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Comunicazioni preordinate
TOMBA COMUNE DEI FETI A BOLZANO
di Peter Gruber
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Questo è il depliant-messaggio in duplice lingua, diffuso in ospedale per sensibilizzare il personale sanitario alla problematica:

Was ist zu tun, wenn ein Kind tot geboren wird?

Bitte die SeelsorgerInnen auf jeden Fall verständigen, auch wenn die Eltern im Moment keine Begleitung wünschen.
Wenn das Kind getauft wird, bitte Taufschein mit den Eltern vollständig ausfüllen und an die SeelsorgerInnen(!) weiterleiten.

Die Eltern darauf hinweisen, daß sie das Kind beerdigen dürfen (egal welche SSW!). Dazu braucht es:
- Ärztliches Attest mit Angabe von Datum und Schwangerschaftswochen des Kindes.
- Wunsch der Eltern bitte der Pathologie mitteilen, z.B. auf Autopsiegesuch oder –ablehnung rot vermerken, daß das Kind beerdigt werden soll.
- Es kann trotzdem in Formalin gelegt werden.

Bitte Fuß- oder Handabdrücke des Kindes auf Papier mit eigenem Stempelkissen (bitte Martina fragen) machen und den SeelsorgerInnen zur Verfügung stellen bzw. in die Gedenkkärtchen einkleben.

Bitte ungefähr die Länge des Kindes messen, das Gewicht, den Geburtstag und den Vornamen, wenn ihr ihn wißt, in das Gedenkkärtchen eintragen und es den Eltern geben, oder diese Daten den SeelsorgerInnen mitteilen.

Wir danken Euch für die gute Zusammenarbeit.

Cosa fare se un bambino nasce morto?

Per favore informate le assistenti religiose, anche se i genitori al momento non desiderano parlare con loro.
Se battezzate il bambino, per favore, compilate il documento del battesimo con i genitori in ogni sua parte e consegnatelo alle assistenti religiose.

Informare i genitori che è possibile seppellire il bambino (a qualsiasi età gestazionale!). Occorre:
- attestato medico con la data e l’età gestazionale del bambino.
- informare la patologia del desiderio dei genitori, p.es. annotare in rosso su richiesta o rifiuto dell’autopsia, che il bambino verrà sepolto.
- Lo potete mettere lo stesso in formalina.

Vi chiediamo gentilmente di fare uno stampo su carta dei piedini o delle manine del bambino con un cuscino d’inchiostro a proposito (chiedere a Martina) e incollare sui cartellini-ricordo o dare gli stampi alle assistenti religiose.

Inoltre Vi preghiamo di compilare il cartellino-ricordo (nome, lunghezza, peso e data di nascita del bambino) e consegnarlo ai genitori oppure comunicarci quei dati.

Vi ringraziamo per la Vostra collaborazione.



Sono qui a riferire di un progetto che due colleghe, assistenti spirituali dell’ospedale di Bolzano, Judith Terzer e RenateTorggler, hanno inaugurato e presentato al pubblico l’estate scorsa e che ha reso più umana una prassi ospedaliera che riguarda la morte di bambini nel secondo trimestre di gravidanza.

Inizio, raccontando dal vissuto di Renate, avvenuto appena due settimane fa.
Una mamma era in ospedale, circa a metà di una gravidanza. Attendeva il primo figlio, un figlio che i genitori avevano aspettato per sette anni. Poiché il bimbo è morto nell’utero, quando è nato non è stato battezzato, quindi non risulterà in un registro di battesimo. Poiché non raggiungeva la 28a settimana di gestazione, secondo la nostra legislazione, non avrà dati anagrafici e nemmeno è prevista una tomba, bensì che, - se i genitori non chiedono di portare via il corpicino e seppellirlo loro stessi, - esso possa finire nell’inceneritore.

Vengono mandate a Bolzano, anche da altri ospedali, gestanti con problemi di sopravvivenza per il nascituro, perché l’ospedale ha la Terapia Intensiva neonatale. Anche per questo, all’ospedale di Bolzano non sono rare vicende analoghe a quella ora accennata, di bimbi nati morti, o di bimbi di pochi mesi di gravidanza, nati vivi, ma troppo prematuri per sopravvivere.

Le ostetriche dell‘ospedale soffrivano per situazioni simili e già alcuni anni fa si erano attivate, per offrire un accompagnamento alle mamme o ad entrambi i genitori, se moriva un neonato in ospedale. Succedeva, per esempio, che, passate le prime giornate o settimane di shock per la morte di un figlio prematuro, le mamme cercassero, dove era finito il corpicino del loro bimbo. Che dolore sentirsi dire: “è finito nell‘inceneritore”. L‘assistente spirituale, Judith Terzer - perse lei stessa un figlio prematuro tre anni fa - con la collega Renate Torggler, cercò la strada per cambiare questa prassi. Una tomba per quei bimbi, per i quali fino allora non era prevista, sarebbe stato un modo più degno di trattare i piccoli ed un aiuto nel lutto dei genitori. L’accompagnamento anche spirituale dei genitori in lutto e riti di congedo li avrebbero supportati nel fare cordoglio ed elaborare il lutto.

Dapprima fu possibile intensificare la collaborazione delle due assistenti spirituali con le ostetriche, con le coordinatrici di terapia intensiva neonatale, maternità e ginecologia. Oggi, a me pare che, in questi reparti ci sia una sincronia, per umanizzare le attività intorno ad alcune gestanti in difficoltà o genitori in lutto.

Alcuni esempi di collaborazione
Le assistenti spirituali ricevono dal personale, in particolare dalle ostetriche, informazioni su gestanti con bimbi a rischio o prematuri con problemi o mamme bisognose di sostegno, o battesimi di urgenza o bimbi morti, ecc. Per simili bisogni sono raggiungibili e vengono chiamate con il cercapersone dal personale di reparto. Le assistenti spirituali dedicano particolare attenzione e accompagnano gestanti con gravidanze problematiche, per esempio con incerta sopravvivenza o con malformazioni del figlio o coppie che lo hanno perso. In emergenza e in accordo con un genitore, le ostetriche amministrano il battesimo e mandano agli assistenti spirituali il relativo certificato.
Le assistenti spirituali hanno contribuito ad una formazione spicciola sul battesimo e su ciò che aiuta e ciò che non é di aiuto, quando una donna o una coppia perde un neonato. (Questo è avvenuto, anche mettendo a disposizione un manuale pratico, non ancora tradotto in italiano, Hannah Lothrop: Gute Hoffnung – jähes Ende, ed. Kösel ) In tal modo, assistenti spirituali e personale di reparto hanno comportamenti analoghi verso le mamme in crisi o in lutto e si muovono nella stessa direzione.
Le mamme che hanno perso un bambino vengono trasferite al reparto di ginecologia, per non doversi continuamente confrontare con altre mamme, felici del loro nato. Vengono possibilmente messe in camera singola, e il marito o un parente può restare anche di notte. Hanno qui maggiore libertà di vedere il corpicino del loro bimbo, di vestirlo, di tenerlo in camera per un certo tempo e di fare cordoglio o di svolgere indisturbati colloqui di sostegno con le assistenti spirituali, o riti di congedo,(*) se lo desiderano.
Le ostetriche aiutano i genitori a raccogliere piccoli oggetti di ricordo del loro bambino (impronte di mani o piedi) e, se i genitori desiderano, ricevono una foto del bambino. Vengono informati dall’ostetrica o dall’assistente spirituale, circa la possibilità di seppellire il bambino senza particolari pratiche burocratiche, nel proprio cimitero o nella tomba dei morti prematuri a Bolzano. Le assistenti spirituali mantengono il contatto telefonico con i genitori, pure dopo che le mamme sono uscite dall‘ospedale e le informano riguardo a gruppi di autoaiuto.
Da quando esiste la tomba per i bimbi morti prematuri, di cui dirò ancora dopo, c‘è una nuova collaborazione con il servizio di Anatomia Patologica. In particolare una dottoressa si è impegnata a svolgere personalmente l’autopsia ai bimbi, (dove richiesta,) li ricompone con grande delicatezza, ha attivato un archivio-dati per questi bambini ed è molto sensibile con i genitori che vogliono sapere la causa di morte dei loro piccoli.
Un’altra collaborazione: i corpicini dei bimbi morti vengono deposti in contenitori di legno, confezionati nei laboratori protetti della psichiatria e decorati da una volontaria.
Anche gli operatori stessi sentono il bisogno di poter parlare con le assistenti spirituali delle difficoltà che incontrano nel sostenere i genitori. Hanno la necessità di poter condividere il carico emotivo vissuto e di confrontarsi sui significati dell’esistenza, della sofferenza, della morte. A volte basta un’unica domanda di interessamento verso il collaboratore o la collaboratrice, per far fluire emozioni represse, difficoltà, domande e dubbi e rendere palese la stima reciproca.

Tomba dei morti prematuri:
L’attuazione del progetto si è resa difficile perché ovviamente toccava un tabù: nessuno voleva parlare del modo con cui i feti venivano eliminati. Tuttavia, una volta verificate le intenzioni che stavano alla base della richiesta, tanti hanno collaborato ed appoggiato l’iniziativa: direzione sanitaria, ufficio igiene, anatomia patologica, necrofori. Si è trovato un primo, possibile luogo per la sepoltura, presso un piccolo cimitero fuori dalla città. Poiché si trattava di un comune diverso da quello dell’ospedale, il trasporto delle piccole salme sarebbe risultato complicato.
A questo punto Renate, a nome dell’Assistenza Religiosa si rivolse all’ufficio cimiteriale di Bolzano. Incoraggiata da questi mandò una lettera all’assessore comunale di competenza con la richiesta di poter seppellire gratuitamente questi bimbi nel cimitero della città di Bolzano, ma non ottenne alcuna risposta. Solo dopo che il primario di Anatomia Patologica sostenne la richiesta presso il Comune, venne concesso uno spazio all’interno del cimitero. Il direttore del cimitero è riuscito a far sì che lo spazio concesso alle tombe dei piccoli sia facilmente identificabile ed accessibile, nonostante l’immensa area cimiteriale. Si arrivò quindi all’inaugurazione del luogo sacro riservato ai prematuri morti ed ai feti. Alla cerimonia di benedizione, presieduta dai due decani della città, fu presente anche un consigliere comunale ed operatori dei mass media. Attualmente il campo ha già accolto un numero notevole di corpicini di bimbi sia di famiglie cattoliche che di altre religioni.

Alcuni riti:
(*) Il rito di congedo dal piccolo di cui ho accennato all’inizio, si è svolto con l’assistente spirituale Renate ed entrambi i genitori del bimbo. Esso ha avuto i seguenti elementi:
a) preghiera dell’assistente, che cerca di verbalizzare la loro situazione emotiva: la lunga e trepida attesa, le speranze deluse e l’incomprensione del perché, il bisogno di persone che partecipino al dolore ecc.
b) il ringraziamento, che nonostante tutto, questo bimbo ci sia e ci sia stato e la speranza nella vita dell’aldilà, l’irreversibilità del fatto di essere diventati genitori, anche se il bimbo è morto
c) l’importanza del supporto vicendevole nutrito dalla grazia del matrimonio e l‘invito a vivere il lutto come coppia, anche se espresso in modo differente
d) l’affidamento del bimbo a Maria che gli faccia ora da madre e lo presenti a Gesù, proprio perché non è battezzato, e l‘affidamento al nonno defunto
e) la proposta di dire il Padre nostro e l’Ave M aria, anche se ora é difficile
f) il bambino viene segnato con l’acqua benedetta da tutti e tre
g) l’assistente spirituale impone le mani ai genitori e prega Dio di donare loro forza.

La seconda domenica di dicembre u.s. venne organizzata presso la cappella del cimitero una celebrazione denominata ‘Cuore di luci’. Con due salmi, due testimonianze, musica live, intercessioni ed una processione con lumi accesi verso il campo dei bambini morti prematuri, si è voluto dare ai genitori l’occasione di commemorare i loro figli, esprimere il loro amore e dolore, elaborare una parte di lutto, conoscere persone con esperienze simili e favorire il reciproco aiuto dei partecipanti. Vennero invitati i genitori, i parenti e coloro che volevano partecipare. In tutto ci furono una sessantina di persone, tra cui molti bambini.
Un secondo incontro nell’anno, verrà organizzato in primavera al Duomo di Bolzano. L’idea è di invitare ad una celebrazione liturgica seguita da un’agape nelle strutture della parrocchia, per dare più spazio alla conoscenza personale ed al colloquio con persone con simili esperienze. Si intende ripetere annualmente queste azioni.

In che senso tutto ciò è attinente all’evangelizzare la vita morente?
Chi accompagna i genitori e bimbi nati e morti precocemente, diventa partecipe e testimone di momenti di grande dolore e di grande intimità. Questo é un incentivo per usare tutta la tenerezza, la sensibilità e la competenza possibili, per rendere presente qualcosa della compassione di Gesù, in tali situazioni. È questione di coerenza trattare questi bambini con tutto il rispetto dovuto ad ogni vita umana. Sono nostri fratelli e sorelle! Questo atteggiamento è un grande aiuto per i genitori, in quanto siamo tra i pochi privilegiati che hanno potuto vedere loro figlio/a.
La società, anche la chiesa troppe volte non prende atto della breve esistenza di questi bambini e perciò non accetta e non comprende il cordoglio di lunga durata dei genitori/fratelli. Dare ai bambini una sepoltura, una tomba, vuol dire prendere atto che c’erano, anzi la nostra fede ci dice che ci sono, perché creati da Dio vivranno presso di Lui.

In che senso le comunità cristiane devono interrogarsi?
Sarebbe bene meditare sul valore della vita, dai primi inizi alla fine terrena. Accoglienza dei più piccini e trattamento dignitoso del corpo esanime sono le dovute conseguenze.
La nostra fede si basa sulla risurrezione di Cristo. La speranza pasquale ci aiuta a non disperarci davanti al destino più illogico: la morte di un bambino appena nato o non ancora nato.
Tuttavia la tentazione è di passare troppo velocemente dallo spavento alla consolazione religiosa. Il cordoglio ha bisogno di più spazio all’interno della comunità cristiana, di un orecchio che si porge all’ascolto non solo una volta, una guida spirituale capace di accompagnare nel lutto, perché il dolore per la perdita di un bambino non se ne va in poco tempo, ma ci vuole tanto, almeno uno o due anni.

(1) Teologo e Cappellano dell’ospedale di Merano






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