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arte sui francobolli

DONATO BRAMANTE

DONATO DI PASCUCCIO DI ANTONIO     -     1444-1514

50 L. Tempietto di san Pietro in Montorio arancio e nero Dent.13¼×14 p • Filigrana stelle IV • Stampa: rotocalco • Stampato da: I.P.S. Roma • Fogli da: 40 • Dim.: 30 × 40 (mm) • Dis. di T.Mele

emissione 8 aprile 1971 - tempietto a san pietro in montorio opera dell'artista donato bramante.

Commissionato dal Re di Spagna, è un tempietto monoptero di piccole dimensioni, sopraelevato. Ha un corpo cilindrico, scavato da nicchie di alleggerimento e circondato da un colonnato dorico, sopra al quale corre una trabeazione decorata con triglifi e metope a tema liturgico di origine greca. Il colonnato esterno circonda la cella la cui muratura è scandita da paraste come proiezione delle colonne del peristilio. In modo canonico pone la colonna dorica su una base come i Romani (mentre i greci la poggiavano direttamente sul  pavimento del tempio.

L'interno della cella ha un diametro di circa 4 metri e mezzo, cosicché non rimane spazio per le celebrazioni liturgiche: questo probabilmente significa che il tempietto fu costruito non con funzioni di chiesa, ma come un vero e proprio monumento celebrativo, in questo caso del martirio di san Pietro (il Gianicolo, dove sorge il tempietto, era tradizionalmente considerato il luogo dove il santo aveva subito la crocifissione).

Anche in questo progetto del Bramante torna come riferimento il numero perfetto che configura la pianta circolare con 2 peripteri da 16 pilastri.  Le paraste scaturiscono anch'esse dalla centralità del progetto in quanto sono dimensionate mediante la proiezione dal centro; quelle anteriori le colonne sono più piccole, quelle posteriori più larghe.

La cupola, realizzata in conglomerato cementizio (alla maniera degli antichi), ha un raggio pari alla sua altezza, e all'altezza del tamburo su cui si appoggia; in questo ha un chiaro rapporto con il Pantheon (nel quale la cupola, anch'essa una semisfera, è alta la metà esatta dell'edificio completo).


0,70 € Cristo alla colonna, dipinto di Bramante policromo - emissione 22 marzo 2014 - serie tematica "il patrimonio artistico e culturale italiano" - 500° anniversario della morte di donato bramante - la vignetta raffigura il dipinto "cristo alla colonna" commissionato dall'abbazia di chiaravalle (mi) ed esposto nella pinacoteca di brera
L'opera mostra Cristo legato alla colonna (in questo caso un pilastro ornato con decorazione classicheggiante a bassorilievo) prima della flagellazione, proiettato vicinissimo allo spettatore, come in un contatto quasi diretto, eliminando i tradizionali flagellanti. Questa vicinanza suscita nello spettatore un forte impatto emotivo, accentuando la già struggente scena creando, nel complesso, un'atmosfera di fortissima tensione psicologica. Ancor più i dettagli, come la corda che penzola dal collo del Cristo, contribuiscono a creare quella notevole apprensione emotiva che scaturisce dall'intera composizione. Il procedimento con cui si dà l'idea di un vasto spazio colonnato è, in pratica, lo stesso usato nell'architettura della finto coro di Santa Maria presso San Satiro: l'estensione degli elementi principali oltre i confini del dipinto e il suggerimento della distanza tra primo piano e sfondo.
 

REPUBBLICA DI SAN MARINO

 

VATICANO

 
bramante è il genio caratteristico del cinquecento, il secolo delle riforme, della rivalutazione dell'individualità contro lo strapotere centrale, della trasformazione di tanti valori sui quali è destinata a nascere l'europa culturale attuale.

inizia molto giovane il suo apprendistato artistico presso la bottega di frà carnevale, dove diviene pittore specializzato nel realizzare le scene architettoniche poste da sfondo alle rappresentazioni.  lo studio dell'arte nell'ambiente ricco e colto di urbino lo porta in contatto con autori quali mantegna, piero della francesca, luca signorelli, melozzo da forlì.

nel 1476 bramante decide di spostarsi verso il settentrione. l'anno dopo è a bergamo, dove lavora come pittore, affrescando la facciata del palazzo del podestà, con soggetti di filosofi in inquadrature architettoniche.  questa esperienza, inserita forse in un contesto di aggiornamento della città da un punto di vista artistico, si esaurisce brevemente e bramante decide di recarsi a milano, ove resterà a lungo. vi approda la prima volta nel 1478.

pochi anni più tardi, la sua presenza a milano è stabile. ne è testimonianza l'incisione prevedari, realizzata su suo disegno.  stabilitosi a milano come pittore, vi rimase fino al 1499 lavorando, invece, prevalentemente come architetto per ludovico il moro.  l'artista giunto in lombardia ormai trentatreenne, aveva accumulato una vasta e singolare cultura che accumunava la maestria nella prospettiva, appresa da piero della francesca, la conoscenza di molti elementi dell'architettura classica e dell'opera vitruviana, l'adesione al modello albertiano, di classicismo.  tale bagaglio culturale gli permise di esercitare una grande influenza ed autorità sulla cultura lombarda, in parallelo con leonardo da vinci presente a milano a partire dal 1482, con il quale non mancarono gli scambi e le reciproche influenze. più in generale sul finire del XV secolo il ducato di milano fu centro di cultura, dove l'arte locale di impronta gotica si incontrò, ed in parte si scontrò, con architetti ed artisti pienamente rinascimentali, provenienti dall'italia centrale, di cui bramante fu quello che lasciò l'impronta più duratura.  il suo piano di creare una "prospettiva di città ideale" è una sorta di manifesto della nuova architettura milanese, ormai pienamente rinascimentale.

nel 1492 progetta la tribuna di santa maria delle grazie, imposta la sagrestia vecchia e il chiostro minore.  nello stesso periodo progetta la canonica di sant'ambrogio -rimasta incompiuta- e nel 1497 i due chiostri del monastero cistercense di sant'ambrogio, la cui realizzazione sarà effettuata da altri. è il tempo dell'occupazione francese di milano, molti artisti, fra i quali leonardo, lasciano la città.

alla fine del 1499, anche bramante si allontana definitivamente e si trasferisce a roma, ove si fermerà.  a lui si deve la realizzazione del chiostro di santa maria della pace, del tempietto di san pietro in montorio e del cortile del belvedere.

roma è il luogo d'incontro e di confronto con architetti quali frà giocondo, giuliano da sangallo e baldassarre peruzzi, oltre che con le menti geniali di raffaello e michelangelo.

nel 1506, giulio II nomina bramante architetto pontificio, incaricandolo della demolizione e ricostruzione dell'antica basilica costantiniana di san pietro.  il progetto del bramante è originale e grandioso, ma egli muore prima di portarlo a termine, nel 1514. 

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