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arte sui francobolli

PAOLO UCCELLO

PAOLO DI DONO     -     1397 - 1475

emissione del 19 luglio 1997,  francobollo commemorativo per il quarto centenario della nascita di Paolo di Dono detto paolo uccello. La vignetta riproduce un particolare del dipinto "il Miracolo dell'Ostia", conservato ad Urbino nella Galleria Nazionale delle Marche     

650 L. Il miracolo dell'ostia, dipinto di Paolo Uccello policromo Dent.13¼×14 p • Stampa: rotocalco • Stampato da: I.P.Z.S. Roma • Fogli da: 50 • Dim.: 30 × 40 (mm) • Tir.3.000.000  


 
REPUBBLICA DI  SAN  MARINO

Paolo di Dono, detto Paolo Uccello  Fu tra i protagonisti della scena artistica fiorentina della metà del XV secolo.

Secondo quanto racconta Vasari nelle sue Vite, Paolo Uccello «non ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili», sottolineando il suo tratto più immediatamente distintivo, cioè l'interesse, quasi ossessivo, per la costruzione prospettica. Questa caratteristica, unita con l'adesione al clima fiabesco del gotico internazionale, fa di Paolo Uccello una figura di confine tra i due mondi figurativi, secondo un percorso artistico tra i più autonomi del Quattrocento.

La sua pittura si caratterizza per un'arte legata alla fase sperimentale del Quattrocento Fiorentino. Giustamente acclamato nei secoli, artista singolarissimo e "fuori dal coro" nella Firenze che si sta aprendo al Rinascimento.   Non è un caso se le sue opere, frutto di un continuo sperimentalismo su strade empiriche e alternative, faranno ravvisare nel nostro secolo singolari analogie sia con il Cubismo che con il Surrealismo

Ad appena dieci anni  fu, assieme a Donatello e altri, nella bottega di Lorenzo Ghiberti, impegnata nella realizzazione della porta nord del battistero di Firenze (1403-1424). In questo periodo nacque l'uso del soprannome "Uccello" dovuta all'abilità nel riempire i vuoti prospettici con animali, in particolare uccelli. Iscritto alla Compagnia di San Luca ,   si immatricolò  all'Arte dei Medici e Speziali, quella che comprendeva i pittori di professione.   Dal Ghiberti dovette apprendere quel gusto per l'arte tardo gotica, che fu una delle componenti fondamentali del suo linguaggio. Si trattava di stilemi legati al gusto lineare, all'aspetto mondano dei soggetti sacri, alla raffinatezza di forme e movenze e all'attenzione verso i dettagli più minuti, all'insegna di un naturalismo ricco di decorazioni.

Le opere di questi anni sono piuttosto oscure, o perché perdute, o perché improntate a un gusto gotico tradizionale che si fa fatica ad abbinare ai lavori della maturità, con attribuzioni ancora recenti e discusse. Come i pressoché coetanei Masaccio e Beato Angelico, le prime opere indipendenti dovettero datarsi agli anni venti.

 

La caratteristica più appariscente delle opere della maturità di Paolo Uccello è l'ardita costruzione prospettica, che però, a differenza di Masaccio, non serve a dare ordine logico alla composizione, entro uno spazio finito e misurabile, ma piuttosto a creare scenografie fantastiche e visionarie, in spazi indefiniti.  Il suo orizzonte culturale restò sempre legato alla cultura tardogotica, anche se interpretata con originalità.

Le opere della maturità sono contenute in una gabbia prospettica logica e geometrica, dove le figure sono considerate volumi, collocati in funzione di rispondenze matematiche e razionali, dove sono esclusi l'orizzonte naturale e quello dei sentimenti. L'effetto  è quello di una serie di manichini che impersonano una scena con azioni congelate e sospese, ma proprio da questa imperscrutabile fissità nasce il carattere emblematico e onirico della sua pittura.

L'effetto fantastico è accentuato anche dall'uso di cieli e sfondi scuri, su cui risaltano luminose le figure, bloccate in posizioni innaturali.

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