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MARCHETTI Stefano Elia


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Marchetti Stefano

 

Stefano Elia Marchetti nacque a Bergamo (Parrocchia S. Alessandro della Croce) il 10 novembre 1839 da Vincenzo e Bianchi Caterina, morì a Chrzanow (Polonia, già austriaca) il 7 maggio 1863. Nel 1848-1849, a nove anni, era studente di prima grammatica al nostro Liceo-Ginnasio e t d'indole vivacissima riportò dagli avvenimenti del 1848 e 1849 impressioni incancellabili ". Nel 1860 si arruolò entusiasta per seguire Garibaldi , verso il quale inutrì Fece parte dell'8° a " Compagnia di ferro " e ne seguì le sorti gloriose per tutta la campagna, durante la quale il nostro giovane combattente si distinse più volle. Vittore Tasca tornato a Bergamo volle visitare i parenti del Marchetti per dichiarar loro: " Il 27 maggio vostro figlio mi salvò la vita ". Il Tasca , quel giorno, si era infatti esposto a grave pericolo in Palermo occupando il convento dei Cappuccini con un piccolo gruppo di volontari e proprio in mezzo ai battaglioni borbonici, ed era stato salvato dal pronto intervento del Marchetti, il quale lo avvisò che da una porta in basso il convento veniva assalito dai regi soverchianti. Ancora il Marchetti durante le combattute giornate palermitane, con l' Artifoni , il Mapelli e pochi altri Bergamaschi, sorprese buon numero di nemici in piazza San Francesco di Paola, piombandovi d'impeto attraverso il giardino del principe Pignatelli. Con questi e altri atti di valore egli ben si meritò il grado di ufficiale, di cui sul campo di battaglia lo fregiò Garibaldi , solito " a dire che tutta Bergamo era con lui in Sicilia "; passò quindi alla Brigata Eber, per espresso desiderio di quel valoroso Comandante. Il 14 giugno 1860 era sergente della 1° Compagnia, comandata dal Tasca , del 3° Battaglione ( Bassini ), della 2° Brigata della 15° Divisione ( Türr ), con la quale compì il resto della campagna, più volte distinguendosi per valore e meritandosi sul campo la promozione ad ufficiale. Rassegnate le dimissioni al termine della campagna garibaldina, tornò in Famiglia pronto ad ogni chiamata del Duce dei Mille. Al termine della campagna, aveva il grado di sottotenente nella 15° Divisione, Brigata Eber, Reggimento Cossovich, con anzianità 18 luglio (Decreto Dittatoriale 10 ottobre 1860). Lasciò il servizio il 16 dicembre 1860. Accorse nel 1862 tra le file radunatesi al grido " o Roma o Morte ", insieme a Daniele Piccinini del quale era amicissimo e, dopo Aspromonte, scontò con lui quaranta giorni di prigionia nel forte di Vinadio. " Quando Lincoln offerse a Garibaldi il comando supremo dell'Esercito federale per la guerra di secessione, Elia Marchetti si trovava a Londra, ospite di un cugino, l'illustre violoncellista Alfredo Piatti, il quale riuscì a stento a dissuaderlo dal recarsi in America, ove credeva di poter seguire il proprio Generale ". Dopo essersi tante volte esposto alla morte " per la libertà della Sicilia e per l'unità d'Italia " si uni tra i primi al Nullo nel preparare la gloriosa quanto sventurata impresa di Polonia, al pari di lui " animato da nobile senso di gratitudine verso i concittadini di Mickiewicz e di Millitz che avevano combattute le guerre della nostra indipendenza ". Il 21 aprile 1863 parti da Bergamo per raggiungere Francesco Nullo che aveva preceduto i suoi prodi. Aveva il grado di tenente ed emergeva singolarmente tra le camicie rosse, tanto acclamate alla loro comparsa, dai Polacchi insorti. Il primo giorno della campagna, infausto triennale della gloriosissima partenza da Quarto, 5 maggio 1863, l'eroico drappello bergamasco fu decimato. Sul campo doloroso di Krzykawka, riparato cogli altri dietro un argine, Marchetti pose in vista il berretto come falso bersaglio ai Cosacchi, nascosti ed esitanti, mentre egli si sporgeva a spiarne le mosse. Una palla gli attraversò il petto e tre dita al disotto del collo " conficcandoglisi poi nella schiena. Fu subito soccorso dal generale Nullo che lo portò fuori della mischia nella vicina foresta e fu udito mormorare: "Perdo il migliore dei miei ufficiali". Aggravatasi e fattasi disperata la situazione dei nostri, Paolo Mazzoleni e Giacomo Cristofoli, dimentichi di sé ( Nullo era già caduto), lo trasportarono dolorante lungi dalla battaglia e lo recarono poi, con lungo pericolosissimo viaggio a cavallo tra luoghi ignoti e in mezzo ai nemici, ad un paese vicino a OIkusz. Lo deposero prima in chiesa, indi, per sottrarlo alle ire del popolo vilmente timoroso e avverso, su per una scala a chiocciola in casa di una signora che abitava vicino alla chiesa. Quivi lo visitò un medico polacco che procurò un carro ed un cavallo per portarlo, lontano dai compagni, a Chrzanow, ove fu pietosamente ricoverato in casa Horwath in condizioni disperate per la perforazione del polmone. Quivi fu fraternamente e con ogni cura medica assistito a cura del generoso capitano austriaco Giovanni Lippa, ungherese, ch'era stato di guarnigione a Bergamo per quattro anni avanti il 1859. Ogni tentativo riuscì mutile: il glorioso garibaldino dei Mille, a soli ventitré anni e sei mesi, assistito dal parroco Gregorio Ligezinski che gli amministrò i Sacramenti, spirò il 7 maggio 186àà3, alleòò;ò ore quattro pomeridiane, ne""""lla casa Horwath, segnata col numero 2, la cui sala d'onore fu. trasformata in camera ardente. Il capitano Lippa che aveva avvertito il padre della sorte del figlio, ottemperando alla volontà del morente, ne comunicò anche l'ultima dolorosa notizia. " Con gran pompa e intervento di numerosissimo popolo d'ogni stato - scrive in latino i! parroco Ligezinski nell'atto di morte - fu portato sulle spalle dalla chiesa al cimitero parrocchiale e qui sepolto. In memoria di lui fu posto un monumento: croce di ferro circondata da cancello di ferro " pagata, come i funerali, della generosa signora Rosa Levengela che lo curò. Nel primo anniversario della morte le signore polacche mandarono alla famiglia dell'eroico Marchetti un cofanetto di ebano con intarsi d'avorio, il quale conteneva un po' di terra e alcuni fiori con una lettera in cui scrivevano al padre Vincenzo: " Terra e fiori raccolti sulla tomba di vostro figlio. Il sacrificio della sua giovane esistenza l'infelice Polonia non dimenticherà mai ". Sacra promessa che la Polonia redenta mantiene con religioso culto testimoniato anche nel 1913, da lettera della signora Giuseppina Horwath e reso agli eroi bergamaschi anche recentemente.

BIBLIOGRAFIA. - Elenco Uff., N. 599" - " Illustr. It"l. ", p. 434, con fotografia. - 27 Maggio 1860, p. 27" - " Archivio Li"eo ", anno 1848-49" - " Rivista di Berg"mo ", maggio 1922, p. 228. - ABBA , Storia, p. 64. - CASTELLINA p. 189. - G. LOCATELLI-MILESI, Vittore Tasca, Bergamo, Arti Grafiche, 1900" pp". 24-25 e 28, nota 1. - G. LOCATELLI-MILESI, Polonia, pp. 18, 39-40, 53-54, 62, 66 e 68. - G. LOCATELLI-MILESI, Siberia, pp. 8 e 154. - G. LOCATELLI-MILESI, Spedizione in Polonia, appendice, pp. 70-71. - D'AYALA, p. 246. - Bio- grafia manoscritta nel voi. Insurrezione Polacca 1863 ecc. dell'Archi- vio Gamba di Bergamo; è la copia di quella pubblicata "el "Numero u"ico" Per Francesco Nullo , Bergamo, 1 ottobre 1907, nel quale sono aggiunte una Relazione (1 agosto 1863) del cap. G. Lippa e la Testimonianza di seppellimento- del parroco G. Ligezinski. - Notizie controllate e corrette, per la nascita, sui dati delFAnagrafe Comunale di Bergamo. - Archivio di Stato di Torino. - Altrove è dato nato il 28 dicembre 1838.

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 23:03 Etichettato con ICRA
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