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arte sui francobolli

VITTORE CARPACCIO

CA. 1465 - 1526

50 L. Dipinto "Trionfo di Venezia" del Carpaccio policromo Dent.14¼×14 p • Stampa: rotocalco • Stampato da: I.P.S. Roma • Fogli da: 25 • Dim.: 48 × 40 (mm) • Tir.15.000.000
emissione del 10 aprile 1973 - serie salviamo venezia - la vignetta riproduce un particolare del dipinto "leone di san marco" 1516,  opera autografa del pittore vittore carpaccio conservata nel palazzo ducale a venezia. 

nel dipinto il leone marciano è visto in piedi mentre poggia le zampe sia in terra sia in mare (a rappresentazione dell’estensione dei domini della Serenissima), mentre sorregge il libro aperto con la scritta classica ed è “andante", cioè in cammino, sullo sfondo Palazzo Ducale, luogo del potere politico, e la Laguna spazio fisico protetto dalle acque e quindi ritenuto inviolabile.

 


 La composizione del foglio è particolare: per ogni fila due chiudilettera sono affiancati in tete beche

150 L. San Giorgio che uccide il drago, drago bruno Dent.14×13¼ p • Stampa: calcografia • Stampato da: I.P.S. Roma • Fogli da: 20 dittici e 20 appendici • Dim.: 40 × 30 (mm) • Dis. di R.di Giuseppe • Tir.15.000.000     -     150 L. San Giorgio che uccide il drago, san Giorgio bruno Dent.14×13¼ p • Stampa: calcografia • Stampato da: I.P.S. Roma • Fogli da: 20 dittici e 20 appendici • Dim.: 40 × 30 (mm) • Dis. di R.di Giuseppe • Tir.15.000.000

emissione 30 luglio 1976 - 450° anniversario della morte di vittore carpaccio - emissione di due francobolli che riproducono ognuno un particolare del dipinto "san giorgio uccide il drago" del 1502, tempera su tavola, chiesa di san giorgio maggiore 

su uno sfondo dilatato in tutte le direzioni campeggia in tutta la lunghezza del dipinto il cavallo lanciato al galoppo di san Giorgio, che con la lancia trafigge la testa del drago, lanciato verso di lui da sinistra. In secondo piano, sulla destra, si vede la principessa in posizione orante.  Il terreno arido del deserto, dove a stento crescono dei ciuffi d'erba, è coperto dai macabri resti delle vittime del drago.  La trama quasi monocromatica dei gialli, dei bruni, dei verdolini e dei grigi del desolato ambiente è rotta solo dai finimenti del cavallo, dal grigio dell'armatura metallica e dal rosso della veste della principessa. Luce dorata e colore denso garantiscono l'unificazione di tutti gli elementi, creando quella particolare sensazione atmosferica che fa percepire l'"aria" nel dipinto.  Sullo sfondo si vede una città fantastica,  con una torre dalle cui terrazze e padiglioni aperti una folla assiste all'epico combattimento.


0,85 € Dipinto "Cortigiane" del Carpaccio policromo Dent.13½×13¼ b • Filigrana stelle • Stampa: calcografia • Stampato da: I.P.Z.S. Roma • Fogli da: 100 • Dim.: 25 × 30 (mm) • Dis. di A.Ciaburro     -     È stato emesso per poter affrancare la corrispondenza ordinaria di secondo porto, la cui tariffa è stata modificata all'inizio del 2004

emissione 17 febbraio 2004 - serie "donne nell'arte" - sul francobollo un particolare del dipinto "cortigiane" conservato nel museo correr a venezia -

Il dipinto è stato riconosciuto come la parte inferiore della tavola della Caccia in laguna (separate almeno prima del XIX secolo), chiarendo l'iconografia di entrambe le parti. L'opera mostra infatti un brano di vita quotidiana, delle donne che aspettano in una terrazza, mentre gli uomini sono a caccia in laguna.   Le dame stanno in un sospeso ozio d'attesa entro il recinto marmoreo di una terrazza con motivi geometrici sul pavimento. I loro svaghi comprendono i giochi con due cani e l'osservazione di numerosi uccelli.  Un paggetto si affaccia dal traforo della balaustra. Tra gli oggetti, indagati minuziosamente, si vedono un paio di sandali con la zeppa alta, i calcagnini, accessorio femminile dell'epoca, un vaso di maiolica con stemma araldico della famiglia veneziana Torella e uno di terracotta con un alberello di mirto.  Le due donne, ritratte di profilo, sono di età diversa, una più giovane e una più matura, e sono riccamente abbigliate nella tipica veste a vita alta, con scollatura ampia e maniche tagliate: nate per dare maggiore agilità ai movimenti del braccio, mettendo anche in mostra la preziosa camiciola sottostante.  le acconciature sono simili, alla moda, con la crocchia dei capelli attorcigliata sulla testa e una frangia di riccioli dorati che incornicia il viso. La donna più giovane tiene in mano un fazzoletto, simbolo di purezza e pegno di bonus amor.   Gli oggetti presenti sulla scena hanno il preciso scopo di sottolineare la virtù delle dame, che siano nubili, spose o vedove: alla donna veneziana veniva richiesto un atteggiamento di continenza e modestia.  Il matrimonio è richiamato dal mirto nel vaso a destra e dalle due tortore, che indicano un solido legame sponsale; anche l'arancia rientra nella simbolica matrimoniale, in quanto dono delle spose. La pavoncella è legata al concetto di fecondità della coppia sposata, mentre il pappagallo, solitamente associato a Maria per il suo verso "ave", riferito all'Annunciazione, qui simboleggia il destino della donna come sposa. I due cani, con il loro significato di lealtà e attenzione, tenuti dalla donna più anziana, sottintendono che a questa spetta il compito di custodire la giovane sposa e garantirne la rispettabilità.

varietà occasionale: dentellatura fortemente spostata e stampa del nero difettosa

nato a venezia nel 1465 circa, vittore carpaccio è pittore dalla vita misteriosa e dalla formazione incerta.  il suo stile molto personale -soprattutto a confronto con gli autori coevi, provenienti dall'ambiente veneto- lascia incertezze sul luogo dei suoi studi.

fu uno dei protagonisti della produzione di teleri a venezia a cavallo tra il xv e il xvi secolo, divenendo forse il miglior testimone della vita, dei costumi e dell'aspetto straordinario della serenissima in quegli anni.  come altri grandi maestri italiani della sua generazione, dopo un periodo di fastosi successi visse una crisi poco dopo lo scoccare del xvi secolo per le difficoltà ad assimilare gli apporti rivoluzionari e moderni dei nuovi "grandi".  visse gli ultimi anni relegato in provincia, dove il suo stile ormai attardato trovava ancora ammiratori.

molti critici deducono che egli abbia iniziato l'esperienza artistica a venezia, influenzato da gentile bellini, lazzaro bastiani, antonello e giambellino.  eppure è quasi sicuro, data la complessità di suggestioni presenti nella sua opera, che abbia avuto contatti con antonello da messina ed è certo che abbia preso visione delle opere del mantegna e del ciclo ferrarese di piero della francesca.  anch'egli impegnato nella realizzazione di teleri (opere su tela, preferita al supporto ligneo), come il mantegna iniziatore di quest'assoluta novità tecnica, carpaccio attende ad un ciclo per la scuola di sant'orsola, nel 1490.  sembra che questa sia la sua prima commissione, alla quale fanno seguito altri incarichi istituzionali.

sul finire del quattrocento, sotto la direzione del bellini, realizza opere per la scuola di san giovanni evangelista.  nel 1501 inizia un ciclo ci teleri per il palazzo ducale, destinato ad ornare la sala dei pregadi e quella del maggior consiglio, opere completamente perdute.  da questi anni in poi, molte scuole veneziane gli offrono incarichi di prestigio.  per la scuola di san giorgio degli schiavoni, realizza un ciclo di storie del santo, di san gerolamo, san trifone e due storie evangeliche: "la vocazione di san matteo" e "la preghiera nell'orto".  Attende ad opere per la scuola degli albanesi e la scuola di santo stefano.  sono i primi anni del cinquecento e il suo lavoro sembra strettamente legato ad incarichi istituzionali, tanto che il cronista veneziano sanudo lo definisce "pittore di stato".

alle opere pubbliche s'aggiungono prove commissionate da privati: nascono così le "cortigiane" ed il "ritratto di cavaliere".  presto le committenze si allargano alla provincia, e carpaccio realizza le pale di san pietro martire a murano e di santa maria in vado a ferrara.  a capodistria esegue la pala d'altare e le portelle dell'organo per il duomo.

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