ROAD MAP

Una "road map" imperniata sui risultati per una soluzione permanente del conflitto israelo-palestinese basata su due stati (30 aprile 2003)

25 maggio 2003

Il presente documento è una road map operativa e mirata, con fasi distinte, tempi d'attuazione, scadenze e capisaldi specifici. Grazie all'impegno di entrambe le parti, essa mira a conseguire avanzamenti in campo politico, economico, umanitario e in quello della sicurezza e della creazione di istituzioni, sotto l'egida del Quartetto (Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e Russia).

Obiettivo finale è la completa risoluzione del conflitto israelo-palestinese entro il 2005, come già delineato nell'intervento del Presidente Bush del 24 giugno, e sottoscritto da Ue, Russia e Onu nelle dichiarazioni ministeriali del Quartetto del 16 luglio e del 17 settembre.

Una soluzione al conflitto israelo-palestinese mediante la creazione di due stati sarà possibile da una parte, solo grazie alla fine della violenza e del terrorismo, quando il popolo palestinese avrà una classe dirigente disposta a costruire una democrazia di fatto basata sui valori di tolleranza e libertà e che agisca risolutamente contro il terrorismo; dall'altra solo quando Israele sarà pronta a operare attivamente per la creazione di uno stato palestinese. Solo, cioè, quando entrambe le parti saranno pronte ad accettare, inequivocabilmente, un accordo negoziato come quello descritto in questa sede. Il Quartetto collaborerà e favorirà l'attuazione del piano, che avrà inizio con la Fase I, comprendente, se necessario, contatti diretti tra le parti. Il piano prevede scadenze realistiche di attuazione. Poiché si tratta, però, di un piano operativo, il suo successo dipenderà unicamente dalla buona volontà delle parti e dal rispetto degli obblighi sotto elencati. Più rapida sarà l'osservanza dei rispettivi obblighi, tanto più rapida sarà la transizione da una fase all'altra. Per contro, l'inadempienza del piano ne ostacolerà l'attuazione.

Un accordo, negoziato tra le parti, farà nascere uno stato palestinese indipendente, democratico e vitale. Uno stato capace di convivere in pace e in sicurezza con Israele e gli stati confinanti. L'accordo risolverà il conflitto israelo-palestinese e l'occupazione iniziata nel 1967, sulla base di quanto stabilito nella Conferenza di Madrid, dal principio "terra in cambio di pace" (Land for Peace Principle), dalle risoluzioni 242, 338 e 1397 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dagli accordi siglati in passato dalle due parti e dall'iniziativa di Sua Altezza il Principe saudita Abdullah - sostenuto dal vertice della Lega Araba di Beirut - che sollecita l'accettazione dello stato di Israele quale nazione pacifica e sicura nel contesto di un accordo più ampio. Questa iniziativa rappresenta un elemento vitale nell'impegno internazionale per la promozione di una pace duratura su tutti fronti, compresi quelli tra Siria e Israele e tra Libano e Israele.

Il Quartetto si incontrerà regolarmente ad alto livello per valutare il comportamento delle due parti rispetto all'attuazione del piano. È previsto che, in ogni fase, le parti rispettino i propri obblighi in modo parallelo, salvo diversa indicazione.

FASE I: FINE DEL TERRORISMO E DELLA VIOLENZA, NORMALIZZAZIONE DELLA VITA DEI PALESTINESI E CREAZIONE DI ISTITUZIONI PROPRIE: ENTRO MAGGIO 2003

Nella Fase I i palestinesi cesseranno immediatamente e categoricamente ogni forma di ostilità secondo le istruzioni descritte in questa sede; tale azione verrà accompagnata e rinsaldata da misure parallele adottate da parte israeliana. Palestinesi e israeliani sono tenuti a riprendere la cooperazione in materia di sicurezza basata sul piano Tenet, per porre fine alla violenza, al terrorismo e all'incitamento alla violenza tramite l'efficace riorganizzazione dei servizi di sicurezza palestinesi.

I palestinesi devono assumersi l'impegno di una riforma politica globale in vista dell'acquisizione del nuovo status di nazione che comprende la creazione della bozza di costituzione dello stato palestinese e l'organizzazione di elezioni libere ed eque in base ai provvedimenti summenzionati.

Israele è tenuta a favorire la normalizzazione della vita dei palestinesi: deve ritirarsi dai territori palestinesi occupati dal 28 settembre 2000 e, con il ripristino della sicurezza e della cooperazione, entrambe le parti devono tornare allo status quo antecedente a quella data. Israele deve altresì congelare ogni attività di insediamento, conformemente al rapporto Mitchell.

All'inizio della Fase I:

·         La leadership palestinese emanerà una dichiarazione inequivocabile che riaffermi il diritto di Israele a esistere, in pace e in sicurezza, ed esiga l'immediato e incondizionato cessate il fuoco per porre fine alla violenza e a qualsiasi azione armata intentata ovunque contro lo stato di Israele. Tutte le istituzioni palestinesi devono porre fine all'incitamento alla violenza contro gli israeliani.

·         La leadership israeliana emanerà una dichiarazione inequivocabile in cui affermi il proprio impegno per la realizzazione del piano che prevede la creazione di uno stato palestinese indipendente, sovrano e vitale in condizioni di pace e sicurezza al fianco di Israele, come concepito dal presidente Bush; tale dichiarazione esige la fine della violenza contro i palestinesi, ovunque. Tutte le istituzioni israeliane devono porre fine all'incitamento alla violenza contro i palestinesi.

SICUREZZA

·         I palestinesi dovranno dichiarare, in termini inequivocabili, la fine di ogni violenza e del terrorismo, intraprendendo chiare misure a livello locale per arrestare, interrompere e reprimere individui e gruppi che conducano e pianifichino ovunque attacchi violenti contro gli israeliani.

·         L'apparato di sicurezza dell'Autorità Palestinese, debitamente riorganizzato e rinnovato, dovrà intraprendere operazioni efficaci, mirate e prolungate, volte a confrontarsi con chiunque risulti coinvolto in atti terroristici, e dovrà altresì smantellarne le reti e le relative infrastrutture. Ciò implica la confisca di armi illegali e il consolidamento delle forze di sicurezza, dissociati da ogni possibile connivenza con il terrorismo e la corruzione.

·         Il governo d'Israele non deve intraprendere alcuna azione che possa compromettere la fiducia, come le espulsioni, gli attacchi contro civili; la confisca e/o la demolizione di case e proprietà del popolo palestinese, come misura punitiva o tendente a favorire l'avanzamento degli israeliani; la distruzione di istituzioni e infrastrutture palestinesi e tutti gli altri provvedimenti definiti nel piano Tenet.

·         I rappresentanti del Quartetto, usufruendo di meccanismi già in opera e di risorse in loco, inizieranno un monitoraggio informale e si consulteranno con le parti per stabilire un meccanismo formale di monitoraggio e predisporne l'attuazione.

·         Gli Stati Uniti, come precedentemente concordato, attueranno il piano di sicurezza e cooperazione a sorveglianza esterna (Usa-Egitto-Giordania) per la ricostruzione, la formazione del personale e il ripristino dei servizi di sicurezza. Il Quartetto garantisce il mantenimento di un cessate il fuoco completo e duraturo.

·         Tutte le organizzazioni di sicurezza palestinesi saranno consolidate e suddivise in tre dipartimenti che faranno capo ad un ministro degli interni con rinnovati poteri.

·         Le forze di sicurezza palestinesi, così ristrutturate dopo un'adeguata formazione del personale, e le Forze di Difesa Israeliane riprenderanno progressivamente la cooperazione in materia di sicurezza ed altre attività relative all'attuazione del piano Tenet, compresi regolari incontri stabiliti ad alto livello, con la partecipazione di funzionari dei servizi di sicurezza statunitensi.

·         Gli stati arabi interromperanno tutti i finanziamenti istituzionali e privati ai gruppi che appoggiano o compiano atti di terrorismo o violenza.

·         Tutti i donatori che sostengono la causa palestinese dovranno far affluire i loro finanziamenti tramite lo sportello unico di finanziamento (Single Treasury Account) del ministero delle finanze palestinese.

·         Con il consolidamento della riorganizzazione completa dei servizi di sicurezza, le Forze di Difesa israeliane si ritireranno progressivamente dalle zone occupate dal 28 settembre 2000, e le due parti torneranno allo status quo antecedente a quella data. Le forze di sicurezza palestinesi verranno dislocate nelle zone abbandonate dalle Forze di Difesa israeliane.

CREAZIONE DELLE ISTITUZIONI PALESTINESI

·         Inizio immediato e attendibile della riforma delle istituzioni con la creazione della bozza di costituzione dello stato palestinese. La diffusione della bozza della costituzione palestinese, basata su un parlamento solido e democratico, e su un gabinetto facente capo all'autorità del primo ministro, avverrà il più rapidamente possibile per favorire un dibattito pubblico e relativi commenti in proposito. Dopo le elezioni, il comitato costituzionale sottoporrà la bozza alle istituzioni palestinesi competenti per l'approvazione.

·         Nomina di un primo ministro ad interim o di un gabinetto con comitato esecutivo plenipotenziario o avente potere esecutivo.

·         Il governo d'Israele favorirà in ogni modo i trasferimenti dei funzionari palestinesi per le riunioni del Consiglio Legislativo palestinese e del Gabinetto, per gli aggiornamenti in materia di sicurezza e sorveglianza internazionali, per le attività elettorali e di riforma e per ogni altro provvedimento relativo al piano di riforma.

·         Saranno nominati ministri palestinesi con l'autorità di intraprendere le riforme fondamentali, per tutto il tempo necessario. Saranno inoltre completate ulteriori misure per ottenere una reale separazione dei poteri, comprendenti tutte le relative riforme del sistema giuridico palestinese.

·         Sarà inoltre istituita una commissione elettorale palestinese indipendente. Il Consiglio Legislativo palestinese redigerà ed emenderà le leggi elettorali.

·         Saranno attuati i capisaldi del sistema giuridico, amministrativo ed economico istituiti dalla Task Force internazionale per le riforme dell'Autorità Palestinese.

·         Non appena possibile, saranno indette elezioni libere, eque e aperte a tutti, fondate su un sistema multipartitico libero, sulla base dei provvedimenti summenzionati e contestualmente a un dibattito aperto e a una campagna elettorale/selezione di candidati trasparente.

·         Il governo d'Israele favorirà le attività della Task Force che collaborerà all'organizzazione delle elezioni, all'iscrizione degli elettori, al movimento dei candidati e dei funzionari elettorali. Saranno inoltre sostenute le attività delle ONG coinvolte nel processo elettorale.

·         Il governo d'Israele riaprirà la Camera di Commercio ed altre istituzioni palestinesi da tempo chiuse nel settore orientale della città di Gerusalemme; queste istituzioni, a loro volta, si impegneranno a operare sulla base di accordi precedenti siglati da entrambe le parti.

RISPOSTA UMANITARIA

·         Israele prenderà tutti i provvedimenti per migliorare la situazione umanitaria. Israele e i palestinesi attueranno appieno tutte le raccomandazioni del rapporto Bertini per il miglioramento delle condizioni umanitarie, togliendo il coprifuoco e facilitando il movimento di persone e merci; consentendo pertanto libertà di accesso senza impedimenti e in sicurezza al personale umanitario e internazionale impegnato.

·         Il Comitato di collegamento appositamente creato (Ad Hoc Liaison Committee) controllerà la situazione umanitaria e le prospettive di sviluppo economico della Cisgiordania e della striscia di Gaza, e lancerà un massiccio piano di assistenza sovvenzionato da donatori, oltre a specifiche attività di riforma

·         Il governo d'Israele e l'Autorità Palestinese continueranno il processo di regolarizzazione delle entrate e il trasferimento di fondi ed arretrati, secondo un meccanismo di monitoraggio trasparente e approvato precedentemente.

SOCIETÀ CIVILE

·         Sarà garantito un continuo sostegno ai donatori, affiancato da ulteriori finanziamenti ricavabili tramite le Organizzazioni volontarie private e le ONG, per programmi "dalla gente per la gente" (people to people), per lo sviluppo del settore privato e per le iniziative della società civile.

INSEDIAMENTI

·         Il governo d'Israele smantellerà immediatamente gli insediamenti costruiti dopo il marzo 2001.

·         In conformità al Rapporto Mitchell, il governo d'Israele congelerà ogni attività di crescita degli insediamenti (compresi quelli a sviluppo naturale).

FASE II: TRANSIZIONE - GIUGNO 2003-DICEMBRE 2003

Nella seconda fase, gli impegni saranno finalizzati alla creazione di uno stato palestinese sovrano e indipendente con frontiere provvisorie, basato sulla nuova costituzione quale fase transitoria verso una soluzione definitiva. Come rilevato in precedenza, tale obiettivo potrà essere raggiunto solo quando il popolo palestinese disporrà di una leadership risoluta, capace di agire con determinazione contro il terrorismo e in grado di costruire una democrazia di fatto basata sui valori di tolleranza e di libertà. In presenza di una tale leadership, di istituzioni civili riformate e di strutture in grado di garantire la sicurezza, i palestinesi potranno contare sul sostegno attivo del Quartetto e della più vasta comunità internazionale nell'istituzione di uno stato indipendente e vitale.

Il passaggio alla Fase II sarà basato sul giudizio consensuale del Quartetto che prenderà in esame i comportamenti di entrambe le parti e valuterà se esistono le condizioni appropriate per procedere. Assecondando e sostenendo l'impegno volto a normalizzare la vita dei palestinesi e a costruire istituzioni palestinesi, la Fase II inizierà dopo lo svolgimento delle elezioni palestinesi e terminerà nel 2003 con la potenziale creazione di uno Stato palestinese indipendente con confini provvisori. Finalità primarie di tale fase saranno la riorganizzazione completa e duratura dei servizi di sicurezza e una cooperazione efficace per garantirla, l'incessante normalizzazione della vita dei palestinesi e la creazione di istituzioni proprie, nonché un'ulteriore ampliamento e rafforzamento degli obiettivi designati nella Fase I, la ratifica della costituzione democratica palestinese, l'istituzione del ruolo di Primo Ministro, il consolidamento della riforma politica e la creazione di uno stato palestinese con frontiere provvisorie.

·         CONFERENZA INTERNAZIONALE: Convocata dal Quartetto, previa consultazione con le parti, subito dopo la conclusione delle elezioni palestinesi, sarà finalizzata a sostenere la ripresa economica palestinese e ad avviare il processo di istituzionalizzazione di un stato palestinese indipendente con frontiere provvisorie.

·         La conferenza comprenderà tutte le parti interessate e sarà finalizzata al raggiungimento di una pace totale in Medio Oriente (comprendente le relazioni tra Israele e Siria e tra Israele e Libano), e si baserà sui principi descritti nel preambolo del presente documento.

·         Gli stati arabi dovranno ripristinare le relazioni con Israele che esistevano prima dell'intifada (uffici commerciali ecc.).

·         Saranno ripristinati gli impegni multilaterali su alcune questioni comprendenti le risorse idriche della regione, l'ambiente, lo sviluppo economico, il flusso dei profughi e il controllo degli armamenti.

·         La nuova costituzione dello stato palestinese democratico e indipendente sarà definita e approvata dalle istituzioni palestinesi competenti. Nuove elezioni, se necessarie, dovranno svolgersi dopo l'approvazione della nuova costituzione.

·         Il gabinetto del primo ministro, unito all'istituzione del ruolo di quest'ultimo, avrà competenza in materia di riforme, conformemente alla bozza di costituzione.

·         I servizi di sicurezza dovranno essere totalmente riorganizzati e la cooperazione volta a garantire l'efficacia della sicurezza sulle basi indicate nella Fase I.

·         Sarà creato uno stato palestinese indipendente con frontiere provvisorie, da realizzare mediante il reciproco impegno israelo-palestinese avviato dalla conferenza internazionale. Parte integrante del processo è l'attuazione degli accordi precedenti, volti ad ampliare al massimo la contiguità territoriale e comprendenti ulteriori disposizioni per gli insediamenti, di pari passo con l'istituzione di uno stato palestinese con frontiere provvisorie.

·         Il ruolo internazionale di controllo della fase transitoria dovrà essere potenziato con il sostegno attivo, prolungato e operativo del Quartetto.

·         I membri del Quartetto promuoveranno il riconoscimento internazionale dello stato palestinese, compresa una potenziale ammissione nelle Nazioni Unite.

FASE III: ACCORDO SULLO STATUS PERMANENTE E FINE DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE -- 2004-2005

Il passaggio alla Fase III, basata sul giudizio consensuale del Quartetto, che valuterà il comportamento di entrambe le parti sotto il controllo esercitato dal Quartetto. Obiettivi della Fase III sono il consolidamento delle riforme e la stabilizzazione delle istituzioni palestinesi; la riorganizzazione efficace e durevole dei servizi di sicurezza palestinesi e i negoziati israelo-palestinesi finalizzati al raggiungimento di un accordo conclusivo nel 2005.

·         SECONDA CONFERENZA INTERNAZIONALE: Sarà convocata dal Quartetto, previa consultazione con le parti, all'inizio del 2004, per appoggiare l'accordo precedentemente raggiunto per la creazione di uno stato palestinese indipendente con confini provvisori e per avviarne formalmente il processo di realizzazione con il sostegno attivo, durevole e operativo del Quartetto, che dovrà concludersi con una risoluzione finale e permanente nel 2005, riguardante i confini, lo status di Gerusalemme, i profughi, gli insediamenti; e per sostenere qualsiasi progresso verso un accordo complessivo per il Medio Oriente tra Israele e Libano e tra Israele e Siria, da raggiungere al più presto possibile.

·         Sviluppi efficaci, esaustivi e durevoli del programma di riforma delineato dalla Task Force in preparazione dell'accordo finale.

·         Riorganizzazione continua, durevole ed efficace dei servizi di sicurezza e cooperazione efficace, volta a garantirla sulle basi indicate nella Fase I.

·         Impegno internazionale per favorire le riforme e rendere stabili le istituzioni e l'economia palestinesi in preparazione dell'accordo finale.

·         Le parti raggiungeranno un accordo complessivo che porrà fine al conflitto israelo-palestinese nel 2005, mediante un accordo negoziato tra le parti, sulla base delle risoluzioni 242, 338 e 1397 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che porrà fine all'occupazione iniziata nel 1967 e che comprenderà una soluzione concordata, giusta, equa e realistica sulla questione dei profughi, e una risoluzione negoziata sullo status della città di Gerusalemme che prenda in debita considerazione gli interessi politici e religiosi di entrambe le parti e protegga la cultura religiosa di ebrei, cristiani e musulmani a livello mondiale, realizzando la visione politica di due stati: Israele e uno stato palestinese sovrano, indipendente, democratico e vitale, coesistenti l'uno a fianco dell'altro in pace e in sicurezza.

·         Accettazione da parte degli stati arabi di relazioni normali e complete con Israele e sicurezza per tutti gli stati della regione nel quadro di una pace globale arabo-israeliana.

(Dipartimento di Stato Usa, ufficio del portavoce, 30.04.03)
http://www.arrangements.com/analisi/25053map.html

COMMENTI E INTERVISTE SULLA ROAD MAP

Non è un altro piano di pace!

Nello scambio quid pro quo, Israele sta per il quid. Il quo può aspettare, infatti aspetta da oltre cinquant'anni.

Fa caldo sulle brevi colline che circondano la pianura; i fiorellini color porpora di marzo si rincorrono lungo lo sporco sentiero che, dal campo profughi, porta alla fila di persone ammassate lì vicino. Il luogo è pieno di soldati, che assicurano che la selezione avvenga in tutta sicurezza. Gli uomini vengono separati dalle donne; vengono legati con corde di plastica prodotte in serie, le loro teste vengono coperte da cappucci neri. Vengono portati via, picchiati, alcuni vengono uccisi, altri torturati. Le loro case vengono demolite da giganteschi Caterpillar. Venti uomini sono giustiziati intorno alle 8. È un'altra mattina di pulizia etnica in Palestina.

In un altro mondo, ad appena venti miglia di distanza, gli israeliani combattono contro il traffico. È un altro giorno di shopping e divertimento. Nei palazzi governativi di Qiriya, politici e dirigenti discutono mollemente della proposta di pace saudita. Sua Altezza Reale il principe Abdallah ha proposto ad Israele la piena accettazione da parte del mondo arabo in cambio del pieno ritiro dai territori occupati nel 1967. Le risposte israeliane mostrano la vera differenza tra opposte correnti della pubblica opinione.

Il brutale Sharon con i suoi seguaci dell'ultradestra hanno respinto prontamente il piano. Essi non si curano affatto del riconoscimento arabo.

Il liberale Peres del partito laburista ha risposto come segue: Sì, accettiamo con piacere il piano saudita. È un grande piano, e l'idea di riconoscere Israele da parte del principe è meravigliosa. Certamente non ci ritir eremo dai territori nè cederemo le terre, ma il piano è buono.

Nello scambio quid pro quo, la "sinistra" israeliana è il quid. Il quo può aspettare, infatti aspetta da cinquant'anni. La destra, invece, non si interessa neanche di giocare al gioco del "processo di pace".

Lo scopo di questo gioco è quello di calmare i nervi sotto stress dei contemporanei, i quali si trovano ad essere testimoni di una cosa spiacevole, l'Olocausto palestinese. È difficile vivere senza speranza, ecco perchè le menti fertili si inventano nuove proposte, nuove piattaforme e tavole di discussioni. Mentre le proposte vengono discusse, l'olocausto va avanti, la Palestina viene distrutta, i palestinesi assassinati e torturati, in quello che è solo il primo stadio della nuova Nakba (la Catastrofe).

Su Hàaretz di ieri, Amnon Barzilai riporta il risultato di un nuovo sondaggio condotto dal Jaffa Institute for Strategic Studies. Secondo il sondaggio, il 46% degli israeliani sostengono la deportazione di massa dei palestinesi. Se la questione viene poi posta in termini più morbidi, il sostegno alla Soluzione Finale raggiunge il 60%.

I nazisti non avevano mai dichiarato apertamente di voler eliminare ebrei e zingari. Anch'essi parlavano di deportazione e trasferimento come "Soluzione Finale". Persino nel 1938, queste idee non furono mai supportate dall'intero popolo della Germania nazista come sta avvenendo oggi nello stato ebraico.

Ma cos'è lo stato ebraico? È Israele, quella piccola lingua del Medioriente? Come potrebbe mai quello stato guidare la volontà di Europa ed America?

Lo storico ebreo Solomon Lurie, autore degli studi sull'antisemitismo nell'antichità, ha parlato di "stato-nazione ebraica non territoriale". Ora, questo potente stato non territoriale che si estende da New York a Mosca ha accettato la dottrina nazista come politica ed il genocidio come prassi.

Un buon esempio è fornito dal professore di legge ebreo-americano Alan Dershowitz, di Harvard, il quale scrive nel Jerusalem
Post
di sir Conrad Black: "Il primo atto di terrorismo (palestinese) dovrebbe portare alla distruzione del villaggio usato come base per l'operazione terroristica. Si darebbero ai residenti 24 ore per evacuare prima di dare il permesso ai bulldozers di entrare nel villaggio e distruggere tutto". Questa era la pratica nazista nell'Europa occupata.

Dal momento che Dershowitz e quelli come lui istruiscono gli studenti americani da una generazione, mentre Black e i suoi compagni in armi promuovono con impegno questa agenda, non è strano che gli USA diano pieno sostegno alla macchina da guerra Giudeo-Nazista. Le voci su di un attacco eventuale degli USA ad Iraq e Arabia Saudita sono fatte circolare apposta per bloccare tutte le nazioni arabe in uno stato di aspettazione terrorizzata.

Apparentemente, hanno successo. Il principe saudita Abdallah probabilmente capisce come chiunque in Medioriente che tutti i "processi di pace" saranno utilizzati dai sionisti al solo scopo di far stagnare qualunque discorso ed andare avanti con i loro piani omicidi. Ma lui, apparentemente, sente che il suo primo dovere è nei confronti del suo popolo, i sauditi, minacciati dalla "spada di Damocle" dell'aviazione americana. Non c'è alcuna differenza tra questo o quel piano di pace, sia esso di Zinni, Tenet o Mitchell. Tra il 1970 ed il 1972, Jarring ed altri statisti produssero un'infinità di piani di pace. Israele usò quel tempo per tracciare la sua linea Bar-Lev lungo Suez, facendo stagnare o rifiutando tutti i piani. L'inganno si è ripetuto con Madrid ed Oslo.

I piani Giudeo-Nazisti sono stati svelati. I media da essi controllati tacciono e nascondono l'olocausto palestinese, e le forze armate americane assicurano loro totale protezione ed impunità. Le loro mani non saranno fermate, almeno non dai piani di pace rituali.

Invece di sprecare tempo e parole inutili, Sua Altezza Reale il principe Abdallah e gli altri leaders dovrebbero convertire i loro depositi bancari da dollari in euro o oro. Le banche ad interesse non islamiche dovrebbero essere considerate fuorilegge come qualsiasi altra forma di usura. Anche noi dovremmo fare la stessa cosa e boicottare su larga scala quei giornali e quei professori che supportano il genocidio in Palestina.

All'umanità è restata solo un'altra piccola occasione per salvare i palestinesi e sè stessa. Dershowitz, Black and company dovrebbero essere considerati come corresponsabili dei crimini di guerra di Sharon, e lo stato ebraico dovrebbe essere punito, come avvenne con la Germania del 1945.

di Israel Shamir*, traduzione a cura di www.arabcomin t.com

* scrittore russo-israeliano che vive in Israele e si definisce palestinese

DA ARABMONITOR

SAADAT: la Roadmap, un tentativo di ridimensionare le aspirazioni palestinesi

Gerico, maggio - È detenuto in una prigione palestinese, a Gerico, sorvegliata da guardie americane e britanniche. Il suo predecessore è stato assassinato nell'agosto 2001. Suo fratello ha avuto la stessa sorte un anno fa. La moglie è stata arrestata da agenti israeliani lo scorso gennaio.

Parliamo di Ahmad Saadat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

Arabmonitor lo ha raggiunto.

 


Come vede il futuro della regione dopo l'invasione anglo-americana dell'Iraq?

Colin Powell ha detto che l'obiettivo americano è la protezione degli interessi statunitensi nella zona, in parole povere mantenere l'area sotto il controllo politico, economico e militare americano. L'invasione militare dell'Iraq è stata preceduta dalla presentazione di un piano politico: quello che Powell ha chiamato "la costruzione della democrazia in Medio Oriente" e il controllo totale della regione tramite la collaborazione con Israele. Siamo di fronte alla creazione di un sistema internazionale nuovo dopo il crollo dell'Unione Sovietica. L'occupazione dell'Iraq è la prima puntata di una serie e intende convincere i popoli e gli Stati della regione a non opporre alcuna resistenza, perché altrimenti potrebbero fare la stessa fine del regime iracheno. La battaglia, comunque, non è ancora finita. La scelta migliore rimane la resistenza, rifiutando l'occupazione e cercando di rendere la vita delle forze di occupazione la più difficile possibile.

Cosa pensa della "Roadmap" (il tracciato di pace)?

Come mai l'Autorità azionale palestinese attribuisce così grande importanza a questo progetto?

La Roadmap sembra un compenso al popolo palestinese o, se preferite, la carota che viene data agli arabi della Palestina al posto del bastone usato contro gli iracheni. In realtà, va detto che la Roadmap è soltanto un tentativo di contenere i palestinesi e fermare l'Intifada, completando così quello che ha fatto il bastone israeliano con la copertura internazionale americana. La Roadmap vuole aggirare le risoluzioni delle Nazione Unite, che riconoscono il diritto del nostro popolo ad avere un proprio Stato indipendente. Questo progetto si pone l'obiettivo di ridimensionare le aspirazioni palestinesi, in modo che lo Stato venga disegnato secondo le esigenze e le misure indicate da Israele. Anch'io mi chiedo come mai l'Autorità Nazionale Palestinese ci tenga così tanto, e non sono in grado di dare una spiegazione logica, perché la Roadmap non porta nulla di nuovo, ma invita a tornare alla strada delle trattative, secondo gli standard degli accordi di Oslo, che alla fine ci ha condotti in un vicolo cieco chiamato Camp David.

Si parla molto del governo di Abou Mazen. La nomina di un primo ministro, può essere la soluzione ai problemi interni palestinesi? Il nuovo esecutivo nella sua forma e nelle condizioni in cui è nato, potrà mai creare le riforme attese a livello nazionale?

La nomina di Abou Mazen è avvenuta sotto la pressione di Israele e dell'America: di conseguenza sarà un governo limitato. Penso che questo governo non solo non è in grado di realizzare i nostri obiettivi nazionali, o le riforme attese dall'opinione pubblica palestinese, ma sarà uno strumento per privarci dei nostri diritti e ridurre lo spazio democratico. Sarà uno strumento per consentire agli americani e agli israeliani di interferire negli affari interni palestinesi. La democrazia non è compiuta se non viene praticata da un governo liberamente eletto in un Paese libero dall'occupazione straniera. Il nostro popolo deve avere le sue istituzioni libere, le quali sono in grado di riunire le forze e potenziare la sua capacità di resistenza. Si arriva così alla liberazione e poi alla democrazia.

Qualche settimana fa è stata celebrata la giornata del prigioniero palestinese. Che ruolo hanno i detenuti palestinesi, che sono migliaia nelle carceri israeliane, nella società palestinese?

Per i palestinesi le prigioni sioniste sono state sempre delle postazioni avanzate della resistenza. Hanno formato dei nuovi leader. Per questo motivo, la dirigenza politica palestinese deve ascoltare i prigionieri, considerare la loro liberazione uno dei principali obiettivi, aver cura dei loro familiari e inserirli nella leadership palestinese, perché loro sono vivi e sono presenti proprio nel cuore della battaglia.

http://www.resistenze.org/sito/te/po/pa/popa3e22.htm

Fatti degni di nota

1947 - Il Piano di Spartizione dell'ONU ai Palestinesi:
"State per avere il 47% del 100% che in origine era vostro"

1993 - L'Accordo di Oslo ai Palestinesi:
"State per avere il 22% del 100% che in origine era vostro"

1999/2000 - La "generosa offerta" del premier labourista Barak ai Palestinesi:
"Stiamo per darvi l'80% del 22% del 100% della terra che in origine era vostra"

2000 - Il Piano di Pace di Sharon ai Palestinesi:
"Stiamo per darvi il 42% dell'80% del 22% del 100% della terra che in origine era vostra, e questo 42% rimarrà sotto coprifuoco continuo"

L'offerta dei sionisti oltranzisti ai Palestinesi:
"Secondo la nostra versione della Bibbia voi avete diritto allo 0% del 42% dell'80% del 22% del 100% della terra che in origine vostra"

La Road Map di Bush ai Palestinesi:
"Se fermate la vostra resistenza (quella che noi chiamiamo terrorismo) all'occupazione, se i vostri rifugiati rinunciano al loro diritto a ritornare alle loro case, se acconsentite a scegliere soltanto dirigenti accettabili per Bush e Sharon, se acconsentite a disarmare tutti i vostri combattenti, se acconsentite a guidare le vostre auto soltanto sulle strade assegnatevi da Sharon, se non fate obiezioni al Muro che Sharon sta costruendo, se acconsentite a non esigere Gerusalemme come vostra capitale, se siete d'accordo che i programmi scolastici dei vostri bambini siano costituiti da corsi e da testi approvati dal governo israeliano, se acconsentite a non dare alla luce più di tre bambini per la famiglia, allora Sharon potrebbe considerare la possibilità di negoziare con voi sul 42% dell'80% del 22% del 100% della terra che in origine era vostra"

maggio 2003

Palestine Media Center - www.palestine-pmc.com/

Road Map: le riserve di Israele

27 maggio 2003

Quello che segue è il testo delle 14 condizioni poste da Israele per accettare la Road Map
così come riportato da IMRA (Independent Media Review and Analysis)

1.       Sia all'inizio, sia durante il processo, e come condizione per il suo proseguimento, dovrà essere preservata la calma. I palestinesi smantelleranno le attuali strutture di sicurezza e attueranno riforme sulla sicurezza nel corso delle quali verranno formate nuove organizzazioni che agiranno per combattere il terrorismo, la violenze e l'istigazione (l'istigazione deve cessare immediatamente e l'Autorità Palestinese deve impegnarsi nell'educazione alla pace). Queste organizzazioni si impegneranno in una genuina azione di prevenzione del terrorismo e delle violenze con arresti, interrogatori, azioni di prevenzione e la realizzazione delle basi legali per indagini, incriminazioni e condanne. Nella prima fase del piano e come condizione per il passaggio alla seconda fase, i palestinesi completeranno lo smantellamento delle organizzazioni terroristiche (Hamas, Jihad islamica, Fronte Popolare, Fronte Democratico, Brigate Al Aqsa e altri apparati) e delle loro infrastrutture, la confisca di tutte le armi illegali e il loro trasferimento a una parte terza affinché vengano rimosse dall'area e distrutte, la cessazione del contrabbando e della produzione di armi all'interno dell'Autorità Palestinese, l'attivazione piena dell'apparato di prevenzione e la cessazione dell'istigazione. Non vi sarà passaggio alla seconda fase senza la piena attuazione delle condizioni di cui sopra relative alla guerra contro il terrorismo. I piani per la sicurezza che dovranno essere attuati sono i piani Tenet e Zinni.

2.       Risultati completi saranno la condizione per il passaggio da una fase all'altra all'interno del piano. La prima condizione per il passaggio sarà la completa cessazione del terrorismo, delle violenze e dell'istigazione. Il passaggio da una fase all'altra avverrà soltanto dopo la piena attuazione di ogni fase precedente. Non si porrà attenzione alle scadenze di calendario, bensì a precisi indicatori dei risultati ottenuti (le scadenze di calendario serviranno solo come punti di riferimenti).

3.       Avvento di una nuova e diversa dirigenza nell'Autorità Palestinese nel quadro delle riforme di governo. La formazione di una nuova dirigenza costituisce una condizione per il passaggio alla seconda fase del piano. In questo contesto, in coordinamento con Israele, si terranno elezioni per il Consiglio Legislativo Palestinese.

4.       Il meccanismo di monitoraggio sarà sotto gestione americana. La principale attività di verifica si concentrerà sulla creazione di un'altra entità palestinese e sui progressi nel processo di riforme civili all'interno dell'Autorità Palestinese. La verifica verrà fatta esclusivamente su base professionale e per temi (economia, diritto, finanza) senza creare meccanismi combinati o unificati. Le decisioni sostanziali resteranno nelle mani delle due parti.

5.       Il carattere dello stato palestinese provvisorio sarà determinato attraverso negoziati tra l'Autorità Palestinese e Israele. Lo stato provvisorio avrà confini provvisori e certe dotazioni di sovranità, sarà pienamente smilitarizzato senza forze militari ma solo forze di polizia e per la sicurezza interna con un numero limitato di uomini e armi, non avrà l'autorità di stringere alleanze difensive o di collaborazione militare, e Israele manterrà il controllo su ingresso e uscita di personale e merci, così come sullo spazio aereo ed elettromagnetico.

6.       Per quanto riguarda sia le dichiarazioni iniziali sia la composizione finale, devono essere fatti espliciti riferimenti al diritto ad esistere di Israele come stato ebraico e alla rinuncia a qualunque "diritto al ritorno" dei profughi palestinesi dentro lo stato di Israele.

7.       La fine del processo condurrà alla fine di ogni rivendicazione, e non solo alla fine del conflitto.

8.       La futura composizione verrà raggiunta attraverso accordo e negoziati diretti tra le due parti, in conformità con la prospettiva indicata dal presidente Usa Bush nel suo discorso del 24 giungo.

9.       [Durante il processo] non vi sarà coinvolgimento su questioni riguardanti la composizione finale. Tra le questioni che non saranno discusse: insediamenti in Giudea, Samaria e Gaza (a parte il congelamento e le postazioni non autorizzate), lo status dell'Autorità Palestinese e delle sue istituzioni a Gerusalemme e tutte le altre materie la cui sostanza riguarda la composizione finale.

10.    Rimozione di ogni riferimento che non sia quello alle risoluzioni 242 e 338 (risoluzioni 1397, iniziativa saudita e iniziativa araba adottata a Beirut). Una composizione basata sulla Road Map sarà una composizione autonoma che deriva da se stessa la sua propria validità. L'unico possibile riferimento deve essere quello alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 242 e 338, e anche queste soltanto in quanto linee generali per la conduzione dei futuri negoziati su una composizione definitiva.

11.    Promozione del processo di riforme nell'Autorità Palestinese. Sarà stesa una costituzione transitoria palestinese, verrà creata una struttura legale palestinese e sarà rinnovata la cooperazione con Israele in questo campo. In campo economico, proseguiranno gli sforzi internazionali per riabilitare l'economia palestinese. In campo finanziario, sarà pienamente applicato l'accordo israelo-americano-palestinese come condizione per la continuazione del trasferimento delle entrate fiscali.

12.    Il dispiegamento delle Forze di Difesa israeliane lungo le linee del settembre 2000 sarà vincolato al rispetto dell'articolo 4 (calma totale) e sarà attuato conformemente ai cambiamenti che saranno richiesti dalla natura delle nuove circostanze e necessità create in tal modo. Si presterà particolare attenzione alla separazione delle responsabilità e dell'autorità civile come era nel settembre 2000, più che alla posizione delle forze sul terreno in quella data.

13.    Compatibilmente con le condizioni di sicurezza, Israele si adopererà per ripristinare la normale vita palestinese: promuovendo la situazione economica, lo sviluppo di legami commerciali, dando incoraggiamento e assistenza all'opera di agenzie umanitarie riconosciute. Non si farà alcun riferimento al rapporto Bertini come fonte vincolante nel contesto della questione umanitaria.

14.    Gli stati arabi assisteranno il processo con la condanna delle attività terroristiche. Non verrà stabilito alcun legame fra binario palestinese e altri binari (siro-libanese).

(Jerusalem Post, 26.05.03)

 

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