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arte sui francobolli

FRANCESCO PAOLO MICHETTI

1851 - 1929

25 L. La figlia di Jorio, dipinto di Francesco Michetti bruno Dent.14×14¼ b • Filigrana ruota I • Stampa: rotocalco • Stampato da: I.P.S. Officina carte valori • Fogli da: 50 • Dim.: 40 × 24 (mm) • Dis. di Pierbattista, de Sanctis • Tir.1.960.000 • Val.:30 giugno 1952

emissione del 15 settembre 1951 - francobollo commemorativo per il  I° centenario della nascita di francesco paolo michetti - la vignetta raffigura il dipinto: la figlia di jorio(pescara, palazzo della provincia)

La grande tela raffigurante «La Figlia di Jorio» di metri 5,50 per metri 2,80 è una delle più importanti opere pittoriche dell'artista realizzata nel 1895 e nello stesso anno esposta alla Biennale di Venezia.   il quadro rappresenta una giovane donna, bella e formosa, nascosta in un ampio scialle, che passa rapidamente davanti a un gruppo di persone, che si fermano a guardarla con espressioni contrastanti di ammirazione, di desiderio, di compassione e di scherno.   Al tempo della realizzazione l'opera presentava una colorazione fresca, delicata, con forti contrasti chiaroscurali e con calde tonalità che purtroppo ora ha perduto: i contorni, le ombre, fusi con i rilievi, sono quasi evanescenti.  La nota predominante del quadro resta la figura della donna che attira subito l'attenzione; l'artista ha voluto coprirla con un ampio manto rosso vermiglio, che ben si fonde con la veste della stessa intonazione cromatica riuscendo a creare un'armonica fusione di un'unica e viva tonalità. Pennellate di bianco mettono in luce ed in risalto il petto, sorretto da due sostegni che si incrociano e la sottana di candido lino sporgente dalla lunga veste. Pesanti calze nere nascondono le gambe creando un equilibrio tonale con le sopraccalze di lana bianca che danno evidenza e risalto ai semplici calzari, molto in uso tra le genti di campagna. Le poche linee del volto dal profilo semplice e perfetto e dalla bocca appena schiusa fanno intravedere la sua singolare bellezza.

Nato  in provincia di Pescara il 4 ottobre 1851, Francesco Paolo Michetti compie i primi studi artistici a Chieti. Il suo innegabile talento induce la città abruzzese a conferirgli nel 1868 un pensionato per studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nella città partenopea è attratto soprattutto dal realismo di Domenico Morelli e dei pittori della scuola di Resina.

Nel 1872 partecipa al Salon parigino e si lega al mercante tedesco Reutlinger. È questo un periodo estremamente fecondo e ricco di stimoli. Ha occasione di conoscere e di interessarsi all’opera di Mariano Fortuny e inizia a dedicarsi alla fotografia, presumibilmente attraverso la mediazione di Filippo Palizzi. le partecipazioni a importanti rassegne divengono alla fine del decennio sempre più intense. Nel 1878 è presente all’Esposizione Universale di Parigi, nel 1880 alla I Esposizione internazionale di Quadri moderni della Società Raffaello di Firenze e al Salon di Parigi e nel 1881 all’Esposizione nazionale di Milano.  Nel 1882 illustra il Canto Novo di Gabriele D’Annunzio.

L’anno successivo segna una svolta nella produzione dell’artista. Il monumentale dipinto Il Voto, presentato all’Esposizione internazionale di Roma, colpisce la critica e il pubblico per il crudo verismo con cui è descritta la festa di San Pantaleone a Miglianico. L’opera, recensita da D’Annunzio  entra nelle collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna.

 Nello stesso periodo Michetti acquista il convento di Santa Maria Maggiore a Francavilla. La nuova casa diviene così un polo d’attrazione per artisti come Giulio Aristide Sartorio, Guido Boggiani e Basilio Cascella, che vi trascorrono lunghi periodi dipingendo in reciproca compagnia. Particolarmente stretto è il rapporto con D’Annunzio.  In compagnia dello stesso D’Annunzio, di Barbella e dello studioso di folklore locale Antonio De Nino l’artista si reca in visita nelle più remote località abruzzesi per realizzare reportage fotografici in occasione delle festività tradizionali, raccogliendo il ricco materiale iconografico più tardi utilizzato nelle tele monumentali Le Serpi e Gli Storpi (entrambi Francavilla a Mare, Museo Michetti).

Nella prima metà degli anni Novanta partecipa a importanti mostre tedesche, tra cui l’Esposizione internazionale d’arte della Società degli artisti di Berlino del 1891. Nel 1895 il dipinto La figlia di Jorio (Pescara, Palazzo della Provincia) è premiato alla I Biennale di Venezia. La giuria, composta da critici e storici dell’arte, motiva in questo modo la sua decisione: “Michetti […] ha reso un dramma umano con sincerità, con potenza naturalistica immensa”.

A partire dalla seconda metà del decennio la partecipazione a pubbliche esposizioni diviene sempre più sporadica. L’artista trascorre lunghi periodi di isolamento nel convento di Francavilla, rielaborando il suo ricco materiale fotografico nella realizzazione dei dipinti Le Serpi e Gli Storpi, che saranno ufficialmente presentati dopo anni di gestazione all’Esposizione universale di Parigi del 1900.  La fotografia in questo periodo non è più semplice strumento per raccogliere materiale documentario, ma diviene linguaggio autonomo espressivo le cui potenzialità sono indagate nell’isolamento abruzzese.

Nominato Senatore del Regno nel 1909, l’anno successivo Michetti accetta di inviare quindici paesaggi alla Biennale di Venezia. Si tratta della sua ultima uscita pubblica, seguita da vani tentativi di convincerlo a presentare nuovamente al pubblico le sue opere. Nel 1913 accetta, tuttavia, di far parte della Commissione ordinatrice della Galleria nazionale d’arte moderna e nel 1921 della Commissione acquisti della stessa istituzione. Si spegne nel convento di Francavilla per una polmonite il 5 marzo 1929.

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