<< torna indietro


Comunicazioni preordinate
FENIOF - Federazione nazionale imprese onoranze funebri

di Samuele Bertolozzo

La Federazione nazionale pompe funebri FENIOF ha partecipato e contribuito al Convegno relazionando su quanto i giovani imprenditori (FENIOF – COF di Treviso), a nome dei quali ha parlato Samuele Bortolozzo, siano da diverso tempo impegnati nel loro settore per l’umanizzazione della morte e sull’approfondimento delle tematiche del lutto dal punto di vista culturale. (E’ possibile attingere ulteriori informazioni cliccando sul loro sito www.feniof.it o utilizzando l’email edenservice@libero.it ).
Non mi è stato lasciato un intervento scritto ma ho ritenuto utile per tutti pubblicare uno stralcio di una sua riflessione in merito al Convegno, da lui stesso inviatami, che sarà pubblicata sul mensile di settore della FENIOF:


Non mi sono mai trovato nella situazione di sentir parlare in maniera così trasparente della morte, senza inibizioni e frasi fatte, ma con capacità e coerenza; a volte quasi con entusiasmo per aver goduto, sebbene solo per qualche anno, di una persona che significava tutto.
E poi quell’interrogativo che rimarrà ben saldo nella mia mente ogni giorno a venire: “Ma chi non è stato toccato da vicino dalla perdita di una persona cara, conosce il vero significato della vita?”.
Ho colto questa frase tra le righe e mi sono isolato per un istante, cancellando il contorno, appoggiandola lì, in attesa di tirarla fuori.
L’ho ripresa la sera stessa, riflettendo sulla difficoltà di capire: in primis come uomo, cercando dentro di me le risorse (personalmente anche spirituali) per riuscire a farmi domande e a dare o quantomeno individuare risposte. Secondo: in qualità di imprenditore funebre, per crescere e tentare di avvicinarmi a quanti si rivolgeranno a me con miglior percezione di quanto stanno provando in quel momento.
Lo spazio di tempo dedicato alla mia presentazione suscita un po’ di diffidenza e curiosità, anche perché una rappresentanza FENIOF partecipa per la prima volta ad un tale appuntamento.
Emergono, inevitabilmente, alcune critiche mosse agli operatori del settore, determinate dalle esperienze vissute, in cui le persone si sono sentite abbandonate al loro dolore, quasi tradite: molti si affidano quasi totalmente alla nostra figura nella speranza di non trovare semplici venditori ma un sostegno, perché no, anche per i giorni che seguono il funerale.
A tal proposito ho evidenziato che la presenza, soprattutto successiva alla cerimonia funebre, è prerogativa imprescindibile per la nuova figura dell’impresario funebre e che in FENIOF si sta lavorando in tal senso; deve farsi spazio un diverso approccio al servizio, mirato più alla sua umanità che alla sua tecnicità, dove l’impresario rivesta un ruolo determinante nell’indirizzare le persone più vulnerabili verso specifiche strutture, accompagnandole verso i gruppi di mutuo aiuto o verso altre persone colpite dallo stesso disagio. Ma per far ciò c’è bisogno di formazione (Padre Arnaldo Pangrazzi ha dato la sua disponibilità per incontri formativi in merito - soprattutto rivolta ai componenti del Gruppo Giovani), di cambiare qualcosa dentro di noi e nella nostra quotidianità. Facile, no?
No, non lo è, ma può essere una sfida. E questo può far muovere qualcosa.
E’ necessaria una cooperazione ed interazione tra le varie associazioni e le imprese funebri: il muro potrebbe essere scavalcato, ma le difficoltà comunque rimarrebbero; bisogna iniziare ad impegnarsi e scavare per trovare un breccia comune in modo da valorizzare la persona per evitarne l’emarginazione, per far si che si rinnovi nella vita.
A Treviso, in C.O.F., abbiamo mosso i primi passi.
L’esperienza di novembre, quando abbiamo coinvolto i gruppi Scout del territorio affinché distribuissero, nel Comune di Treviso e nei Comuni limitrofi, alcune brochure in cui venivano identificate le principali problematiche derivanti dal “vivere un lutto” ed un calendario di incontri rivolti alla comunità, a cui sarebbero intervenuti uno psicologo (dott. Crosera) e un religioso (don De Pieri), è riuscita a scatenare una miriade di emozioni ed una notevole partecipazione, andata oltre le nostre più rosee aspettative: si è trattato di un primo vero approccio ad uscire dagli schemi per PARLARE di qualcosa che molta gente preferisce evitare di SENTIRE.
Non ci si é fermati a questo: è stato pubblicizzato un numero di telefono, a cui tutti possono rivolgersi per ottenere aiuto, informazioni, indicazioni di carattere psicologico o tecnico.
Mi interessa questo lavoro perché sono consapevole della necessità di valorizzare anche al di fuori di questi appuntamenti la cultura della morte (parola tabù in Italia), affinché ci sia coscienza che essa fa parte del percorso di vita.
L’idea che mi sento di lanciare al Gruppo Giovani FENIOF ed aperta naturalmente a tutti i responsabili del settore è quella di riuscire, magari dopo alcuni incontri formativi, a perfezionare i contatti con i gruppi di mutuo aiuto della zona, promuovendo iniziative d’incontro e di relazione, affrontando costruttivamente le problematiche che inevitabilmente ne caratterizzano il diverso operato.
Quel muro va abbattuto, ne va della nostra credibilità e del nostro futuro, visto che quello che ci siamo prefissi di offrire è un servizio alla comunità, alla persona.






<< torna indietro