Ne Il Beato Angelico. Saggio sul rapporto persona-opere visive ed opere
visive-persona lAutore ha inteso ricostruire il percorso della vita e delle
opere di fra Giovanni Angelico nel loro attuarsi e nel loro divenire, nella loro
unità di volere morale e di volere artistico.
Vengono distinti
accuratamente la persona e le opere dellAngelico
quandera nello stato laico e ancora giovanetto (per usare
unespressione di G. Vasari) ed abitava nel Popolo di San Michele in Visdomini
di Firenze, s iscriveva il 31 ottobre 1417 (è questa la prima data certa che si ha
dellArtista) alla Compagnia di San Niccolò istituita presso la Chiesa fiorentina
del Carmine, e produceva le prime opere, ad esempio: la Madonna della Cappella
Gherardini, commissionatagli tra la fine del 1417 ed il febbraio del 1418 (attualmente nel
Museo di San Marco di Fi); la Madonna di Cedri (Pisa, Museo Naz. di S.
Matteo); alcuni minii del ms. Laur. Corale 3 (Firenze, Bibl. Medicea Laurenziana).
Tra il 1421-22 ca (o
1422-1423ca) Guido di Piero (era questo il suo nome di laico) entra poco più che ventenne
nel noviziato del Convento di San Domenico di Fiesole prendendo il nome di fra
Giovanni - in ricordo del Dominici Fondatore del Convento, morto nel 1419 -, e
pittura (con tutta probabilità) il primo dei quattro Tabernacoli Masi, detto
Madonna della Stella (Museo di S. Marco), che presenta - quasi a qualificare
le sue nuove raffigurazioni di frate domenicano - il trio esemplare della vita
dei frati Predicatori: san Domenico, san Pietro M. e san Tommaso dAquino.
Ad un anno di distanza
(1423ca) fra Giovanni emette la professione della vita religiosa ed inizia gli studi di
filosofia e teologia, che si protrarranno per circa cinque anni (1427ca), arricchendolo
della dottrina dogmatica e spirituale di san Tommaso, di santa Caterina da Siena e di fra
Giovanni Dominici, mediati dalla cultura del priore fra Antonino Pierozzi, e che trova
puntuale espressione nella produzione di questo periodo: si guardi la Pala di
Fiesole (Fiesole, Chiesa di San Domenico), lAnnunciazione (Madrid, Museo del Prado),
il Trittico di San Pietro Martire, da datare fra il 1428-1429, forse la sua prima opera di
fra Giovanni da sacerdote.
Tra il 1428 ed il 1445
fra Giovanni propone la devotio che aveva nel cuore: ai monaci Camaldolesi
pitturando il Giudizio universale (1431ca; Firenze, Museo di San Marco); ai Confratelli
dellArte dei Linaiuoli eseguendo il Tabernacolo dei Linaiuoli (a. 1433; Firenze,
Museo di San Marco); ai suoi Confratelli di Fiesole miniando il Messale 558 (aa.
1428-1430; Firenze, Museo di San Marco); ai Confratelli del Convento di San Marco gli
affreschi che commentando-abbelliscono (o, se si preferisce,
abbelliscono-commentando) i vari luoghi conventauali, dal Capitolo alle celle
(1438-1445).
Nel 1445 papa Eugenio
IV chiama a Roma fra Giovanni e gli fa affrescare la Cappella del Sacramento nel Palazzo
Vaticano (andata perduta). Nel 1447 il nuovo Papa Niccolò V affida
allAngelico la decorazione della propria Cappella. In questo stesso anno, e
precisamente dal 10 giugno al 28 settembre 1427, fra Giovanni lavora nel Duomo di
Orvieto ove dà inizio un ciclo di pitture nella Cappella Nova (o Cappella
della Croce), che doveva in qualche modo rimandare alla venerazione del Popolo di Dio che
si radunava nella Cappella del Corporale.
Nel suo ultimo periodo
di attività, quello che va dal 1450ca al 1455, che trascorre a Firenze e poi a Roma, fra
Giovanni esprime la sua alta spiritualita. Capolavoro assoluto dellarte
del Frate pittore sono i 35 riguadri dellArmadio degli Argenti. Questo ciclo della
storia della salvezza, è da ritenere quale Summa angelichiana, modellata con la stessa
maestria dei trattati della Legge antica (I-II, qq. 93-105) e della
Legge nuova (I-II, q.106-108) e della Terza parte della Somma di san Tommaso.
LAutore ha infine
ricapitolatala valenza dellarte di fra Angelico nella storia dellestetica: la
pittura come poesia e/o retorica; del dogma: la pittura quale
espressione visiva della lettura dei Vangeli e/o della predicazione della Parola di Dio;
della pratica pastorale: la pittura incontro con Dio nella visione degli atti salvifici
concepiti (direbbe Platone) nella bellezza.