ROCCAGLORIOSA
ROCCAGLORIOSA
Roccagloriosa, piccolo paese distribuito sui terrazzi verdeggianti che degradano dalle pendici dei monti Capitenali, posto allo sbocco del valico di Sanza, tra il golfo di Policastro e Palinuro, e costituendo il collegamento naturale del Vallo di Diano con il Mar Tirreno attraverso la valle del Mingardo. Si estende in altre parole verso il Cilento interno fondando le sue remotissime radici di storia (fin ora conosciute) nel V sec. a.C. Il primo a dare notizia, nella prima metà del novecento, del sito pre-romano abitato dai Lucani, fu uno studioso locale di latino e greco, Leopoldo Finamore; alla sua morte lasciò appunti e disegni, dai quali l'arch. Napoli prese spunto per l'inizio dei sopralluoghi nell'area interessata. Lo scavo dell'abitato antico di Roccagloriosa, iniziato negli anni settanta, ha confermato l'importanza del sito ed ha suggerito una ricognizione topografica del territorio circostante intesa a definire il tipo di paesaggio agrario, corrispondente al notevole sviluppo dell'abitato avvenuto nel IV secolo a.C. a ridosso dei monti Capitenali. Nel 1983 gli scavi avevano un raggio conoscitivo in ambito comunale. Successivamente, dal 1986, la ricognizione è stata estesa all'intero comprensorio includendo la media ed alta valle del Mingardo e del Bussento, con il fine di inquadrare i dati raccolti precedentemente ed il territorio circostante in un più ampio quadro regionale. Dal 1987 la ricognizione è stata effettuata sotto la direzione di H. Fracchia, grazie al permesso della Dott. ssa G. Tocco, Soprintendente,Soprintendenza Archeologica,Salerno. Pertanto si possono distinguere in due campionature diverse del territorio, in esame, i dati presentati: la prima ottenuta dalla ricognizione del territorio circostante, per un'analisi dettagliata dei modi d'occupazione del suolo; la seconda, estesa in scala regionale, tuttora in corso, è stata effettuata seguendo considerazioni topografiche per scegliere le aree da visitare. Le campionature del territorio hanno fornito una base documentaria di notevole importanza per la ricostruzione dell'economia agricola, evidenziando un sistema di policoltura, nella quale la vite occupa circa il 30% dei frammenti carbonizzati. Tra i suoi primi abitatori, di cui ci sono rinvenute tracce, si conoscono: gli Osci, i Greci ed i Romani. Per la sua imponenza e il punto strategico che mantiene nei confronti del territorio circostante, nel V sec. a.C. assume la funzione d'avamposto sulla costa Tirrenica e centro di controllo del territorio. A questo secolo risalgono i resti di una casa che è da porsi in relazione con la tomba rinvenuta in contrada la Scala, nella quale si è trovata una serie di vasi etrusco-campani in bronzo. A distanza di un secolo l'abitato subisce una notevole espansione, venendosi così a creare anche edifici di una certa monumentalità. Questi erano strutturati con un cortile interno pavimentato con basoli di pietra calcarea, un porticato,un'area cerimoniale ed un deposito votivo, composto di statuette femminili in terracotta e da un certo numero di vasetti miniaturistici. Inoltre si ha la presenza di un tipo di bagno, camere per le attività domestiche e botteghe artigiane, simili alle case Italico-Romane del III e II secolo a.C. Nella seconda metà del IV secolo a.C. viene innalzato un massiccio muro di fortificazione, in blocchi di calcare, nell'area a ridosso dei monti Capitanali, individuata per un'estensione di circa Km 1,200. Esse lasciano all'estero la necropoli in contrada la Scala, includendo, invece, al suo interno un'ampia superficie in cui sono distribuiti almeno tre nuclei abitativi distanziati fra loro da spazi liberi. Lo studio di questa necropoli apre una parentesi nella storia dei costumi funerari, i quali si rinnovano nell'arco di circa tre generazioni. Quelle più antiche, infatti, risalenti circa alla prima metà del IV secolo a.C., caratterizzate dalla ricchezza dei corredi e con l'uso delle tombe a fossa. Nella seconda metà del IV secolo a.C., l'evoluzione è accentuata dalle tombe che erono provviste di recinti funerari (denominate tombe a camera). I materiali rinvenuti includono importanti esemplari di ceramica a figure rosse, importati sia dall'area pestana sia da quella tarantina. Con ciò si può idealizzare come siano vasti i rapporti esterni. Infine, le sepolture appartenenti alla terza generazione si contraddistinguono per la peculiarità del rituale funerario, attestato in esclusiva relazione a adulti di sesso maschile da un numero di cremazioni. Le tombe ritrovate nella necropoli della città lucana, non sembrano potersi datare oltre il III secolo a.C., invece le zone circostanti continuarono la loro esistenza uniformandosi sempre più al processo di romanizzazione. Le uniche strutture laterizie, rinvenute nell'area archeologica, sono ville e fattorie romane individuate presso Scario nella località La Francesca, e a Sapri presso Santa Croce; entrambe situate sul mare. I discendenti della città di Roccagloriosa sono sempre riusciti a riscrivere la loro storia affrontando le invasioni dei Bizantini del 550, dei Normanni nel 1100, degli Aragonesi e Angioini nel 1300, dei Mori nel 1500 e dei Borboni nel 1800. Il passaggio di questi insediamenti si legge tuttora nei ruderi del castello medievale, nella pietra antica dei portali e nelle sue chiese. L'intero alzato è strutturato in opera poligonale,con blocchi calcarei tratti dalle cave presenti sul posto, con la sola differenza delle dimensioni rispetto il loro fine. Gli edifici sono strutturati con blocchi calcarei di piccole dimensioni, disposti per testa e per taglio in filari orizzontali. Non si è rispettati, in almeno alcune costruzioni, la regola vitruviana sulle misure e sicurezza delle "fundamenta". Alcuni edifici sorgono su di un pianoro di frana, dovuto a sorgenti sotterranee. Alcuni degli effetti sono quelli dimostrati nella foto sotto riportata. A differenza degli edifici le mura di fortificazione sono composte di blocchi con dimensioni maggiori e disposti a secco in filari orizzontali. Esse delimitano il pianoro sul quale era fondata la città del IV secolo a.C. Rispetto gli edifici posti nello spazio interno, le mura appaiono tecnicamente più curate: costruite, cioè, con grandi blocchi con margini rettilinei e con la superficie esterna levigata con più attenzione. Le parti di muro visibili sembrano essere in opera isodoma. Sono ancora presenti le mura delle torri che erono integrate nelle stesse mura di fortificazione. Le ultime strutture presenti sono le tombe a camera. Queste si differenziano, dalle strutture precedentemente trattate, sotto vari aspetti. I blocchi calcarei sono di maggiore dimensione e sono rigorosamente squadrati. Sono incavate in parte nella roccia, quest'ultima ricoperta dai blocchi. Le mura di entrata sono sormontate da un architrave in pietra . Il loro tetto è anche esso formato di blocchi calcarei, mantenuti per forza di gravità. Il pavimento esterno è in basoli di pietra. Sono localizzate nella parte più alta dei monti Capitenali, al di fuori della cinta muraria.