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Cenni Storici A cura di Giovanni Nicastri. ____________________________________________________________________
e notizie
più antiche di presenze umane e d’insediamenti abitativi nell’area del
territorio di Falerna riguardano l’epoca della Magnia Grecia e Romana, come
hanno dimostrato le campagne di scavi della Sovrintendenza Archeologica della
Calabria, effettuate negli anni settanta ed ottanta, durante le quali nella
località Piano delle Vigne hanno restituito alla luce una villa padronale
d’età Romano Imperiale, ed in particolare tracce d’ambienti pavimentati in
"Opus Spicatum", che dovevano appartenere alla parte
monumentale del complesso residenziale e che potrebbero attribuirsi al settore
destinato ai servizi.Tanto sembra essere confermato, per come relazionato dagli
studiosi che hanno diretto le campagne di scavi, da una vasta area cortilata e
lastricata in pietra, adiacente agli ambienti descritti, separati da un grande
muro perimetrale. L’età
del complesso residenziale potrebbe ascriversi tra il III/IV sec. d.c.. e ricade
nella parte a monte, circa 200 m slm, di una fascia del territorio marino
comprendente le C/de Fatuzza/Schipani/Torre Lupo ove, recentemente, in
località Schipani, durante l’esecuzione di lavori, sono stati individuati i
resti di un’antica villa termale. La storia
degli attuali centri urbani ha avuto inizio con la nascita del Castello di
Castiglione Marittimo intorno al 1062, allocato in epoca Normanna a quota 180 m
slm., in località amena poco distante dal mare dal quale si domina il vasto
golfo di Sant’Eufemia, ove un naturale ripido scoscendimento ne facilitava la
difesa da attacchi esterni. Il
castello di Castiglione, fu realizzato come opera difensiva in muratura e
rientrava nel contesto delle opere di fortificazione fatte edificare dai
Normanni, per frenare le orde dei Saraceni che da secoli flagellavano la
Calabria. Questa
grande opera fu per importanza, imponenza e posizione una fra le principali
opere di fortificazione ed oggi, a testimonianza della stessa, esistono i ruderi
dei muri perimetrali, l’arco d’entrata con l’adiacente locale del posto di
guardia ed il vano anticamente destinato a cisterna per la raccolta e
approvvigionamento idrico, quest’ultimo recentemente restaurato. Dei primi
anni di vita di Castiglione si hanno poche notizie (la rivolta contro i Normanni
del 1091; difesa contro gli attacchi dei pirati saraceni del 1214; nascita
ufficiale indicata nel nuovo ordinamento amministrativo della monarchia Sveva
intorno al 1206). In una
nota di dei Regesti Vaticani di Clemente V (papa dal 1305 al 1314) Castiglione
figura fra i paesi facenti parte della Diocesi di Tropea insieme ad altri paesi
del circondario (Amanteae, Castellioni, Petramale, Augelli, Fluminis Frigidi)
mentre in un’altra nota successiva di papa Giovanni XXII (papa dal 1316 al
1334) Castiglione non è elencato insieme ad Amantea, Fiumefreddo, Aiello,
Nocera e Pietramale, per cui si deve supporre che Castiglione, la cui crescita
demografica fu un fenomeno lento e graduale che acquistò rilevanza solo dopo
l’arrivo dei d’Aquino, fu soltanto un luogo religioso e non godeva di vera a
propria autonomia amministrativa, fra l’altro non figura neanche fra i nuclei
abitati censiti dal catasto Angioino nel 1276 (figurano solo Nocera, Martirano,
Nicastro, Petramala), il suo territorio, inoltre, faceva parte dei possedimenti
diretti del Re di Napoli, perché gli Angioini lo avevano incamerato nella Regia
Curia. Castiglione
Marittimo, con il suo castello, e Falerna nel corso dei secoli subirono
l’influenza degli eventi storici e religiosi che interessarono la Regione
Calabria nei vari periodi storici: (Dominazione Angioina 1265/1442; Periodo
Aragonese 1442/1503; Viceregno e dominazione spagnola 1503/1734; Carlo III di
Borbone 1734/1806; Occupazione Francese 1806/1815; Restaurazione Borbonica
1816/1860), e dalle sorti della nobile famiglia dei d’Aquino, d’origine
Longobarda, proveniente da Aquino (nell’attuale provincia di Frosinone) dalla
quale ne prese il nome, che dal 1303, anno in cui gli fu assegnata in feudo dai
d’Angiò, vi dominò per cinque secoli fino al 1799 anno di morte
dell’ultima feudataria "Principessa Maria Pico della Mirandola",
deceduta senza lasciare eredi, ed anche per successiva abolizione della feudalità
operata in seguito all’occupazione del Regno di Napoli da parte dei Francesi
di Giuseppe Bonaparte.
d’Aquino,
furono una fra le più illustri famiglie nobili italiane, nel corso del loro
dominio feudale godette di numerosi titoli nobiliari, ed estese il proprio
potere su una vasto territorio composto da 20 centri abitati e compreso tra il
Fiume Savuto e l’Amato, quasi tutto l’attuale circondario di Lamezia Terme,
escluso i Comuni di Gizzeria-Nocera Terinese e Sant’Eufemia amministrate dal
Sacro Militare Ordine di Malta. Successivamente
alla nascita intorno al Castello di Castiglione furono edificate delle case fino
a formare quello che è l’attuale centro storico il cui tessuto urbano, con la
via principale che sale alla rocca attraversando il centro abitato insieme ad
una serie di vicoli e scalinate, è restato quasi inalterato. Alcune residenze
dell’attuale centro urbano presentano in facciata tracce di più antiche
costruzioni; pietre di "Poros" documentano che all’intorno ci
furono edifici più antichi il cui materiale fu riutilizzato. In seguito
al trasferimento della famiglia d’Aquino da Castiglione nella nuova residenza
di Nicastro "attuale palazzo dell’Ufficio Imposte/Registro",
avvenuto dopo gli eventi tellurici (del 27.03.1638, fra le ore 20,00 e le 21,00
che ebbe com’epicentro Nicastro che nei territori dei d’Aquino provocò
4.000 vittime con danni incalcolabili, per il terremoto 05.02.1783, che
interessarono entrambi la regione danneggiando il Castello, e per altri
determinanti avvenimenti (epidemie- nascita del nuovo centro urbano di Falerna
nella zona montana- occupazione francese del territorio- diminuzione demografica
e dei commerci che qui si svolgevano nei secoli precedenti, ecc.) questo antico
quanto importante centro storico vide declinare, anno dopo anno, il proprio
prestigio; in particolare quando, con il nuovo assetto amministrativo, disposto
dai Borboni nel 1816, Falerna divenne sede di Capoluogo del Territorio. La storia
di Falerna ebbe inizio nel 1600 quando furono accolte e sistemate nel territorio
alcune famiglie d’agricoltori e pastori, provenienti da alcuni paesi vicini,
nella località Montana denominata Pagliara la quale, presumibilmente, assunse
il nome dalle capanne di paglia ivi realizzate. In una
relazione redatta nel 1888 da Giuseppe Colosimo di Colosimi, redatta in
occasione delle operazioni di controllo delle operazioni di verifica delle
occupazioni di terreno verificatesi sul pianoro d’Istia in agro di Falerna si
leggono i seguenti riferimenti storici dei quali si riporta quanto segue: "Risulta
dagli incartamenti antichi che circa l’anno 1600 il principe di Castiglione di
Casa D’Aquino volendo edificare un novello paese nel suo dominio, e
precisamente nella falda meridionale del monte Farne o Falerna, comprò da
particolari il luogo ove attualmente esiste l’abitato di Falerna prossimo alla
vasta continenza demaniale ex feudale denominata Santo Oronzio, Pagliara,
Pietralata, Pietrapiana, Monache, Carito, Dedaruso Valle Della Carcara, Istia,
Campitello e Montagna. Ivi accolse della gente collettizia al numero di 30
famiglie e vi si edificò il paese col nome di Falerna. E poiché il luogo
faceva parte del territorio di Calabria Citra, così il paese fu aggregato alla
provincia di Cosenza, come ben si scorge nella situazione dei Comuni del già
Regno di Napoli stimata nell’anno 1669. Assegnò
il suddetto Principe d’Aquino la contrada precennata ai novelli abitatori
permettendo loro di costruire fabbriche senza diritto di casalinaggio nel
recinto dell’abitato: cedè ancora ai suddetti diritti di pascolo e di
legnamare al secco ed al verde per uso fuoco, di costruzione e d’utensili
rurali, e concedè ai massari il diritto di seminare e di dare a semina,
esigendone essi stessi il terratico sopra i locali Santo Oronzio, Pagliara,
Pietralata, Pietrapiana, Monache e Dedaruso con l’obbligo di pagare l’annuo
estaglio di tiomoli 56 misura alla colma metà di grano bianco e metà di
germano, riserbandosi solo il diritto sulla frutta degli alberi consistenti in
ghiande amare e dolci. Concesse
del pari ai suddetti nuovi abitatori l’esercizio degli usi civici del pascere,
coltivare con la piccola corrisposta al padrone di un quarto di tomolata,
chiudere dei giardini, acquare, e legnamare così per uso del fuoco che per
costruzione ed utensili rurali, sopra i locali Istia, Campitello, Valle Della
Carcara e Montagna. I
privilegi e benefici concessi si tramutarono, successivamente, in usi civici,
dando così l’avvio ad un fenomeno d’immigrazione che servì da presupposto
per la nascita del un nuovo centro urbano che sorse successivamente in zona più
a valle a quota 550 m slm, luogo d’attuale ubicazione, meglio predisposto per
il clima e per l’esercizio dell’agricoltura. La nascita
del nuovo villaggio di Falerna non fu priva di conflittualità e rivalità nei
rapporti con l’antico centro di Castiglione come del resto risulta evidente in
un documento redatto dal notaio Pesce il 24.12.1631, con il quale il Sindaco di
Castiglione Paolo De Agostino e quello di Falerna Marco Antonio Formica posero
fine ad una vertenza riguardante l’uso delle acque. Questa
conflittualità e la rivalità esistenti spinsero, sicuramente, il Principe di
Castiglione a sollecitare al Sovrano Filippo V la completa autonomia del nuovo
casale montano, Falerna, del feudo di Castiglione, cosa che avvenne nel 1648 Successivamente
alla sua nascita fu fondata la chiesa dedicata a San Tommaso in omaggio ai
feudatari, ai quali questo Santo appartenne nella famiglia d’origine, la quale
fu dotata dei registri parrocchiali che ancora esistono e sono custoditi
dall’attuale parroco Don Andrea Laureana. Verso il
seicento quando la strada romana "Popilia", importante arteria
riattivata dai Normanni e successivamente ristrutturata dagli spagnoli, che
collegava i centri campani con l’estremo sud della penisola, attraversava il
territorio di Falerna intorno a quota 200 m slm, interessando il piano di Canne
e delle Vigne, divenne soprattutto passaggio d’eserciti mercenari e di
fuorilegge e le zone Marine dalla fine del quattrocento divennero un continuo
riferimento per le navi dei turchi, l’abitabilità divento più sicura nella
zona montana, quasi inaccessibile dalla marina e di facile controllo.
l nome
Falerna, compare per la prima volta nella storia in un regesto vaticano del
Novembre 1606e derivò, dalla bontà dei vini che si producevano nel suo
territorio, simili al vino "Falerno" prodotto nei luoghi
d’origine della famiglia D’aquino, il Lazio, e molto apprezzato dai Romani.
(G. Battista Pacichelli in una sua opera del 1703 scrive: Castiglione ha sotto
di se un’altra buona terra, che per bontà dei suoi vini ha tratto il nome
dall’antico Falerno) Nel 1648
Filippo IV decretò l’autonomia amministrativa del nuovo centro abitato. Di questo
casale, Falerna, scrisse Lorenzo Giustiniani nel 1802: "Terra di provincia
di Calabria Citeriore, in diocesi inferiore di Tropea, mentre Padre G. Fiore la
definisce casale della terra di Castiglione. Di fatto, però, Falerna risulta
tassata separatamente da Castiglione nel 1648 per n. 32 fuochi, nel 1669 per 57
fuochi e nel 1737 per 75 fuochi (Nella tassazione per fuochi si intendevano le
famiglie mentre il focatico era la tassa). Nei registri delle tasse del Relevio,
dovute dal feudatario all’atto della sua prima investitura o della successione
feudale, Falerna Compare nel 1636 sotto il nome di Cornelia d’Aquino e nel
1647 sotto il nome di Giovanna d’Aquino. Certamente
nella vita sociale di questo nuovo abitato, lontano dai centri commerciali
esisteva, ed ancora oggi esiste, un’economia agricola chiusa, che ha permesso
più la sussistenza che uno sviluppo vero e proprio anche se è sopravvissuto a
carestie e terremoti. L’edilizia urbana, che si sviluppò in particolare lungo
il tragitto lineare della strada statale, caratterizzato nella parte centrale
dalla Piazza che è il riferimento principale del paese, è stata povera con
diversa tipologia costruttiva a carattere vernacolare con pochi edifici
gentilizi che emergono, senza un valore artistico vero e proprio. Oltre alle
chiese (della SS. Madonna Vergine del Rosario di San Tommaso D’Aquino della
Provvidenza di Falerna e S. Antonio Abate e dell’Annunziata di Castiglione
Marittimo) situate nei centri urbani, nella località Campodorato a tre
chilometri e mezzo dall’abitato e circa 450 m. slm sono visibili gli avanzi
del conventi degli Agostiniani fondato ed eretto dal beato Francesco Zumpano e
consacrato da mons. Frau, vescovo di Martirano il 23.04.1525. Il convento era
popolarmente detto di S. Maria di Campo d’Arata e dipendeva dalla
Congregazione della Osservanza degli Zumpani fondata dal Beato Francesco Marini
da Zumpano, nato a Zumpano il 1455 morto a Soverato nel 1519, con
l’approvazione del Cardinale Egidio Canisio (1480-1532?) da Viterbo, Vicario
Generale dell’Ordine.
causa
del terremoto del 1783, che colpì gravemente la Calabria, Ferdinando IV di
Borbone, con decreto del maggio 1784, ordinò l’abolizione di tutti i
monasteri composti da meno di dodici unità compreso quello di Campodorato il
cui esodo definitivo dei monaci avvenne però nel 1792, poiché fino a
quell’epoca vi risiedette il padre Luigi Niccoli da Nocera che mori poi da
sacerdote secolare nel 1841. I beni di questo Convento furono venduti all’asta
pubblica ed acquistati dal Barone Compagna il 23.03.1812 e da questi venduti,
nel 1829, ai germani Silvio e Francesco Ventura. Dell’originaria
struttura sono rimasti i ruderi delle mura, un portale e due affreschi della
prima metà del XVI sec., venuti alla luce casualmente nel 1935 durante
l’esecuzione d’alcuni lavori, che rappresentano la "Deposizione
della Croce e una Teoria di Vergini Santi". Durante il
periodo dell’occupazione Francese, 1806-1815, le popolazioni ed il patrimonio
di Falerna subirono numerose violenze, danneggiarono la casa comunale,
occuparono la chiesa e danneggiarono la statua della madonna della Greca, anche
se furono apportate delle importanti innovazioni come l’abolizione della
feudalità "legge del 02.07.1806 ", rendendo libere le università
"paesi" ed assegnando alle stesse i demani feudali con legge del 1°
Settembre 1806, l’istituzione delle anagrafi e dello stato civile, con legge
26 agosto 1809 creavano il Catasto in sostituzione dell’Onciario ordinato da
Carlo III, e numerose altre leggi molto importanti. Durante
questo periodo nell’Italia Meridionale si accentuò il fenomeno del
Brigantaggio, già iniziato da qualche anno, che fu fomentato contro i Francesi
dal governo borbonico che intanto aveva trasferito la propria sede a Palermo. Non
represso adeguatamente, per ragioni politiche, il brigantaggio divenne una piaga
sociale per tutti i paesi non escluso Falerna ed il suo territorio non solo
durante il periodo dell’occupazione Francese di Giuseppe Bonaparte (dal 30
Marzo 1806 al 01 Agosto 1808) e di Gioacchino Murat (dal 01 Agosto 1808 al
30.05.1815), ma anche con i Borboni e dopo il 1860 in seguito all’unità
d’Italia fino a quando dopo circa un secolo, verso il 1883, con la legge
"Pica" e per interessamento del Ministro dell’Interno
Giovanni Nicotera si riuscì a debellarlo definitivamente. L’ordinamento
Amministrativo disposto dai Francesi con legge 19.01.1807 di Falerna ne faceva
un Luogo, ossia un’Università, nel Governo di Martirano mentre il riordino,
effettuato per decreto 04 Maggio 1811, istitutivo di Comuni e Circondari, ne
faceva una frazione di Castiglione. Dopo il
periodo dell’occupazione Francese per effetto del congresso di Vienna
conclusosi nel 1815, Ferdinando IV di Borbone otteneva il regno di Napoli e
quello di Sicilia "Regno delle Due Sicilie" assumendo, con
legge 08 Dicembre 1816, il nome di Ferdinando I. Modificò, l’amministrazione
del Regno con legge 11.02.1816 durante la quale la Calabria fu divisa in tre
province: Calabria Citra con capoluogo Cosenza, e Calabria Ultra a sua volta
divisa in Calabria Ultra I con Capoluogo Catanzaro e Calabria Ultra II con
capoluogo Reggio Calabria. Le province erano ripartite in Distretti, Mandamenti
e Comuni e in questa fase Falerna con Castiglione Marittimo, è collocato nella
giurisdizione del Circondario di Martirano e dalla Provincia di Cosenza passo
insieme ad altri 21 Comuni in quella di Catanzaro. Con
Decreto del 02 Aprile 1832, in seguito alla scomposizione in due del Circondario
di Martirano, Falerna passava in quello di Nocera Terinese.
uccessivamente
alla restaurazione borbonica, con legge 12.12.1820, era disposta la costruzione
dei cimiteri fuori dall’abitato disciplinando le inumazioni che prima
avvenivano in campagna o nelle chiese, così come si rileva, fra l’altro, nel
libro parrocchiale dei morti del 1843. I
falernesi, nelle varie vicende militari, hanno sempre dato il loro contributo
per la patria, partecipando attivamente ai moti rivoluzionari Calabresi del
1848. Seguirono i movimenti di libertà e d’indipendenza che agitarono
l’Europa dopo il 1830 e successivamente anche l’Italia, presero parte con la
colonna Nicastrese di Francesco Stocco, Comandante Generale della Guardia
Nazionale di tutto il distretto di Nicastro, composta a da 4000 uomini, e con
numerosi altri volontari di Falerna e Castiglione Marittimo alla famosa
battaglia dell’Angitola contro le truppe del Generale Ferdinando Nunziante,
inviato in Calabria dal Governo Borbonico per sedare la rivolta, in seguito alla
quale il 30 Gennaio 1849 fu spiccato mandato di cattura per il Dott. Pietro
Spinelli, nato a Falerna il 06 Novembre 1803, Capitano della Guardia Nazionale,
imputato di avere organizzato quale capitano di bande armate una sedizione allo
scopo di distruggere e cambiare il governo Borbonico e d’altri reati minori. Uguale
mandato di cattura fu spiccato contro Michele Torquato di Castiglione, per avere
partecipato col grado Sergente alla battaglia dell’Angitola dove fu ferito,
combattendo da prode, ad una gamba. Il 14
Luglio 1850, la Gran Corte Speciale di Calabria Ulteriore II celebrò il
processo contro Pietro Spinelli, ed un certo Mollame Gaetano, pure
quest’ultimo di Castiglione, imputato d’omicidio e le pene comminate nei
loro confronti furono severissime, 25 anni di ferri al Dott. Pietro Spinelli che
ai primi di Novembre del 1851, mentre era nell’attesa di essere trasferito a
Ventotene si ammalò di polmonite nel carcere di Catanzaro ove vi morì il
giorno nove dello stesso mese all’età di 48 anni, e 30 anni di galera per
Gaetano Mollame. La stessa Corte con Sentenza del 20 Dicembre 1852 condannò
Michele Valeo Fiore di Castiglione, Capitano della Guardia Nazionale,
presentatosi spontaneamente al processo, alla pena di 25 anni di ferri,
successivamente commutata con Real Decreto del 5 Gennaio 1853 alla relegazione
di 10 anni nel carcere di Ventotene, ove morì per colera, per avere commesso
complicità negli attentati contro la sicurezza interna dello Stato con
arruolamento in banda armata nel fine di distruggere e cambiare il governo.
uccessivamente,
nelle battaglie garibaldine dei "Mille", 23 Falernesi, guidati
dal Luogotenente Michele Menniti, dal tenente Francesco Sonni e dal sergente
Giuseppe Brescia, s’imbarcarono con la divisione del Colonnello Antonio
Stocco, 2° reggimento, e parteciparono alle battaglie del Volturno, di Caserta
e Capua, in seguito alle quali ebbe inizio, nel 1860, l’unità d’Italia e
terminò la Dinastia dei Borboni, che avevano governato per ben 125 anni. Numerosi
furono anche i falernesi che nel secolo scorso immolarono la vita per la patria
nelle varie guerre, I (1915-18) e II (1940-1945) mondiali, in quella D’Etiopia
(1945-36) e in quella di Spagna (191937-38). Dopo la
seconda guerra mondiale, nelle competizioni referendarie fra Monarchia e
Repubblica del 02.06.1946 Falerna si espresse favorevole alla Monarchia con 899
voti contro i 769 della Repubblica e 74 furono gli astenuti. Vari
fenomeni ed avvenimenti sociali verificatisi, determinarono un graduale
miglioramento delle condizioni di vita dei falernesi nella seconda metà del
1800: in seguito alla realizzazione della ferrovia che facilitò i commerci e
con l’emigrazione verso le Americhe nel 1900 verso l’Europa, l’Australia
ed il Nord dell’Italia. Determinarono, certamente, un miglioramento delle
condizioni sociali e la realizzazione nel 1925 d’importanti arterie di
collegamento viario come la panoramica strada provinciale Falerna/ Castiglione /Falerna
Marina, che collega verticalmente il territorio; la statale 18 che passa da
Falerna a quota 550 m slm collegando questo Capoluogo con i limitrofi Comuni di
Gizzeria e Nocera Terinese; la S.S. 18 litoranea, realizzata nel 1957, che
fiancheggia la battigia del mare.
alerna
Marina, nata intorno alla stazione ferroviaria e il centro urbano formatosi
recentemente nel territorio alla cui crescita hanno contribuito in modo
determinante la realizzazione, oltre alla strada statale 18 litoranea negli anni
cinquanta, la costruzione di una scogliera frangiflutti sull’arenile marittimo
per la protezione dell’area urbana che si andava sempre più conformando,
anche se è stata molto determinante la realizzazione dello svincolo
autostradale della A/3 nella zona Marevitano/ Cartolano di Falerna Marina,
aperto negli anni sessanta, con il suo primo con sbocco a mare dopo Salerno, in
seguito al quale si svilupparono attività edilizie a carattere
turistico/residenziale ed abitativo, anche se disordinato per mancanza
d’adeguati strumenti urbanistici dei quali il Comune avrebbe dovuto essere
dotato, è numerose attività commerciali che in qualche modo hanno trasformato
la vocazione agricola della zona interessata in attività più remunerative e
soddisfacenti. Questo
nuovo Centro Marittimo ad iniziare dagli anni cinquanta e poi nei decenni
successivi ha conosciuto un’incremento demografico con immigrazioni
provenienti dai Comuni vicini ed anche da altre parti d’Italia. Hanno
certamente contribuito, a quest’incremento demografico e a quello edilizio di
Falerna Marina, numerose famiglie che qui si sono trasferite dai centri storici
di Castiglione e da Falerna Capoluogo. Occorre constatare che anche il prestigio
dei centri urbani nel corso dei secoli può mutare molto spesso per situazioni
umanamente imprevedibili. Con le
nuove leggi e con gli strumenti urbanistici attuali probabilmente potranno
risultare determinanti per una svolta di qualità del sistema di vita ed una
speranza per i giovani d’oggi, anche se i tempi moderni hanno condizionato le
nascite e favorito l’immigrazione di gente proveniente da altri stati che
determineranno una società multirazziale con apporto d’altre culture che
modificheranno certamente quella del popolo falernese perché così vuole la
storia. Ulteriori
notizie storiche e approfondimenti sono contenuti nel libro “ Castiglione e
Falerna storia di una comunità del tirreno” edito da Calabria Letteraria di
A. Orlando e G. Nicastri. |
Il bello della vita è viverla!!! |