PINTORICCHIO |
BERNARDINO DI BETTO ca. 1454 - 1513 |
Il 18 ottobre 1997, per la celebrazione del Santo Natale viene emesso un francobollo raffigurante un affresco del Pintoricchio. La vignetta riproduce un particolare della "Natività", affresco realizzato nel 1501 nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello (Perugia). - 900 L. • caratteristiche francobollo: policromo • Dent.14×13¼ p • Stampa: rotocalco • Stampato da: I.P.Z.S. Roma • Fogli da: 50 • Dim.: 40 × 30 (mm) • Tir.3.000.000 |
Il 13 marzo 2008 viene emesso un francobollo dedicato a Pintoricchio. La vignetta riproduce, entro una cornice, l'autoritratto del pittore umbro Bernardino di Betto detto Pintoricchio o Pinturicchio. Il dipinto è inserito nella scena raffigurante "L'Annunciazione" affresco eseguito dall'artista nella Cappella Baglioni-Chiesa di S.M.Maggiore di Spello. 0,60 € • caratteristiche del francobollo: policromo • Dent.13×13¼ b • Stampa: rotocalco • Stampato da: I.P.Z.S. Roma • Fogli da: 25 • Dim.: 40 × 48 (mm) • Tir.3.500.000
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DEUTSCHE DEMOKRATISCHE REPUBLIK |
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S M O M | ||||
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CITTA' DEL VATICANO |
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Nacque a Perugia e Nella sua città si iscrisse, quasi
trentenne, all'Arte dei Pittori nel 1481. Generalmente
rifiutata dalla critica è la menzione vasariana di un
alunnato presso Perugino, anche per la poca differenza dei
due in termini di età, solo quattro anni. Può darsi invece
che i due lavorassero in un rapporto di associazione con
anche altri collaboratori, tra cui il pittore più anziano,
Perugino, assumeva anche il ruolo di capofila.
Il maestro di Pinturicchio va quindi ricercato tra i pittori
umbri della generazione precedente, come Fiorenzo di Lorenzo
o Bartolomeo Caporali, con influenze esterne di pittori
attivi in Umbria quali Beato Angelico, Filippo Lippi.
Inoltre da Perugino di ritorno da Firenze poté aggiornarsi
sulle novità della bottega del Verrocchio. Importante fu
infine l'influenza della pittura adriatica, in particolare
di Piero della Francesca attivo a Urbino, con la sua
spazialità monumentale, dominata dalla prospettiva e da un
solenne impianto compositivo.
Gli esordi di Pinturicchio vengono in genere
rintracciati nell'importante cantiere
dell'oratorio di San Bernardino, dove
probabilmente era presente una nicchia che venne
decorata da otto tavolette con Storie di san
Bernardino . I successivi anni, quasi
dieci, fino ai lavori alla Cappella Sistina a
fianco di Perugino, sono avvolti dal mistero.
Alcuni sono arrivati a ipotizzare che il pittore
si trovasse già a Roma sul finire degli anni
settanta, al servizio del cardinale Domenico
della Rovere. L'ipotesi colmerebbe
un vuoto in cui le opere attribuite sono troppo
poche per un artista tra i venti e trent'anni
che di lì a poco si sarebbe rivelato capace di
organizzare e dirigere imprese di grande
complessità.
La presenza di Pinturicchio a Roma
al cantiere della Cappella Sistina è
testimoniata da un veloce accenno
nella sua biografia scritta da
Giorgio Vasari. La critica
tradizionale riconosce la mano di
Pinturicchio negli astanti delle
scene del Viaggio di Mosè in
Egitto e del Battesimo di
Cristo. Non è detto però
che Pinturicchio non avesse dato un
contributo maggiore nelle tre storie
perdute del ciclo affrescate da
Perugino, la Nascita di Mosè,
l'Assunta e la Natività di
Cristo, distrutte per lasciar
spazio al Giudizio Universale
di Michelangelo. In ogni caso
alcuni schemi della Sistina vennero
ripresi e sviluppati da Pinturicchio
in opere successive, certificando la
sua conoscenza diretta del ciclo.
Gli affreschi con
Storie di san Bernardino
nella Cappella Bufalini
della chiesa romana
dell'Aracoeli sono la
prima grande prova
dell'arte di
Pinturicchio. Vengono in
genere datati al
1484-1486 e appartengono
a quel periodo in cui la
carenza di grandi
maestri sulla piazza
romana favorì l'ascesa
di nuovi talenti.
Dopo
l'elezione
al soglio
pontificio
di Innocenzo
VIII,
Pinturicchio
entrò al suo
servizio in
Vaticano,
venendo
incaricato
di dipingere
una serie di
Vedute di
città
italiane
per una
loggia del
Palazzo
Apostolico.
Pinturicchio
quindi,
abbandonando
temporaneamente
il genere
sacro,
diventava
protagonista
di quel
revival
antichizzante
che proprio
in quegli
anni
prendeva
campo
influenzando
sempre di
più la
produzione
artistica
nell'orbita
della città
papalina.
Con la ricostruzione della basilica di Santa Maria del Popolo, Pinturicchio fu chiamato ad affrescare diverse cappelle, forse quattro, sicuramente due. Si tratta della Cappella del Presepio, del cardinale Domenico Della Rovere, e della Cappella Basso Della Rovere. Se l'attribuzione di questi due cicli di affreschi è indiscussa, più problematica è la datazione.
Nel corpo quattrocentesco dei Palazzi Vaticani, papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, fece rinnovare e abbellire sei grandi stanze. I lavori di decorazione interna vennero affidati al Pinturicchio, che procedette con una notevole solerzia, grazie a un articolato gruppo di collaboratori, iniziando nell'autunno 1492 e terminando, forse già in sua assenza, nel 1494. Si trattò dell'impresa più impegnativa della carriera del pittore, un progetto artistico così vasto ed ambiziosamente unitario che non aveva precedenti nell'Italia rinascimentale, fatta eccezione per il ciclo della Cappella Sistina.
Verso il 1494, quando i lavori all'Appartamento Borgia erano finiti o in via di conclusione, Pinturicchio ritornò a Perugia. qui stipulò il contratto per dipingere, entro due anni, una monumentale pala d'altare a più scomparti per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria dei Fossi. L'opera, oggi nella Galleria Nazionale dell'Umbria, venne minuziosamente descritta nel contratto di allocazione e una volta realizzata fu ampiamente lodata, anche nei secoli successivi. Nonostante ciò andò smembrata con le soppressioni napoleoniche e venne ricomposta solo nel 1863, separando la predella e senza i pilastrini, andati ormai perduti.
L'ultimo importante incarico di Pinturicchio è ancora a Roma e ancora a Santa Maria del Popolo. Fu infatti chiamato ad affrescare la volta del coro da Giulio II. L'impresa venne terminata nel 1510, ma non è escluso che il pittore si trovasse a Roma già dal 1508. L'ultima opera monumentale documentata di Pinturicchio è la Madonna in gloria tra i santi Gregorio Magno e Benedetto, databile al 1510-1512. La tavola presenta la Madonna racchiusa entro una mandorla composta da testine di angeli; in primo piano, inginocchiati, con lo sguardo rivolto alla Vergine, si vedono san Benedetto e san Gregorio. Si tratta di un'opera in larga parte autografa dove è riconoscibile la raffinatezza della tecnica pinturicchiesca, decorata da una cornice lignea del famoso intagliatore olivetano Fra' Giovanni da Verona. Il successo dell'opera dovette procurargli un'altra commissione da parte degli Olivetani, con la pala dell'Assunzione della Vergine oggi al Museo di Capodimonte: si tratta di un'opera dagli schemi ben collaudati, che venne in parte stesa con l'aiuto di Eusebio da San Giorgio.Tra le ultime opere prodotte dal pittore c'è la tavoletta con l'Andata al Calvario, del 1513, oggi nelle collezioni Borromeo a Isola Bella. L'opera di sapore miniaturistico, bordata da una cornice a meandri, presenta un finto cartiglio con l'iscrizione "Questa opera è di mano del Pintoricchio da Perugia M.CCCCC.XIII", anche se lo stile generale rimanda piuttosto alle pitture degli anni novanta, tanto che alcuni hanno ipotizzato che si possa trattare di un campionario di tutti i motivi cari all'artista che seguì il pittore nei suoi trasferimenti fino alla sua morte.
Le sorti critiche di Pinturicchio furono alterne, talvolta molto amato, altre molto criticato. la letteratura artistica lo lasciò a lungo in ombra, a cominciare da Vasari, che nelle Vite lo descrisse in chiave quasi esclusivamente negativa. La grande stima che accompagnò Pinturicchio nella sua vita fu dettata dalla sua capacità di interpretare le esigenze dei suoi eccellenti committenti. Solo gli studiosi del XIX e dell'inizio del XX secolo ne rivalutarono la figura, proprio quando i suoi dipinti entravano nel circolo del collezionismo internazionale, finendo nei grandi musei e nelle collezioni d'Europa e America.
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