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SYLVA Guido


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Sylva Guido

di Alberto Agazzi

1. - La vita - Il carattere

Guido Sylva nacque a Bergamo il 17 settembre 1844 da Luigi e Carolina Praga, in una
casa del Vicolo Aquila Nera (l),
nei pressi del Palazzo Nuovo, attualmente sede della Biblioteca « Angelo
Mai ».
Il padre apparteneva alla modesta classe impiegatizia ed esercitava la mansione di
Segretario dei Luoghi Pii della Città.
Fu il secondo di quattro figli: Gaetano, maggiore dì lui dì due anni, aveva fatto la Campagna del '59; Tancredi morì ragazzo; Luigi, ufficiale dei bersaglieri, combattente a Montana, fu un indomito spadaccino di tempra cavallottiana: protagonista di molti duelli, in uno di essi gli fu mozzato un orecchio (.2.).
Guido Sylva, lasciata nel 1867 la carriera militare, che aveva abbracciato dopo la Spedizione in Sicilia (.3.), fu dapprima cassiere in una Banca a Milano, poi commissionario in grano : e lo era ancora nel 1879, quando sposò Angiola Franzini di Genova (.4.), dalla quale ebbe quattro figli: Carolina nel 1880, vivente, e che andò sposa ad
Edoardo, figlio di Enrico Isnenghi dei Mille; Luigi nel 1882, che morì di « spagnola » il 27-X-1918; Elisa nel 1884; Brigida ne] 1886, nata a Frignano e morta di pochi giorni (.5.).
Guido, che si era distino per eroismo rielle campagne militari della nostra indipendenza, portò un po' della sua audacia anche nell'affrontare i suoi affari, rimanendone anche qui a volte colpito e ferito. E così si ridusse ad una vita dignitosa, ma economicamente non brillante in quel di Brignano, ove aveva affittato un setificio, acquistato con la dote della moglie (1885-1897).
Venuto a Bergamo nel 1897 concluse la sua lunga esistenza
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(1) Notizie dalla figlia Carolina, vivente.
(2) Notizie dalla figlia Carolina, vivente.
(3) Vedasi qui, a pag. 348 lo stato di servizio di Guido Sylva.
(4) Il suo passaporto per la Campagna di Francia - va an Consolat de France a Milan le 21 Janvier 1871 - lo da commesso viaggiatore.
(5) Notizie dalla figlia Carolina, vivente. 327
vivendo della pensione dei Mille con la figlia Carolina, nella cui casa scrisse ed elaborò quei suoi ricordi politici e militari, che fecero dì lui uno storico apprezzato della « Spedizione dei Mille » (.1.).
Non erano ancora comparsi i « Cinquant'anni dopo la prima spedizione in Sicilia », che il locale Ateneo di scienze, lettere ed arti ne avvertiva la singolare importanza, sì che l'11 luglio 1910 lo accoglieva tra i suoi Soci
(.2.).
Il Sylva visse intensamente le vicende della 1ª Guerra Mondiale, che seguì con animo emozionato e commosso, come l'ultimo atto del nostro civile risorgimento (.3.).
Egli era uomo semplice e modesto, diritto di animo, come lo fu nel corpo fino nei tardi anni della sua lunga vita.
I complessi problemi della politica districò con purezza di cuore, veramente fedele solo a quell'ideale garibaldino che, presolo tutto di sé nella dorata età dell'adolescenza, non lo abbandonò più fino alla morte. Quando sorse il Fascismo, che agli inizi parve ad alcuni generosi come un movimento di rivendicazione dei valori della nazione, egli fu in Bergamo innalzato quasi a simbolo vivente della nostra tradizione patriottica ed ebbe dagli spiriti superiori di esso, quale fu l'eroico Antonio Locatelli , amicizia e riconoscimenti (.4.).
La sua faccia franca, incorniciata dalla candida barba, la sua svelta figura, apparvero e si distinsero nelle riunioni di quel tempo, quasi a segnare l'incontro di due generazioni : lontane, in realtà, poi meglio si vide, nell'intimo, per quanto riguardava i metodi dì lotta politica e lo spirito che nel condurla li avvicinava, ma dapprima accostati per il coincidere degli intenti di fare sempre più alto il nostro civile risorgimento.
Ne il Sylva era tempra d'uomo da vivere la vita, sotto tutti i suoi aspetti, solo da passivo spettatore; egli invece la meditava con l'intento di intenderla e di lievitarla dei suoi ricordi e delle sue speranze.
anche se gli eventi del giorno divennero per lui solo altrettante occasioni per immergersi di nuovo nel gran fiume delle sue lontane esperienze garibaldine, che riprese in articoli freschi ed efficaci, nei quali l'attualità politica e svanita del tutto e sola riemerge la sua antica passione di romantico irredentismo.
Giovanile nel portamento, alacre di spirito, l'intramontabilità del garibaldinismo volle anche estrinsecare visibilmente in ingenue, ma significative e simpatiche manifestazioni, come quando, già venerando di anni e di aspetto, assestatesi il casco dell'aviatore,
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(1) Notizie dalla figlia vivente. L'opera fu stampata presso la tipografia di Edoardo Isnenghi, figlio di Enrico Isnenghi dei Mille.
(2) « Il Lavoro» di Genova del 14 luglio 1910.
(3) Ne parla in Confronti e ricordi, « Rivista di Bergamo », 1922.
(4) In data 5-XII-1921 fu nominato Commendatore e in data 15-VII-1925
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. In data 4-VII-1925 Socio onorario dell'Associazione Difensori Libertà del Montenegro. 328
tentò le vie del cielo su apparecchi che, a dire il vero, tanto semplici ed essenziali e fragili appaiono oggi ai nostri sguardi, da incutere un certo rispetto per quanti ne usarono per godere l'ebbrezza del volo.
Gli ultimissimi anni di sua vita trascorse più ritirato: si avvicinava la fine ed il corpo piegava via via di più verso la terra. La vecchiaia, divenuta acciaccosa, non gli riusciva più di ben viverla in piedi ed allora preferì un più discreto raccoglimento, nel quale attese la morte sopravvenuta il 3 luglio 1928.
I funerali, civili, si svolsero il 4 luglio: l'evento fu vissuto con commozione intensa; Luigi Bolis , bergamasco, sarebbe morto quattro anni dopo, ma egli abitava da tempo a Figline Valdarno. La Città dei Mille perdeva, perciò, la testimonianza visiva di un'epopea e parve che effettivamente non tramontasse un uomo, ma un'epoca che tanto prepotentemente aveva scavato nello spirito di un'intera cittadinanza (.1.).
Guido Sylva fu di statura sopra la media e di incedere sicuro; castano-chiari i capelli e gli occhi cerulei; limpido e buono lo sguardo. Fu modesto, semplice e generoso.
Pur vissuto in tempi che conobbero contrasti e burrasche, sia nel vasto teatro della nazione, che in quello più ristretto della famiglia, egli non perse mai la nota ottimistica, che era fondamentale della sua natura, e la serenità, il senso delle proporzioni, l'ansia di dare a ciascuno il suo, secondo giustizia. Ogni volta che s'avvide che si levava la voce contro una persona o contro una gente, delle quali egli aveva letto nell'animo, egli impugnò la penna a dire parole di bene, che della bontà e della verità ebbe altissimo il culto (.2.).
Come il suo cuore correva a cogliere i lati positivi dell'umanità, cosi la sua mente indagava i motivi delle carenze e degli atteggiamenti negativi degli altri, dei quali portava giustificazioni od oggettive o soggettivamente generose. Capì l'animo dei Siciliani e dei Meridionali in genere, ne apprezzò le doti, li amò e ne fu riamato (.3.); quando si osò attaccare i protagonisti dell'impresa leggendaria intervenne a dire la sua, argomentando e ammonendo contro i furori di parte; difese il Bertani ed il Crispi (.4.);
l'ira funesta del Bixio , tanto aliena dalla sua natura, perdonò, sollevando il secondo dei Mille al livello che gli competeva per le tante doti umane, che si frammischiavano al suo carattere sfrenato e spumeggiante (.5.); volle onorati i Bergamaschi, che
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(1) In « Voce di Bergamo », del 3 luglio 1928 - R. RIVOIRE:
Guido Sylva, uno dei Mille, " Bergomum ", luglio 1928, pag. 193.
(2) « Il Secolo » del 28 agosto 1911: in difesa di Bertani.
(3) GUIDO SYLVA: L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A. Bergamo, 1959, a cura di Alberto Agazzi, passim e, in modo particolare, a difesa dei Marsalesi, nel cap. IX: A Marsala.
(4) In difesa di Crispi , quando si era riaperta la polemica sulla sua partecipazione o meno alla Battaglia di Calatafimi scrisse per il « Giornale di Bergamo » (1-XII-1910).
(5) Ne La VIII Compagnia dei Mille e Scritti vari di argomento garibaldino, S.E..S.A., Bergamo, 1959, pp. 295-3l2. 329
si erano distinti nelle gesta volontaristiche, come il Nullo e il Camozzi (.1.);
idolatrò Garibaldi , che avvolse nel calore dei suoi entusiasmi, elevandolo a mito della sua anima e del nostro popolo, ritrovando in lui quanto egli amava di più: serenità nel fragore delle vicende militari, semplicità nella fortuna, generosità nei contrasti politici, genialità negli intrichi delle battaglie.
Minuzioso annotatore e solerte lettore di quanto riguardava i Mille ed il loro Duce, la buona memoria dell'impresa mise a disposizione della verità storica e se a volte cadde in errore fu solo per la quasi impossibilità di fugare le tante ombre, che si addensarono su molti dei particolari di quell'evento turbinoso. Pervenuto a tarda età si ritrovò senza volerlo, come uno dei testimoni più sicuri di un passato glorioso, che aveva vissuto e che andava storicamente documentato: interpellato, o di sua spontanea iniziativa, intervenne a chiarire ed a confermare e quando il ricordo gli venne meno, sinceramente confessò (.2.). Gli piaceva rievocare, essere considerato uno dei pochi, ormai, che « avevano veduto », additare agli altri i luoghi dell'impresa (.3.), le personalità modeste o giganti che li avevano popolati.
La foce del Bisagno e Quarto, Talamone e Marsala, Salemi e Calafatimi; il mare ed il cielo; la generosa esplosione della primavera siciliana; le silenti rovine della storia a Selinunte e a Segesta; i personaggi della Spedizione nei romantici atteggiamenti sul campo o nella semplicità della vita quotidiana, fissò con tratti efficaci, rivelando ad ogni momento quanto il bello, il buono, il vero trovasse risonanza nelle corde del suo spirito, chiuso solo alla menzogna, all'errore, alla deformità degli animi e delle cose.

2. - Le campagne militari.
Il Sylva stesso narra come gli eventi politici e militari del 1848-1849, nei quali anni furono consumate tante decisive esperienze,
vivessero nel suo spirito fanciullo, ed in quello dei suoi coetanei, quando i fatti di Milano del 6 febbraio 1853 vennero a rinverdire il martirologio italiano, con vasta risonanza specialmente nelle terre di Lomabardia.Discussioni ed esaltazioni di studenti giovinetti che, non ancora decenni, già parlavano di Mazzini e di Garibaldi , i cui nomi, afferma il Sylva, « ricorrevano di continuo nei nostri sommessi conversari e... ci facevano sussultare il cuore » (.4.).
Si maturavano in tal modo, alimentati dai fatti, negli spiriti migliori dei giovani del ceto medio delle città, i sentimenti patrii,
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(1) Per un ricordo marmoreo del Nullo (« Il Giornale di Bergamo »,4 settembre 1905) e al Camozzi (« Il Giornale di Bergamo », 30 luglio 1912).
(2) Sulla discussa questione della bandiera o delle bandiere a Calatafimi dichiarò di non poter dire una parola definitiva. Il problema è aperto tuttora. Vedi « La Tribuna », 16 agosto 1911.
(3) RENATO SIMONI: « Corriere della Sera » del 25 maggio 1910.
(4) GUIDO SYLVA: L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A., Bergamo, 1959, p. 31, qui più volte citata. 330
che le vicende di Crimea e la politica cavouriana, tanto vivida di nazionalismo intenso ed insieme equilibrato, dovevano portare a sfociare nella Seconda Guerra di Indipendenza.
E così, ebbe a dire scherzando un parente, il Sylva, non ancora quindicenne « scappò dalle braccia della balia, per andare a battersi contro gli austriaci » (.1.), per arruolarsi nelle file dei Cacciatori delle Alpi , nel cui Corpo, nel quale già militava il fratello Gaetano, fu aggregato alla 12ª Compagnia, comandata dal colonnello Arduino e dal maggiore Ruffini di Genova. L'8 giugno
Garibaldi , giunto alle porte della Città, come ben dice la lapide di Ciro Caversazzi, murata a Porta San Lorenzo, da Bergamo « fugò col nome gli austriaci ».
Il volontario giovinetto il giorno stesso, che coincise con quello del suo arruolamento, partecipò allo scontro di Seriate, il quale vide i primi temerari eroismi di Narciso Bronzetti.
Il Sylva ricordò, in uno scritto dal titolo « Fratelli garibaldini », alcuni episodi collegati alla vicenda militare del '59 in terra bergamasca: la folla sollevatasi minacciosa contro gli austriacanti; la missione esplorativa del 6-7 giugno di Francesco Nullo , Antonio
Curò e Silvio
Contro nella città, avanti l'entrata del Generale e la marcia della colonna dei volontari verso Brescia : «..nell'ombra della notte piena - egli scrive - ci raggiunse e sorpassò un gruppo di cavalli, in testa del quale procedeva Garibaldi , tutto avvolto nel suo poncho, e seguito dal proprio Stato Maggiore. Tra di noi, di bocca in bocca, e in un fremito di commozione, il suo nome percorse le file... » (.2.).
Il 12 giugno erano a Palazzolo; il 15 a Treponti, che vide l'olocausto del Bronzetti, ed il Sylva partecipò allo scontro, il secondo, dopo quello dell'8 giugno a Seriate; il 19 raggiunse Vobarno sul Chiese, ove si fermò una settimana impegnato in manovre a la cacciatora nei prati. Lì il 24 giugno, da un'altura, avvertì « il chiarore di frequenti riflessi»: era l'artiglieria che tuonava a San Martino e a Solferino!
Si imboccò la Val Trompia e per Presceglie, Barghe, Vestone, Bovegno si giunse a Collio, ove si sostò. La guerra, qui, fu contro i parassiti: pediculus militaris! Era con Carlo Trezzinì, che sarà mutilato di una gamba a Calatafimi. I pidocchi si incuneavano nelle cuciture della divisa: occorreva spogliarsi e sottoporli ad energico pestaggio tra due sassi! Eran con lui altri, ignari di fare li un prezioso tirocinio di guerra per un evento che sarà decisivo per molti di essi e per l'Italia. In non meno di sessanta, tra giovanissimi ed anziani, si ritroveranno sullo scoglio di Quarto! C'era quel Giulio
Negri, per il quale il Sylva ebbe smisurata ammirazione: « A un certo punto di quella via campestre, vidi
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(1) FRANCESCO SCARPELLI ne « Il Lavoro » di Genova (29 maggio 1910).
(2) GUIDO SYLVA: Fatterelli garibaldini 1859, 1860, 1861, 1862, « Rivista di Bergamo », 1926, pagg. 4-5 e ne L'VIII Compagnia ecc. cit. pp.. 312-326. 331
venirmi incontro un drappello di cavalieri preceduti da un sergente.
Erano guide regolari, nell'elegante loro divisa celeste, diretta a qualche servizio del loro Corpo. Quando mi trovai più vicino, nel sottufficiale che precedeva riconobbi il mio caro amico Giulio Negri, e mi avvidi che aveva il polso sinistro sfasciato...; ma non era niente », avrebbe risposto quel valoroso (.1.).
II Sylva fece qui le sue esperienze di recluta, che inusitate gli rimasero impresse quasi come gli eventi di Sicilia. Conobbe le fatiche della guerra montana, quando il 6 luglio attaccò il Monte Giogo; la barzelletta e la risata militare, come quando, una notte, il compagno Dapino intimò il chi va là ad... un mulo; i canti di guerra, coi quali si ingannano le ore delle lunghe marce:

« I tedeschi son partiti
han varcato la montagna
è finita la cuccagna
de l'infame imperatori !».

Da Collio raggiunse Dosso Alto, oltre i m. 2.000, poi il Caffaro. Bagolino, Bovegno, Val Trompia, Gardone sul Mella, Iseo, Brescia.
Ma Villafranca aveva ormai posto termine alla campagna ed il Sylva rientrava da Brescia a Bergamo... via Verdello, ove era finito, per essersi addormentato in treno! (.2.).
Il Sylva, conclusa la Campagna del 1859, non ancora sedicenne, era stato aggregato al 51° Reggimento Volontari Brigata Alpi e trovavasi a Bergamo, in licenza, in attesa di partire per una scuola militare, che si sarebbe aperta, si diceva, a Biella. Frattanto, era il 20 aprile 1860, si sparse nella città la lieta ed inaspettata notizia di un'apertura di coscrizioni volontarie per un'impresa in Sicilia, coscrizioni che si facevano in un modesto, ed ora non più esistente, « teatrino dei filodrammatici » in via Borfuro.
Il Sylva si presentò al Nullo ed al Cucchi , che presiedevano all'arruolamento, dichiarando un'età di 17 anni, invece dei quindici e mezzo, che effettivamente aveva. Narra lui stesso il simpatico episodio:
«A la vista di quelli che venivano respinti per la semplice ragione di età, per mio conto trepidavo. E però, preso tutto il mio coraggio a due mani, mi feci avanti a chiedere a mia volta d'essere inscritto, dichiarando d'aver diciassett'anni, mentre in realtà non ne avevo che quindici e mezzo circa.
Nullo , che poco mi
conosceva, a l'aspetto mi giudicò troppo giovane, e senz'altro oppose il suo veto, e mentre io, a sostegno di mia domanda, mi accingevo a sfoderare i miei documenti com-
(1) GUIDO SYLVA; Fatterelli garibaldini 1850, 186O, 1861, 1862, «Rivista di Bergamo », 1926, png. 10, e ne L'VIII Compagnia ecc-, cit. pp. 312-326.
(2) II gustoso episodio sempre in Fatterelli garibaldini 1859, 186O, 1861, 1862, «Rivista di Bergamo », 1926, e ne L'VIII Compagnia ecc. cit.
provanti i « servizi prestati », Cucchi , ch'era intimo di mia famiglia, e che perciò mi conosceva meglio, venne in mio soccorso, dicendo a Nullo - « Ma bada che Sylva fece già la campagna de lo scorso anno nei Cacciatori delle Alpi », al che Nullo - « Quand'è così, va bene », e fui iscritto.
Allora, contento di me stesso, e glorioso e trionfante de la riportata vittoria, andai a casa a informare subito i parenti, i quali, pur accogliendo l'annunzio con silenzio significativo, punto mi contrariarono... » (.1.)
Il Sylva descrive a lungo e abilmente la partenza festosa dei volontari da Bergamo; il viaggio fino a Milano ed a Genova; la sosta in questa città, fino alla partenza del carico fatale. Anche nel suo cuore il ricordo dell'imbarco notturno nella notte del 5 maggio si stampò indelebile, avvolto da vaste risonanze emotive.
E sull'argomento ritornò spesso: nel 1910, quando si celebrò il Cinquantenario della spedizione, che rifece l'itinerario immortale (.2.); nel 1915, quando a Quarto D'Annunzio rievocò la grande data, preannunciando imminente l'ultima Guerra d'Indipendenza (.3.); nel 1926, ormai prossimo alla morte, quando contatesi coi pochi superstiti di quell'evento — tredici in tutta Italia — riandò per l'ultima volta alla ricorrenza famosa, dalla quale la sua vita stessa sarebbe stata come segnata di un particolare destino (.4.).
Tutta una vena di misurato romanticismo ispira il racconto della spedizione fatta dal Sylva: la partenza notturna; la vista del mare immenso; l'impresa marittima stessa, che parve suscitare nel cuore di ognuno lontani ricordi scolastici di spedizioni omeriche nel Mediterraneo, costituirono come un fascio di motivi che, senza spingere ad indulgere a tocchi retorici, si fece strada tra le trame schiette, e tutte intessute di cose realmente fatte e viste, di cui si compose la narrazione dello storico bergamasco.
Si toccò Talamone e poi di nuovo rimbarco, non più sul Lombardo di Bixio , ma sul Piemonte di Garibaldi . Gran privilegio!
«L'ottava Compagnia ebbe l'invidiata fortuna, insieme a la settima, d'essere destinata sul Piemonte, a godersi quindi, per quasi tre giorni, la vista estasiante del Duce » (.5.).
E toccherà proprio a queste due Compagnie, con i Carabinieri Genovesi, il cruento privilegio di aprire a Calatafimi il decisivo varco verso Palermo alla spedizione !
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(1) Esiste una simpatica fotografia del Sylva adolescente, che lo coglie press'a poco di questa età. I giovanissimi della spedizione erano specialmente bergamaschi, come ricorda anche l' Abba - « I più erano fra i diciotto e i venticinque.
Di adolescenti ce n'erano una ventina...quasi tutti bergamaschi ».
(2) RENATO SIMONI: « Corriere della Sera », 25-V-1910.
(3) Confronti e ricordi in « Rivista di Bergamo », anno 1922, pagg. 227-230, ove è anche un interessante confronto tra le guerre del passato e la sanguinosissima 1915-1918.
(4) La « Voce di Bergamo», 5 maggio 1926.
(5) GUIDO SYLVA: La VIII Compagnia dei Mille, pag. 101. 333
Toccata, infatti. Marsala e Salemi, fu a Pianto Romano che i Bergamaschi avrebbero avuto più degli altri il compito gravoso di espugnare le sette balze del colle famoso, sul quale il Sylva stesso sarebbe stato ferito gravemente dai Cacciatori bavaresi alla spalla destra, fra la clavicola e la scapola, e dato dall'amico Bassani a Mauro Bertacchi, e poi alla famiglia lontana, per morto (.1.).
Soccorso da Antonio Fumagalli , portato a Vita, fu operato dal dott. Francesco Ziliani di Travagliato (Brescia), con la cordiale assistenza della moglie del Crispi . E lì ricevette, giorno indimenticabile, il primo bacio di
Garibaldi , venuto a visitare i suoi feriti al Convento dei Cappuccini! (2).
Aveva tenuta con sé, crudele talismano, la palla della ferita, che la sorella Brigida, poi suor Eufemia, fervente di religiosa e da Guido mal intesa pietà, doveva smarrire, suscitando dolore e ira nel fratello (.3.).
Tra i compagni di convalescenza ebbe Giuseppe Bandi, il caustico autore de I Mille, dei quali rievocò le gesta con sciolta penna di abile scrittore, che ha la lingua italiana di casa; ma anche il Sylva sa il fatto suo, come rievocatore di curiosi o dolorosi eventi vissuti. Per il volontario toscano, tanto caro a Garibaldi , l'adolescente bergamasco è il « passerotto » della Compagnia, che pure annovera dei giovanissimi, come il diciottenne Alessio Maironi, innamorato della musica e di ogni cosa bella, che morirà, straziato, nel Convento di San Michele a Calafatimi. Di qui un gruppo è avviato a Castelvetrano, nel Convento di San Domenico, tra una popolazione generosa e gentile, che considera la non lontana Selinunte antica sua Patria: e tra i vetusti gran templi, rovesciati dal tempo e dai moti della terra, il Sylva coglierà commosso il respiro possente dei secoli !
E' una forzata sosta, questa, che egli è lieto di interrompere, finalmente, il 30 giugno col rientro a Palermo, ove coi compagni è presentato al Generale, che lo accoglie complimentandosi e baciandolo. Non gli è permesso, però, ancora debole com'è, di riprendere servizio: è spedito a Bergamo per una convalescenza; il 29 luglio parte nella stiva del vapore americano « Charles Georgy », avendo nei molti giorni trascorsi tra la concessione della licenza e l'inizio del viaggio consumato il peculio (.4.).
Arrivò a Bergamo, festosamente accolto, la mattina del 10 agosto, per ripartirne cinque giorni dopo con 80 uomini — un
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(1) Figura per ferito in un'interessante lettera di Daniele Piccinini al padre, in data 30-V-l86O.
(2) GUIDO SYLVA.: La VIII Compagnia dei Mille, pag. 192.
(3) Notizie dalla figlia Carolina, vivente.
(4) GUIDO SYLVA.: La VIII Compagnia dei Mille, pag. 277. Il suo foglio di congedo, Palermo:
7-VII-I86O, porta: « Il nominato Silva (sic) Guido in tutto il tempo che prestò servizio si acquistò la stima dei suoi superiori nei combattimenti che osservando le militari discipline. Vien congedato dietro sua domanda per ferita ricevuta a Calatafimi nella scapula nella parte inferiore destra ».
I due documenti hanno manomessa l'età. Si presume che il Sylva ne dischiarasse una maggiore o che tale si credesse fosse. 334
altro dei tanti contingenti bergamaschi — col grado di sottotenente, il cui conferimento gli fu annunciato dal Nullo (.1.). « Ecco come — narra egli stesso — da semplice soldato, non ancora sedicenne, perchè mi mancavano quarantotto giorni a compiere sedici anni, mi ritrovai sottotenente e condottiero di una spedizione per giunta, spedizione destinata a diventare la mia Compagnia, ch'io poi, sempre come ufficiale di essa Compagnia, condussi fino a la resa di Capua, avvenuta il 2 novembre » (.2.). Imbarcò a Sampierdarena il 5 agosto sul Torino, con 3.500 militi, al comando del colonnello Eberhadt, per essere avviato a Palermo e di qui, sempre su quel naviglio, a Taormina, ove giunse la notte tra il 18 e il 19 agosto (.3.). E' Bixio stesso a prendere il comando del Torino, che indirizzerà sulla spiaggia di Melito Porto Salvo, ove si incaglierà : il piroscafo è in fiamme, mentre contro dì lui e le truppe impegnate nello sbarco si opera un furioso bombardamento. Fatiche e sete caratterizzarono quell'infernale giornata, che il Sylva definisce  « la peggiore della Spedizione » (.4.). Presa Reggio il 21 agosto; portate a resa le truppe borboniche del generale Briganti a
Villa San Giovanni, il Sylva entrerà in Napoli il 7 settembre, per chiudere la seconda fase della sua campagna militare il 2 novembre a Capua, sempre al comando delI' VIII Compagnia, Brigata Eberhadt (.5.).
Finita la spedizione, egli entra nell'esercito regolare, ufficiale della Divisione Medici ,
con la quale rimane ad Aversa fino al febbraio 1861. Il 5 maggio con altri due ufficiali della Divisione è presente alla 1ª celebrazione dell'imbarco di Quarto. « Eravi pure — scrive il Sylva — Giuseppe Mazzini , il quale tenevasi celato dietro a tutti, e F. D. Guerrazzi , che, dopo i vari altri oratori, imprese a parlare con la veemente e potente sua dialettica, facendo rilevare la grande portata dell'avvenimento che si commemorava, il quale, tra l'altro, a la nazione aveva data l'unità (.6.).
Nel 1862 Io troviamo alla Scuola Militare di Ivrea, ove accoglie addolorato la notizia dello scontro fratricida di Aspromonte. Gli ex-garibaldini sono sospettati; proibito è il canto dell'Inno di Garibaldi. Avendo il Re fatto visita alla città, il Sylva, Archetti , Evangelisti , Frediani , Medici , Pittaluga , Prignacchi dei Mille accolgono
(1)GUIDO SYLVA.: Una scorsa nei ricordi garibaldini.Il più bello dei mille...,« Rivista di Bergamo », anno 1923, pagg. 886-897. Il suo stato di
servizio porta:
27-x-1860: sottotenente 17ª Divisione,3ªBrigata, 1° Reggimento.
Vedasi ora: GUIDO SYLVA: .: L'VIII Compagnia ecc., pp 285-295.
(2) GUIDO SYLVA.: Il più bello dei Mille, « Rivista di Bergamo» anno 1923 pag. 891 e ne La VIII Compagnia ecc. cit., pp. 285-295.
(3) GUIDO  SYLVA.: Il più bello dei Mille, citato, pag. 893.
(4) GUIDO  SYLVA.: II più bello dei Mille, citato, pag. 893.
La carcassa del «Torino» - rimasta sulla spiaggia - fu poi dichiarata «Monumento nazionale».
(5) GUIDO SYLVA .: Il più bello dei Mille, citato, pag 895. , (6) GUIDO
SYLVA: .Fatterelli garibaldini 1859, 1860, 1861,1862« Rivista di Bergamo» 1926, pag 15, e ne La VIII Comapagnia ecc. cit. 335
Vittorio Emanuele al grido di « Viva il Re,Viva Garibaldi ». E il Re, irato: Cuntacc! Custa si a l'è frane na masnaiada!
Finito sotto inchiesta, diretta dal generale Massidda, è prosciolto senza conseguenze (.1.).
In aspettativa per infermità temporanea dal 4 febbraio 1866, partecipa alla battaglia di Custoza nella Campagna del 1866, sottotenente nel 66° Reggimento Brigata Valtellina, con la Divisione Sirtori - 1° Corpo d'Armata, al comando di Giacomo Durando.
Nel 1867 lascia l'Esercito e rientra nella vita civile, dedicandosi al commercio della seta.
Chiuderà la sua attività militare nel 1871, partecipando alla Campagna di Francia nei Vosgi, col grado di capitano dello Stato Maggiore (.2.).

3. - Lo storico - Lo scrittore.
Fino al 1910, anno in cui comparve l'opera che qui si ripubblica, l'attività di storico di Guido Sylva fu molto modesta. Si limitava a qualche articolo su giornali locali o forestieri, solitamente allo scopo di rettificare errori od omissioni di scrittori di cose garibaldine, preoccupato dell'onore dei protagonisti del volontarismo italiano e del trionfo della verità e della giustizia delle quali egli aveva un culto istintivo. Ma dopo tale data, accolto il suo libro come una delle testimonianze più nuove e più felici della Spedizione dei Mille, messi in luce anche di esso i non diprezzabili pregi letterari, l'autore — sollecitato anche dagli amici, quasi timorosi che si spegnesse la fresca fonte di tanti preziosi ricordi — prese più volte di nuovo la penna, completando in un certo senso il volume maggiore con la trattazione di argomenti ad esso strettamente paralleli, che si è creduto opportuno di raccogliere per la prima volta ne La VIII Compagnia dei Mille e Scritti vari di argomento garibaldino - S.E.S.A., Bergamo, 1959.
Ecco pertanto l'elenco completo degli scritti del nostro autore: .I.)
« Cinquant'anni dopo la prima spedizione in Sicilia »  - EDOARDO ISNENGHI - Bergamo - 1910 " pagg. 248. Ricomparsa con
copertina modificata, ma col testo non ricomposto, presso lo stesso Editore con data 5 maggio 1915. Fu ripubblicata con il titolo: « La VIII Compagnia dei Mille».  .2.)
Su Francesco Nullo - a) Lettera a «II Giornale» - Bergamo 4 settembre 1905; b)
Una scorsa nei ricordi garibaldini. Il più
________________________
(I) GUIDO SYLVA: Fatterelli garibaldini 1859, I86O, 1861,1862, "Rivista di Bergamo», l"2!i, pag. 15. " Cuntacci Custa si a l'è frane na masnaiadal ».
(2) Conservò di questa campagna, caro ricordo, alcuni sigari regalatigli da Garibaldi . Bergamo, Museo del Risorgimento. Il Governo francese gli concederà il
14-VI-1923 la medaglia militare e il 4 maggio 1923 la Legion d'Onore. 336 bello dei Mille... -
« Rivista di Bergamo » n. 17 - Maggio 1923 - pag. 886 - e) Ancora su F. Nullo - Lettera del 20-V-1923.
3) Nino Bixio
nei ricordi di un garibaldino bergamasco - « Rivista di Bergamo » n. 32-34 - Agosto e Ottobre 1924 - pag 1663 e pag. 1783.
' °
4) Fatterelli garibaldini 1859 - 1860 - 1861 - 1862 - « Rivi sta di Bergamo » - 1926 - pag. 9.
5) Scritti vari di argomento garibaldino, per la prima volta raccolti nel citato volume La VIII Compagnia dei Mille :
a) Su la polemica: Cavour e i Mille: «Il Lavoro» - Genova - 6-VIII-1909; « Il Giornale » - Bergamo - 17-V-1910.
b) Le vittorie di Garibaldi nel racconto di un superstite: In « Numero Unico » 20 Settembre 1922 - Bergamo.
c) Su lo sbarco di Garibaldi in Calabria: « Il Giornale » - Bergamo - 19-VIII-1910; « Il Popolo di Calabria » - 5/6-1-1928.
d) Un patriota bergamasco ( Francesco Locatelli ) : «II Giornale » n. 240,
19-X-1908 - Confronti e Ricordi: «: Rivista di  Bergamo », Maggio 1922 - pag. 227.
e) Su Gabriele Camozzi: « II Giornale » - Bergamo - 30 Luglio 1912.
f) Inaugurandosi il monumento a Calatafimi - Lettera ad Augusto Elia («Il Giornale del Mattino» - Bologna - 25-V-1912). Fu certamente l'atmosfera di entusiasmo suscitata dall'avvicinarsi del cinquantenario dell'impresa di Sicilia a determinare il Sylva a rompere il suo silenzio, ad impugnare la penna ed a divenire storico e scrittore.
Una preparazione di lunga mano alla sua opera gli era venuta non certo da lavoro di ricerca in archivi od in inediti memoriali, ma egli aveva sempre seguito la pubblicistica garibaldina dei cinquant'anni dopo la spedizione, maturando proprio attraverso la lettura di essa, probabilmente, il proposito di dare un contributo « bergamasco » alla già vasta letteratura sulla materia, non foss'altro per rimediare alla quasi incredibile omissione delI'VIII Compagnia dal novero dei Corpi, nei quali si era strutturato il manipolo dei Mille (.1.).
Dall' Abba al Bandi , dal Ciampoli all' Elia , dal Macaulay Trevelyan ai Mario , dal Guerzoni al concittadino Locatelli Milesi , dal Pittaluga a Garibaldi stesso, per non citare che i maggiori, egli lesse, intrattenendo insieme una certa corrispondenza con eminenti o modesti protagonisti della spedizione, ai quali era legato da amicizia sincera e da uno spirito di corpo, quale non si ebbe mai in Italia uno maggiore fra appartenenti ad una medesima formazione militare (.2.).
________________________
(1) GUIDO SYLVA: La VIII Compagnia dei Mille, pag. 109-128.
(2) Vedasi la bibliografia dal Sylva stesso posta a chiusa della sua opera:
La VIII Compagnia dei Mille citata.

continua
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