Diario italiano
Il Rimino 211, anno XV
Luglio 2013


Leale Malatesti, Vescovo di Rimini.
Figlio "spurio" di Malatesta Antico.

Se Alessandro Malatesti, Vescovo di Forlì (1470), ha una genealogia alquanto confusa; più trasparente, pur nella sua sostanziale incertezza, è quella di Leale, dapprima Vescovo di Pesaro (1373) e poi di Rimini (1374-1400).

Leale è un figlio "spurio" di Malatesta Antico e di una non meglio precisata Giovanna, il cui nome è fatto dallo stesso Leale nel proprio testamento.
Si sa che Leale ebbe un fratello frate, come si legge in L. Tonini (IV, 1, p. 323).
Fu legittimato da papa Urbano II il 5 febbraio 1363.


Giuseppe Garampi, nelle “Memorie ecclesiastiche appartenenti all'istoria e al culto della B. Chiara di Rimini”, Roma 1755 (pp. 523-524), ricorda, a proposto del Nostro, che "non occorre più dubitare, ch’egli nascesse da questa insigne famiglia, dacché il Zabarella, che visse poco dopo, ci assicura esser egli stato de domo Magnifica de Malatestis (Consilior. num 131). Fu egli pertanto figliuol naturale di Malatesta de’ Malatesti, e legittimato da Urbano V nell’A. 1363. [Reg. de Curia an. I ep. 68]".
Lo Zabarella di cui parla Garampi, è un personaggio di rilievo nella storia della Chiesa. Nato nel 1360 a Piove di Sacco, morì nel 1417 a Costanza, durante quel famoso Concilio a cui partecipò pure Carlo Malatesti.
Su Carlo altrove (vedi Rimini.Europa) abbiamo già annotato che, sia al Concilio di Pisa sia a quello di Costanza, s'impone come mediatore fermo ma aperto alle altrui ragioni, oltre che sottile analista e dotto polemista.
Zabarella, Vescovo di Firenze nel 1410, l’anno dopo è nominato Cardinale. Il testo suo da cui cita Garampi, è il celebre “Consilia” edito a Venezia nel 1581.
Qui nel cap. XXXI troviamo quanto riportato da Garampi, ovvero quel "de domo Magnifica de Malatestis" (p. 126v).

Nella recente "Storia della Chiesa Riminese" (II, pp. 432-433) Enrico Angiolini definisce Leale il "caratteristico cadetto avviato alla carriera ecclesiastica", mentre per Bartolomeo (Vescovo di Rimini, 1445) non esclude "il classico ruolo di figlio naturale legittimato ed avviato alla carriera ecclesiastica".

Le vicende dei tre Malatesti fin qui riassunte, hanno un punto in comune: testimoniano gli stretti legami fra i Signori della Politica ed il potere della Chiesa, aldilà delle dispute dinastiche o territoriali. Il che configura l'immagine di una vita religiosa attenta, molto se non troppo, alle questioni terrene, pratiche, economiche, di gestione del "particulare" piuttosto che dell'universale evangelico.

Un altro Malatesti appare negli elenchi dei Vescovi italiani: si tratta di Antonio, vedovo e prelato di Cesena nel 1436, figlio di Nicolò Filippo di Ghiaggiolo, quarto nella discendenza di Paolo, che muore nel 1439. Aveva scelto di assumere l'abito clericale dopo la scomparsa della moglie, come leggiamo in "Caesena sacra" di Bernardinio Manzoni, Pisa 1643, I, p. 39.
Antonio Montanari



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Anno XV, n. 211, Luglio 2013
1884, 13.07.2013/10.08.2013
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