Venerdì 29
luglio 2005 - ore 21,15
Sestri
Levante – Convento dell’Annunziata
Trio
di Genova
Vittorio
Costa - pianoforte
Sergio
Casellato - clarinetto
Andrea
Bellettini - violoncello
A. Schönberg Frammento
di Allegro in re minore
A. Zemlinsky Trio
op. 3 in re minore
Allegro ma non
troppo / Andante / Allegro
* * * * *
C.
Frühling Trio op. 40 in la minore
Il Trio di Genova, composto da Vittorio Costa (pianoforte), Sergio Casellato
(clarinetto) e Andrea Bellettini (violoncello) svolge attività
concertistica dal 1988, con repertorio che spazia dal ‘700 alla musica
contemporanea. I componenti del trio si sono diplomati presso i Conservatori di
Milano, Bologna e Genova perfezionandosi successivamente con prestigiosi
docenti tra cui Massimiliano Damerini, Sergio Perticaroli, Antony Pay, Giacomo Soave, Hans Deinzer, Mariana Sirbu, Mihai Dancila, Paul Szabo,
Franco Rossi, Emilio Pomarico, Piero Borgonovo, ottenendo diplomi superiori
presso importanti istituzioni, quali il Mozarteum di Salisburgo. Rimarchevoli i numerosi primi premi che i
componenti del trio hanno conseguito in concorsi nazionali ed internazionali:
1° premio al Concorso Internazionale di Pietra Ligure nel 2000 e di Stresa
1988; 1° premio al Concorso Nazionale di Grosseto nel 2000; 1° premio al
Concorso Internazionale "Camillo Togni" di Gussago; 3° premio nel
Concorso Nazionale di Lamporecchio nel 2000. L’intensa attività concertistica li ha portati ad esibirsi nelle
principali città italiane (Roma, Milano, Torino, Venezia, Firenze, ...), in
Europa, America e Giappone, suonando in sale tra le più prestigiose del mondo
quali il Gasteig di Monaco di Baviera, la Mozart Saal a Salisburgo, la Carnegie
Hall di New York. Parallelamente all’attività del trio i componenti tengono
concerti come solisti, anche con orchestra, collaborano con altre prestigiose
formazioni da camera quali l'Insieme Concertante Strumentisti del Teatro alla
Scala e con Enti Lirici e Istituzioni Sinfoniche quali il Teatro alla
Scala, i Pomeriggi Musicali, l’Orchestra della RAI e Milano Classica. Da segnalare le registrazioni per la RAI e per
emittenti private, i CD per la Fonit Cetra, la Dynamic e la Warner
Chappel Music. Rilevante anche l’attività
didattica svolta in qualità di titolari di cattedra presso istituzioni quali il
Conservatorio Statale di Musica di Sassari, l’Istituto Pareggiato
“Vittadini” di Pavia. Il Trio di Genova ha intrapreso un’opera di
valorizzazione del repertorio per trio con clarinetto, esplorando, accanto ai
noti capolavori dedicati a questa formazione, il consistente corpus di opere
validissime ma poco conosciute. Attraverso un paziente lavoro di ricerca ha
catalogato oltre quattrocento composizioni, probabilmente l’archivio più
completo oggi esistente.
Nel gennaio 1896 la Tonkünstlerverein di
Vienna emise un bando di concorso di composizione dedicato alla musica da camera
con almeno uno strumento a fiato. Il concorso era riservato ai compositori nati
nell’impero austro-ungarico, oppure ivi residenti, e tra i giovani musicisti
viennesi che si misero al lavoro per presentare un’opera entro la scadenza del
31 luglio 1896 vi furono il ventiquattrenne Alexander Zemlinsky e il ventunenne
Arnold Schoenberg.
I due si erano conosciuti probabilmente nel
1895, nell’ambito di Polyhymnia, una piccola orchestra viennese di dilettanti
che Zemlinsky dirigeva e in cui Schoenberg suonava “con più foga che
precisione”, secondo quanto ricorda Zemlinsky, il violoncello. Certamente
Schoenberg non era aiutato dal fatto che il suo strumento, per mancanza di
mezzi, era una ‘cetra’ che egli stesso aveva provveduto a modificare! Zemlinsky
lo accompagnò subito a cercare uno strumento più idoneo, e i due divennero
molto amici. Anzi, per il giovane Schoenberg, dotato musicista autodidatta, e
all’epoca insoddisfatto impiegato di banca, il poco più anziano Zemlinsky, che
era stato uno dei più brillanti diplomati del conservatorio viennese di quegli
anni, funse da efficacissimo benché alquanto informale insegnante di
composizione. La loro amicizia conoscerà alti e bassi, condizionata anche dai
problemi che incontrò il successivo matrimonio di Schoenberg con Mathilde, la
sorella dell’amico. Tuttavia Zemlinsky rimase sempre, nelle parole di
Schoenberg, “colui di cui cerco di immaginare l’atteggiamento quando ho bisogno
di consiglio”. Quanto al loro orientamento musicale,
Schoenberg scriverà nel 1949: “Ero un brahmsiano, quando incontrai Zemlinsky.
Lui amava sia Brahms sia Wagner e anche io dopo poco divenni
Brahms-Wagner-dipendente. Non deve stupire che la musica che componevo a quel
tempo rispecchiasse l’influenza di entrambi i maestri, ai quali aggiungevo un
tocco di Liszt, di Bruckner e forse di Hugo Wolf”.
L’incipit di un primo movimento in re minore
per clarinetto, violoncello e pianoforte, che Schoenberg scrisse sicuramente
motivato dal concorso, risale proprio al periodo di ‘apprendistato’ con
Zemlinsky. Il manoscritto, ora in possesso della North Texas State University,
è datato 9 febbraio 1896, consiste di sole quindici battute, e potrebbe
benissimo essere il frutto di una serata al Café Griensteidl, ritrovo degli
scrittori della Jung-Wien, dove a volte le ‘lezioni’ di composizione di
Zemlinsky a Schoenberg avevano luogo anche a tarda notte.
Non sappiamo perché Schoenberg interruppe la
composizione lasciandola nello stato di frammento in cui sarà eseguito questa
sera, in prima esecuzione assoluta, come prologo al resto del concerto. Forse
si rese conto di non possedere ancora i mezzi necessari a portare a termine un
piano così ambizioso. Certo è che Zemlinsky, che era membro della
Tonkünstlerverein dal 1893, compose in breve tempo un notevolissimo trio per lo
stesso organico e nella stessa tonalità, e lo sottopose al concorso in
un’ideale staffetta con l’amico.
Il concorso, presieduto da Johannes Brahms in
persona, in qualità di presidente onorario della Tonkünstlerverein,
ebbe grande successo, con diciotto composizioni in lizza. Il repertorio
cameristico per clarinetto, in particolare, ne risultò notevolmente arricchito:
le composizioni premiate il 22 dicembre 1896 videro il clarinetto in posizione
dominante, incrementando ulteriormente il vantaggio di cui questo strumento
gode rispetto agli altri strumenti a fiato. Walter Rabl (1873-1940) con il
quartetto op.1 per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte vinse il primo
premio e il boemo Joseph Miroslav Weber (1854-1906) con il settimino “Aus
Meinem Leben” per clarinetto, fagotto, due corni, violino, viola e violoncello
si aggiudicò il secondo. Il trio di Zemlinsky vinse il terzo premio.
A proposito del concorso, è divertente notare
come i tentativi di mantenere l’anonimato nei concorsi di composizione fossero
destinati, anche nel diciannovesimo secolo, a misero fallimento. In teoria, le
partiture erano identificate solamente da un motto anonimo (Zemlinsky scelse il
concisissimo ‘Beethoven’, in omaggio al capostipite dei compositori di trii per
la formazione scelta). In realtà dall’epistolario di Brahms emerge come la giuria
avesse ben presto idee abbastanza chiare sulla vera identità dei futuri
vincitori!
Brahms, che morirà l’anno successivo, fu
molto generoso nei confronti dei giovani musicisti. Da un’eredità ricevuta da
un ammiratore londinese dirottò sul concorso la somma di 400 corone, che servì
ad incrementare i primi due premi (originalmente i soli previsti) e a creare ex
novo un terzo premio. Inoltre, raccomandò la pubblicazione dei lavori di Rabl e
Zemlinsky all’editore Simrock, che avvenne l’anno successivo. Purtroppo Rabl
rinunciò in seguito all’attività di compositore optando per una carriera di
direttore d’orchestra.
Se per caso Zemlinsky rimase deluso
dall’esito del concorso, egli si rifece ampiamente vincendo in rapida successione
il premio Luitpold con l’opera Sarema e il premio Beethoven con la sua sinfonia
in Si bemolle maggiore. Fu senz’altro il suo periodo di gloria in una vita che
gli riservò in seguito non poche amarezze come compositore. Rimangono famose le
parole di Schoenberg: “Zemlinsky kann warten”. “Zemlinsky può aspettare”, ma
noi pensiamo che il momento in cui il pubblico debba imparare ad apprezzarlo
sia arrivato da tempo.
Non sappiamo se Carl Frühling (1868-1937)
abbia considerato di partecipare al concorso del 1896 della Tonkünstlerverein,
associazione della quale divenne membro l’anno successivo. Una sua composizione
da camera soddisfacente il criterio della presenza di uno strumento a fiato è
proprio il trio in la minore per clarinetto, violoncello e pianoforte, che avrà
stasera una delle sue prime esecuzioni in Italia. Il trio fu pubblicato però
molto più tardi, nel 1925, come op.40. Purtroppo, le notizie su Frühling sono
incredibilmente scarse, in stridente contrasto con l’alta qualità della sua
musica. E’ comunque molto probabile che l’allora ventisettenne compositore abbia
assistito da spettatore al concerto dell’11 dicembre 1896, in cui il trio di
Zemlinsky fu eseguito per la prima volta.
Frühling nacque nel 1868 nella città
galiziana di Leopoli (in tedesco Lemberg) ora facente parte dell’Ucraina con il
nome di L’viv. Leopoli era allora un importante centro culturale dell’impero
asburgico, quasi una piccola Praga dell’Est, e circa un terzo della popolazione
era di origine ebraica. Trasferitosi a Vienna, Frühling frequentò il
conservatorio negli stessi anni di Zemlinsky, ed anzi ebbe i suoi stessi
insegnanti, Anton Door per il pianoforte e Robert Fuchs per la composizione.
Fuchs, che più tardi fu spesso deriso da Schoenberg come la quintessenza del
passatista, enfatizzava in realtà nel suo insegnamento l’economia tematica, in
linea con la tecnica brahmsiana della variazione continua teorizzata dallo
stesso Schoenberg. Almeno in un singolo aspetto, quindi, egli preconizzava inconsapevolmente
linee di tendenza future. In ogni modo, fu insegnante di una impressionante
serie di importanti musicisti: oltre a Zemlinsky e Frühling, anche Mahler,
Wolf, Schreker, Enescu, Korngold e Sibelius furono per periodi più o meno
lunghi suoi allievi.
Con il giovane Sibelius,
sappiamo che Frühling era in cordiali rapporti nel 1890, avendolo conosciuto da
studente tramite l’orchestra del conservatorio viennese, nella quale suonava il
violino. In seguito, Frühling ebbe una certa notorietà come pianista di musica
da camera, suonando con musicisti di fama come Pablo de Sarasate, Bronislav
Hubermann e il quartetto Rosé, ed ebbe per allievo un giovanissimo Egon
Wellesz. Morì nel 1937 in notevoli ristrettezze economiche, cosa abbastanza
frequente nella impoverita Vienna del primo dopoguerra. Il carattere schivo gli
precluse il successo in vita, durante la quale solo una manciata di opere fu
pubblicata. Per di più, pochi mesi dopo la morte, l’Austria fu annessa alla
Germania nazista, e l’ascendenza ebraica di Frühling diede forse il colpo di
grazia alla possibilità che i suoi manoscritti raggiungessero i posteri. Tra le
107 sue composizioni che portano un numero d’opera, meno di una decina sono
oggi disponibili per gli interpreti, malgrado le ricerche archivistiche di
alcuni appassionati, come Claus-Christian Schuster del Trio Altenberg, che qui
ringraziamo per le preziose informazioni forniteci. Resta a noi, oggi, la
sorpresa che proviamo nello scoprire quale livello qualitativo abbia raggiunto
quello straordinario microcosmo che era la Vienna musicale di quel periodo,
perfino in una delle sue figure meno conosciute. Tale è senz’altro Carl
Frühling, personaggio così tristemente misterioso che, a meno di 80 anni dalla
morte, la sua biografia sembra quella di un musicista del ‘400. [Andrea Bellettini]