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arte sui francobolli

Arnolfo di Cambio

ca.  1245 - 1302

L'8 marzo 2002, per la serie tematica "il patrimonio artistico e culturale italiano", un francobollo dedicato a Arnolfo di Cambio nel settimo centenario della morte.

La vignetta raffigura la scultura "Malato alla fonte"

0,41 € Malato alla fonte, scultura di Arnolfo di Cambio viola Dent.14 p • Stampa: calcografia • Stampato da: I.P.Z.S. Roma • Fogli da: 25 • Dim.: 48 × 40 (mm) • Dis. di R.Morena • Tir.3.500.000
 


 

Il classicismo, nell'arte di Arnolfo di Cambio si coglie nell'aulica maestà delle forme e nel comporre ampio e pausato, nel perfetto inserirsi delle figure entro il vano spaziale a esse destinato secondo uno schema proporzionale.

L'interesse per la figura e la personalità del soggetto scolpito e il classicismo dell'impostazione si fondono in un'intonazione precocemente umanistica.

 

Arnolfo di Cambio si formò nella taglia (bottega) di Nicola Pisano.   Dopo aver lasciato la bottega intorno al 1270, avendo acquisito un'autonomia professionale, si trasferì a Roma.  Di questi anni sono il Ritratto di Carlo I d'Angiò (oggi presso il Palazzo dei Conservatori, Roma) forse il primo ritratto realistico di un personaggio vivente, e il monumento funebre del papa Adriano V a Viterbo. Nel frattempo  re Carlo gli consentiva di interrompere le sue prestazioni professionali per la Corte angioina e di recarsi a Perugia per la sistemazione della Fontana Minore di cui oggi restano solo numerosi frammenti scultorei presso la Galleria Nazionale.

A metà degli anni ottanta realizzò il monumento funebre del cardinale De Braye, nella chiesa di San Domenico a Orvieto.  Con questo complesso scultoreo-architettonico, oggi molto trasformato, Arnolfo inaugurò una tipologia sepolcrale usata in seguito fino al Rinascimento con il catafalco accostato alla parete e sormontato da un baldacchino scostato da due accoliti, coronato da una cuspide sostenuta da colonne tortili e decorata da pinnacoli, che conteneva i tre gruppi statuari minori, secondo un ritmo ascensionale che simboleggiava l'elevazione dell'anima verso il paradiso.

A Roma l'artista era stato a contatto delle grandi opere del passato romano, e aveva assorbito le lezioni dei maestri cosmateschi, di cui riutilizzerà i partiti decorativi a intarsi di marmi colorati e vetri dorati nei ciborî della basilica di San Paolo fuori le mura e di Santa Cecilia in Trastevere .

Del 1289 circa è il monumento funebre del nipote del cardinale Annibaldi.  In questo periodo lavorò a Roma per altre commissioni papali: monumento a papa Bonifacio VIII,  statua bronzea di San Pietro della Basilica di San Pietro.

Negli ultimi anni del Duecento fu a Firenze, dove svolse probabilmente la sua attività essenzialmente come architetto e di urbanista.

A Colle di Val d'Elsa, sua città natale, avrebbe realizzato i ponti di Spugna e di San Marziale, oggi scomparsi.


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