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BOLIS Luigi


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Bolis Luigi

 

nato a Bergamo il 4 giugno 1841 da Carlo e Natalina Esposita Nervosi, morì il 13 marzo 1932 a Figline Valdarno (Toscana).

Luigi Bolis, ancora adolescente, aderì al movimento garibaldino ed infatti a 18 anni nella primavera del 1859 si arruolava volontario e con la 12° Compagnia del 3° Reggimento Cacciatori delle Alpi , il cui comando era di stanza a Bergamo, prendeva parte ai combattimenti di Seriale e di Tre Ponti.

Giovane coraggioso e sprezzante del pericolo, quando seppe di una probabile spedizione, comandata da Garibaldi , per aiutare la Sicilia, accorreva tra i primissimi a Genova.

Diviso il corpo della spedizione in otto compagnie, il Bolis venne assegnato all'8° compagnia cui era a capo il pavese Angelo Bassini , mazziniano ardente e reduce dalla campagna del 1848, dalla difesa di Roma del 1849 e dalla guerra del 1859.

Partecipò a tutta la campagna ed a Palermo fu promosso sergente furiere; ammirato dallo stesso Garibaldi nel fatto d'arme di Capua insieme ad altri prodi bergamaschi, che si erano maggiormente distinti, il Bolis fu promosso da sergente furiere a luogotenente; tale promozione datagli personalmente dal Generale lo faceva giustamente orgoglioso, tanto che conservava come sacra reliquia il decreto dittatoriale di nomina (23 ottobre 1860). Alla Battaglia del Volturno, 1 e 2 ottobre, dove le file dei volontari garibaldini spezzavano la resistenza dei borbonici, egli rimaneva ferito alla mano destra da un colpo di baionetta nemica, militando col grado di sottotenente della 33° Compagnia, II Battaglione, II Reggimento, II Brigata della Divisione Türr . Conquistata l'Italia meridionale e sciolto l'esercito delle Camicie Rosse, dopo l'incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II , dimissionatosi il 16 dicembre 1860, Luigi Bolis fece ritorno alla sua Bergamo, dove ottenne un modesto impiego nell'Amministrazione delle Poste. Ma l'animo del Generale tendeva a Roma ed ivi concordi - si appuntavano i desideri dei suoi fedeli gregari, sicché, quando la voce di Garibaldi richiamò alla dura prova i suoi, il Bolis, sempre tra i primi, accorse e fu ad Aspromonte. Dopo l'infelice tentativo, sciolto dal Governo un'altra volta il Corpo dei Volontari, mentre alcuni nei forti di Exilles e di Fenestrelle scontavano il loro ardente patriottismo, il Bolis tornò a Bergamo, ma fu punito con la destituzione dall'impiego. Fu allora che decise di entrare in commercio e, come rappresentante, potè guadagnarsi da vivere senza servilismi, altero sempre del nome di garibaldino dei Mille. Nel 1866 Garibaldi rivolse ai suoi fidi l'appello per la causa italiana, ma il Bolis con suo grave dolore non potè accorrere tra i primissimi, che la convalescenza di una grave malattia lo costringeva ad un riposo per lui detestabile. Se qui finisce la vita vera e propria del soldato, non certo si arresta quella del garibaldino, il quale, in tutte le attività, sa manifestare quello spirito pronto, ardente, che fa di ogni cittadino un buono e devoto assertore dell'idealità santa della Patria. Nella vita privata Luigi Bolis fu ognora modesto e laborioso; di specchiata onestà, integro e leale, fu circondato dal comune affetto ed adorato dalla moglie Adele Cattaneo, la quale lo fece padre di ben 18 figli, cosicché vide la sua veneranda canizie arrisa dalla innocente letizia di nipoti e di pronipoti. Da 47 anni si era stabilito a Figline Valdarno, dove esercitava il commercio chincaglierie, e tra i suoi cari trascorse ivi felicemente la sua lunga vita, giungendo fino sulla soglia del 92° anno d'etàìòì;. Di lààààààààe;à tuttavia eran frequenti i còontatti ch'egli teneva cogli amici di Bergamo, e non raramente tornava qualche giorno nella nostra città. Il suo ardente amor patrio ed il suo valore furono riconosciuti ognora, tanto che, nominato cavaliere della Corona d'Italia il 12 maggio 1910, venne creato ufficiale nel dicembre 1914 ed infine onorato con la Commenda dell'Ordine stesso il 28 dicembre 1924 dal Governo Fascista, che gli assegnò provvidenze bastevoli da assicurargli una tranquilla vecchiaia. Fin dal primo sorgere del Fascismo il Bolis aderì alla corrente nuova di idee. Fu decorato della medaglia commemorativa della liberazione di Sicilia dal Senato della città di Palermo, della medaglia per l'Indipendenza e l'Unità d'Italia, delle medaglie commemorative del 1859 italiana e francese. A Figline Valdarno nel 1889 fu comandante del Corpo Pompieri. Era pensionato per la legge 22 gennaio 1865. Nel 1885 intervenne alla celebrazione del primo venticinquennio della spedizione in Palermo e nel 1930 per l'ultima volta visitava. i campi di Sicilia, che lo avevano visto giovane combattere da prode; infatti nell'occasione del 70° annuale della presa di Palermo partecipava al XVIII Congresso della Società del Risorgimento. Reduce da Palermo, tornava a Bergamo nello stesso 1930 e qui si tratteneva per un mese circa, da tutti festeggiato. Il vegeto vegliardo era venuto quasi a prendere congedo da amici e da parenti prima del grande viaggio verso l'eternità. E fu vero, che colpito da un attacco di polmonite bilaterale, la sua forte fibra fu scossa e serenamente il 13 marzo 1932 si spegneva l'ultimo Bergamasco dei Mille, quint'ultimo dei superstiti della spedizione. Il cordoglio per la morte del garibaldino comm. Luigi Bolis fu universale e da ogni parte, da Autorità, da ammiratori, da amici giunsero numerosissimi i telegrammi di condoglianza. Amico di Francesco Crispi e di spàeràonalità politiche italiane, la sua scomparsa ebbe una eco profonda e larga nella Nazione, la qualeòòò con solenni onoranze funebri il proprio dolore. I funerali, fatti a spese del Comune di Figline il 16 marzo, furono un vero plebiscito; associazioni patriottiche e rà, àutorità e semplici cittadini, ammiratori ed amici fedeli non piansero la morte del prode, ma ne invidiarono il trionfo.

BIBLIOGRAFIA. - Elenco Uff., N. 131. - "Illustr. Ital.". p. 422, con fotografia. - 27 Maggio 1860, Appendice. p. 6. - Camicia Rossa, Roma, marzo- 1932, p. 51. - Quotidiani: " La Nazione ", Firenze, del 15, del 16, del 17, del 18 del 19 marzo 1932; " Il Giornale d'Italia ", Roma, del 19 marzo 1932; "Voce di Bergamo", del 16 e del 17 marzo 1932; " Il Bargello " settimanale della. Federazione provinciale fascista fiorentina, 20 marzo 1932. - Notizie dalle. Anagr. Com. di Bergamo, di Figline e dai parenti viventi a Bergamo. - Archivio di Stato di Torino.

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 21:22 Etichettato con ICRA
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