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BASSINI Angelo


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Bassini Angelo

 

di Mino Milani

1. - I primi anni.

« Anno Domini millesimo octogesimo decimo quinto, die vigesisimonono julii, ego Franciscus Gallarati Canonicus Cur.s huius insignis Basilicae'S. Michael Majoris Papiae, baptizavi infantem natum hoc mane, circa hora prima, ex domino Jacobo Antonio Bassini et Aloisa Pozzi... cui impositum fuit nomen Caesar Angelus Dominicus... » ( 1 ).

Così, quarto figlio, di secondo letto, del possidente Giacomo, nasceva Angelo Bassini, in quello che egli continuò a chiamare l'anno infame, l'anno cioè della Restaurazione e della Santa Alleanza ( 2 ). Gli Austriaci erano tornati a Pavia da circa diciotto mesi: e delle gloriose giornate napoleoniche non era rimasta, quasi, testimonianza.

Proprio alla generazione di Angelo Bassini sarebbe toccato di riprendere la strada della libertà e della indipendenza italiana, che sembrava, allora, irrimediabilmente chiusa.

Non è stato possibile ricostruire, su documenti, la fanciullezza e la adolescenza di Angelo Bassini: estinta da tempo la sua famiglia, non sono rimasti, al Museo del Risorgimento di Pavia, che alcuni documenti, la più parte di modesto interesse ( 3 ), e pochi cimeli, ora esposti al Castello Visconteo ( 4 ).

Dagli atti di famiglia esistenti nell'Archivio Comunale, risulta che Giacomo Bassini, nel 1825, aveva sei figli, ed abitava una casa (di cui era proprietario) in piazzetta Santa Corona.

La casa apparteneva ancora alla famiglia Bassini nel 1889, anno nel quale spirò Angelo, tenente colonnello in pensione ( 5 ).

Quali siano stati gli studi seguiti dal giovane, non è dato sapere: non dovettero, probabilmente, superare quella che chiameremmo oggi istruzione media; Angelo non si iscrisse all'Università: ne, a quanto pare (ed a quanto anche risulta dalle poche lettere che di lui rimangono), non dovette preoccuparsi molto della sua cultura ( 6 ). Sta di fatto che, appartenendo alla borghesia, ebbe, fin dalla giovinezza, contatto con la società colla e patriottica della Pavia del tempo.

Nel 1836, fu arruolato, con una ferma di otto anni, nell'I. R. Esercito austriaco, ed assegnato, in data 25 maggio, all'11° Reggimento Usseri « Imperatore Alessandro delle Russie », in qualità di Cadetto di leva.

La sua carriera militare cessò nel 1839, anno nel quale egli chiese prima (15 agosto) di passare dalla categoria di ex-propriis a quella di soldato semplice, e poi di essere posto in congedo (30 novembre) avvalendosi della clausola della sostituzione.

Potrebbe anche darsi che questa richiesta di congedo sia stato il frutto dei primi contatti con i cospiratori pavesi.

Nulla sta a provarlo, ma è certo che il Bassini dovette, proprio in quel tempo, essere introdotto nell'ambiente liberale e repubblicano di Pavia.

L'insegnamento di Mazzini cominciava proprio allora a raggiungere, uscendo dall'Università, la cittadinanza: e si stava formando quella nuova classe politica che avrebbe dato così alta prova di sé sui campi della battaglia e del lavoro.

Punto di ritrovo dei liberali pavesi (anche giovanissimi), era Casa Cairoli , frequentata sin da allora dal Bassini.

Di questi anni (1841) è pure il matrimonio del Nostro con Guglielmina Salvini, che doveva morire di parto il 6 giugno 1844, dando alla luce il figlio Emilio ( 7 ). Prima della Campagna del 1848 Angelo Bassini si diede al commercio ( 8 )

2. - Sul campo di battaglia.

E' con l'inizio delle Guerre d'Indipendenza, che si hanno notizie precise di Angelo Bassini. Nel 1848, Pavia armò tre reparti di volontari: il primo, costituito da circa 150 uomini, si formò subito dopo l'inizio della guerra, mettendosi ai diretti ordini dello Stato Maggiore Piemontese ( 9 ); il secondo fu quello studentesco ( 10 ); il terzo, infine, di carattere popolare, fu quello che si pose agli ordini di Giuseppe Garibaldi ( 11 ). Angelo Bassini appare come milite della 3ª Compagnia ( 12 ). Il Battaglione lasciò Pavia il 29 luglio, ed ebbe il suo battesimo del fuoco nella giornata di Luino, combattendo poi, alcuni giorni più tardi, a Morazzone ( 13 ). La strada di Angelo Bassini era ormai segnata. Nel novembre del 1848 egli era con Garibaldi a Ravenna, nella Legione Italiana, che si stava ricostituendo, in vista di una ripresa della guerra.
Entrò in forza come sottotenente di amministrazione: ma in seguito (a Foligno, il 27 dicembre), fu assegnato al Battaglione Bersaglieri, come sottotenente nella 1ª Centuria della 4ª Coorte ( 14 ). Fu incaricato di giudicare i volontari colpevoli di negligenze e ruberie ( 15 ), recando nei dibattiti il contributo di una franchezza rude ed umana che fu, in sostanza, il tratto più simpatico del suo carattere.
Prode sul campo di battaglia, Bassini si battè a Velletri ed a Palestrina, meritandosi la promozione a capitano ( 16 ), e segnalandosi per una temerità spavalda; nella fatale giornata del 3 giugno, fu ferito al Casino dei Quattro Venti: « A Roma, il 3 giugno nel '49, nell'ora dello sterminio, s'era avventato quasi solo contro i francesi di Villa Corsini, percotendo, insultando, gridando a chi volesse ammazzarlo, e nessuno lo aveva ucciso... ». Così, splendidamente, Abba ( 17 ). « Angelo Bassini si avventa, quasi solo, contro Villa Corsini e ne torna pesto, insanguinato, sereno » ( 18 ).
Il Sacchi , allora al suo fianco nei disperati attacchi contro i francesi: « A mezzogiorno circa - scrisse - si tentò un assalto al Casino dei Quattro Venti. Il nucleo, spinto all'assalto era comandato dal bravo Angelo Bassini di Pavia che, tutti precedendo, si spinse oltre i cancelli un micidialissimo fuoco lo ricevette, ed i suoi diedero di volta: solo il Bassini rimase nel viale sconfortato dall'abbandono, e lentamente ritirandosi in mezzo ad un grandinare di palle. Fu ferito dopo qualche tempo, avendo una nostra granata appreso il fuoco al Vascello » ( 19 ).
La narrazione del Sacchi farebbe dunque pensare non ad una ferita da palla nemica, ma ad un incidente, o ad una ferita da scheggia, dato che il Vascello era, allora, in mano italiane. Il Guerrazzi , invece, con maggior precisione: « Anco Angiolo Bassini, non una ma due volte si avventò, seguito da pochi, ad assaltare il Casino dei Quattro Venti; la prima volta, rimasto solo, indietreggiò lento fra mezzo ad una grandinata di palle; poco dopo, avendo una granata appreso fuoco al Casino, egli volle mettersi da capo alla ventura, e lo prese cacciandone via i francesi colla baionetta nei reni - e forse sarebbe riuscito a tenervi fermo il piede, se in quel punto cadendo per gravissima percossa ricevuta non avesse, per così dire, con la sua assenza, levata l'anima ai suoi soldati » ( 20 ). Le narrazioni coincidono; il Guerrazzi forse attribuisce al Bassini un merito che deve essere certamente suddiviso: è fuori di dubbio, però, che la carica guidata dal Nostro sia stata una tra le più brillanti della giornata. Il Bassini fu trasportato all'Ospedale della Scala alla Trinità dei Pellegrini. La ferita non era alla spalla ( 21 ), ma « trasfossa nella parte superiore ed anteriore della coscia destra » ( 22 ). Pur nelle sofferenze, il Nostro non dovette perdere il rude spirito: « Alla mia destra dolorava Angelo Bassini da Pavia, egli pure ferito in quell'orrendo 3 giugno, mentre s'avventava terribile sui nemici due volte vittoriosi.
"Coraggio, romagnoletto!", mi disse una mattina, sentendo che mi lamentavo » ( 23 ). Dimesso dall'ospedale il 18 luglio ( 24 ), Bassini fece ritorno a Pavia.

3. - L'attesa e l’esilio.
Non abbiamo notizie dirette sugli anni successivi; quale fosse la vita in Pavia, quali le misure di sicurezza prese dalla polizia, è generalmente noto ( 25 ): i cospiratori erano particolarmente impegnati nel contrabbando dei libri della Tipografia Elvetica di Capolago. E' sicuro che il Bassini abbia ripreso contatto con i suoi compagni d'arme, che erano rientrati in Patria. Il suo nome non figura, però, nell'elenco dei compromessi per i processi di Mantova.
E' tuttavia probabile che, sulla fine del 1852, anche egli non fosse più a Pavia, ma si trovasse in territorio piemontese, ad organizzare il moto mazziniano che doveva trovare la sua tragica conclusione il 6 febbraio 1853 ( 26 ). A Bassini era affidata una parte notevole: il comando, cioè, della colonna di armati che si proponeva di irrompere nel Lombardo-Veneto, per sollevare il popolo e per marciare quindi su Milano: « All'avvicinarsi del momento dell'azione, una numerosa colonna di volontari si trovava disposta in quelle località di confine alle sponde del Po... » la colonna doveva essere comandata nell'azione del capitano garibaldino Angelo Bassini da Pavia, coraggioso ed intrepido fino all'originalità » ( 27 ). Il piano d'azione della colonna era assurdamente difficile e prevedeva dei successivi colpi di mano che avrebbero paralizzato le pur potenti forze austriache in Pavia. Non è questo il luogo ove riesaminare il programma del tentativo mazziniano; importerà rilevare come, pur nel momento drammatico del fallimento, il Bassini non sia venuto meno alla sua rustica spavalderia: « Quella cavalleria (che procedeva, l'8 febbraio, al disarmo dei volontari lungo il Po) era comandata dal conte Durini ... e a lui si presentò il comandante la colonna dei volontari, Bassini Angelo; e siccome quei due comandanti in opposizione fra loro si conoscevano assai bene per precedenti relazioni, il Bassini fece noto al Durini che i suoi squadroni avevano corso grave pericolo, perche se il movimento di Milano fosse riuscito, i suoi soldati non sarebbero stati sufficienti per trattenerli di compiere il loro dovere, e che egli avrebbe ordinato alla sua colonna il fuoco contro la cavalleria piemontese, e sarebbe passato avanti... » ( 28 ). Lasciati in libertà, ma espulsi dal Piemonte, i patrioti lombardi si ridussero in Svizzera, ove il Bassini, insieme con altri pavesi ( Sacchi , Cairoli , Griziotti ) giunse verso il 12 o il 13 febbraio, stabilendosi a Locarno ( 29 ).
Di lì, si trasferì a Zurigo, e poi a Londra, mentre il Governo nustriaco colpiva aspramente i compromessi nella fallita insurrezione. Con editto pubblicato a Milano, il 12 novembre 1853 (n. 1098) si precisavano le norme per il sequestro dei beni dei profughi politici. Tra questi era Angelo Bassini ( 30 ). A Londra, egli ebbe modo di conoscere Mazzini , e la sua fiducia in lui, lungi dall'essere incrinata, al pari di quella di altri patrioti, dall'insuccesso del 6 febbraio, si accrebbe, col contatto costante. Bassini si mise a disposizione del grande Agitatore, seguendolo nelle sue cospirazioni.
Testimonianza di questa fervida attività, alcune lettere a lui indirizzate da Giuseppe Mazzini ( 31 ). « Le privazioni dell'esilio - scrisse di lui un amico, Luigi Fabio , dei Mille ( 32 ) - sono inenarrabili, e basti dire che per parecchi anni egli visse con meno di una lira al giorno; ed è risaputo che la sua esistenza era affidata ad un trattamento di due caffè e latte al giorno. Non fece mai debiti, e pel suo carattere fiero, rifiutò i soccorsi dei diversi Comitati istituiti per gli emigrati... ».

4. - Il 1859.
Quanto sia durato l'esilio di Bassini, non e possibile stabilire con certezza. E' probabile che egli sia ritornato in Patria in seguito alla grande amnistia del 1856, se nel 1858 egli era a Pavia, dove - pur in un clima di sospetto e di continua inquisizione poliziesca - si impegnò nuovamente nelle cospirazioni. « Insieme con quelle anime nobilissime ( Benedetto Cairoli ed i suoi fratelli) ci insegnavano a servire la Patria Angelo Bassini, già provetto, che c'intratteneva della difesa di Roma, cui aveva preso parte, e della sua famigliarità con Pippo, così chiamavasi fra gli iniziati, il Mazzini ... ».
Così Giulio Adamoli , allora studente a Pavia ( 33 ). In quei due ultimi anni di dominazione austriaca, la resistenza dei cospiratori pavesi assunse un carattere di inflessibilità spietata ( 34 ). Alle prime avvisaglie della crisi politica che doveva portare alla guerra tra Piemonte ed Impero d'Austria, Angelo Bassini varcò il Ticino, insieme con un forte gruppo di giovani pavesi, arruolandosi nei Cacciatori delle Alpi ( 35 ). Venne preso in forza con il grado di sottotenente, cosa che non mancò di irritarlo ( 36 ); successivamente nominato capitano, egli combattè nel 1° Reggimento ( Cosenz ) per tutta la durata del conflitto.
Conclusa la guerra. Angelo Bassini, sull'esempio dei suoi colleghi, lasciò il servizio, pronto a raggiungere Garibaldi nell'Italia Centrale. Dimissionario il 15 settembre, egli dovette attendere circa un mese: e l'attesa gli parve sicuramente troppo lunga se, il 9 ottobre 1859, scriveva a Benedetto Cairoli - « Benedetto caro!
Ieri sera arrivò il capitano Strambi ( 37 ) il quale disse - a nome del Generale - che gli ufficiali che diedero la dimissione e da lui chiamati vadino a Bologna, ma che quelli che non la diedero di sospendere. Ora, io dico, la dimissione io la diedi e l'ho ricevuta, ed appena che mi arrivò ne scrissi al Generale dicendo che io ero sotto i suoi ordini e che attendevo istruzioni. Sono già tre settimane ieri che io gli scrissi e non abbi mai risposta alcuna, per il che ti prego di parlare subito al Generale e sentire cosa dice di me. Comprenderai tu bene che io continuando a restare a Pavia faccio una figura porca, perchè avendo detto che io mi portavo nell'Italia Centrale e poi fermarsi fa del Arlechino.
Devi sapere che dimani da Milano partono molti individui che erano della mia Compagnia, questi vengono condotti dal 1° T. Boy-Gilbert , non vorrei che questo tenente il quale fece molto parlare di se per cose non troppo belle avesse ad avere la precedenza.
Ora noi inviamo li uomini per Bologna e tu sai bene (e ciò tè lo dico a nome di Salterio ( 38 ) che scrivi al Comitato di Piacenza onde poi vengono diretti per Bologna.
Attendo una pronta risposta e nel caso che fosse di venire, sapermi dire se devo vestirmi col'uniforme o in civile, ed ove tu dimori per poterti subito rinvenire. La sottoscrizione dei fucili non va male, e spero che Pavia si farà onore, perché sciogliendosi ora la Società dei cavalli-stalloni, sembra, così e quasi certo che le azioni ed il ricavo che sarà circa di L. 20.000 franchi verrà versato per i fucili. Ti raccomando di nuovo e per me che Boy-Gilbort non sia alle volte anteposto.
Addio. Li amici ti salutano ».
Le raccomandazioni ebbero il loro effetto, ed Angelo Bassini raggiunse i compagni, entrando nell'Esercito della Lega col grado di capitano.
Risolta, come si sa, la questione del Rubicone, egli prese congedo il 18 dicembre 1859, tornando a Pavia.

5. - Angelo Bassini dell'8ª Compagnia dei Mille.
Vi è un aneddoto riguardante Angelo Bassini; lo riferiamo qui così come ci è stato narrato.
La sera di uno dei primi giorni del maggio 1860, egli se ne stava placidamente seduto ad un caffè del centro. Un gruppo di giovani, venendo dall'Università, gli si accostò, e:
« Come? - gli chiese qualcuno - e tu non vieni? ».
« Venire? E dove? ».
« Ma in Sicilia! Con Garibaldi !».
« Maledizione! Potevate anche dirmelo prima, no? Corro a a casa, prendo la pipa e son con voi!
».
Poco dopo, Bassini, con la sua fedele pipa, partiva diretto a Genova ed in Sicilia.
L'aneddoto può essere improbabile: il Bassini era stato tra gli organizzatori del gruppo di volontari pavesi (62 in tutto), che prese parte alla Spedizione dei Mille. In ogni caso, il suo carattere, così irruento e generoso, sembra perfettamente rilevato.
L'accenno alla pipa non o casuale: essa fu un segno distintivo del Bassini: « Il loro capitano Bassini li governava coi trilli di certo suo fischietto da cacciatore, fumando alla pipa, tutto scoperto ai nemici che Io tempestavano di palle senza toccarlo.
Ma egli si credeva invulnerabile » ( 39 ). Abba si riferiva alla battaglia per la conquista di Palermo; nè deve apparire strano od improbabile che il Bassini fumasse e fischiasse insieme; ecco quanto scrivono due memorialisti dei Mille, che non possono essere sospettati (come potrebbe esserlo Abba ) di voler colorire la loro narrazione:
« L'intervallo (fra i Mille ed i Borbonici, a Calatafimi) poteva essere di 300 metri. C'era un muricciolo a secco alto 40 centimetri ed un solo piccolo alberello. Oltre a Sirtori , vidi sul fronte delle Compagnie, in piedi, il Bruzzesi ed il Bassini, che fumava in un pipino di gesso » ( 40 ).

Ed insieme:
« A Calatafimi, durante il combattimento, noi sentivamo, or da qua, ora da colà - poiché egli al fuoco veniva preso da un diavolo per ogni capello, che lo facean diventare una furia, una specie di Bixio , e si moltiplicava, ed era dappertutto - noi sentivamo, dico, intercalato ad una filza di furibonde imprecazioni, l'acuto suono del suo fischietto che c'invitava alla pugna ( 41 ).
Bassini si imbarcò sul « Piemonte », insieme con Garibaldi , il quale ha lasciato un suo ritratto del Nostro: « Sulla tolda del « Piemonte » un alterco, non sanguinoso certamente, succedeva tra il pacato maggiore Bassini, ed il focoso tenente Piccinini ... Era proprio curioso veder l'eccellente Bassini inarcar le ciglia, con un'aria di autorità che gli dava il grado, ma che in fondo non sentiva, essendo di natura amorevole ed affettuoso anche coi minimi suoi subordinati... » ( 42 ).
Il tratto, rude e buono insieme, del Bassini è confermato dal Sylva . A Talamone, durante la sosta dei vapori della spedizione, egli fu nominato comandante dell'8° Compagnia dei Mille ( 43 ):
« Postosi di fronte alla Compagnia schierata in battaglia, per prima cosa ci fece dar lettura dell'ordine del giorno di Garibaldi ,; indi si diede a farci un predicozzo sulla necessità de l'ordine e de la disciplina, terminando con la dichiarazione ch'egli voleva essere per noi un amico, un padre; che dovevamo avere confidenza e fiducia in lui, com'egli sentivasi perfettamente sicuro che da parte nostra avremmo corrisposto in tutto e per tutto a' suoi desideri, a le sue speranze e che ci saremmo indubbiamente fatti onore ».
Dopo la battaglia di Calatafimi, ritroviamo il Bassini all'entrata in Palermo, nell'imminenza della quale egli aveva lanciato un fiero ordine del giorno ai suoi bergamaschi ( 44 ). Per tutta la durata dei combattimenti nella capitale siciliana, egli si tenne alla testa della sua Compagnia, duramente impegnata: e la sua storia, ora, è la storia dell’Ottava.
Con l'armistizio del 6 giugno, ed il conseguente sgombero di Palermo da parte delle truppe borboniche, si rese necessaria una profonda riorganizzazione delle forze volontarie; Angelo Bassini ebbe il grado di maggiore, ed il comando del 7° Ballagliene, uno dei tre che costituirono la Prima Brigata ( Türr ), della 15ª Divisione. Il suo primo incarico, fu quello di ristabilire l'ordine nei territori di Mezzoiuso e Frizzi, dove si erano verificati gravi tumulti ( 45 ).
Lasciata Villafrati il 26 giugno, egli raggiunse Frizzi nel giorno successivo: « Fermata la colonna, Bassini chiamò a rapporto gli ufficiali, per concertare il modo migliore di mandare a fine l'impresa; non sembrava facile l'arrampicarsi per quei dirupi, e l'attaccare senza artiglieria quel nido d'aquile. Ma ecco, mentre dura il consiglio, la scena muta repentinamente. Le mura o i colli si coronano di gente, che sventola bandiere e manda grida giulive, le campane suonano a festa, una folla di cavalieri e di popolani, preceduti da allegre fanfare, si precipita giù per la china, e si profonde in dichiarazioni patriottiche » ( 46 ).
Visto inutile l'intervento, Bassini fece ritorno al suo Comando, raggiungendolo il 28 giugno a Rocca Palomba ( 47 ). Il primo luglio, però, dovette partire per raggiungere Resuttano, ove erano scoppiati sanguinosi disordini. « Bassini diresse la spedizione magistralmente. Condotti da guide interessate al nostro intervento, arrivammo a mezzanotte davanti a Resuttano così segretamente, che nessuno del luogo se ne accorse; prima che qualcuno si destasse dal sonno, avevamo già completamente circondato con tre Compagnie l'abitato, mentre la quarta, con a capo il comandante, entrava silenziosa nel borgo... » ( 48 ).
L'operazione si concluse con l'arresto di dieci rivoltosi, uno dei quali fu ucciso ( 49 ), che vennero inviati, sotto buona scorta, a Palermo.
Sotto il comando di Ferdinando Eber (che aveva sostituito Türr , malato, nel giugno) Bassini continuò a battersi sino al Volturno ( 50 ).
Nominato luogotenente colonnello il giorno stesso della battaglia, 1 ottobre, ricevette da Eber il comando della 2ª Brigata, nel novembre, quando, cioè, l'impresa garibaldina era conclusa ed iniziava lo scioglimento dei Corpi Volontari ( 51 ). Bassini rimaneva sotto le armi, e con decreto del 21 luglio 1861, il suo grado fu riconosciuto.
Postosi in aspettativa il 24 novembre, Angelo Bassini rientrò a Pavia. La sua grande avventura era finita.

6. - Il tramonto.
Pur rimanendo un fervente seguace di Garibaldi
, egli non prese parte alla Spedizione d'Aspromonte: in seguito ad essa venne, tuttavia, tenuto d'occhio dalla polizia e dovette subire una perquisizione ( 52 ).
Riferisce della perquisizione effettuata, con esito negativo. La polizia cercava una stampa riferentesi al fatto di Aspromonte. Carte Bassini, MRP:
Copia conforme del decreto per la perquisizione domiciliare: « Informato il

Fino al 1866 rimase a Pavia: ma quando si istituirono i Corpi Volontari per la Campar contro l'Austria, volò ad arruolarsi e si vide riconosciuto il grado, ed assegnato al 3° Reggimento volontari. Si battè a Monte Snello dove, per quanto ferito, continuò a combattere, meritandosi così la medaglia d'argento al valor militare ( 53 ).
Rientrato in Pavia e collocato in congedo per riforma il 30 gennaio 1868, non abbandonò più la sua città, nella quale si spense il 3 gennaio 1889. Volle funerali civili, durante i quali una Banda suonasse « musiche allegre »; non lasciò patrimonio. Agli Asili, di cui era benefattore, destinò 500 lire ( 54 ).
I funerali richiamarono a Pavia un gran numero di garibaldini:
« Erano arrivati - scrisse il cronista ( 55 ) - da Milano i suoi commilitoni dei Mille, con la bandiera. Noi vi abbiamo conosciuti il colonnello Bruzzesi , il cap.
Filippini .
Numerosissimi erano i veterani, i reduci, i patriotti, i soci delle varie Associazioni di Pavia. Si può dire che tutta Pavia garibaldina, patriottica, democratica - la parte maggiore e migliore della cittadinanza - ha voluto essere presente a rendere l'estremo tributo d'affetto ad un soldato così valoroso della libertà italiana... ».
Era presente una folta rappresentanza dei Bergamaschi dei Mille. Dopo i discorsi, si procedette alla tumulazione. Si era conclusa una vita dedicata alla libertà ( 56 ).
Occorrono documenti e testimonianze, per scrivere una storia; occorrono prove e controprove. Tutto quanto è intuito, immaginalo, non fa storia, anche se può corrispondere alla verità. Per questo è necessario narrare in poche pagine la vita di Angelo Bassini: si può solo tracciare una sua breve biografia, che, alla fine, dice poco o nulla. Angelo Bassini, uno dei tanti.
E fu così, in realtà.
Ma quei tanti furono, per dirla con un grande maestro, « uomini pieni, uomini nati finalmente da un popolo che pareva morto ». Non è più possibile, forse, immaginare la loro ardente, bruciante passione italiana: non è possibile sentirla, come essi la sentivano, universale. Battendosi per l'Italia, si battevano per un mondo che doveva sorgere; e questa fu la loro grandezza che non tramonta. Angelo Bassini portò negli anni la sua fede. Non abbiamo documenti a suffragarlo, ma potremmo essere certi che il giorno in cui egli scoprì l'Italia fu il giorno più grande della sua vita: il giorno di uno smarrimento che doveva generare un indomabile desiderio di azione. Non abbiamo testimonianze, lettere, diari: ma possiamo immaginare quali fossero i semplici pensieri di questo uomo semplice; la sua concezione povera (e per ciò completa, perfetta) della libertà. Il suo ingenuo amore per l'Italia. La sua passione per la libertà di tutti. Bassini non fu un protagonista, nel senso che generalmente diamo al ààtermine; non ne aveva tutta la capacità, la genialità. Ma fu uno degli uomini indispensabili ai protagonisti. Pochi combattenti impressionarono, come lui, la fantasia di coloro che li avvicinarono. Poche immagini, come la sua, si impressero indelebilmente nel ricordo e nel cuore.
Il Sylva , che combattè ai suoi ordini, giunse quasi a considerarlo un fratello, un padre: «...per sua natura energico, asciutto, burbero: ma bonario, semplice e direi quasi primitàna lealtà a tutta prova, con il cuore in mano si assimilò subito a la gioventù orobica, de la cui antica stirpe poteva dirsi quasi discendente, meglio che di qualunque altra... » ( 57 ).
E così i picciotti siciliani:
« I picciotti del mio Battaglione si sarebbero gettati nel fuoco pel maggiore Bassini, il nostro vecchio amico di Pavia. Burbero, buono, maldicente, coraggiosissimo, con una grinta tutta sua, con una testa bernoccolata, con certe arie alla Bixio , uno scudiscio alla mano, su le labbra la bestemmia pavese: carogna!, egli imponeva un timore salutare, che si convertiva presto in devozione sincera, perché Io vedevano occuparsi indefessamente delle loro sorti con appassionato amore » ( 58 ).
Ed Abba « Aveva una testa che sembrava una mazza d'armi, ma l'espressione della sua faccia ricordava quella di certi santi anacoreti.
Sapeva poco, discorreva poco; ostinato nell'idea che gli si piantava nel capo; a chi lo vinceva di prove gridava: «Appiccati! », ma lo abbracciava e gli dava subito ragione, intenerito e devoto... » ( 59 ).
E di lui, ancora, le parole più belle:
« Era il Bassini un uomo che, se avesse lanciato il suo cuore in aria, quel cuore avrebbe mandato luce come il sole; e se lo avesse lanciato nell'inferno, avrebbe fatto divenir buono Satana stesso... » ( 60 ).

MINO MILANI

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NOTE
(1) Basilica di San Michele Maggiore in Pavia, Liber Baptizatorum, 1815, ad diem.
(2) SVLVA: La VIII Compagnia dei Mille (Bergamo, 1959), 116: « Lungo le marce, quando fra di noi si impennavano discorsi sull'eterno femminino, s’egli si trovava da presso, s'inquietano, ed usciva in qualcuno delle sue brusche sfuriate, per finire con questa specie di rimpianto: "Avete un bei dire, voialtri, che siete ancora ragazzi. Ià sono già vecchio, perchè nacqui nell'anno infame, capite?", volendo con ciò alludere al 1815 anno di sua nascita e de la Santa Alleanza d'infame memoria »; « La Provincia Pavese », 4-5 gennaio 1889.
(3) Museo del Risorgimento di Pavia (di qui citato M.R.P.), Carte Bassini (2-3, 35); Carte Cairoli , ad personam.
(4) Sciabola, pistola, giubba, berretto e medaglie di Angelo Bassini (Sala 1860).
(5) « La Provincia Pavese », 2-3 gennaio 1889; Atti nell'Archivio Municipale di Pavia.
(6) G. C. ABBA - Storia dei Mille (Firenze, 1904), 60: « Sapeva poco, discorreva poco.. ».
(7) Morto nel 1884 negli Stati Uniti d'America.
(8) « La Provincia Pavese », 3-4 gennaio 1889.
(9) « Gazzetta di Pavia », 2 aprile 1848; Archivio Triennale delle Cose d'Italia (Capolago, 1850), III, 523, 612, 748; per la storia del reparto; A. GALLOTTI: La Compagnia dei Volontari pavesi nella Campagna 1848 (Milano, 1890).
(10) R. SòRIGA: Il Corpo degli Studenti pavesi nella Campagna 1848, in « Bollettàa Società Pavese di Storia Patria » (di qui citato BSPSP), anno 1912.
(11) Influì politicamente sulla formazione di quest'ultimo reparto il fatto che esso fosse affidato per l'organizzazione a Gaetano Sacchi , alfiere della Legione Italiana d'Uruguay, che era tornato in Italia con Garibaldi (« Gazzetta di Pavia », 15 luglio 1848); « Avvenire d'Italia », 1848, n. 3; R. RAMPOLDI »: Pavia nel Risorgimento nazionale, (Pavia, 1927), 136.
(12) G. CREEPI: Pavia e la Spedizione dei Mille, con aggiunte ed elenchi relativi alle altre Campagne (Pavia, 1884), 18; « La Provincia Pavese », 4-5 gennaio 1880: « Bassini sarebbe stato eleàunanimità dei voti capitano di Compagnia ».
(13) G. GARIBALDI - Memorie (Bologna, 1932); 165: « I Pavesi caricavano con l'intrepidezza di vecchi soldati... ».
(14) E. LOEVINSON: Garibaldi e la sua Legione nello Stato Romano 1848-‘49 (Milano-Roma, 1907), II, 34-40.
(15) LOEVINSON, I, 181; III, 214-16.
(16) Il 31 maggio. LOEVINSON, II, 230.
(17) ABBA , 60.
(18) G. GUERZONI: Garibaldi (Firenze, 1882), I, 306.
(19) R. SòRIGA: Dalle memorie di Gaetano Sacchi (in BSPSP), 76.
(20) F. D. GUERRAZZI - L'assedio di Roma (Milano, 1870), 784.
(21) « La Provincia Pavese », 4-5 gennaio 1889; RAMPOLDI, 121.
(22) LOEVINSON, II, 230.
(23) R. Tosi: Da Venezia a Mentano (Forti, 1910), 57.
(24) LOEVINSON, II, 230.
(25) G. ADAMOLI: Da San Martino a Mentano (Milano, 1892), 3-10. Le indicazioni bibliografiche, qui ed altrove, si limitano strettamente alle memorie nelle quali è citato Angelo Bassini.
(26) C. CASSOLA: Tentativo di insurrezione del 6 febbraio 1853 in Milano ed altre memorie politiche (Pavia, 189(ì); G. MONDAINI: Nuova luce sul moto milanese del febbraio 1853 (in BSPSP, 1905).
(27) CASSOLA, 27.
(28) CASSOLA, 37.
(29) MONDAINI, 443.
(30) L. POLLINI: Mozzini e la rivolta milanese del 6 febbraio 1853 (Milano, 1930), 393.
(31) MRP, Autografi di Giuseppe Mazzini . Vedili pubblicati da R. SòRIGA: XII lettere di Giuseppe Mazzini a cittadini pavesi 1853-‘54 (in BSPSP, 1916).
(32) « La Provincia Pavese », 4-5 gennaio 1889.
(33) ADAMOLI, 4.
(34) C. MONTINI: Evocazioni patriottiche (Pavia, 1914).
(35) Questo si può dire di tutti i patrioài che già non fossero in esilio; le fonti al riguardo, come alla nota. (2), sono moltepài basterà citare la testimonianza di SYLVA , 115, il quale ebbe informazioni da congiunti del Bassini.
(36) MRP, Carte Bassini. Lettera di Guglielmo Cenni:
Torino, 21 aprile 1859
« Io non ho parola per dirti In sorpresa ed il dispiacere che ho provato quando il Generale mi ha chiamato tutto fuoco dicendomi: "Per Dio! Abbiamo dimenticato Bassini, a me il Quadro generale". Ero di pietra mi sono mosso, alfine, e portato il Quadro, non solo non eri capitano, ma nepure figuravi più sul sudo. Questa è pràa volontà ferma del Generale di porti al 3° Deposito come capitano, avendoli
cancellalo dal Quadro di Cuneo. Ma figurati!
Cambiamenti, rimpasti, cancellature ed esigenze, facevano perdere la testa al nostro buon Generale ed a tutti noi - non ho mai sentito sacramentare.
come quest'oggi -, "pover-
diceva - bisognerebbe spaccare la testa a noi tutti!", ed era presente Arnaboldi , insomma è arrabbiafo, e ti ha scritto - per Dio! Ha dato ordine di non dimenticarti a lui alla prima occasione - io non so raccapezzarmi, coraggio e pazienza per Dio! Ed ama
sempre l'aff.mo tuo
CENNI».
MRP, Autografi di Giuseppe Garibaldi Torino, 21 aprile 1859
« Caro Bassini, voi siete vittima d'una dimenticanza - non potete figurarvi - quanto ne sia dispiacente.
Io confido nel vostro patriottismo per pazientare fino alla prima nacanza di capitano. Salutatemi gli amici. Vostro

G. GARIBALDI Sig. capitano Angelo Bassini,
sottotenente nei Cacciatori delle Alpi - Cuneo ".
Alcuni giorni più tardi, Angelo Bassini veniva inviato a Savigliano:
MRP, Autografi di Giuseppe Garibaldi .
Chivasso, 11 maggio 1859
« E' ordinato al capitano Bassini Angelo del 2° Reggimento di partire' per Savigliano per prendervi il comando del Deposità sta colà formando.
Il Generale Comandante.

G. GARIBALDI ».
(37) Luigi Strambio.
(38) Nazzaro Salterio, uno degli organizzatori dei volontari pavesi dei Mille.
(39) ABBA , 191.
(40) Relazione di GIUSEPPE DEZZA sulla battaglia di Calatafimi. Vedila in C. AGRATI: I Mille (Milano, 1933), 322.
(41) SYLVA , 116.
(42) G. GARIBALDI - I Mille (Bologna, 1932), 77.
(43) SYLVA , 115.
(44) SYLVA , 215.
(45) ADAMOLI, 109. G. C. ABBA - Da Quarto al Volturno, noterelle di uno dei Mille (Bologna, 1909), 166.
(46) ADAMOLI, 110-111.
(47) ADAMOLI, 112. ABBA - Noterelle, 170.
(48) ADAMOLI, 113.
(49) AURA: NotereIIe, 177.
(50) « Il reggimento Bassini ed i bersaglieri di Tanara prendevano con la baionetta il convento ed il cimitero, rigettavano l'attacco della cavalleria... ». S. TURR - Rapporto sulla battaglia del Volturno. Vedilo pubblicato in M. MENGHINI: La spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli (Torino, 1907), 355-357.
(51) ADAMOLI, 171, MRP, Stato di servizio del ten. col. Angelo Bassini.
In MRP, Carte Bassini, e conservata una interessante lettera di Ferdinando Eber , stesa dopo la prima giornata di combattimenti al Volturno: «2, X Santa Maria. Caro Bassini - ai Cappuccini, Non ho potuto venire vedervi essendo stato chiamamto verso S. Angelo. Ma farò il mio possibile per poter venire domani. Intanto ringraziate in mio nome gli ufficiali e le truppe della loro buona condotta ieri, e dite loro che i loro compagni verso S.Angelo si sono condotti parimenti di maniera che la nostra 2ª Brigata può mettersi a canto di qualunque dell'Esercito Meridionale. Addio il vostro
EBER ».
(52) MRP, Carte Bassini. Lettera di Angelo Bassini al R. Comando Milàlla Città di Pavia.(30 dicembre 1862). « In relazione all'ordine inviatomi ho l'onore di riferire sul modo con cui accadde il fatto del giorno 29 andante mese, di una perquisizione domiciliare a mio carico, praticata d'ordine del R. sig. Prefettàsta città...».
Ministero dell'Interno che il sig. colonnello in aspettativa Bassini Angelo sia riteà quantità di copie litograficlie rappresentanti Garibaldi in atto di porgere il polso al medico, con a tergo l'iscrizione di cui nella riservata delli 17 andante ha ordinato di perquisire l'abitazione del predetto colonnello, e di passare anche all'arresto dello stesso qualora constasse della distribuzione delle copie stesse... ».
(53) CRESPI, 33; RAMPOLDI, 147; « La Provincia Pavese », 5 luglio 1885: «...passiamo nelle vicinanze della chiesa di S. Giacomo, dove l'amico col. Angelo Bassini, fra il grandinare delle palle, impavido in testa al suàlione già gravemente decimato dal piombo nemico, faceva fronte ai Tirolesi... ».
(54) « La Provincia Pavese », 2-3 gennaio 1889. RAMPOLDI, 5.
(55) « La Provincia Pavese », 4-5 gennaio 1889.
(56) La lapide sepolcrale cosi suona: « Al colonnello Angelo Bassini - Cittadino onesto - Uno dei mille - di Marsala - Valoroso combattente - in tutte le battagàr l'unità d'Italia - 1815-1889 ».
(57) SYLVA , 115.
(58) ADAMOLI, 108.
(59) ABBA , 60-61
(60) ABBA , 60.
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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 20:17 Etichettato con ICRA
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