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Introduzione alla storia dei feudatari Spadafora |
Premessa |
L'argomento relativo al territorio di Venetico e Spadafora ha suscitato nel tempo grande interesse da parte di studiosi, appassionati della penna, o scrittori in erba. |
Oltre alle pubblicazioni serie, commentabili, coesistono edizioni contenenti storie approssimative o infondate. Queste ultime giovano ai sostenitori della verità storica, in quanto sono di stimolo per confrontarsi, documentarne le inesattezze riscontrate, esprimere commenti e critiche. |
Palingenesi generale sugli Spadafora |
Breve introduzione e commenti |
Nel caso specifico è noto a tutti che "Spadafora", nome dell'omonimo Comune in Provincia di Messina, era il cognome di una famiglia. Di essa, nei secoli, si formarono sei Rami. Il Ramo di Venetico ebbe capostipite il Barone Corrado Spadafora, il quale ottenne il Feudo di Venetico nel 1447 da Re Alfonso d'Aragona. Il figlio Federico nel 1459 acquistò il Feudo di San Martino. Nei secoli successivi la famiglia Spadafora seguendo l'avvicendarsi di nuove realtà economiche e di sviluppo, diede impulso ad un fiorente mercato che si svolgeva all'interno del Feudo, tra la parte antistante il Castello e la marina. Nel 1700 il mercato aveva assunto proporzioni così fiorenti che si rese conveniente iniziare a costituire il Borgo attorno al Castello. Il primo componente della famiglia che iniziò a creare il Borgo attorno al Castello, sito nella marina del Marchesato di S. Martino, fu Muzio Spadafora Branciforte, 5° Principe di Venetico, 6° Principe di Maletto, Marchese di San Martino e di Roccella, deceduto nel 1723. Proseguirono a popolarlo il figlio Domenico Spadafora Gaetani ed il figlio di questi, Federico Spadafora Moncada. Il Comune, alla data di costituzione (1817), prese nome dal feudatario Spadafora piuttosto che dal Feudo di Venetico, o da quello di San Martino. I Marchesi Carlo e Carmelo Ascenso, figli della Principessa Alessandra Spadafora Colonna, faticarono non poco per trarre profitto dal Feudo.Tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, le mutate esigenze sociali e la necessità di spazi per servizi collettivi indussero i discendenti, ossia la famiglia Samonà, a donare al Comune una grande porzione di superficie ricadente nel perimetro ed in prossimità del Castello, in quell'epoca indicata come "Piazza Mercato". I fratelli Carmelo e Caterina Samonà, per finalità sociali arretrarono il muro della villetta che circondava il Castello, concedendo agli spadaforesi anche l'uso dell'acqua potabile delle due fontane fuori dall'arretrata cinta muraria prima confinante con la rotabile. |
Relativamente ai cenni storici riferiti agli Spadafora, ascendenti dei Samonà e degli Ascenso, risultano infondate e fuorvianti le affermazioni che datano la fondazione dell'attuale Spadafora al 1737, quale nucleo urbano, per volere di Guttierez o Gualtiero Spadafora Ruffo Li Calzi. Questi, appartenente al Ramo di "Policastrelli", popolò la propria Baronia di San Pietro li Currìì nel 1737 (località che impropriamente per gli usi locali veniva anch'essa già denominata con il cognome del feudatario). Questo Guttierez, aveva ottenuta in eredità da Anna Spadafora Rigoles la Baronia di San Pietro li Currìì (poi Policastrelli) con scrittura privata del 1722, a condizione che avesse contratto matrimonio con Giuseppa Spadafora Gaetani, figlia di Muzio Spadafora Branciforti, Principe di Venetico, di Maletto, Marchese di S. Martino e di Roccella. E' documentato, infatti, che questo Guttierez (divenuto genero del Principe di Venetico) si limitò esclusivamente ad esercitare l'ordinaria amministrazione tutelare del cospicuo patrimonio dei fratelli Federico e Muzio Spadafora Moncada, Principi di Venetico, rimasti orfani. Con la costituzione dei Comuni, la Baronia di San Pietro (chiamata anche San Pietro Spadafora o San Pietro Policastrelli, diversamente da quanto successe per San Martino, divenne Frazione San Pietro di Milazzo, ove tutt'ora esiste la Via Policastrelli dalla quale si accede al Palazzo baronale dell'attuale famiglia Notarbartolo di Villarosa, discendente proprio da questo Guttierez Spadafora Ruffo Li Calzi, Principe e Marchese di Policastrelli. |
Alcuni particolari descritti da Vincenzo Spreti in modo improprio, nel tempo, hanno consentito ad altri di sviluppare una grande confusione tra i sei Rami della famiglia Spadafora. Descrizioni che successivi Autori hanno ricopiato senza approfondire l'argomento, seppure di facile consultazione. Questi, hanno solo enfatizzato una storia pasticciata della famiglia Spadafora. Attribuzioni, tra l'altro, che non hanno riscontri di veridicità, dal momento che i discendenti diretti dei vari Rami sono documentalmente noti, e di seguito indicati. |
Ramo di Messina: |
Ramo di Randazzo: |
Ramo di Venetico: |
Ramo di Mazzarrà: |
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Baroni del Biscotto cannavò sale e sego |
Principi
di Maletto
Marchesi di Roccella |
Principi di Venetico
Marchesi di S.Martino |
Baroni di Mazzarrà |
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Ramo di S. Pietro | Ramo di Policastrelli: | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Principi di Mazzarrà e Duchi di San Pietro | Principi e Marchesi di Policastrelli | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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La presenza, quindi, del Ramo di Policastrelli a Venetico risale a Corrado Spadafora Notarbartolo dei Marchesi di Policastrelli, quarto, di otto figli del Marchese Michele Spadafora Montalto, a sua volta discendente cadetto del Ramo di San Pietro Policastrelli. Corrado aveva ereditato dal padre alcuni fondi rustici a San Martino e Venetico, tra cui quello in Contrada Mortellito. Deceduto senza prole a Venetico Superiore nel 1911, tra le braccia del Barone Francesco Lo Mundo di Margi dei Principi della Scaletta, lasciò erede di detti fondi rustici il nipote Michele Spadafora Turrisi, Podestà di Palermo. |
Intorno al 1975, quasi una moda collettiva, ha spinto molti alla ricerca delle origini storico, artistico e culturali del proprio territorio. Molti hanno scritto sui Feudi di Venetico, San Martino e sugli Spadafora. Tuttavia, i riferimenti alla palingenesi di questa famiglia sono del tutto errati, in quanto la famiglia Spadafora appartenente al Ramo di Policastrelli nulla ha a che vedere con le storie narrate dai rispettivi autori. Storie, pertinenti al vissuto dei diversi Rami di Venetico, di Messina, di Randazzo, e di Mazzarrà, immotivatamente ricondotte all'attuale famiglia Spadafora di Villa Mortellito in Venetico (ME), senza che vi sia alcun fondamento storico, anagrafico e cronologico. |
In particolare, nonostante le forzature di alcune pubblicazioni, è ampiamente documentato che alla morte di Domenico Spadafora, Principe di Venetico e Maletto, Marchese di San Martino e Roccella, avvenuta nel 1703, successero Muzio Spadafora Branciforte (+1723), Domenico Spadafora Gaetani (+1754), Federico Spadafora Moncada, quindi i figli Domenico Spadafora Colonna (+1851) ed Alessandra Spadafora Colonna. A quest'ultima ereditiera di Casa Spadafora successero gli Ascenso, i Monroy Cammarata e, nel territorio di Venetico e Spadafora, la famiglia Samonà. Quest'ultima ereditò anche i Castelli siti a Venetico e Spadafora (ME). |
Il Duca Giuseppe Avarna, in un servizio giornalistico degli anni '90 pubblicato sulla Gazzetta del Sud, ha avuto modo delineare, tra l'altro, anche la discendenza della famiglia Spadafora di Mortellito (Ramo Policastrelli). |