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IL GRUPPO: LUOGO PER GUARIRE IL DOLORE
Intervento di P. Arnaldo Pangrazzi
(1)

La vita di gruppo è un fenomeno che esercita un potente influsso nella vita quotidiana.
Ogni gruppo ha le sue finalità, la sua struttura, le sue dinamiche, i suoi ritmi di crescita. Nel gruppo l’individuo sperimenta la sua somiglianza e la sua differenza dagli altri. Il gruppo però, non è mai fine a se stesso: è in vista di un servizio, di un progetto, di un cambiamento della realtà, sia interna che esterna.
Anche nell’elaborazione del lutto, il condividere con altri riveste un ruolo di crescente importanza.
Dinanzi a una perdita dolorosa c’è chi riesce ad affrontare e a superare da solo la realtà di una vita cambiata. Altri si affidano all’aiuto di uno psicoterapeuta o di un professionista per sanare il cuore ferito. Altri ancora rimangono soli nello sconforto, nello smarrimento o nell’isolamento. Talvolta, c’è chi ricorre agli ansiolitici, ai sonniferi, agli antidepressivi per alleviare il dolore e cercare di affrontare i momenti difficili dell’esistenza.
La nascita dei gruppi di mutuo aiuto si inserisce in un quadro sociale in cui i professionisti non sono in grado dì rispondere alla complessità di bisogni generati da un lutto ed è necessario esplorare altre risorse per promuovere la guarigione.
Il gruppo diventa così un’opportunità efficace per uscire dall’isolamento, talvolta dalla depressione e poter condividere il vissuto con altri che sperimentano perdite e cambiamenti nella propria vita.
Il gruppo è un luogo per narrarsi, in un’atmosfera di accoglienza e comprensione, e per ascoltare, in un contesto che promuove il mutuo appoggio e un sano confronto.
Nel gruppo si va inizialmente per essere aiutati e poi, con il passare del tempo, per aiutare.

Obiettivi di un gruppo di mutuo aiuto
Generalmente sono quattro:
1. Il supporto emotivo. Il gruppo è un luogo di reciprocità in cui ognuno può esprimere la storia del proprio dolore, delle proprie paure e speranze.
2. Il sostegno sociale. Nel gruppo si spezzano le barriere dell’isolamento e si costruiscono i ponti della solidarietà, si comunica la propria esperienza, si trovano gli stimoli per sorridere e sperare.
3. L’apprendimento costante. Il gruppo è una scuola di vita in cui si impara e si insegna costantemente. Attraverso la condivisione e il confronto si apprendono metodi più efficaci per gestire i sentimenti, la solitudine, i rapporti sociali, le questioni pratiche di ogni giorno.
4. Lo sviluppo della fiducia personale per reimmergersi nella vita. Il gruppo non è una dimora, ma una tenda cui appoggiarsi per riprendere il viaggio della vita. Ha lo scopo di aiutare le persone a guarire abbastanza le ferite per reimmergersi nel futuro e nella progettualità, alla luce del sostegno ricevuto e delle intuizioni maturate.

Orientamenti
Per quanto riguarda la frequenza di incontri, generalmente la scadenza è settimanale o bimensile. Ci sono gruppi omogenei, frequentati da persone che hanno vissuto una perdita specifica (es. il figlio), e gruppi eterogenei, dove si condividono diversi tipi di perdita.
Per quanto riguarda la metodologia, esistono due modelli:
1) Gruppi aperti: assicurano la continuità dei contatti, le persone aderiscono spontaneamente e i contenuti degli incontri sono flessibili, si adattano all’esigenza dei partecipanti, ai bisogni che emergono di volta in volta.
2) Gruppi con un calendario di temi prefissati: questo modello prevede una serie di incontri, di solito da otto a dodici, che permettono di riflettere su tematiche specifiche attinenti al lutto. Ci si può avvalere sia del contributo di esperti che del coinvolgimento dei presenti, attraverso esercizi di introspezione personale e di condivisione in sottogruppi, su domande specifiche.

Un calendario di incontri per sviluppare l’elaborazione luttuosa, può includere il seguente programma
(2):

1. Ricordo del proprio caro
2. Reazioni fisiche e psìcosomatiche alla perdita
3. I sentimenti nel lutto
4. Sentimenti ricorrenti:
*La solitudine e la tristezza
*La collera
*Il senso di colpa
*La paura
5. I rapporti con la famiglia dopo la perdita
6. I rapporti con gli altri e la società
7. Perdonare, perdonarsi e completare l’incompiuto
8. Prendersi cura di sé e l’autostima
9. Le risorse umane e spirituali dinanzi ad una perdita
10. Feste, ricorrenze significative e tempo libero

Ogni incontro è accompagnato da un foglio di lavoro che permette ai partecipanti di riflettere, esprimersi e confrontarsi con altri.

Il messaggio di un incontro
Il seguente racconto mette in luce come ognuno, nell’esperienza di gruppo, ha un suo contributo da offrire per la guarigione propria e degli altri.

L’assemblea in falegnameria
(3)
Si dice che un giorno si svolse una strana assemblea in una falegnameria. Si trattò di un incontro dei diversi strumenti per chiarire le loro differenze.
Il martello era il presidente, però l’assemblea lo rimosse dal suo ufficio. La causa? Faceva troppo rumore! E per di più trascorreva il suo tempo dando colpi agli altri.
Il martello riconobbe le sue colpe però, a sua volta, chiese che la vite venisse rimossa perché doveva avvitarla molto per renderla utile. La vite accettò di andarsene però, a sua volta, chiese che anche la lima fosse licenziata perché era molto dura nel suo approccio ed aveva con tutti molti attriti.
La lima accolse la richiesta però, a sua volta, chiese che venisse espulso il metro che trascorreva il suo tempo misurando gli altri, come se lui fosse l’unico perfetto.
In quel momento entrò il falegname, si mise il camice e iniziò il suo lavoro.
Si servì del martello, della vite, della lima e del metro. E, poco a poco, il grezzo legno si convertì in un bellissimo gioco di scacchi.
Quando la falegnameria rimase di nuovo sola, l’assemblea riprese a deliberare.
Fu allora che prese la parola la sega “Signori, siamo consapevoli che abbiamo tanti difetti, però il falegname lavora con i nostri doni. Questo è ciò che ci rende importanti. Di conseguenza, non dobbiamo pensare ai nostri limiti, ma concentrarci piuttosto sulle nostre qualità”.
L’assemblea prese atto che il martello era forte, la vite univa e dava consistenza, la lima era speciale per affinare e abbellire, il metro era preciso ed esatto.
Si resero conto di essere un équipe capace di produrre e creare cose di qualità. Si sentirono orgogliosi dei propri doni e di lavorare insieme.


(1) Vice-preside dell’Istituto internazionale Camillianum di Roma, animatore in Italia e all’estero di numerosi gruppi di mutuo aiuto per il lutto, per malati di cancro, per persone che hanno tentato il suicidio e autore di diversi libri fra cui Il lutto un viaggio dentro la vita, Sii un girasole accanto ai salici piangenti, Il gruppo luogo di crescita ( Ed. Camilliane), Aiutami a dire addio (Ed. Paoline).
(2) Questi temi, con i rispettivi fogli di lavoro, si possono trovare in A. Pangrazzi, Aiutami a dire addio, Erickson, TN, 2002, pg. 72-86.
(3) Tratto dal libro di A. Pangrazzi, Aiutami a dire addio, Erickson, Trento 2002





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