la sua prima opera d'impegno è del 1548 (Pala Bevilacqua-Lazise). Negli anni successivi lavorò a Castelfranco per i Soranzo e per il cardinale Ercole Gonzaga a Mantova, trasferendosi poi a Venezia a dipingere per il Palazzo Ducale. Dopo una breve pausa a Verona, nel 1556 si trasferì definitivamente a Venezia, dove partecipò alla decorazione del soffitto della Biblioteca Marciana. A Venezia rimase fino alla morte, pur non trascurando incarichi esterni. La gran parte dei lavori del Veronese sono realizzati in uno spettacolare e colorato stile manierista veneziano.
Furono i suoi affreschi e quadri a San Sebastiano, nel palazzo Ducale e nella biblioteca Marciana che lo stabilirono maestro fra i suoi contemporanei. Queste opere collocano la maestria del Veronese sia al livello del Correggio che a quello di Michelangelo.
L'immenso dipinto (oltre 70 metri quadrati) fece parte del bottino di guerra degli emissari francesi, a seguito della pace di Campoformio fra Austria e Francia (1797), e, tagliata a strisce, venne inviata in Francia. Si trova attualmente al Louvre di Parigi. Una copia dell'opera d'arte è stata realizzata su di un supporto di tela di lino (con stesura di colla animale) con tecnologie digitali (registrazione digitale triangolazione con luce bianca) tra il 2006 ed il 2007 da Adam Lowe, ed è esposta nell'isola di San Giorgio Maggiore.
Nel 1573 Veronese completò il dipinto ora conosciuto come Cena nella Casa di Levi, per la parete posteriore del refettorio della Basilica di San Zanipolo. Questo misura più di cinque metri di altezza ed è largo dodici metri, rappresenta un'altra festa veneziana e rappresenta il punto più alto delle sue scene di banchetti, che include anche soldati tedeschi, dei comici nanetti e molti animali; in breve, esotismi classici per le sue rappresentazioni. Proprio nel momento in cui l'uso del colore diventa più intenso e luminoso, la sua attenzione ai sentimenti umani e all'interazione fisica tra le figure diventano più evidenti.
La Controriforma che aveva influenzato, anche se relativamente, Venezia, colpì Veronese che, nel luglio 1573, fu convocato per spiegare l'inclusione di particolari estranei ed indecorosi nella pittura. I giudici ecclesiastici, infatti, contestarono la presenza di personaggi secondari giudicati poco adatti al tema sacro rappresentato, come giullari, soldati Lanzichenecchi e un servo al quale sta uscendo sangue dal naso.
Il tono dell'udienza in sé era cauto piuttosto che punitivo; Veronese spiegò che «noi pittori ci prendiamo le stesse libertà dei poeti e dei pazzi» e piuttosto che ridipingere l'immagine, semplicemente e pragmaticamente lo rititolò, eliminando dal titolo il sacramento. Il dipinto è attualmente esposto alle Gallerie dell'Accademia a Venezia.