A Roma divenne, insieme a Giuseppe Bartolomeo Chiari, uno dei più prestigiosi artisti della corrente classicista del XVIII secolo, derivata dagli insegnamenti di Carlo Maratta e Francesco Trevisani, ma fu anche collezionista e mercante d'arte. Benedetto Luti inaugura, con la sua maniera elegante e delicata, di un Rococò corretto dalla ragione, il linguaggio tipico delle accademie settecentesche.
Autore spesso di pastelli o di opere di piccolo formato, Luti si cimentò solo in pochi casi in imprese di ampio respiro. Una delle sue opere migliori è la tela ovale con il Profeta Isaia nella navata della Basilica di San Giovanni in Laterano, appartenente al ciclo di lavori promossi da papa Clemente XI.
Fu insegnante di disegno e nudo nell'Accademia di Francia di Palazzo Mancini.
Benedetto Luti, divenuto con il tempo molto apprezzato anche all'estero, dipinse molti anni per la Francia, per l'Inghilterra, e per la Germania, come afferma lo storico perugino Lione Pascoli nel suo Vite de' pittori, scultori, ed architetti moderni.