Benvenuto Cellini |
1500 - 1571 |
emissione del 22 maggio 1950 - 5° conferenza generale
dell'UNESCO a firenze - la vignetta raffigura "il perseo" opera di
benvenuto cellini
³ 55 L. Il "Perseo" di Cellini azzurro Dent.14ΌΧ14 b Filigrana ruota I Stampa: rotocalco Stampato da: I.P.S. Officina carte valori Fogli da: 50 Dim.: 24 Χ 40 (mm) Dis. di Pierbattista, de Sanctis Tir.1.995.000 Val.:31 dicembre 1950 |
emissione del 20 marzo 1971 - 4° centenario della
morte di benvenuto cellini - nella vignetta: loggia dei lanzi con il
mercurio - 50 L. Loggia dei Lanzi
col Mercurio verde
Dent.14ΌΧ14 b Filigrana stelle IV Stampa: rotocalco Stampato
da: I.P.S. Roma Fogli da: 50
Dim.: 24 Χ 40 (mm) Tir.15.000.000 |
1200 L. - 0,62 il
Perseo, opera di Benvenuto Cellini policromo
Dent.14 p Stampa: calcografia e offset Stampato da:
I.P.Z.S. Roma Fogli da: 25 Dim.:
48 Χ 40 (mm) Dis. di A.Ciaburro Tir.3.500.000 Per il quinto centenario della nascita di Benvenuto Cellini il 3 novembre 2000, Poste Italiane emettono un francobollo che raffigura un particolare dell'opera "il Perseo". la statua θ alta 5,19 m. il basamento θ di marmo, ed θ fornito di nicchie nelle quali cellini ha collocato statue di mercurio, minerva, andromeda e danae con il figlio. sul piano stilistico la statua riecheggia un vago michelangiolismo, per quel che concerne soprattutto la figura di perseo che ricorda non tanto il david ma piuttosto il bacco del bargello. la originalitΰ compositiva θ incarnata nel perseo, perchθ θ curato anatomicamente in tutto il volume della scultura, al fine di non presentare un punto di vista condizionato, ma permettere allo spettatore di girare intorno alla statua. il basamento quadrato, con i quattro lati occupati da statuette, agevola, e quasi invita, a ruotare intorno al bronzo. la dinamica rocambolesca della fusione della statua θ descritta dallo stesso benvenuto ne "la vita", in una pagina splendida della letteratura italiana. |
|
0,70 Saliera di Francesco I policromo Dent.11 f Stampa: rotocalco Tipo Carta: Bianca patinata neutra Autoadesivo Stampato da: I.P.Z.S. Roma Fogli da: 28 Dim.: 40 Χ 48 (mm) Dis. di L.Vangelli Tir.2.500.000 18 maggio 2013 - per la serie made in italy: arte orafa, saliera di francesco I opera di benvenuto cellini.
la saliera di francesco I θ un'opera
scultorea in ebano, oro e smalto, realizzata al
tempo del suo soggiorno in Francia, tra il 1540 e il
1543. Di piccolo formato (θ alta 26 cm), θ considerato
universalmente il capolavoro d'oreficeria dell'artista.
Custodita all'interno del Kunsthistorisches Museum di
Vienna, θ stata trafugata l'11 maggio del 2003 Dopo una
fallita richiesta di riscatto, stimata per i 10 milioni,
l'opera θ stata recuperata il 22 gennaio 2006,
all'interno di una scatoletta, in un bosco presso Zwettl,
a circa 90 km dalla capitale austriaca.
|
|
Cellini fu il più grande orafo del Rinascimento. Avviato dapprima allo studio della musica, fu quindi attratto dall'arte dell'oreficeria di cui apprese i primi rudimenti nella bottega di un orafo fiorentino. A sedici anni dovette interrompere il suo noviziato artistico perché, coinvolto in una rissa, fu costretto a fuggire a Siena. Tornato a Firenze dovette di nuovo lasciarla in seguito a un ferimento e, giunto a Roma nel 1523, vi rimase fino al 1540, lavorando per il papa Clemente VII e per il suo successore Paolo III Farnese, suoi ammiratori e protettori. Nel 1527, durante l'assedio di Roma, comandò la difesa di Castel Sant'Angelo. Nel 1540 si recò in Francia presso Francesco I, ove affiancò all'attività di orafo quella di scultore, creando il Giove, oggi perduto, e la Ninfa di Fontainebleau, conservata al Louvre, opera di raffinatissima tecnica. Al periodo francese appartiene anche la famosissima saliera d'oro di Francesco I re di Francia, ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna, vero "monumento da tavola", come è stato definito e giunto fino a noi quasi per miracolo, salvato fortunosamente dalla distruzione a differenza di tanti prodotti dell'orificeria. Le figure che ornano la saliera poggiano su un basamento ovale, in ebano, dove siedono, le due figure in oro di Nettuno, che impersona il mare, e della terra, forse Gea o una ninfa. La posizione delle due divintià è tale che le grandi gambe si incrociano, o meglio come dice lo stesso Cellini: "s'intramettevano le gambe sì come entra certi rami del mare infra la terra, e la terra infra del detto mare". Nel 1545 si trasferì a Firenze presso Cosimo I e da lui ricevette la commissione del Perseo posto nella Loggia dei Lanzi; mentre il modello in bronzo e soprattutto il primitivo bozzetto in cera, conservati al Bargello, sono due capolavori di freschissima invenzione, la realizzazione della figura perde un po' di slancio e si fa apprezzare soprattutto per la straordinaria finezza dei particolari concepiti con fantastico estro, come il groviglio di serpenti annodati sulla testa mozzata de Medusa e il grottesco grifone sull'elmo del giovane eroe. L'ornatissimo basamento marmoreo reca entro nicchie le svelte statue di bronzo di Giove, Mercurio, Minerva e Danae e sotto, un bassorilievo con la Liberazione di Andromede di nitidissimo gusto lineare. Lasciò vivace testimonianza della sua vita avventurosa e spavalda nella celebre autobiografia (Vita) dettata dal 1558 al '65 a un garzone di bottega, indotto dal desiderio di lasciare una celebrazione di sé e della sua virtù di artista e di uomo. Ne risultò un ritratto vivacissimo, con pagine di forte colore, anche se inframmezzate a molte altre nelle quali il racconto si stempera in un'eccessiva minuzia aneddotica: nell'insieme, però, la sua è la più viva autobiografia del Rinascimento italiano. |