" Ti alzi e pensi prima al cane che a Me "

Caro papà, non so, se chiamarti papà o padre. Poiché non sei né l'uno né l'altro, lascio papà. Da poche settimane la nostra non è più una casa, ma una galera, una clinica per malati immaginari.

    E vero! Ho combinato una enorme stupidata. Ripeto una stupidata.

    Non sono un criminale, un drogato, una bestia. Ti sei riscoperto padre-padrone tutto di un botto. Ma fino a ieri dove sei stato? Sono 16 anni che mi hai messo al mondo. Solo ora ti sei accorto di me, per bastonarmi, per urlare come un ossesso. Poiché non riusciamo a parlarci, ti scrivo una lettera, nella speranza di potermi spiegare. Tu sai solo offendere. Sono sangue del tuo sangue. Ti sei almeno reso conto che, la mattina quando ti alzi, viene prima il cane di me?

    Da quasi tre anni sto male dentro, capisci dentro. Fuori sono bravo, buono, biondo, sano, intelligente. Lo sono ancora. Ho riportato i voti più alti di tutti in pagella. Non volevate così?

    Non mi avete mandato a scuola dai preti per questo? E’ vero, mi avete ricoperto di regali e di ogni bendidio: moto, telefonino, internet, mansardina tutta mia, sauna.

    Per la mamma sono la sua fierezza. Mi esibisce come il gioiello di famiglia, stravede, si incanta a guardarmi. Mia sorella, poveretta, la trattate da deficiente perché è normale. Io, ero super. Ero!

    Adesso, mamma piange come una fontana, solo tra le mura di casa. Fuori nessuno deve sapere, notare. Lo sanno cani e porci, ma il bigottissimo vostro ambiente... cade dalla pianta. Siete bestiali nel prendervi in giro.

    Quella sera ero solo un po' bevuto. Qualche birra, due spinelli, pasticche. I miei compagni sono molto più svalvolati di me. Mi sono ritrovato in galera.

    Ricordo di avere rotto qualcosa. Volevo fare delle furbate. Non posso essere più "pirla" dei miei compagni. Si sono dati da fare sui letti con le ragazze. Ma quelle, più grintose, più determinate di noi, decidono loro chi "sbambolare".

    Ho buttato il telefonino nel water, perché mi ricordava terribilmente te.

    Vieni a casa tardi, quando vieni. E non fai che guardare la televisione e incollarti il telefonino all'orecchio.

    Quando voi grandi telefonate fate smorfie stupide, sorridete come gli idioti, tra decine di OK e frasi fatte.

    Papà non so più chi sono. Fino a ieri ero la vostra consolazione. Oggi la vostra rovina. Si è rotto il balocco.

    Questo tentativo di scrivere l'ho maturato stanotte. Per un attimo mi è saltato in testa un bruttissimo pensiero.

    Mi sono spaventato... e ho preso in mano la penna. Non mi capisco più.

    Anch’io mi sono voluto bene in modo sbagliato. Si è rotto il giocattolo, per me, per te, per mamma. Vorrei essere un barbone, figlio di nessuno, per non farvi stare male.

    Invidio Tom Waits, perché è nato sul sedile posteriore di un taxi, perché ama la musica e vagabonda per tutti i marciapiedi del mondo alla ricerca di storie peggiori della sua, ma infinitamente romantiche e paradossali.

    Qualcuno l'ha definito mulo con le ali. Io 'invece, non sono nemmeno un mulo.

    Voi grandi, mi avete appioppato le definizioni più assurde. Bullista, bruciato infame, strippato. Qualche giorno fa, i giornali, i tuoi schifosi giornali, hanno inventato l'ultima puttanata: "Siamo baby-gang". Ma ti rendi conto?

    Mi sento un escremento, una m...

    Tu che padre sei, se non capisci queste cose? Alla mia età tu come te la passavi quando dentro sentivi bisogno di amore, di libertà, di felicità e nessuno ti capiva, cosa facevi? Quando stavi con i tuoi amici a far casino eri un baby-killer?

    Nessuno è più idiota di me! Mi sento tutto rotto. Tu sai cosa significa avere l'anima rotta? Cercavo la felicità e ho incontrato la pattuglia dei carabinieri. Ho buttato la maschera, per chiedervi aiuto, e non per sentirmi gridare negli orecchi che sono una bestia, un baby-killer.

                                                                                                           Tuo Giorgio

Pulsan2.gif (393 byte)           Pulsante_HomePage.gif (2003 byte)