RELAZIONE SINTETICA (1)

Sui due incontri tenuti dal dott. Lancini con i genitori
dell’ I.T.I.S. Mattei San Donato Milanese
i giorni 16 aprile e 28 aprile 1999.

"ATTI  VANDALICI  E   PREPOTENZA:
IL SIGNIFICATO DELLE CONDOTTE ANTISOCIALI IN ADOLESCENZA"

"MALESSERE E DEMOTIVAZIONE A SCUOLA IN ADOLESCENZA:
TRA COMPITI SCOLASTICI E COMPITI EVOLUTIVI"


SCOPO DEGL’ INCONTRI

Gli incontri tenuti dal dott. Lancini, organizzati dal C.I.C., hanno l’obiettivo di favorire una cultura ed un linguaggio comuni tra docenti e genitori e di sollecitare tra essi una maggiore collaborazione e una più efficace azione a favore degli studenti.

COMPORTAMENTI A RISCHIO

I comportamenti a rischio degli adolescenti possono essere sinteticamente così classificati:

  1. Vandalismo verso le cose e furti
  2. Violenza verso le persone
  3. Rapporti sessuali non protetti
  4. Guida spericolata ( motorino, moto e automobile)
  5. Attacco al corpo (anoressia, bulimia, ecc. ...)
  6. Uso di sostanze tossiche (droghe leggere e pesanti, alcool, ecc. ...)

L’attività del Dr Lancini all’interno della scuola, nell’ambito del progetto "EDUCARE PER PREVENIRE", (organizzato dalla Provincia di Milano) ha lo scopo di far conoscere e far capire agli studenti cosa sta dietro questi comportamenti. Questo è anche l’obiettivo del primo incontro con i genitori.

Con il gruppo classe si cerca di ragionare su questi comportamenti, ed è importante cogliere il loro significato affettivo che li genera. I significati principali sono: il desiderio di crescita, il desidero di autonomia, l’espressione di un disagio personale.

Negli anni passati i giovani, con questi atteggiamenti, esprimevano soprattutto una protesta verso l’adulto ed il suo mondo che non lasciava loro lo spazio necessario per crescere ed esprimersi liberamente. Oggi l’adulto, concede più spazio e libertà ai propri figli, instaurando con loro un rapporto più pacifico.

I comportamenti a rischio degli adolescenti di oggi, pur non essendo molto differenti da quelli degli adolescenti di ieri, assumono altri significati, sono meno antisociali e più legati alla definizione dell’identità

L’adolescenza è una fase di transizione che include, come altri momenti chiave della vita, un processo di separazione e cambiamento. Si tratta della separazione (in senso psicologico) dalla sicurezza e dalla protezione familiare.

In questo periodo di crescita i comportamenti dei maschi e delle femmine tendono ad essere diversi. I ragazzi rivolgono le loro attenzioni verso l’esterno, mentre le femmine rivolgono le loro attenzioni verso l’interno. I ragazzi sono portati ad agire, si muovono alla ricerca di luoghi insoliti e più portati all’esplorazione e all’avventura. Le ragazze condividono più le loro esperienze attraverso la parola e il dialogo e sono più portate ad agire verso l’interno.

In questa fase la necessità di sperimentare e dimostrare la propria crescita porta i ragazzi ad assumere atteggiamenti non consueti, al di fuori delle regole imposte dagli adulti.

Mentre però il ragazzo irrequieto o l’arrogante o il leader negativo è facilmente riconoscibile e l’intervento dell’adulto, se non più facile, è più frequente, sul giovane che non manifesta il proprio disagio in modo trasgressivo, per la sua natura mite, (il tranquillo, colui che non parla, il bravo ragazzo) è più difficile intervenire perché poco riconoscibile e quando il disagio di questo giovane viene manifestato apertamente c’è il rischio che avvenga in modo improvviso, in maniera drammatica ed irreparabile.

Gli atteggiamenti trasgressivi e a rischio sono comunque anche una richiesta di aiuto verso gli altri, gli adulti. Sono una forma di comunicare il proprio disagio al mondo adulto e vanno dunque interpretati.

Metaforicamente si pensi al bambino impaurito che di fronte al padre arrabbiato che lo ha ripreso violentemente, gli ride in faccia nervosamente o perché così pensa di imbonirlo e calmarlo; spesso il padre non interpreta questo atteggiamento come una richiesta di aiuto e di difesa, ma come un affronto, un’ulteriore offesa e diventa ancora più violento.

 

ATTI VANDALICI

Consistono nel danneggiamento e nella distruzione delle cose. Sono comportamenti tipici della prima adolescenza. In questi casi i giovani agiscono sulla spinta del desiderio di lasciare il segno del proprio passaggio, un comportamento che appartiene all’istinto più antico dell’uomo. Dietro ci sta il timore e la sensazione di essere insignificante e questi atti rappresentano spesso un segno evidente della propria esistenza, un segno della propria presenza significativa.

Le scritte nei bagni, i graffiti e i murales esprimono la necessità di comunicare. Favoriscono l’affermazione della propria identità, hanno a che fare con il darsi un nome. Infatti spesso i graffiti non sono altro che nomi e soprannomi fantasiosi che vengono ripetuti ovunque.

VIOLENZA VERSO LE PERSONE

Identificata spesso nel BULLISMO. A questo problema è stata data, da parte degli adulti, negli ultimi tempi, molta attenzione e ciò ha portato ad identificare come "bullismo" anche degli atteggiamenti normalmente aggressivi dei ragazzi. Nei comportamenti di gioco dei giovani (maschi) è sempre esistita la lotta ed il confronto fisico.

Il bullismo non va confuso con le dinamiche maschili sopraddette.

Con il bullismo si è in presenza di eventi ben precisi:

  • E’ un atteggiamento che si protrae nel tempo con continuità.
  • Si manifesta da parte di un aggressore o di un gruppo di aggressori ai danni di un’unica vittima.
  • Esiste un legame reciproco tra il bullo e la sua vittima.

E’ un atteggiamento più frequente nella scuola media inferiore che non nelle scuole medie superiori.

La vittima è un giovane che è un po’ indietro nei compiti evolutivi (Vedi relazione sugli incontri del Dr Lancini dell’anno 1998 e nota 3), una specie di pecora nera del gruppo, colui che è rimasto più bambino e rappresenta l’immagine di ciò che non si vuole più essere. E’ difficile staccarsi dal bambino che si è, più facile è colpire chi ne rappresenta ancora il simbolo.

Esiste anche un bullismo verbale e un bullismo indiretto.

Col bullismo verbale si deride la vittima e la si prende in giro. Col bullismo indiretto la vittima diventa oggetto di pettegolezzo, di esclusione e le viene creato attorno un clima insopportabile.

Esiste anche la violenza verso gli animali e, di solito, viene compiuta dai ragazzi più timidi.

L’aggressore è un ragazzo che ha un disagio, ed anche in questi casi, dietro l’azione violenta, c’è una richiesta d’aiuto.

RAPPORTI SESSUALI

I giovani fin da piccoli fanno i conti con la propria identità di genere e con la pubertà diventa particolarmente importante l’erotismo e la sessualità. Anche gli atteggiamenti legati alla sessualità rientrano tra quelli che maggiormente gratificano il giovane e gli danno un forte senso di crescita e di importanza nei confronti di se stesso e degli altri. Come si sa anche le relazioni sessuali comportano dei rischi che spesso i giovani sottovalutano: gravidanza indesiderata e trasmissione di malattie. Un recente sondaggio ha evidenziato che tra i più giovani, una elevata percentuale, pur essendo informata sulle possibili malattie che si trasmettono attraverso il rapporto sessuale, non usa contraccettivi.

GUIDA PERICOLOSA

Con il motorino e la moto per i più giovani, con l’automobile per i più grandi.

La guida di una moto e di un automezzo dà un grande senso di autonomia al giovane. Con la guida spericolata, poi, si sfida la morte. Sfidare la morte è un po’ come "controllarla" e "dominarla". Invece di esserne solo dominati. L’idea della morte fa paura e il tentativo è quello di sfidarla per dimostrare a se stessi che si è capaci di non farsi sopraffare dal timore della morte.

UTILIZZO DELLO SPINELLO

E’ un comportamento attualmente molto diffuso (anche a scuola) e preoccupa particolarmente tutti i genitori. Perché hanno fallito le ripetute campagne di prevenzione sull’uso delle droghe leggere? La risposta a questa domanda è che sul consumo delle droghe leggere c’è stato un grosso divario tra ciò che è stato dichiarato dagli adulti e l’esperienza diretta e vissuta degli adolescenti. L’adulto ha presentato la droga leggera, trasferendo nel messaggio, in modo pesante, le proprie paure. I giovani hanno verificato che la realtà era anche differente. In questo caso l’adulto ha esagerato gli effetti e le cause, non è risultato convincente. Oggi si è diffusa, tra i giovani, la convinzione che lo spinello non nuoccia alla salute molto di più di una sigaretta normale e che dentro il consumo non ci sia sofferenza né pericolo e che i rischi corsi siano più o meno gli stessi che corre un qualsiasi fumatore, risultato: la maggior parte dei ragazzi che vanno all’università ammette di aver fatto uso, almeno una volta, di droghe leggere. A detta di chi ne ha fatto uso, queste sostanze fanno diventare ebbri per un po’, ma poi torna tutto come prima, senza assuefazione, inoltre il punto di vista economico è un problema facilmente superabile perché i ragazzi si mettono insieme nell’acquisto della sostanza e nel fumarla. Noi sappiamo che la realtà è ben più complessa. Se si fuma troppo o con continuità si possono correre dei rischi molto seri. Probabilmente questi rischi sono stati enfatizzati dagli adulti, i quali, invece è importante che forniscano dati e informazioni veritiere, complete e, dunque, credibili agli adolescenti. Solo così si può infatti realizzare un intervento preventivo efficace nell’ambito dei comportamenti a rischio e, in particolare, per ciò che concerne l’uso delle droghe. Questo è un aspetto particolarmente importante, in un periodo come quello attuale dove si assiste alla crescente diffusione di nuove droghe particolarmente nocive e pericolose.

ANORESSIA- BULIMIA

Sono questi segnali di forte disagio e sono più frequenti in ambito femminile. Fenomeni che nell’ultimo decennio sono aumentati notevolmente.

L’anoressia riguarda una mancanza totale di appetito e ha a che fare con un rifiuto psicologico del cibo. Al contrario la bulimia consiste in un eccessivo consumo di cibo e in improvvise abbuffate. Anche questo comportamento, come il precedente è frutto di un disagio personale. Sono espressioni di disagio che riguardano l’attacco al corpo e le cui cause possono essere molteplici e in correlazione a diversi fattori.

COME PUO’ RISPONDERE L’ADULTO A QUESTI ATTEGGIAMENTI?

L’adulto si chiede sempre, davanti a questi comportamenti, qual’ è la risposta giusta.

Gli adolescenti, (stranieri in patria, nuovi soggetti poco conosciuti) vengono spesso investiti delle paure degli adulti. Si tende ad affibbiare loro delle etichette e questo atteggiamento può rivelarsi controproducente perché può favorire l’adesione del giovane all’etichetta che gli viene data.

La prima risposta è sempre quella dell’ascolto. Un ascolto interessato, attivo, capace di "rispecchiare" la difficoltà dell’adolescente. I ragazzi hanno bisogno degli adulti, ma questi devono stare attenti a dire sempre la verità e non esternare le proprie paure. L’adulto non deve essere accondiscendente, ma è importante che non racconti storie, bisogna essere sinceri, veritieri e diventare credibili. L’uso di codici comunicativi non appropriati ottiene il risultato contrario. Si fa prevenzione diventando adulti di riferimento credibili.

Per gli adolescenti tutti gli adulti sono potenzialmente credibili. Se non è l’adulto a dimettersi da figura di riferimento credibile per l’adolescente, è molto difficile che l’adolescente licenzi l’adulto da questo ruolo. L’identità ancora incerta dell’adolescente spesso non gli consente di affermarsi di fronte all’adulto. Farsi rispettare e riconoscere è la sua prima esigenza e per ottenere ciò spesso ricorre ad un comportamento trasgressivo o a rischio. Questo è un atteggiamento tipico dell’età adolescenziale.

Le difficoltà che deve affrontare l’adulto sono:

  1. Distinguere tra il rischio utile alla crescita, che effettivamente concorre alla formazione dell’identità del ragazzo e il rischio inutile, dannoso per il suo processo di crescita verso l’adultità.
  2. Trovare il modo di far riconoscere anche al giovane e fargli capire che spesso il rischio inutile ha una soglia molto pericolosa, superata la quale il giovane rischia un blocco della crescita. Si pensi ai giovani che finiscono tossicodipendenti o a quelli che crescono entrando ed uscendo dalle carceri.

Gli insegnanti e gli operatori sociali possono attivare e ascoltare i ragazzi, dimostrando loro che gli adulti sono interessati a loro, non sono indifferenti alle difficoltà che l’adolescente incontra nella definizione della propria identità. Il genitore dev’essere democraticamente autorevole. Gli adolescenti chiedono il rispetto dei ruoli.

Una punizione meritata e non data può generare un grave senso di colpa nell’adolescente. La punizione meritata e ricevuta in modo proporzionale al fatto compiuto, gli consente di pagare il dovuto e di recuperare la fiducia dell’adulto.

Il fatto educativo fondamentale nel tempo è l’esempio che l’adulto può offrire. Estremamente deleteria è la contraddizione tra la predica fatta dall’adulto al giovane e l’esempio dato con il proprio comportamento quotidiano.

2a PARTE

Il secondo incontro è iniziato con una interessantissima e graditissima scenetta, recitata da quattro studenti e curata dalla prof.ssa Pisanelli, il cui senso si cerca qui di riprodurre.

Scena 1a

Il professor Rota, insegnante di matematica, sta distribuendo l’ultima prova scritta. Tocca a Simone e lo chiama alla cattedra: -"Griffini".

Il ragazzo si avvicina e il professore esprime una certa soddisfazione perché ha notato, nello svolgimento del lavoro, un miglioramento. Il voto del compito precedente era stato un quattro. Quando però Simone vede il voto che gli ha dato il professore, un cinque, protesta, dicendo che sperava in un voto superiore, inoltre fa presente che con il nuovo esame di maturità il criterio di assegnare i voti è cambiato. Il professore, che aveva nel frattempo cercato di mostrare al ragazzo gli errori e le incompletezze che lo avevano costretto a dargli quel voto si rende conto di non aver applicato i nuovi criteri, che purtroppo, nel suo caso, abbassavano ulteriormente il voto, riportandolo a quattro. L’insegnante cerca di confortare lo studente ripetendogli che la cosa significativa ed importante èra il fatto che avesse studiato e che avesse dimostrato un miglioramento:

-"Sai benissimo che per me il voto non conta niente" ha concluso il professore.

Simone se ne torna al posto mogio mogio con un solo pensiero:

"Ora cosa dico ai miei...?!"

Scena 2a

In casa di Simone la mamma, Barbara, ha versato la pasta nel piatto e, guardando l’orologio, si spazientisce, lamentandosi del solito ritardo del ragazzo. Il padre, Stefano, che ha già mangiato, sta sfogliando il giornale e di tanto in tanto da un’occhiata alla moglie con un cenno di approvazione. Finalmente Simone arriva e si deve sorbire le proteste inarrestabili di sua madre, la pasta è scotta e fredda e questo è il suo unico appiglio per reagire all’aggressione. Mentre il ragazzo sta silenziosamente consumando il suo pasto si fa sentire il padre:

"Oggi non dovevano dirti come è andato il compito di matematica?"

"Si" risponde il ragazzo e continua: "Il professore si è soffermato a spiegarmi che è stato contento perché ha visto un miglioramento". Poi tace. Il padre, rimasto in sospeso, guarda il ragazzo che è stranamente concentrato sul suo ‘schifoso piatto di pasta’ e rimbotta:

"E il voto?...". Timidamente Simone azzarda: "Quattro" e con più foga: "Ma il professore mi ha detto che non da importanza al voto, l’importante è che sia migliorato...".

Prima che il ragazzo abbia finito di parlare succede un putiferio; prima la madre:

"Tu ci stai prendendo in giro! Stiamo spendendo uno stipendio per mandarti a ripetizione di matematica, per poi portarci a casa ancora dei quattro! Non hai un minimo pudore!"

"Ma mamma..." tenta inutilmente di spiegare il ragazzo che viene bruscamente interrotto dal padre:

"Ognuno ha un dovere in questa casa, noi lavoriamo e torniamo a casa stanchi, il tuo è quello di studiare e mostrarci dei risultati positivi!"

"Ma papà..." ritenta Simone inascoltato e sopraffatto dalle minacce di sua madre che per punizione gli vieta di trovarsi con gli amici e di usare il computer. I genitori, quasi ignorando il figlio, si preparano per uscire e andare al lavoro e Simone fa un ultimo tentativo disperato di parlare per spiegare la situazione del nuovo sistema di votazione che lo ha danneggiato, ma ormai sono fuori e si sente solo una voce che dice: "Adesso non abbiamo tempo di ascoltarti!"

Fine.

I genitori presenti, il Dr Lancini, il Preside e i docenti, hanno reso un vivace ed entusiasmato applauso per l‘interpretazione e per l’efficacia della rappresentazione, ringraziando gli attori:

Rota Riccardo, Simone Griffini, Barbara Vitellaro, e Organai Stefano.

Poi il Dr Lancini ha preso la parola.

MOTIVAZIONE

La motivazione/demotivazione allo studio è una vicenda complessa che ha a che fare con la crescita e anche con il livello di benessere/malessere scolastico. Più si sta bene a scuola e più facilmente si va bene anche nel profitto. Purtroppo il malessere scolastico è molto diffuso nella scuola italiana e le statistiche (IARD) dicono che circa il 45% degli studenti italiani ha un percorso formativo non lineare, caratterizzato cioè da qualche forma di insuccesso (abbandono degli studi, interruzione prolungata degli studi, trasferimento, ripetenza). Inoltre il 30% degli individui di età superiore ai 20 anni non ha mai terminato un ciclo d’istruzione secondaria superiore. Altre indagini indicano che lontani dagli anni della contestazione regna nella scuola, come nella famiglia e nella società, un clima più pacifico tra adolescenti e adulti con un ammorbidimento degli aspetti conflittuali. In questo quadro anche la tipologia del disagio e del malessere scolastico sembra essersi modificata. La dimensione conflittuale dell’adolescente a scuola sembra aver progressivamente lasciato il passo alla dimensione della demotivazione e dell’indifferenza scolastica. La macrotendenza indica un processo di dimissioni dell’adolescente dalla funzione e dal ruolo di studente. La scuola diventa sempre più un luogo di aggregazione e socializzazione e sempre meno un luogo dove apprendere e studiare; l’adolescente vive quasi una condizione di adattamento passivo al ruolo di studente. Il malessere scolastico è anche legato alle problematiche della crescita, alla definizione della propria identità e del proprio ruolo sociale. Il bisogno degli adolescenti è quello di essere ascoltati e non trattati come nella scenetta, in cui, visti gli applausi, molti genitori presenti devono essersi più o meno riconosciuti. Stare bene a scuola significa avere delle buone relazioni con i compagni e con gli insegnanti. E’ molto importante la qualità del rapporto tra studente e docente. In una nostra indagine è stata posta questa domanda ad un certo numero di studenti: Come ti trattano gli insegnanti a scuola? Le risposte sono state:

  1. Con antipatia e freddezza. (un piccolo numero)
  2. Con cortesia e cordialità. (un grande numero)
  3. Con indifferenza (quella che ha ricevuto più adesioni da parte dei ragazzi)

I ragazzi vivono l’indifferenza dei docenti come il problema principale anche se questa non è sempre la realtà, non sentono di essere trattati male, ma di contare poco.

La ricerca del significato dei danneggiamenti a scuola fatta in alcuni istituti ha rivelato che le motivazioni di questi atteggiamenti hanno a che fare con il mancato riconoscimento da parte degli adulti della scuola, quindi ad una difficoltà di appartenenza all’istituto. I danneggiamenti si riducono infatti con la crescita del senso di appartenenza alla scuola, con la sensazione di contare, di essere soggetti importanti per i docenti e il preside.

Per motivare gli studenti bisogna valorizzare il soggetto come protagonista attivo. Favorire l’accesso alla scuola anche per motivazioni più personali e di gruppo e non solo didattiche. Dare ascolto significa anche dare spazio a queste attività che a loro volta tendono a far crescere lo spirito di appartenenza e favoriscono la definizione del sé individuale dell’adolescente.

Anche i genitori hanno una grossa funzione sul benessere scolastico. Troppo spesso il successo scolastico del figlio corrisponde nella mente dei genitori con il successo della funzione di genitore. A volte i genitori si limitano ad esortare i figli dimostrando un’aspettativa, agendo su sentimenti come la vergogna. Poiché i genitori sono sempre il riferimento più importante per gli adolescenti, il successo scolastico diventa moneta di scambio affettivo.

I genitori non devono essere troppo dipendenti del successo scolastico del figlio, perché così facendo diventa difficile capire la realtà di un possibile disagio del giovane. Gli adolescenti devono comprendere l’importanza del successo scolastico; questo non deve condizionare in modo esagerato la vita dei genitori e la loro relazione con i loro figli.

 

 

 

Il dott. Lancini è uno psicopedagogista che da quattro anni lavora nella scuola nell’ambito del progetto "Educare per prevenire" con l’obiettivo della prevenzione nei confronti del disagio giovanile. Tiene due incontri l'anno con i giovani delle classi prime, ascoltandoli ed aiutandoli in questa nuova esperienza scolastica. Nell’ambito del C.I.C. è responsabile, invece, di uno sportello di ascolto aperto ai giovani il sabato mattina.

Nota (1) La "RELAZIONE SINTETICA" è stata realizzata dal segretario del C.G. sulla base degli appunti presi durante gl’incontri. Il dott. Lancini l’ha vista, apportandone le opportune modifiche e ne ha approvata la distribuzione ai genitori, in particolare a quelli delle classi prime.
Copia della presente relazione è disponibile presso lo Sportello Genitori.

 

Il Segretario del Comitato dei Genitori
G.Franco Frosi