************************************************************

Febbraio 2006

Digiuno di solidarietà con l'islam.

Vogliamo prendere il lutto per quanto si è dissennatamente detto e fatto in questi giorni, per dichiarare a tutto l'Islam la nostra solidarietà, la nostra estraneità agli atti compiuti, ma al contempo la nostra corresponsabilità per quanto finora non abbiamo fatto in termini di accoglienza, dialogo, atti di pace.

Esprimiamo il nostro rispetto verso ogni credo e per i sentimenti religiosi di tutti i popoli, in particolare di tutti i musulmani che sentiamo nostri fratelli nel giorno di preghiera del venerdì, comune ai cristiani. Digiuneremo venerdì 24 febbraio e il successivo venerdì, 3 marzo, che per i cattolici è il primo della quaresima.

Offriamo il sacrificio del digiuno come atto di purificazione nonviolento e spirituale, secondo l'insegnamento di Gandhi che già più di cinquant'anni fa affrontò con le armi della penitenza, dell'umiltà e della mitezza i conflitti interreligiosi e il conflitto con il governo britannico, giungendo alla riconciliazione.

A chi sogna o incoscientemente provoca scontri ricordiamo che le civiltà in quanto tali dialogano e sono esse stesse frutto dell'incontro e dello scambio tra le culture e facciamo appello a tutti coloro che vogliono la pace nel mondo affinché facciano sentire la propria voce.

Ci impegniamo per il futuro a prendere altre iniziative di riconciliazione.

La Comunità dell'Arca Italiana

 

Oltre all'Arca in Italia ecco un elenco di alcune adesioni:

Alessandro Marescotti (Responsabile PeaceLink); don Fabio Corazzina (Segretario Pax Christi); Rosa Siciliano (direttore di "Mosaico di Pace", rivista mensile promossa da Pax Christi); Maria Antonietta Malleo (Rapporti internazionali del MIR); Paolo Candelari (Presidente del MIR); MIR-MN Piemonte; Stefano Cattani (Massa); prof. Francesco Villa (Università Cattolica di Milano); prof. Luigi Greco (Università di Napoli); Claudio Pozzi (Salerno); Anna e Domenico Potenz (Mottola - TA); Ausilia Riggi (Donne contro il silenzio); Mirko Giudicetti (Locarno - Svizzera) prof. Ambrogio Bongiovanni (Università Gregoriana - Presidente del Movimento S. Francesco Saverio per l'India); Luca Spatocco (portale web Italia Cattolica); Giovanni Sarubbbi (Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino); Turi Vaccaro (Torino); prof. Luciano Corradini; (ex-sottosegretario alla P.I. - Brescia); Cosimo Tomaselli (Mestre); Cioci Vincenzo (Napoli); Alex Zanotelli (Comboniano - Napoli); don Roberto Filippini (diretttore del Seminario di Pisa)

 

27 Febbraio 2006

In questa fase apparentemente cosi' difficile siamo tutti chiamati ad elaborare pensieri e azioni nuove per rendere visibile il sentimento di reciproco rispetto e amicizia che la maggior parte dei musulmani e dei cristiani prova nel profondo del cuore. Questo nostro sentire non dovra' piu' essere tradito da gesti e dichiarazioni irresponsabili. Esse potranno esaurirsi nel loro stesso insensato manifestarsi se cresceranno visibili, concrete e diffuse esperienze di dialogo e di amicizia. La Comunita' dell'Arca attraverso questo sito si rende disponibile ad aprire un confronto di idee e di proposte per proseguire l'azione cominciata con il digiuno. Chiediamo a tutti gli amici, a qualunque fede essi appartengano, di cercare nuove strade. Saremo ben lieti di ospitare il contributo di idee ed esperienze che potra' arrivare.

Inviate i vostri contributi e proposte a: Enzo Sanfilippo oppure a Tonino Drago

 

Altre iniziative:

Un appello per il dialogo cristiano-islamico

"Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno perdonate"
(Marco 11, 25)

Care amiche, cari amici, le religioni non hanno motivo per combattersi. Quando lo fanno ciò dipende dal fatto che esse si sono messe al servizio non di Dio, che, in tutte le religioni, chiede di non uccidere, ma di questo o quel gruppo economico, politico e militare che si contrappone con altri gruppi simili per interessi che nulla hanno a che vedere con alcun tipo di volontà divina. Occorre perciò urgentemente che le religioni, tutte le religioni, scelgano decisamente di liberarsi da tutto ciò che le lega ai poteri politici, economici e militari che le hanno trasformate in strumenti di oppressione dei popoli anziché di loro liberazione dalla paura e dalla schiavitù. Se e' vero che Dio e' amore, non si può consentire a nessuno di utilizzare il nome di Dio per promuovere appelli che di fatto incitano allo scontro, perché, come ci insegna la storia, alle parole poi seguono i fatti. Come cristiani impegnati da tempo nel dialogo interreligioso ed in particolare in quello cristianoislamico, facciamo un appello a tutti coloro che si dicono cristiani, ad abbassare ogni arma, verbale o materiale. E lo facciamo nel nome di quel Gesù che impedì a Pietro di difenderlo dalle guardie che lo arrestavano e che perdonò sulla croce i propri carnefici. Non può essere seguace di quel Gesù chi si arma per uccidere, chi produce armi di distruzione di massa, chi già le ha utilizzate contro città inermi (ricordiamo Hiroshima e Nagasaki) e chi progetta di utilizzarle nei prossimi mesi e che di fatto le utilizza già in giro per il mondo. I tragici attentati alla moschea di Samarra, indicano con chiarezza quale sarà il nuovo fronte bellico della guerra mondiale iniziata l'11 settembre del 2001 e che finora ha portato all'apertura di due fronti bellici in Afghanistan e Iraq dove ancora si combatte e si muore. C'e' bisogno perciò di una mobilitazione straordinaria di tutti per impedire questa nuova avventura militare. E le religioni possono dare il loro contributo determinante proprio a partire dal momento drammatico che stiamo vivendo, mobilitandosi per sviluppare il dialogo invece che la violenza e la contrapposizione.
*
Per noi cristiani sta per aprirsi un tempo di riflessione, quello che le varie confessioni cristiane chiamano di quaresima o tempo di passione, che ci porterà poi alla celebrazione della pasqua. Senza una nostra mobilitazione straordinaria rischiamo di non riuscire a celebrare questa pasqua a causa dei venti di guerra che si fanno sempre più impetuosi e minacciosi. Vi chiediamo perciò di dare vita, in tutti i venerdì di questo tempo di quaresima/passione a giornate di digiuno, di dialogo e di preghiera con i musulmani. Vi chiediamo di digiunare nei giorni di venerdì 3, 10, 17, 24, 31 marzo e 7 aprile prossimi, invitando le associazioni islamiche del proprio territorio a momenti di dialogo e preghiera comune. Scambiamoci visite nelle moschee e nelle chiese, invitiamo musulmani, dopo il digiuno, a momenti di agape fraterna. Devolviamo ciò che ognuno risparmia con il digiuno ad iniziative di solidarietà sociale. Riflettiamo insieme sui contenuti della comune fede nel Dio unico. Un primo appello in questo senso viene dal "Gruppo camminare Insieme per il dialogo interreligioso" di Fiorano e Sassuolo, composto di famiglie cattoliche e musulmane, che faranno insieme il percorso della quaresima/passione. Altre esperienze simili si faranno in altre città italiane. Una prima giornata di digiuno e di preghiera e' stata promossa lo scorso 24 febbraio dalla Comunità dell'Arca.
*
E affinché la preghiera per la pace possa avere un senso, per noi cristiani è fondamentale scoprire il dono del perdono: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno perdonate", ci dice Gesù nel Vangelo di Marco. E se vogliamo che questa preghiera venga accolta, c'e' bisogno che ognuno sposi pienamente la vita e la pratica di Gesù, che non ha promosso mai guerre, che non ha chiesto a nessuno di uccidere in suo nome, che anzi ha lodato a più riprese esponenti di altre religioni quali samaritani o pagani e ha accolto quelli che la società rifiutava. Come dice il Vangelo di Giovanni: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi chiedete quel che volete e vi sarà dato" (Gv. 15, 7). Contiamo come sempre sulla mobilitazione dal basso di ognuno perché la pace appartiene a tutti e tutti abbiamo il dovere di impegnarci fino in fondo per difenderla.
*
Il Comitato organizzatore della Giornata del dialogo cristianoislamico
La Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto.

Alcune adesioni individuali: Mohamed Nour Dachan (Presidente dell'UCOII); Laura Tussi (Insegnante di Milano); Franco Borghi (Cento - FE); Aboulkheir Breigheche (Trentino); Antonio Rocco La Banca; Alessandro Marescotti (Responsabile PeaceLink); don Fabio Corazzina (Segretario Pax Christi); Rosa Siciliano (direttore di "Mosaico di Pace", rivista mensile promossa da Pax Christi); Maria Antonietta Malleo (Rapporti internazionali del MIR); Paolo Candelari (Presidente del MIR); MIR-MN Piemonte; Stefano Cattani (Massa); prof. Francesco Villa (Università Cattolica di Milano); prof. Luigi Greco (Università di Napoli); Claudio Pozzi (Salerno); Anna e Domenico Potenz (Mottola - TA); Ausilia Riggi (Donne contro il silenzio); Mirko Giudicetti (Locarno - Svizzera); prof. Ambrogio Bongiovanni (Università Gregoriana - Presidente del Movimento S. Francesco Saverio per l'India); Luca Spatocco (portale web Italia Cattolica); Giovanni Sarubbbi (Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino); Turi Vaccaro (Torino); prof. Luciano Corradini; (ex-sottosegretario alla P.I. - Brescia); Cosimo Tomaselli (Mestre); Cioci Vincenzo (Napoli); d. Pietro Taffari; Massimo Salani (docente di storia delle religioni presso lo Studio Teologico Interdiocesano - STI - di Camaiore - LU - e presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose - ISSR - di Pisa); Marcello Marani (Roma); Vittorio Bellavite (Noi Siamo Chiesa) padre Giorgio Mazurkiewicz OAD; Federico La Sala; Mariangela Zecchini (Fiesso Umbertiano - RM); Francesco Lo Cascio (associazione nonviolenta ecumenica - Isola delle Femmine - PA); Norberto Pannone (Argentina); Farid Adly (Associazione Culturale Mediterraneo).

Adesione di associazioni o periodici: UCOII, Comunità islamica del Trentino, Rivista www.alternativerivista.it, Settimanale Carta, "Operatori di Pace", Padre Alex Zanotelli, editrice EMI, Noi Siamo Chiesa, PaxChristi, All'Aperto-percorso interreligioso di ricerca nell'amicizia, CEM - Mondialità, Mosaico di Pace, italiacattolica.it, Donne Cosi, Associazione Duesicilie Abruzzo, Riconciliazione.it, Assisi for peace TV, Associazione Culturale Mediterraneo, www.unimondo.org, La nonviolenza è in cammino; Gruppo de IL GALLO di Milano e di Genova; Associazione ALL'APERTO - percorso interreligioso di ricerca nell'amicizia.


************************************************************

************************************************************

Durante la guerra in Iraq, nel marzo 2003, in Italia abbiamo proposto questo digiuno:

APPELLO AGLI UOMINI E ALLE DONNE DI BUONA VOLONTA'

Quarant'anni fa Lanza del Vasto fece un digiuno per tutta la durata della Quaresima per sostenere la richiesta di una parola forte, chiara, decisa, sulla Pace e la nonviolenza durante il Concilio Vaticano II. Scrisse una lettera a Giovanni XXIII per spiegare le motivazioni che lo inducevano a quel gesto. La risposta arrivò il giovedì santo: la Pacem in terris rispondeva a quasi tutte le richieste soprattutto a quella della messa al bando delle armi nucleari.
In questi 40 anni sono successe tante cose positive per merito della nonviolenza, la caduta del muro di Berlino, i movimenti popolari che nel 1989 hanno dissolto parecchi regimi autoritari, la fine della contrapposizione est-ovest. In questi ultimi tempi questa forza morale si è espressa con un popolo di pace, che, sia pure senza capi, è arrivato a decine di milioni in tutto il mondo, con le dichiarazioni nette e concordi delle confessioni religiose, senza timori per il potere costituito.
Ma la Pace è tuttora calpestata in tante parti del mondo.
Abbiamo pregato, abbiamo digiunato, abbiamo marciato, ma la guerra è scoppiata in Iraq.
Non ci fermeremo! Continueremo a pregare, digiunare, marciare.
Proponiamo un digiuno a staffetta per tutta la durata di questa sciagurata guerra.
Un digiuno gandhiano, a sola acqua, per almeno un giorno alla settimana a rotazione. Chiediamo di diffondere e sostenere per quanto possibile questa azione affinché sia segno e testimonianza della verità della nonviolenza come forza della Giustizia, leva della conversione per la soluzione dei conflitti. Una nonviolenza che è stile di vita e metodo di lotta.
Proponiamo la resistenza spirituale, la preghiera incessante, il boicottaggio dei marchi coinvolti in questa guerra, l'obiezione di coscienza e la disobbedienza civile per ogni atto che, anche nei paesi non belligeranti, contribuisce alla prosecuzione di questo ingiusto e illegittimo conflitto, cominciando a vivere in maniera più sobria e tessendo relazioni di pace e nonviolenza nel quotidiano.

PACE FORZA GIOIA
Movimento italiano dell'Arca di Lanza del Vasto

 

***********************************************************************************

APPEL AUX HOMMES ET AUX FEMMES DE BONNE VOLONTE


Il y a quarante ans Lanza del Vasto jeuna à Rome les 40 jours du carème pour soutenir la demande qu'il
faisait au Pape d'une parole forte, claire, précise, sur la Paix et la nonviolence au cours du Concile Vatican II.
Il avait fait parvenir à Jean XXIII une lettre où il expliquait tout cela ainsi que les raisons de son jeune. La réponse
arriva le jeudi saint : la Pacem in Terris répondait à presque tout ce qu'il avait demandé et surtout à la mise
au ban des armes nucléaires. Pendant ces 40 dernières années nous avons assisté a bien des évennements positifs dans le monde où la non-violence à eu sa part (la chute du mur de Berlin, les mouvements populaires qui en 1989 ont permis la fin de nombreux régimes autoritaires, la fin de l'opposition est-ouest). Ces derniers temps cette force morale s'exprime dans un peuple de paix qui, malgré l'absence de chefs, compte quelque dixaine de milion de personnes dans le monde entier, avec les déclarations nettes et conformes de toutes les confessions religieuses, sans crainte des autorités constituées.

Mais la Paix est encore foulée aux pieds en beaucoup de lieus de la terre.

Nous avons prié, nous avons jeuné, nous avons marché, mais la guerre a éclaté en Iraq.

Nous ne nous arreterons pas! Nous continuerons de prier, jeuner, marcher.

Nous proposons un jeune à relais pour toute la durée de cette malheureuse guerre.

Un jeune gandhien, à l'eau seulement, pour au moins un jour par semaine à rotation.
Nous demandons de diffuser et soutenir cette action le plus possible, afin de rendre témoignage de la verité
de la nonviolence comme force de la Justice, levier et moyen de Conversion pour résoudre tout conflit. Une
nonviolence qui soit style de vie et méthode de lutte. Nous proposons la resistance spirituelle, la prière incessante, le boycottage des marques impliquées dans cette guerre, l'objection de conscience et la désobeissance civile pour tout acte qui, meme dans les pays non-belligérants, puisse contribuer à continuer ce conflit injuste et non légitime, en commençant par vivre de manière plus sobre et donner lieu à des relations de paix et nonviolence dans la vie de chaque jour.

PAIX FORCE ET JOIE

Mouvement Italien de l'Arche de Lanza del Vasto

**********************************************************************************

APPEAL TO ALL MEN AND WOMEN OF GOOD WILL

Forty years ago Lanza del Vasto fasted for the entire season of Lent in order to lend weight to his request for a strong, clear and unequivocable declaration from the Second Vatican Council supporting peace and non-violence. He wrote a letter to Pope John 23rd to explain the reasons behind his gesture. The reply arrived on Holy Thursday: Pacem in terra agreed to nearly all the requests above all to that of banning of nuclear weapons. Many positive things have happened in these forty years as a result of the practice of non-violence - for example, the fall of the Berlin wall, the peoples'movements that in 1989 lead to the fall of many authoritarian regimes, and the end of the cold war. In these days, this moral force has expressed itself through the peaceful people, who even though without leaders, have reached out to tens of millions in all the world, with clear declarations in accord with religious principles, without fear of the powers that be.

Even so, peace is trampelled under foot in every part of the world.

We propose a fast in rotation for the entire duration of this terrible war.

A Gandhian fast - only water - for at least one day a week in rotation. We ask to spread and sustain as far as possible this campaign so that it may be a sign and testimony of the truth of non-violence as a power for justice, a means to change for the good and a resolution of the conflict. We propose non-violence as a way of life and a way to fight. We propose spiritual resistence, prayer without ceassing, the boycotting of all trade-marks involved in this war, the objection of conscience and civile disobedience for each act, even in the countries not involved in the war, that contributes to the continuation of this unjust and illegal conflict. Let us begin by living in a more sober manner and forming peaceful relationships based on non-violence in our daily lives.

PEACE STRENGTH JOY

**********************************************************************************

Ecco la lettera che Lanza del Vasto inviò al papa Giovanni XXIII al suo arrivo a Roma:
Roma, 4 marzo 1963
Santo Padre,
rispondendo al suo appello, sono venuto dalla Francia a Roma per fare penitenza in onore del Concilio, di questo Concilio della riconciliazione che da anni sognamo senza mai aver sognato che potesse essere cosa reale e vicina.
Mi accingo a digiunare fino alla mattina di Pasqua, compiendo così quaranta giorni di muta e intensa preghiera. Mi animano tre motivi:
Il primo è la coscienza delle mie colpe che mi rendono troppo indegno di innalzare una richiesta al cielo.
Il secondo è la domanda: che il nostro papa goda di buona salute, perché siamo pieni d'amore per l'uomo che ha voluto trasformare la maestà pontificale in bontà paterna.
Il terzo è la nostra attesa, di fronte alla minaccia di Guerra totale, della parola conciliare di cui il mondo ha oggi bisogno, di una parola audace, assoluta, insomma evangelica.
Mi consenta di soffermarmi un po' su questo punto di vitale importanza. In realtà tutto il bene che attendiamo dal concilio a chi gioverà se la Guerra totale che ci si prepara ci trasforma in una montagna di cadaveri o in un popolo di lebbrosi o se, anche senza guerra, le radiazioni della materia disintegrata fanno sorgere generazioni di mostri?
So che Vostra Santità non ama i profeti di sventura e non vorrei esserne uno. Ma non dite che sono tutte cose da fantascienza: si iscrivono nella folle logica del secolo, oltre al fatto che la deflagrazione universale può prodursi da un momento all'altro per puro incidente.

Chi proteggerà i popoli dalla loro ignoranza, dalla loro inerzia, dalla loro incoscienza?
Chi li proteggerà dai loro capi, ciechi alla guida di ciechi, loro stessi guidati dal Principe di questo mondo? Chi proteggerà la Creazione di Dio e tutte le bellezze e le bontà in essa contenute, contro le bramosie, le paure, gli orgogli oggi armati per distruggere tutto?
Chi altri se non la chiesa, Mater et Magistra? A lei spetta il compito di avvertire, di esortare, di implorare, di indicare le soluzioni. Guardate quel che è successo in Svizzera dove un arcivescovo ha incitato il popolo a dare il suo consenso all'arma di morte. Se Roma avesse parlato questa vergogna non peserebbe su noi cattolici. Se questa volta non parla, il cattivo esempio sarà seguito, moltiplicando il pericolo.
È vero che la chiesa non ha il potere di imporre le sue volontà ai governi legittimi, ne quello di opporsi ad essi, salvo se è pronta a tornare nelle catacombe. Non si tratta però di imporre, ne di opporre e nemmeno di rivolgersi ai governi (i governi continueranno a gettare sull'avversario la colpa dell'aggressione e ad attendere che l'altro disarmi per primo).
Si tratta di strappare dalla bocca dei nemici della nostra chiesa l'accusa che le rivolgono di essere complice dei governi nelle loro imprese sanguinarie, mentre le dichiarazioni papali in favore della pace non sono che teoria e retorica, per non dire maschera!
È molto difficile contestare questa tesi fintanto che un'interpretazione abusiva dei Romani XIII fa per noi dell'obbedienza cieca al potere stabilito, per cattivo che sia, un dovere religioso.
Non c'è speranza che in Dio, e Dio opera dal di dentro, nella coscienza degli uomini liberi. La sola speranza è quindi in un risveglio della coscienza cristiana, debitamente educata, in misura di resistere alle tentazioni, seduzioni e costrizioni in virtù delle quali il potere la fa entrare nel suo gioco.
La Resistenza spirituale è esattamente il contrario della ribellione, della sovversione, dell'anarchia, perché "obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" è freno per il Potere quando devia e zelo a servirlo per il bene comune.
La Resistenza spirituale non è assolutamente rinuncia alla legittima difesa e alla lotta per la giustizia. In ogni tempo è la più legittima delle difese e nell'era atomica la più ragionevole e possibile: l'unica che non comporta la distruzione di quel che si pretende difendere.
La Resistenza spirituale consiste nell'opporre al male non un male della stessa natura e di segno opposto, bensì un bene eguale e appropriato.
"Noi possediamo, dice l'apostolo, armi non carnali; esse, con la grazia di Dio, hanno la forza di rovesciare fortezze." È chiaro che i cristiani che hanno fatto e visto crollare tanti imperi non possono riporre la loro fiducia in quelle armi e nella bomba H contemporaneamente.
Circola confidenzialmente un progetto di schema sulla guerra e la pace, di cui un frammento fu pubblicato dalle "Informations Catholiques lnternationales". Se si risolvesse di adottarlo esso risponderebbe in gran parte alle nostre aspirazioni.
Esso contiene parole che non si prestano a equivoci, come la seguente: "La distruzione in massa di intere popolazioni, come avvenne nei bombardamenti di Amburgo, di Lipsia e di Hiroshima, è un crimine che grida vendetta al cielo."
Oppure come questa: "Chi dà ordini contrari al diritto delle genti deve aspettarsi di essere disobbedito."
Ma se è cosi, se la Guerra totale è un crimine, non si dovrebbe forse insistere sull'affermazione che la preparazione del crimine è già un crimine? Dichiarazione di conseguenze gravi e immediate, che l'uomo che in tempo di pace lavora all'armamento atomico non potrebbe più ignorare che è in colpa e che dovrebbe cambiar mestiere.
C'è di più: ogni cittadino che rimane inerte di fronte all'urgenza del pericolo dovrebbe sapere che è in colpa e che tramite la parola, lo scritto o qualsiasi altro mezzo piccolo o grande a sua portata, deve rompere la complicità del silenzio e destarsi prima che sopraggiunga l'irreparabile.
Infine ciò che, a nostro umile avviso, manca del tutto è un paragrafo in cui venissero esposte le quattro regole della Resistenza spirituale:
1. Che essa venga portata avanti senza spargimento di sangue.
2. Senza frode ne menzogna, a viso scoperto, senza eludere i castighi, anzi, al contrario, provocandoli e sopportandoli con dolce fierezza.
3. Con il rispetto per l'avversario, per la sua libertà, per la sua dignità e la preoccupazione di convertirlo.
4. Che sia una testimonianza della verità secondo cui il sacrificio ha una virtù che salva (è la lezione della croce e la tradizione dei martiri).
E si dovrebbe ricordare che la Resistenza spirituale ha dimostrato la sua efficacia pratica nella liberazione dell'India e in svariati conflitti privati o pubblici sia in occidente che in oriente, storia poco nota e che merita uno studio attento in questi tempi di estremo pericolo.
Mi scuso di queste pagine forse inutilmente lunghe. È possibile che la supplica silenziosa del digiuno completo sarebbe bastata a dire tutto questo e ben di più, meglio che le parole.
Comunque sia, rimango ritirato e nascosto nel convento cistercense di Frattocchie. La cosa è nota solo a qualche raro amico e ad alcuni ecclesiastici. Spero che la stampa non farà rumore intorno a questo gesto.
Lo depongo tremante ma non senza speranza ai piedi di vostra Santità e nel cuore di Nostro Signore misericordioso. Ossequi devoti.
Lanza del Vasto

************************************************************************************

 

Appello alla coscienza e Digiuno davanti all'ONU

All'Assemblea delle Nazioni Unite
Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
Al Governo e al Popolo USA

Davanti alla gravità delle decisioni che saranno prese nei prossimi giorni, in risposta alla minaccia per la pace che rappresenterebbe il governo di Saddam Hussein se detiene armi di distruzione di massa
noi abbiamo deciso di digiunare a sola acqua, per una settimana dal 15 al 22 febbraio, a New York, vicino al Palazzo delle Nazioni Unite. Alcuni di noi sono pronti a prolungare questo digiuno di più giorni se valuteranno che la loro azione potrà aiutare a creare un clima di mutuo ascolto.

Ci appelliamo a tutti quelli che credono che il digiuno è l'ultima risorsa per manifestare la nostra responsabilità, a digiunare là dove essi sono, in collegamento con noi e li invitiamo magari a venire a New York City per prolungare questa "veglia" e questa nostra interpellanza vivente.

Con questo atto noi vogliamo, secondo la tradizione gandhiana:
· incoraggiare ognuno a prendere una distanza sufficiente dalla situazione per rendersi fedele alla profondità della propria umanità, lasciando da parte gli interessi e le passioni, resistendo alle pressioni e misurando bene le diverse conseguenze di un intervento armato.
· sostenere tutti quelli che nel mondo cercano di percorrere altre vie diverse dalla guerra.
· invitare rispettosamente il Governo iracheno a conformarsi pienamente al deliberato dell'ONU, così da evitare ogni sospetto, malgrado l'umiliazione che rappresenta per la nazione una tale indagine.
La guerra resta il metodo più nefasto per risolvere i conflitti. La storia dimostra che essa genera umiliazioni, distruzioni, sofferenza e morti che incancreniscono le vittorie, provocano risentimenti e spirito di vendetta e vanno quindi ad alimentare altro terrorismo.

Invitiamo tutti i membri delle nazioni occidentali a riconoscere che i nostri stessi paesi hanno elaborato, messo a punto e talvolta disseminato le armi di distruzioni di massa, quelle che per prima cosa minacciano la sopravvivenza delle popolazioni civili. Il fatto di continuare a perfezionarle e di accumularle costituisce una minaccia per l'intera umanità. Vogliamo che nessuno ripeta una distruzione massiccia di civili, come quelle di Hiroshima e Nagasaki. Infine non dobbiamo dimenticare che non tutte le nazioni occidentali hanno accettato che un uguale controllo possa essere fatto sul proprio suolo.

Senza prove convincenti di intenzioni aggressive da parte dell'Iraq, qualsiasi politica di forza sarà vista da gran parte delle nazioni come una dimostrazione di potenza, una ricerca dei propri interessi, ed una negazione dei diritti umani e dei valori che si pretenderebbe di difendere. Questo non può che aggravare il fossato tra le culture e sminuire la vera grandezza del popolo statunitense, mostrata nel secolo scorso con il suo impegno in difesa della libertà e della giustizia.
Possa la parola del profeta Isaia "Dalle loro armi essi forgeranno aratri" non diventare vana!

Venendo da diversi paesi d'Europa, sappiamo bene dalle nostre guerre e dalle nostre storie coloniali che noi non abbiamo da dare lezioni, ma vogliamo lavorare per un'altra storia. Saremo là vicino a voi, come una lampada, per ricordare che il mondo attende una parola di pace.

J.B. Libouban, responsabile della comunità gandhiana dell'Arca, Francia; Alain Richard, Francescano, Francia; Mario Gonzales, responsabile dell'Arca di Spagna, Antonino Drago, professore all'Università di Napoli con la moglie Vanna Alleati dell'Arca, Italia; Ali Reid, Quacchero, Gran Bretagna; Theo Dollgast, Arca, Francia; Kate de la Mure, Quacchera, Gran Bretagna....

 

************************************************************************

 

Una suora si è fatta promotrice di questo appello a cui volentieri aderiamo.
Per dare la vostra adesione scrivere a Suor Evelina Savini: evelinasavini@virgilio.it

 

Al papa Giovanni Paolo II
Siamo la voce di un popolo: tra noi vi sono cattolici che La riconoscono pastore e autorita' della Chiesa; vi sono cristiani di diverse confessioni, fedeli di altre religioni e non credenti, che l'ascoltano e la rispettano come autorevole capo spirituale e morale. Siamo in tanti: uomini e donne diversi per credo religioso e politico, per provenienza e cultura, per condizioni e scelte di vita. Ci lega un filo: non vogliamo guerre, non vogliamo questa guerra. Temiamo che gli organi istituzionali e le diplomazie, molti capi di Stato e politici, non abbiano la volonta' o la forza per evitare un altro massacro. Ci rivolgiamo a lei perche' chieda solennemente, ancora una volta, a governanti e governati di non fare questa guerra. Vorremmo che si levasse la sua voce autorevole per invitare ogni uomo e donna di buona volonta' a porre ad essa obiezione di coscienza. Che i parlamentari non la deliberino, che i militari non la combattano, che ogni persona, secondo le sue possibilita', percorra attivamente la strada dell'obiezione e della noncollaborazione.
Le chiediamo un'affermazione semplice e univoca, che non lasci scappatoie per gli incisi e i distinguo.
Ci sentiamo accanto al popolo iracheno, che da una guerra vedrebbe solo accresciute le proprie sofferenze. Ci sentiamo accanto alle vittime di ogni guerra, di ogni terrorismo e a tutti i crocefissi della storia.
Santita', confidiamo in lei perche' si faccia voce di questo popolo. Grazie per quanto ha fatto e fara'.

 

***************************************************************

All'interno dell'Arca c'è una speciale Commissione, CANVA, che si occupa di organizzare, promuovere e diffondere le azioni nonviolente intraprese. Ha attivato anche un sito internet, in lingua francese: http://www.canva-ass.org