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TASCA Vittore


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Tasca Vittore

di Pietro Raffaelli

1. - Temperamento militare, spirito garibaldino.
Un giorno, durante il marzo 1848, Vittore Tasca (1) era affacciato alla finestra della sua abitazione ed osservava quanto accadeva sotto i suoi occhi. Da poco erano giunte a Bergamo, infiammando di vivo patriottismo i suoi cittadini, le prime notizie della sollevazione popolare di Milano, che sarebbe poi passata alla storia come l'insurrezione delle «
Cinque giornate ». Anche in Bergamo, come in altre località del Lombardo-Veneto, erano scesi nelle vie e nelle piazze guerrieri improvvisati, armati in modo sommario. Questi combattenti erano decisi a far valere i diritti della libertà e dell'indipendenza contro la dominazione straniera. Si può affermare, come si vedrà più chiaramente in seguito, che Vittore Tasca rivelò improvvisamente, in quel suo affacciarsi e nella partecipazione all'episodio dell'assalto al deposito di munizioni di S. Maurizio, le sue grandi doti militari.
La sua rapida decisione e il suo pronto accorrere trasformarono, per i patrioti, in scontro vittorioso ciò che stava diventando un insuccesso. Se questo episodio rivelò il Tasca sicuro e deciso
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La più importante e completa delle pubblicazioni sulla vita di Vittore Tasca è la seguente:
Liceo Ginnasio Paolo Sarpi - Bergamo e i Mille (pagine 147-155, biografia di Vittore Tasca, scritta da OTTAVIO TEMPINI), Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo 1932.
Questa biografia, compilata con grande cura e vivo senso storico, ha portato un notevole contributo per la conoscenza di uno dei principali esponenti bergamaschi della Spedizione dei Mille.
In precedenza erano state pubblicate queste due interessanti biografie:
GIAN BATTISTA CAMOZZI VERTOVA: In memoria di Vittore Tasca, Cattaneo, Bergamo, 1892.
GIUSEPPE LOCATELLI: Vittore Tasca, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1900.

Per non appesantire queste note con un eccessivo numero di citazioni delle tre opere sopra segnate, si richiameranno, d'ora in avanti, solo altre pubblicazioni. Quelle cioè che portano notizie a completamento di quanto è detto nella fondamentale pubblicazione del Tempini. Tutte le altre notizie, non corredate da note, si intendono desunte dalle pagine dei tre autori citati in questa nota.
comandante militare, tutto il resto della sua vita confermò queste qualità.
Non sono numerosi gli episodi di guerra nella vita di Vittore, ma sono tali da confermare quanto fosse connaturato in lui Io spirito guerriero. In poco più di un anno di servizio effettivo in reparti combattenti, egli da soldato semplice diventò tenente colonnello, ma si può essere sicuri che questa rapida carriera non lo vide impreparato anche nella sua attività di ufficiale superiore.
In seguito Vittore Tasca fu consigliere comunale e deputato al Parlamento, ma il suo vero carattere, come si vedrà anche nell'esame delle attività di amministratore e di uomo politico, si palesò soprattutto nella vita di comandante e di organizzatore militare.
Il carattere di Vittore Tasca, divenuto garibaldino a quasi quarant'anni d'età (mentre la maggior parte dei Mille erano giovanissimi), non era certo quello di un fanatico. Eppure il suo attaccamento per Garibaldi rimase inalterato negli anni, anche se Vittore non lo seguì in alcune delle imprese successive, destinate, per varie ragioni, al fallimento. Il Tasca fu garibaldino entusiasta, ma nello stesso tempo possedeva spirito pratico e senso critico che Io portavano a saper discernere quali, tra vari tentativi insurrezionali o patriottici, fossero destinati al successo e quali invece fossero privi di ogni possibilità di buona riuscita.
Il Tasca, pur avendo avuto una buona preparazione culturale e tempo libero a sua disposizione, non scrisse libri di memorie, che tramandassero ai posteri le notizie della sua partecipazione agli avvenimenti per la conquista dell'indipendenza e i suoi giudizi su persone e fatti di questo periodo, tra i più interessanti e i più gloriosi della storia d'Italia. Le sue numerose lettere hanno quasi sempre un carattere familiare e solo raramente riguardano avvenimenti storici o politici. Oltre alle lettere, furono scritte da lui solo alcune pagine di diario (sulle prime settimane della Spedizione dei Mille e su un suo viaggio in Oriente) e qualche breve relazione su pochi altri episodi della sua vita.
Dato il carattere particolarmente schivo da ogni forma di esibizionismo, della sua vita si conoscono solo gli episodi più
importanti. Si deve perciò tenere conto quasi esclusivamente di questi per la stesura di questa biograna.

2. - Gli anni della preparazione.
Vittore Tasca apparteneva ad una famiglia nobile, che era giunta nella provincia di Bergamo da alcuni secoli, probabilmente in seguito a lotte fra Guelfi e Ghibellini. Nacque a Bergamo il 7 settembre 1821. La famiglia era benestante, aveva proprietà terriere e dimora di campagna a Brembate Sotto. Vittore era il quarto (1)
dei cinque figli di Faustino e di Giovanna Conti. I senti-
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(1) Il numero dei figli di Faustino Tasca risulta da; Brembate e il suo Santuario di San Vittore, Società Editrice Sant'Alessandro, Bergamo, 1938.
menti patriottici della famiglia sono confermati, anche se mancano notizie più particolareggiate, dal fatto che nell'agosto del 1848 erano esuli in Svizzera tre fratelli Tasca: Benedetto, Isacco e Vittore (1).
La fanciullezza e la gioventù di Vittore Tasca trascorsero in modo non dissimile da quelle dei figli delle famiglie lombarde, di buone condizioni economiche e di sentimenti avversi alla dominazione austriaca. Dapprima frequentò le scuole medie a Bergamo e poi l'università a Pavia.
Laureatesi in legge, rientrò a Bergamo, ma non esercitò mai la professione di legale. Si dedicò invece al commercio (2) e ad altre due attività che gli erano particolarmente care: la pittura e la caccia.
Nell'esercizio della caccia irrobusti assai il suo fisico e potè affinare anche altre qualità (come il coraggio, la prontezza dei riflessi e delle decisioni) che contraddistinguono un buon ufficiale. La pittura fu da lui praticata con grande passione ed anche con buoni risultati. I suoi soggetti preferiti erano i paesaggi e le nature morte. Alcune sue tele avevano grandi dimensioni. Ebbe inoltre una notevole sensibilità musicale.
Pur non potendosi definire musicista nel senso stretto della parola (non risulta infatti che sapesse suonare qualche strumento), aveva un gusto squisito e buone cognizioni nell'arte dei suoni. In questi anni di preparazione coltivò varie amicizie, soprattutto con coloro che sarebbero poi divenuti combattenti valorosi e ragguardevoli esponenti della classe dirigente della nuova Italia. Tra gli altri gli furono molto amici i fratelli Camozzi e i fratelli Cucchi .
Precedentemente allo scoppio dei moti del 1848, il Tasca partecipò a riunioni segrete di patrioti. Questi convegni avevano lo scopo di preparare, nei più minuti particolari, le insurrezioni, il cui inizio era ormai imminente. In una riunione, svoltasi a Milano poche settimane prima delle « Cinque giornate », Vittore (3) si alzò e, additando uno dei presenti, disse : « Com'è vero che io sono italiano nell'anima e nel cuore, Attilio Partesotti è una spia ». Le parole del patriota bergamasco suscitarono una profonda impressione. La situazione era drammatica.
L'accusato tentò di difendersi, ma le precise affermazioni del Tasca (che aveva visto il Partesotti uscire dall'ufficio di un Commissariato di Polizia) costrinsero l'incriminato ad allontanarsi dalla riunione. Nell'uscire il Par-
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(1) L'esilio a Lugano dei tre fratelli Tasca risulta da alcune pagine inedite del diario del dott. Andrea Moretti (cugino dei Tasca e, in seguito. Deputato al Parlamento Nazionale) che si segnalò per le sue benemerenze patriottiche. L'attività commerciale, confermata dal lungo viaggio del 1859, risulta
da: GUIDO SYLVA - L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A., Bergamo, 1959.
(3) Questo episodio, con il nome del traditore indicato con le iniziali A e P seguite da puntini, risulta in: A. MANDELLI: Cremona nel '48, Tipografia della Prov., Cremona, 1901. Vedansi inoltre, per questo episodio: Cospirazione e tradimento, un episodio del ‘48, « L'Eco di Bergamo » del 23 dicembre 1937.   A. CAGGIOLI: Un anno di prigione a Milano - Reminiscenze segrete del maestro Agostino Caggioli.
tesotti assicurò di essere in grado di poter dimostrare l'infondatezza dell'accusa. Egli però, non facendosi più vedere dai patrioti, dimostrò chiaramente che le parole del Tasca avevano colpito nel segno. L'episodio conferma che Vittore fu patriota attivo e audace, pronto a smascherare quanti cercavano di ostacolare i tentativi insurrezionali che stavano per sorgere.

3. - 1848: dalle insurrezioni a Custoza.
Le prime notizie dell'insurrezione di Milano suscitarono grande fermento e vivo entusiasmo a Bergamo. Dimostrazioni di giubilo avvennero in città, mentre una commissione di cittadini si recava dall'arciduca Sigismondo (figlio del viceré del Lombardo-Veneto, arciduca Panieri), comandante del presidio militare di Bergamo, per richiedere l'immediata costituzione di una Guardia Civica. La richiesta, per timore di un peggioramento della situazione, fu accolta. L'arciduca, però, con varie limitazioni cercò di rendere scarsa l'efficienza della nuova milizia, formata dai cittadini.
Vittore Tasca fu, per scelta del conte Francesco Roncalli, uno dei componenti della commissione creata per istituire ed organizzare la Guardia Civica. Tralasciando gli altri episodi delle giornate del marzo 1848, che videro il presidio austriaco abbandonare Bergamo dopo drammatiche vicende, la nostra attenzione si deve concentrare sullo scontro per la conquista del deposito di munizioni di S. Maurizio, al quale si è accennato nelle prime righe di questa biografìa. L'episodio non ebbe forse una grande importanza militare, ma serve per una miglior conoscenza di Vittore Tasca.
Il futuro ufficiale della Spedizione dei Mille, con la sua prontezza e decisione, determinò l'esito dello scontro.
Presso il Cimitero di S. Maurizio esisteva un piccolo deposito di munizioni. Per i patrioti il deposito rappresentò un obiettivo di grande importanza, perché sarebbe potuto diventare una buona riserva di materiale bellico per la rivoluzione da poco iniziata. Un gruppo di insorti aveva perciò dato l'assalto al deposito, che era presidiato da un gruppo di soldati croati. Una compagnia di croati, alloggiata nella non lontana Caserma S. Giovanni, si rese conto delle precarie condizioni dei commilitoni del deposito presso S. Maurizio. Apparve chiaramente ai soldati della caserma che, per essere efficace, l'intervento doveva essere immediato. Essi, pertanto, decisero di andare in aiuto dei loro compagni d'armi, ma, per evitare lunghi percorsi (resi pericolosi dalla popolazione bergamasca in gran fermento), decisero di aprire una breccia nel muro, che fungeva da cinta daziaria nei pressi della Torre del Galgario. Il Tasca potè osservare questi movimenti da una finestra della sua abitazione (posta in via S. Tomàòòaso, in zona elevata, dalla quale si poteva facilmente scorgere quanto accadeva nella parte sud-orientale della città). Quanto aveva visto lo portò ad una decisione immediata. Raccolti alcuni patrioti, armati di fucile, si recò nell'orto della casa Zanchi. Rapidamente fece praticare alcuni fori nel muro di cinta, posto a breve distanza dal tratto che stava per essere attraversato dai soldati croati.
Quando questi ultimi si accingevano a compiere il loro movimento, raggiunti da alcune scariche di fucileria, sparate improvvisamente dai patrioti, si disorientarono e abbandonarono il loro tentativo (1).
Vittore Tasca, dopo aver validamente collaborato per la creazione e l'organizzazione della Guardia Civica, si accorse che un più valido aiuto alla lotta contro l'impero austriaco poteva essere dato sui campi di batòNon esitò infatti, a pochi mesi di distanza dallo scoppio dell'insurrezione popolare, ad entrare a far parte dell'esercito piemontese. Da re Carlo Alberto (2) ricevette a Roverbella i gradi di sottotenente dei bersaglieri. L'infausto combattimentoòoza segnò il crollo di tante speranze. Vittore Tasca, con i fratelli e molti altri patrioti lomòi rifugiò in Svizzera, dove giunse l'8 di agosto.

4. - Dopo Custoza: delusioni e speranze.
Nel territorio della Confederazione Elvetica giungevano, agli esuli italiani, le notizie sulla situazione in Lombardia. Alcune di queste, forse dolosamente travisate, parlavano di insurrezioni pronte ad esplodere alla minima occasione.
Giuseppe Mazzini , anch'egli esule in Svizzera, si entusiasmava a queste nuove, senza cercare, spesso, di attendere le conferme da fonti più autorevoli e sicure.
Federico Alborghetti e i suoi pochi compagni, che ancora resistevano nei pressi di Palazzago (a nord di Bergamo), erano diventati, in alcune segnalazioni giunte in territorio svizzero, un'intera popolazione in fermento, pronta ad esplodere al minimo cenno. Il Mazzini pensò che alcuni degli esuli bergamaschi, che godessero grande prestigio fra la popolazione della loro terra, avrebbero potuto guidare la nuova insurrezione. Il suo pensiero corse a Gabriele Camozzi e a Vittore Tòe convocò presso di sé. I due patrioti bergamaschi, che meglio conoscevano la situazione, esposero quanto loro risultava in modo preciso, che cioè àà era assai diversa da quella esposta dal Mazzini . Il colloquio raggiunse toni drammatici a tal punto che il fondatore della Giovane Italia si espresse in modo offensivo verso i due, tacciandoliàà. Abituati all'azione più che alle parole, Gabriele Camozzi e Vittore
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(1) ALBERTO AGAZZI: Il 1848 a Bergamo in « Rassegna storica del Risorgimento », Roma, 1953, pagg. 475-512.
(2) Contrariamente a quanto afferma Giuseppe Locatelli e conferma Ottavio Tempini nelle opere citate. Vittore Taòpartecipò alla battaglia di Pastrengo, perch&eaò presentò a Roverbella, per far parte dell'esercito piemontese, nel luglio, cioè due mesi dopo questa battaglia. 239
Tasca promisero di recarsi subito presso l'Alborghetti per rendersi conto direttamente della situazione.
Il 29 ottobre i due patrioti bergamaschi partirono da Lugano travestili da muratori, il giorno successivo giunsero ad Almenno S. Salvatore. In questo loro rapido spostamento corsero il maggior rischio quando, a Maggianico, dovettero passare fra le file di un gruppo di soldati croòpero però così bene mantenere il loro aspetto di innocui lavoratori, che riuscirono ad ingannare i militari dell'esercito imperiale.
Ad Almenno S. Salvatore, in casa del conte Asporti, ebbe luogo una riunione di patrioti valorosi, dal Tasca definiti « fra i più caldi per la causa comune » (1).
Gli intervenuti, udite le parole di Gabriele Camozzi ed esaminata nei più minuti particolari la situazione, rilevarono che, date le circostanze, ogni tentativo rivoluzionario era destinato a sicuro fallimento. Il Tasca, a questo proposito, così si esprimeva: « Per nostra garanzia vennero stesi regolari protocolli, vennero scritte  coscienziose dichiarazioni ».
Così documentatisi, Gabriele Camozzi e Vittore Tasca, con un altro pericoloso viaggio (assai diffìcile fu la traversata di Pontida, presidiata da truppe austriache), rientrarono in Svizzera. Giuseppe Mazzini , alla presentazione di documenti inoppugnabili, si dovette convincere delàà.
La spedizione dei due patrioti òchi evitò che un tentativo rivoluzionario, senza speranza di successo, avesse luogo con la triste conseguenza di un inutile spreco di vite umane.
Non molto dopo questo episodio, Vittore Tasca, come molti patrioti lombardi, dalòera passò in Piemonte. L'armistizio di Salasco non aveva fatto perdere tutte le speranze per una pronta ripresa. In segòtore andò in Toscana e a Firenze ebbe modo di interessarsi all'organizzazione di una milizia civica, formata da esuli di altre regioni d'Italia.
Con la primavera del 1849 risorsero le speranze di una riscossa. Mentre l'esercito piemontese si riorganizzava, alcuni dei patrioti lombardi ebbero l'incarico di suscitare insurrezioni nella parte alta della loro regione, in modo di facilitare il movimento dell'eser-
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(1) Le date, qui riportate, non coincidono con quelle risultanti dalla relazione dell' Alborghetti , che venne scritta parecchi anni dopo lo svolgimento dell’episodio. Le date del presente testo sono state ricavate da una lettera di. Vittore Tasca (esistente con il n. 2648, nell'Archivio Storico Risorgimento « Gamba » conservato nella Biblioteca Civica di Bergamo) diretàà ricordato cugino dott. Andrea Moretti e spedita da Lugano il 3 novembre 1848. Conferma di queste date si ha pure nella breve pubblicazione (dove viene riferita una dichiarazione di don Bernardino Brignoli, casuale testimonio dell'incontro di Almenno): SAC. LOCATELLI - GIUSEPPE MAZZINI E GABRIELE CAMOZZI, « Rivista di Bergamo », maggio 1922, pagine 224-227.
Per una buona conoscenza della guerriglia di Palazzago, è interessante (e di piacevole lettura) la seguente pubblicazione, di cui s'è fatto cenno all'inizio della nota:
FEDERIGO ALBORGHETTI: La guerriglia di Palazzago (dal volume Alcuni scritti, parte prima), Stah, Tino-Lit. Gaffuri e Gatti, Bergamo, 1883. 240
cito piemontese che si sarebbe spostato nella pianura lombarda.
Vittore Tòinteressò per quanto riguardava la provincia di Bergamo. Alcuni tentativi insurrezionali ebbero inizio, tanto è vero che Vittore Tasca si interpose affinchè un certo Schionati, accusato di essere stato spia austriaca, non fosse fucilato da un gruppo di patrioti.
La sconfìtta di Novara chiuse in modo infausto la prima guerra d'indipendenza. Vittore Tasca, persa ogni speranza di un'immediata riscossa, fu ancora esule in Svizzera. Un anno dopo, in seguito ad un'amnistia, poteva rientrare in Lombardia.òo ritornò nell'ombra in attesa di
tempi migliori. La pittura ridivenne la suaàà preferita.
Naturalmente, in questo periodo, i suoi sentimenti patriottici rimasero inalterati. Nonostante l'attenta sorveglianza, cui era sottoposto dalla polizia austriaca, prese parte ad un'iniziativa che poteva essere molto pericolosa per lui. Con l'amico Giovanni Morelli si fece promotore in Bergamo della sottoscrizione per aumentare di cento il numero dei cannoni della fortezza di Alessandria. E' facile comprendere a quale rischio si esponesse con questa iniziativa. In quegli anni non si poteva fare, per la causa nazionale, altro che contribuire con ogni mezzo al rafforzamento della potenza militare del regno sabaudo.
5. - 1859: lontano dalla Patria levatasi alla riscossa.
Dopo un decennio circa dalla triste giornata di Novara, i rapporti tra Piemonte e Austria peggiorarono, fino a causare l'inizio delleàà. Vittoròebbe però la sventura di non essere in Italia durante lo svolgimento della seconda guerra d'indipendenza. La sua lontananza era causata da un viaggio in Cliente, effettuato per conto di unàà industriale. L'allevamento del baco da seta rappresentava allora, per la vita economica della provincia di Bergamo, una grande risorsa.
Vittore aveva avuto l'incarico di studiare se in Oriente esistevano razze di bachi da seta che, portate in Lombardia, avrebbero potuto migliorare la produzione della seta. L'incarico poteva avere beneficile conseguenze sulla situazione economica di una notevole parte della provincia di Bergamo e della Lombardia in genere.
Purtroppo non ci è possibile sapere se il viaggio di Vittore abbia raggiunto lo scopo che si riprometteva.
Vittore Tasca, pur nella preoccupazione di concludere felicemente il suo incarico, non trascurava
di soddisfare i suoi interessi artistici e spirituali. In alcune pagine di diario egli descrisse con moltaàà il suo viaggio, soffermando in modo particolare la sua attenzione su quanto gli ricordava la potenza delle antiche repubbliche marinare italiane e su quanto gli rievocava la recente guerra di Crimea. Queste pagine dimostravano con evidente chiarezza che il Tasca aveva notevoli doti di scrittore.
A questo proposito è opportuno ricordare un episodio. Nel 1860, durante la Spedizione dei Mille,
Vittore conobbe a Caltanissetta Alessandro Dumas, che si era unito ai garibaldini. Fra i due sorsero rapporti di grande càà. Il romanziere francese ascoltava con grande interesse quanto il Tasca narrava del suo viaggio in Oriente. Alcuni di questi episodi e varie osservazioni, fatte dal Tasca, apparvero poi in libri, ambientati nelle regioni orientali, scritti da Alessandro Dumas.
A questo puàà sembrare strano che Vittore Tasca non si fosse precipitato in Italia alle prime notizie dello scoppio della seconda guerra d'indipendenza e che il ritorno sia avvenuto solo alcune settimane dopo la conclusione delleàà, in seguito all'armistizio di Villafranca. Le cause del ritardo possono essere facilmente intuibili, dato che il
viaggio non era causato da motivi personali, ma era legato ad interessi di carattere economico di notevole portata. Infatti un viaggio, che poteva avere grandi conseguenze per il benessere economico della sua terra e che si svolgeva per conto di unàà industriale, non poteva essere interrotto d'improvviso. Inoltre le notizie, che gli giungevano durante il viaggio, assai probabilmente erano imprecise e venivano da lui conosciute solo dopo parecchio tempo dallo svolgersi degli avvenimenti. Appena rientrato in Patria, potè esprimere i suoi sentimenti di profondo patriottismo, contribuendo con la somma di L. 4000 alla sottoscrizione a beneficio degli esuli veneti. La somma era veramente cospicua (corrispondeva ad oltre tre milioni
di lire del 1960). Vittòsi limitò ad offrire del denaro, ma, entrando a far parte del Comitato per la raccolta dei fondi, rese, con la suaàà e il suo prestigio, ancora più efficace l'iniziativa.
Nei mesi successivi, poiché il sogno dei patrioti si era realizzato solo in parte. Vittoròpartecipò a varie iniziative intese ad affrettare la realizzazione
dàà e dell'indipendenza d'Italia-
La sottoscrizione per un milione di fucili per la causa italiana'
10 vide fra i promotori (nell'aprile del 1860 potè presentare a Garibaldi la somma raccolta a Bergamo).
Il Tòinteressò assai per la costituzione della Guardia Nazionale a Bergamo. Nello stesso tòinteressò, in modo efficace, del reclutamento di volontari
garibaldini. Ai primi di maggio del 1860 aveva la grande soddisfazione di poter avere, fra i Mille,
un cospicuo gruppo di volontari bergamaschi, al cui reclutamento aveva così validamente dato il
suo contributo. Divenne uno dei due comandanti in 2° - l'altro era Luigi Enrico Dall'Ovo - dell'8ª Compagnia dei Mille. Il 5 maggio, con la partenza delle due navi òo, iniziò per Vittore Tasca il periodo più intenso e più vivo di tutta la sua esistenza.

6. - La Spedizione dei Mille.
Nella biografia di Vittore Tasca si deve dare grande rilievo ai mesi da lui trascorsi nella Spedizione dei Mille. In questa impresa egli potè dimostrare, con la maggiore evidenza, il suo temperamento di combattente e di organizzatoreòe. Iniziò questa campagna militare come subalterno anziano (àà, ma non per diretta esperienza militare) di coòe terminò come energico e capace comandante di un battaglione, da lui stesso addestrato e portato al combattimento. Per rimanere nei limiti di una biografia, non si deve qui parlare di tutta l'impresa dei Mille, ma occorre insistere solo sulla presenza e sul comportamento del Tasca nelle varie fasi della Spedizione.
Anche qui, come durante il resto della sua vita, egli seppe unire (cosa non frequente) l'entusiasmo del volontario con la fredda padronanza, una delle prime doti di ogni buon comandante, dei propri nervi.
Forse il merito maggiore di Vittore fu proprio quello di aver saputo trasformare, in un breve periodo di tempo, un gruppo di « picciotti » allo stato pressoché primitivo, in un addestrato e disciplinato battaglione. I « picciotti » erano, come è noto, giovani siciliani di umilissima famiglia e, nella quasiàà, analfabeti. Essi, per tradizione locale, erano portati a vivere alle dipendenze dei signori, chiamati, nella parlata locale, « galantuomini ».
Avrebbero voluto anche i « galantuomini » entrare nell'esercito garibaldino, ma essi non volevano sottoporsi ad un addestramento e ad una selezione, indispensabili per formare buoni ufficiali.
Essi si sentivano comandanti nati.
Questa situazione, che tenne lontano dalle file garibaldine la maggior parte dei Siciliani delle classi più elevate, nello stesso tempo rendeva più difficile l'addestramento dei giovani volontari. A questo proposito basti pensare alle dàà di un'istruzione militare, impartita (come fu per il battaglione del Tasca) da volontari bergamaschi a giovani che, in vita loro, non avevano udito altro linguaggio al di fuori dei dialetti locali. Eppure molti dei garibaldini, fra questi certamente il Tasca, avevano il gran pregio di saper infondere, in coloro che li avvicinavano, il proprio entusiasmo.
Il maggior merito di Garibaldi fu quello di aver saputo trasformare in soldati, inquadrati in reparti efficienti, i volontari, assai diversi fra loràà, temperamento, resistenza fisica, educazione e provenienza. L'entusiasmo, la dote più bella dei vò, non può essere, da solo, un elemento sufficiente per il buon funzionamento di un esercito.
Entusiasmo e disciplina non sempre sono virtù coesistenti. Giuseppe Garibaldi seppe far vivere ai suoi volontari queste due grandi doti. Vittore Tasca, anche in questo, seppe essere un buon seguace dell'Eroe dei due Mondi.
La partecipazione di Vittore Tasca alla Spedizione dei Mille risulta dalla seguente elencazione di avvenimenti, dei quali egli fu uno dei protagonisti. Gli avvenimenti sono messi in ordine di data. L'11 maggio avvenne lo sbarco a Marsala. Vittore era sottotenente dell'8ª Compagnia, formata in prevalenza di volontari bergamaschi e comandata dal pavese Angelo Bassini .
Il 15 maggio si svolse la battaglia di Calatafimi. Tre giorni dopo, per il suo comportamento in questa battaglia, il Tasca venne nominato tenente ed assunse l'incarico di vice-comandante dell'8ª Compagnia.
Dal 27 al 30 mò effettuò la battaglia di Palermo.
Vittore prese parte attiva a tutto il combattimento. In modo particolare rifulse il suo coraggio nella difesa di una barricata, nei pressi di Porta Termini. In questa azione, sopraffatto da assai più numerose forze nemiche, il suo reparto dovette ripiegare. Egli fu Fultimo ad abbandonare la posizione.
Prima di ritirarsi, uccise l'ufficiale borbonico che aveva guidato l'assalto delle forze nemiche, ma era stato sul punto di essere colpito da un sergente che seguiva immediatamente l'ufficiale borbonico. In questo grave frangente era stato salvato dall'intervento tempestivo del soldato bergamasco Rizzardo Crescini. Il 5 giugno Vittore fu promosso capitano ed assunse il comando dell'8ª Compagnia al posto del Bassini diventato comandante di battaglione.
L'8 giugno fu costituita la 15ª Divisione Cacciatori delle Alpi .
Garibaldi , dopo la conquista di Palermo, diede un nuovo inquadramento ai suoi volontariòuì perciò la 15ª Divisione (contrassegnata da questo numero, perché 14 erano le Divisioni dell'esercito piemontese che, in seguito alla seconda Guerra d'Indipendenza, era diventato l'esercito italiano). La 15ª Divisione, per rendere più evidente il fatto di essere formata da volontari, prese il nome di « Cacciatori delle Alpi ». Essa era costituita da due brigate, ciascuna su tre battaglioni (ai Mille si erano aggiunti volontari siciliani e di molte altre parti d'Italia). Vittore Tasca ebbe il comando della 1ª Compagnia del 3° Battaglione, comandato dal maggiore Bassini. Il 3° era uno dei tre battaglioni che formavano la 2ª Brigata, il cui comando fu affidato al generale Tùrr, che era anche il comandante della 15" Divisione. L'intera brigata aveva la consistenza numerica di un solo battaglione, poco più cioè di 500 uomini. Evidentemente Giuseppe
Garibaldi era sicuro di poter rapidamente, per l'afflusso di nuovi volontari, aumentare assai la consistenza della divisione, senza essere costretto a variarne l'inquadramento. Il 20 giugno parti da Palermo la 2ª Brigata (il cui comando, per le cattive condizioni di salutòrr, passò al colonnello Eber). Con un viaggio di oltre un mese di durata, la bòttraversò tutta la Sicilia, per raggiungere, alla fine di luglio, Messina.
Durante il viaggioònna sostò a Caltanissetta (dove il Tasca conobbe ed ebbe lunghi colloqui con Alessandro Dumas) (1), a Castrogiovanni (dove le accoglienze ai garibaldini furono particolarmente calorose), a Catania (2) (dove il Tasca, divenuto maggiore, assunse il comando del 4° Battaglione, costituito da poco).
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(1) Alessaòas lasciò i suoi ricordi di testimonio oculare della Spedizione dei Mille in: ALESSANDRO DUMAS: Poema dei Mille, Edit. A. De Mohr, Milano.
(2) In una lettera da Palermo Francesco Cucchi da a Vittore Tasca (a Catania) notizie ricevute da Bergamo in cui si parla dell'entusiasmo immenso per la Sicilia e per la gioventù che ivi era accorsa (Archivio Storico Risorgimento Italiano « Gamba », Vol. 42, n. 3813).

continua

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 27/Apr/2004 alle 00:15 Etichettato con ICRA
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