Bisogna sempre spiegargliele le cose ai grandi.
<<Oh, andrà bene>> disse, <<i bambini capiscono>>.
Si arrischia di piangere un poco se ci si è lasciati addomesticare.
Antoine de Saint-Exupéry
Premesse
Perché AUTO MUTUO AIUTO? Perché innanzitutto lAIUTO nasce in noi.
Chi deve desiderare di essere aiutato è in prima istanza la persona che chiede aiuto. Chi chiede aiuto è prima di tutto chi ha bisogno di aiuto. La prima persona che deve offrire aiuto è la persona stessa che lo richiede, offrendolo a se stessa. Permettendosi di far fronte alla difficoltà che genera il bisogno di aiuto. Si dice infatti che chi chiede aiuto è già a metà dellopera. Ed è da questa prima azione che nasce il self help, cioè lAUTO AIUTO. Questa è la prima azione di responsabilità che una persona fa verso se stessa. E lazione di riappropriazione del potere della quale Ron Coleman spiega molto bene:
il riappropriarsi del potere è qualcosa di essenziale in ogni processo di guarigione. Lidea di prendere o riconquistare potere è in conflitto con l<<approccio di empowerment>> adottato dal sistema, ma tale conflitto non significa che i due approcci non possano lavorare insieme. Questi conflitti preferisco chiamarli contraddizioni, e questo punto di vista permette di analizzare il tema del potere usando una metodologia dialettica, che consente alla fine di esplorare queste contraddizioni in maniera positiva.
il ruolo dei professional non è quello di <<dare potere>> agli utenti. Piuttosto il loro ruolo dovrebbe essere orientato a cedere il potere e il controllo che hanno sugli utenti, e così porre le condizioni perché questi si riapproprino del potere per se stessi. Parimenti il ruolo dellutente non è quello di attendere passivamente di essere <<potenziato>>, ma di essere attivo nel riprendersi il potere personale. Tutto questo non è e non sarà mai una cosa facile da fare, né per gli uni, né per gli altri. (Coleman R., 1999, pp. 66, 67)
Fatta questa prima fondamentale azione è importante che chi chiede aiuto, trovandosi in una situazione di minor potere di fronte ad una certa difficoltà che la vita gli ha imposto, possa avere lopportunità di incontrare persone disposte ad accompagnarlo, affiancarlo, supportarlo nella riappropriazione possibile del controllo della propria vita. E qui che nasce il mutuo aiuto, cioè laiuto che deriva da chi ha avuto difficoltà analoghe e, attraverso la testimonianza della propria esperienza, offre vie differenti e possibili di recupero a chi dispera di trovarne. Infatti di fronte ad una difficoltà ciò che spaventa di più non è la difficoltà in sé, ma il timore di non trovare una via per affrontarla in maniera utile. Frequentemente sono le soluzioni adottate che rappresentano il problema, non tanto la difficoltà che ha richiesto lattuazione delle soluzioni.
Il MUTUO AIUTO senza lAUTO AIUTO fa scattare la delega. Il messaggio è: risolvimi il problema, laddove dovrebbe risultare risolvo il problema con te, cioè attraverso la condivisione di un percorso fatto insieme, ma dove è innanzitutto la persona che ha il problema ad attivarsi per far fronte ad esso (coping).
Nel pensare al tema di questo lavoro mi sono posto alcune domande riassumibili nel seguente modo:
- Perché e come un operatore professionale dovrebbe interessarsi di Gruppi AMA?
- Perché e come un Gruppo AMA dovrebbe chiedere aiuto agli operatori professionali?
Vorrei quindi proporre una iniziale riflessione per entrambe le parti, i Gruppi AMA e gli operatori professionali, per comprendere soprattutto il come di una relazione a mio parere necessaria.
Il riferimento ai Gruppi in questo scritto è quello dei Gruppi AMA per Persone in Lutto, attivi in Milano, Monza e Rho (http://space.virgilio.it/autoaiuto@virgilio.it).
"Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile."
Umberto Saba
Dalla solitudine del morente alla solitudine del familiare
Le persone in lutto nella nostra società generalmente vivono il dolore della perdita in condizioni di isolamento. Per chi si preoccupa di offrire aiuto alle persone in lutto è utile considerare alcuni presupposti:
1. Il lutto non è una malattia
2. Lutto e solitudine
3. Decadimento dei rituali
4. Lutto e atteggiamenti
5. lutto e rete di aiuti
Fondamenti di un Gruppo AMA
Di seguito si possono trovare elencate alcune caratteristiche fondanti un Gruppo AMA che nascono dallesperienza di altre realtà AMA e da quella che ho avuto nei CAT (Club degli Alcolisti in Trattamento) e nei Gruppi AMA per Persone in Lutto dei quali ho curato lattivazione e ai quali offro consulenza.
Partiamo dalla considerazione che il 95% dei Gruppi AMA in Italia è stato attivato da operatori professionali e che circa l80% ha al loro interno un operatore professionale che svolge la funzione di facilitazione (Associazioni AMA di Bergamo e Trento, 2002). Gli operatori professionali e i membri di un Gruppo AMA dovrebbero tenere presente le seguenti linee guida:
1. Il Gruppo è aperto a tutti coloro che condividono la difficoltà comune
2. Il Gruppo è un servizio aperto alla comunità
3. Il Gruppo si fonda sul principio di autonomia
4. Le differenze sono la principale fonte di apprendimento
5. Gli incontri sono settimanali e devono svolgersi in una sede appropriata
Gruppi AMA e Servizi
Storicamente molti Gruppi AMA sono nati in assenza di una rete di aiuto adeguata rispetto alla problematica a cui si riferiscono. Alcune realtà AMA si sono trovate in posizioni scomode rispetto alla rete formale. Molti pregiudizi reciproci non hanno facilitato lintegrazione degli aiuti a favore della sempre più complessa sfera dei bisogni delle persone.
Spesso da parte dei gruppi la critica maggiore che viene fatta nei confronti dei Servizi è di professionalizzazione, burocratizzazione, spersonalizzazione, medicalizzazione, psicopatologizzazione, psicologizzazione della relazione daiuto. Dallaltra parte le critiche più frequenti sono di semplicismo, di inefficacia, di sottovalutazione dei disagi, di sostituzione di competenze o di squalifica degli interventi professionali, ecc..
Aldilà di una simmetria che può portare a situazioni di empasse che rischiano di bloccare la rete di aiuti, lo sforzo deve andare nella direzione del creare una relazione di complementarietà tra le reti daiuto.
Come ricorda Folgheraiter:
I due sistemi sono complementari (non competitivi) aperti alla comunicazione ed allo scambio (non quindi alla contrapposizione reciproca). Ora è evidente che, in questo processo di collaborazione fra formale ed informale, gli operatori professionali dovrebbero giocare un ruolo cruciale. Posti allinterfaccia di entrambi i sistemi, gli operatori potrebbero portare verso le reti informali, supporti, risorse, competenze e riportare verso i Servizi informazioni, feedback, stimoli allinnovazione. (Folgheraiter F., 1989, p. 10)
Riconosciamo quindi un ruolo importante nella rete di aiuti possibile alla presenza dei Gruppi AMA con la necessità però di una relazione tra Gruppi e Servizi. Gli uni possono beneficiare degli altri e viceversa. Da una parte la maggioranza degli operatori professionali possono fungere da invianti per i gruppi, dallaltra i gruppi possono offrire un supporto che per molte situazioni e per diversi motivi non è offerto dai Servizi. Nel caso del lutto rimane un importante (talvolta lunica) forma daiuto. A loro volta i gruppi possono informare sulle possibilità di consulenza professionale per particolari difficoltà.
Assume particolare importanza il principio di non competitività. I gruppi AMA non entrano in competizione con la rete dei Servizi, anche se ritengono la delega una di quelle possibili soluzioni che generano problemi.
La cultura che si vuole promuovere è quella della differenziazione degli aiuti, nel riconoscimento dellinterdipendenza tra chi ha bisogno di aiuto e chi lo offre. E importante riconoscere che non può esistere un solo modo per affrontare determinate difficoltà. Lintegrazione tra diversi saperi, scientifico ed esperienziale, sta alla base per la crescita di una cultura dellaiuto che tenga conto delle differenze. In tal modo si ipotizza che il cambiamento può avvenire con innumerevoli possibilità.
Gruppi AMA e operatore
Per quanto concerne gli operatori professionali che si occupano della attivazione e promozione dei Gruppi AMA è fondamentale la preparazione che riguarda la teoria e la metodologia dellapproccio dellauto mutuo aiuto. Purtroppo, specie sul territorio italiano, si assiste talvolta ad un generale atteggiamento banalizzante da parte dei professionisti in relazione allapproccio AMA. Spesso anche da parte dei partecipanti si sottovaluta limportanza della formazione rispetto allapproccio. Ciò può portare i professionisti a organizzare Gruppi AMA che lo sono solo di nome, ma non di fatto: molti gruppi denominati di auto aiuto hanno caratteristiche di gruppi di pseudo-terapia. Nel caso non sia presente loperatore professionale, lassenza di partecipanti che non si impegnano ad approfondire lapproccio dellAMA può comportare un rallentamento o un empasse evolutiva per il gruppo.
Il Modello della Consulenza fa riferimento all relazione asimmetrica caratteristica tra operatore professionale che non condivide la difficoltà e il Gruppo AMA. In questa situazione loperatore professionale adeguatamente preparato rispetto allapproccio AMA si preoccuperà dellattivazione. Essa in genere, a partire da un gruppo ex novo, ha una durata di un anno e prevede la presenza programmata delloperatore (12 presenze/anno concentrate nella prima fase e poi a scalare fino al termine della prima annualità).
Loperatore si occuperà della consulenza al gruppo che si distingue in incontri di verifica e/o ad hoc. La consulenza deve caratterizzarsi per la sua brevità. Un aspetto fondamentale di cui si dovrà prendere cura il consulente è la questione dellinvio.
Altro aspetto che interessa loperatore in qualità di formatore è la formazione allAMA.
Il Modello della Formazione si rivolge a tutti i partecipanti ai Gruppi AMA. Esso punta lattenzione alla relazione tra pari partendo dal presupposto che in un Gruppo AMA tutti i partecipanti sono helper, cioè danno aiuto, e helpee, cioè ricevono aiuto (Noventa, Nava, Oliva, 1990). Secondo il Modello della Formazione non si identifica un ruolo attraverso le funzioni tipiche di un Gruppo AMA. Infatti la FACILITAZIONE in Gruppo AMA è vista come una delle FUNZIONI interne al Gruppo e non corrisponde al ruolo di un particolare membro. Va da sé che in un gruppo AMA, come in tanti altri gruppi, può nascere una o più leaderships, ma questa non necessariamente deve corrispondere con un ruolo di facilitazione. In tabella 1 trovate le principali regole per una consulenza ai Gruppi AMA.
Tabella 1: regole della consulenza a un Gruppo AMA
1. il consulente deve avere una buona conoscenza dellApproccio AMA
2. la consulenza è fatta su richiesta
3. il consulente non può forzare chi riceve la consulenza ad accettare il suo parere
4. il consulente non ha responsabilità relativamente a come le idee che vengono espresse verranno applicate
5. il Gruppo licenzia il consulente
(da Silverman P., 1980, modificata)
Per qualsiasi operatore che si appresta o che già si occupa dellAMA possono essere presenti alcuni pregiudizi che fungono da fattori ostacolanti e altri che facilitano la promozione dellauto mutuo aiuto. In tabella 2 se ne possono rilevare alcuni tra i più frequenti.
Tabella 2: atteggiamenti facilitanti e ostacolanti la promozione dellAMA
Atteggiamenti Facilitanti
1. Apprezzare le persone che si attivano per affrontare le difficoltà
2. Le persone conoscono le difficoltà che affrontano
3. Riconoscere le differenze tra relazione asimmetrica e tra pari
4. Apprezzare le opportunità che il Gruppo offre ai partecipanti
5. Rispettare lautonomia del Gruppo
6. Il potere è della persona (coping)
7. Loperatore cede potere (empowerment)
Atteggiamenti Ostacolanti
1. Paura che lAMA non sia un aiuto, ma che sia un pericolo
2. Sfiducia verso le capacità delle persone di assumersi la responsabilità
3. Paura che il proprio ruolo venga messo in crisi
4. Paura di perdere clienti
5. Timore di un controllo sulloperato dei servizi
6. Sottovalutazione e/o non riconoscimento da parte dellente
7. Loperatore dà potere alla persona (disempowerment)
(da CROCE , OLIVA F. 1990, modificata)
Conclusioni
Lefficacia di un Gruppo AMA dipende da molti fattori. Sicuramente lattivazione personale è un elemento fondamentale che nellincontro con lAltro Simile può sviluppare circoli virtuosi che vanno aldilà delleffetto a livello personale. Limpatto del gruppo assume cioè una dimensione comunitaria. Ed è soprattutto nella situazione del lutto che la dimensione della solitudine assume particolari connotazioni che richiedono un profondo rispetto dellesperienza soggettiva e allo stesso tempo lespressione del bisogno di legame.
Il Gruppo AMA può rispondere degli innumerevoli e complessi bisogni che soprattutto nella società attuale emergono e che nessuna rete formale può, per sua natura, soddisfare. Un aiuto importante, talune volte sostanziale, lo possono offrire tutti quegli operatori che con rispetto e fiducia facilitano la nascita e lo sviluppo di Gruppi AMA.
Riferimenti bibliografici
1. AA.VV., 1990, i Gruppi Self Help, Quaderni del CNV, Lucca
2. Coleman R., 1999, Recovery, an alien cocept,Handsell P., (tr.it.) Guarire dal male mentale, Manifestolibri, Roma, 2001
3. Folgheraiter F., 1989, Operatori sociali e gruppi di auto/mutuo aiuto: nuove strategie di lavoro sociale, in Silverman P., I Gruppui di Mutuo Aiuto, Erickson, Trento, 1989
4. Noventa A., Nava R., Oliva F., 1990, Self help, Gruppo Abele, Torino
5. Silverman P., 1980, mutul help groups, Sage P., (tr.it) I gruppi di muuto aiuto, Erickson, Trento, 1989
6. Steimberg D., 1997, The mutual-aid approach to working with groups: helping people help each other, Jason Aronson, (tr.it.) Lauto/mutuo aiuto, Erickson, Trento, 2002
7. Watzlawick p., Weakland J.H., Fisch R., 1973, Change, (tr.it.) Change, Astrolabio, Roma 1974
(1) Una versione più estesa con approfondimenti del presente lavoro è in corso di stampa.
(2) Psicologo, psicoterapeuta VIDAS Milano e consulente dei gruppi AMA per il lutto di Monza, Rho e Milano