.
La Befana ha giustificato il troppo carbone a bordo della sua sgangherata Balilla, con la necessità di affrontare le varie emergenze cittadine con le quali Rimini ha chiuso un anno un po' affannato. Grazie ad esse rischiamo di fare un bis in questo 2011. Fortunatamente i cittadini saranno chiamati alle urne per eleggere gli amministratori di Palazzo Garampi, in attesa dei quali tutti stanno a bocce ferme ed a bocca socchiusa. Forse è il silenzio che precede la tempesta. D'altro canto l'opposizione non ha motivi per lagnarsi della maggioranza uscente.
La Befana non mi è parsa disinformata, o perlomeno non ha fatto la tonta come certi cronisti che non possono scrivere di tante cose perché poi si creano antipatie ed inimicizie con chi detiene uno dei tanti poteri che esistono in ogni città che si rispetti. C'è quello del denaro, c'è quello della distribuzione degli incarichi, c'è quello dell'assegnazione dei lavori. Insomma, la vita non è così semplice come ce la illustrano gli spot pubblicitari dove ogni ciambella riesce con il buco.
A Rimini nel 2010 di ciambelle impastate male e cotte peggio, ce ne sono state parecchie. Non vogliamo tediare il lettore con un elenco che se fosse incompleto per qualche dimenticanza dovuta alla nostra età, ci procurerebbe l'accusa di stare dalla parte di qualcuno. Mentre dagli atti, ovvero dalle 1021 puntate pubblicate (più quella del 1993 uscita come fondo del giornale il primo agosto) dovrebbe risultare applicato il nostro programma impolitico di risultare sgraditi a tutti.
Che cosa porterà il 2011? Ad esempio, il nuovo dirigente post-elettorale e comunale alla Cultura nel palazzo della Biblioteca Gambalunga. Se ne sussurra il nome, a garanzia che le cose si fanno seriamente, nel rispetto di una tradizione per la quale il predecessore prima del pensionamento sentenziò che a Rimini in centro ci sono troppi vecchi. Anche lui, non di primo pelo, si meriterebbe del carbone, ma la Befana riminese non ha potestà d'intervento fuori regione, abitando egli altrove. [1022]


Antonio Montanari
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Rimini 150. In poche parole.
Palazzo Lettimi (1 Ponte)

Le bombe lo hanno scoperchiato. La città lo ha conservato come un rudere muto. Invece ha molto da raccontare. Come testimoniava la lapide dettata nel 1907 da Domenico Francolini, nel 1845 da palazzo Lettimi con il proprietario conte Andrea si muovono "gli audaci rivoltosi, preludenti l'italico risorgimento", guidati da Pietro Renzi.
Protestano contro il potere "stolidamente dispotico". Tra 23 e 26 settembre formano un governo provvisorio, poi si sciolgono fuggendo per mare o riparando in Toscana (dove sono arrestati), all'arrivo degli svizzeri pontifici. Il loro moto è reso celebre da "Gli ultimi casi di Romagna" di Massimo D'Azeglio.
Domenico Francolini (1850-1926) è un borghese prima repubblicano, poi socialista ed infine anarchico. Abita lì con la moglie, donna Costanza Lettimi (1856-1913). Amico di Giovanni Pascoli, nel 1878 sul "Nettuno" gli pubblica una lirica scandalosa, "La morte del ricco", che finisce con la condanna: "che muoia disperato". Francolini lo ha conosciuto tra novembre 1871 ed estate 1872, mentre Zvanì in misere condizioni economiche e con la testa piena di pensieri ribelli frequentava la seconda classe del liceo comunale a palazzo Gambalunga. Da dove Francolini, che aveva cinque anni di più, era appena uscito.
Gaetano Bresci (1869-1901), l'anarchico giunto dall'America, si esercita nel cortile di palazzo Lettimi prima di recarsi a Monza per regolare il 29 luglio 1900 i conti con Umberto I. Ospitato nel borgo San Giuliano dall'oste Caio Zanni (1851-1913), Bresci usa la rivoltella portata da Paterson (New Jersey) sotto gli occhi di Francolini. Zanni, noto alle autorità come anarchico, è arrestato dopo il regicidio e trasferito al carcere di San Nicola di Tremiti. Con Bresci era la sua compagna Teresa Brugnoli, che a Paterson ha lasciato una figlia diciassettenne.
Gennaio 1943, al secondo piano di palazzo Lettimi risiede Guido Nozzoli, classe 1918. Lo arrestano a Bologna sotto le armi, per "attività politica contraria al regime" mediante volantini intitolati "Non credere, non obbedire, non combattere", e per il possesso di libri esteri proibiti ma venduti sulle bancarelle. Con lui finisce dentro Gino Pagliarani, l'autore dei volantini. Nel 1944 Nozzoli riesce a salvare San Marino dal bombardamento a tappeto preparato dagli alleati. Dopo la liberazione di Rimini, sale sulle macerie di casa. Anche la statuina di sant'Antonio, un ex voto per il terremoto del '16, è stata mutilata dalle bombe. (1. Continua)
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Antonio Montanari
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Anno XIII, n. 181, Gennaio 2011
1421. Date created: 04.01.2011 - Last Update: 30.01.2011, 17:25/
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