L’osservazione amatoriale dei pianeti di Paolo Recaldini

Figure:

Giove: disegno a tutto disco il 20-07-1997 ore 22:55 TU
telescopio Schmidt-Cassegrain (P.Recaldini)

Giove: strip-sketch eseguite il 20-08-1997 dalle ore 21:22 alle 00:40
telescopio Schmidt-Cassegrain (P. Recaldini)

La tecnica visuale

In questo articolo cercherò di spiegare, attraverso la mia personale esperienza, quali sono le tecniche e le finalità dell'osservazione di Giove (e, parallelamente, degli altri pianeti) condotta dagli astrofili.
Esistono tre tipi di tecniche fondamentali per osservare il pianeta: visuale, fotografica e utilizzando camere CCD. In questa sede parlerò della prima, essendo quella da me utilizzata.
In questo caso gli strumenti coinvolti sono il telescopio, che fornisce un'immagine ingrandita e dettagliata ed il sistema occhio-cervello che l'analizza e la interpreta. Il risultato di questo processo viene trasferito su carta attraverso un disegno accompagnato da altri dati utili a completare l'insieme delle informazioni necessarie a d uno studio del pianeta.
Senza entrare in dettagli tecnici, una delle maggiori differenze fondamentale tra il metodo visuale e gli altri menzionati sta nel fatto che i risultati ottenuti possono essere influenzati dalla soggettività dell'osservatore. Al fine di ridurre questo elemento, può essere utile confrontare i risultati ottenuti da diversi osservatori; inoltre, il margine di incertezza tende ad abbassarsi al crescere dell'esperienza personale.
Esistono però alcuni vantaggi che rendono ancora attuale il metodo visuale, in epoca in cui si utilizzano attrezzature e strumenti sempre più sofisticati : camere CCD, il Telescopio Spaziale Hubble, le sonde interplanetarie.
I pianeti sono stati studiati visualmente per più di trecento anni a partire da Galileo Galilei: è necessario dunque continuare ad ottenere dati omogenei e confrontabili con quelli del passato se si vuole avere un quadro dell'evoluzione delle caratteristiche visibili sui pianeti. Inoltre, e qui subentra l'importanza del ruolo degli astrofili, i grandi strumenti dei professionisti non possono seguire costantemente i pianeti in quanto di solito si limitano a studi mirati e quindi limitati nel tempo.
Altri vantaggi sono: l'ottenimento dei dati "in tempo reale" (ciò che si osserva viene subito trasferito sulla carta), l'economicità del metodo (è sufficiente disporre di un telescopio di qualità e di potenza sufficienti e di un breve periodo di allenamento) e la possibilità di migliorare le proprie capacità di osservazione e dell'uso del proprio strumento, anche in previsione del passaggio a metodologie più sofisticate e quindi più complesse.

L'osservazione del Pianeta Giove

Con un diametro di circa 143000 chilometri e ad una distanza media di 778 milioni di chilometri dal Sole, per la natura delle formazioni visibili sulla superficie della sua atmosfera e per le generose dimensioni con cui appare anche nei telescopi più piccoli, Giove è considerato a ragione una "palestra" ideale per chi voglia cimentarsi nell'osservazione planetaria.
Al telescopio il disco del pianeta appare attraversato da strisce scure (bande) alternate ad altre di colore chiaro (zone), parallele all'equatore del pianeta, che presenta una rotazione sul suo asse molto veloce (9.8 ore). A causa di quest'ultima, esistono forti correnti a differenti velocità che causano vortici, cicloni e altri tipi di formazioni.
Il compito dell'astrofilo é quello di riportare su appositi moduli la forma e la posizione di queste formazioni, accompagnate da stime di colore e di intensità. Il disegno può essere effettuato "a tutto disco", riportando cioè tutte le caratteristiche visibili in un dato momento sul disco del pianeta (fig. 1). In questo tipo di osservazione la difficoltà può essere quella di riuscire a posizionare correttamente i particolari osservati; inoltre, siccome il pianeta ruota su se stesso molto rapidamente, ( di circa tre gradi in cinque minuti), tale tipo di osservazione non può essere protratta per più di dieci minuti pena imprecisioni troppo alte.
Il secondo metodo è quello dello "Strip-sketch". In pratica si disegnano i particolari visibili a mano a mano che passano su una linea immaginaria che taglia in metà il pianeta passando per i poli, detta "meridiano centrale". In questo caso il modulo utilizzato prevede uno spazio rettangolare che nella parte superiore reca una scala in ore e minuti, su cui si segna l'istante in cui un particolare è transitato sul meridiano centrale. Successivamente, tramite apposite tabelle pubblicate dagli almanacchi, si risale alla sua longitudine (gioviana). Per quanto riguarda la latitudine, la si ricava direttamente dal disegno (fig. 2). Inoltre sui moduli esistono spazi appositi per annotare le stime di intensità (= più chiaro o più scuro, secondo una scala standard che va dal bianco al nero) e di colore. Altri dati utili riguardano il tipo di strumentazione utilizzata e le condizioni del cielo.
Con questo modo di procedere di norma si riesce ad ottenere una buona precisione (in casi favorevoli fino a 1-2 gradi) nel posizionamento dei dettagli e, se vengono effettuate osservazioni per un periodo di tempo sufficientemente lungo, si possono poi ottenere planisferi dell'atmosfera di Giove. Inoltre è possibile determinare la velocità di rotazione delle numerose correnti che solcano il pianeta.



CONCLUSIONE

Con queste poche righe ho cercato di dare un'idea, a chi magari non si è mai avvicinato all'astronomia osservativa, di come lavorano molti astrofili impegnati nello studio dei pianeti. Aggiungerei che si tratta di un'esperienza entusiasmante: dopo poche ossservazioni in cui si ha l'impressione di non riuscire a scorgere alcunché di interessante, a poco a poco, se si ha la costanza di perseverare, cominciano a essere visibili una grande quantità di dettagli che rendono l'osservazione preziosa dal punto di vista scientifico.
Durante l'estate scorsa ho iniziato ad osservare Giove avvalendomi delle tecniche sopra descritte, utilizzando un telescopio Schmidt-Casssegrain da 200 mm di diametro e 2000 mm di focale. Dopo circa 3-4 osservazioni ho iniziato a notare sempre più dettagli; gli ultimi disegni sono abbastanza particolareggiati (fig. 2). Tutte le osservazioni effettuate sono state inviate alla Sezione Pianeti della UAI, che ogni anno pubblica sulla sua rivista un resoconto della campagna osservativa.
Chiunque sia interessato ad approfondire questo argomento, o a confrontare le sue osservazioni con le mie, può contattarmi all'indirizzo e-mail di questo sito:
lravello@aostanet.com