discendenti diretti degli Spadafora e degli Ascenso

Un particolare della Sala d' Armi

Castello Samonà (1969) - Spadafora (ME)

Dal Codice della Biblioteca Nazionale di Atene - Codice suppletivo 641 dell'anno 914:

Samounas o Samonas était un Sarrasin natif de la Méliténe, qui sut gagner la faveur de Léon VI par la délation des fils de son rivale Stylien. Il fut élevé à la dignité de protospathaire et de parkimomenos (gardesceaux) en Octobre 905. Depuis Léon VI fut forcé de le renfermer dans un monastére, où il termina sa vie. Son successeur était son ancien Constantin, qu'il avait donnè en cadeau à l'impératrice; envieux de la haute faveur, dont jouissait celui-ci, il chercha à lui nuire par de intrigues trop ardies, qui eurent poru suite son éloignement de la cour ( Cedrén. II, 258.263.271. Const. Porfh. de adm. imp. 231. Teoph. cont. 368.369.370.). Mordtmann, dans sa Conférence sur les sceaux e les plombs byzantins, p. 42, a publié le sceau de Samounas o Samonas.

Tinchera Fr., Syllabus Graecarum membranarum , Napoli 1865:

Samonà Pellegrino, pubblico Notaro della Città di Squillace redige nel settembre del 1242 la pergamena greca CCXCII pubblicata a p. 406-407;  la pergamena CCXIII del Giugno 1243 pubblicata a p. 408-414; la pergamena CCXCIV del Maggio 1244 pubblicata a p. 411-414; la pergamena CCCXXII dell' Agosto 1270 pubblicata a p. 474-475; e la pergamena XII tra quelle non datate, pubblicata a p. 552-553. In altra pergamena IV, senza data ( forse risalente al 1167), pubblicata a p. 515-516 si fa riferimento ad una casa di Leone Samonà a Gallipoli.

I Samonà si stabilirono in Sicilia nel territorio delle Madonie, ove per svariate generazioni furono Notari e Giudici Civili.

Baldassare Samonà fu anche Procuratore generale e Vicario del Vicerè (1635), Antonio Samonà fu Membro di grado della Regia Gran Corte di Gustizia per la Sicilia e Commendatore dell'Ordine Gerosolimitano (Petralia 1658 - ivi 1727).

La presenza dei Samonà a Venetico e Spadafora discende dal matrimonio celebrato il 23 Novembre 1857 tra il Prof. Giuseppe Samonà Caracappa ed Alessandra Smith (Ascenso) ereditiera della metà indivisa del Feudo di Venetico S. Martino Spadafora per volontà paterna del Generale Carmelo Ascenso Spadafora.

Sala lettura - Castello della famiglia Samonà (1969) - Spadafora

Carmelo e Caterina Samonà, figli di Giuseppe, seguitarono l'impresa originaria dei fratelli Ascenso Spadafora per ricomporre le sfortunate sorti patrimoniali del residuo ex Feudo degli Spadafora. Scampati miracolosamente al terremoto del 1908, che aveva distrutto il Castello di Venetico, trasferirono quanto era rimasto dell'antico arredamento nel Castello di Spadafora.

Il Feudo, che ai tempi degli Spadafora ricomprendeva gli attuali Comuni di Venetico e Spadafora, dal Torrente Senia al Torrente Acquavena, spingendosi dalla battigia sino a Venetico Superiore e S. Martino, già nei primi anni del 1900 risultava notevolmente ridimensionato sia a causa delle numerose successioni non più regolate dall'abrogata legge (1812) sul maggiorasco, sia per la continua concessione dei fondi in colonia e mezzadria.

Sala biblioteca - Castello della famiglia Samonà (1969) - Spadafora

Il Prof. Carmelo Samonà, sposando la Principessa Adele Monroy di Pandolfina e di Formosa, ebbe quattro figli maschi Alberto Samonà Monroy, ex Consigliere Comunale ed Assessore al Personale del Comune di Palermo (1943-1944), Ferdinando Samonà Monroy ex Segretario Regionale della Sicilia per il Partito Liberale (+ 1946), Antonio Samonà Monroy, studioso di discipline letterarie, e Giuseppe Samonà Monroy architetto di grande fama. La famiglia Monroy, originaria della provincia dell'Estremadura, dove oltre agli Stati di Monroy, dai quali prese il cognome possedette il Marchesato di Velvis, la Contea di Delcitosa, ecc., venne in Sicilia con Gonsalvo il quale servì Re Alfonso nelle conquiste della Sardegna, di Corsica, ecc., ottenendo la concessione, con privilegio 16 Aprile 1416, di tutti quei Feudi e Baronie esistenti nel Regno della Sicilia e ricaduti nella disponibilità della Regia Corte, purchè la loro annua rendita non eccedesse la somma di once 106 d'oro. Ma per scoprire più da vicino il mondo che circondava la famiglia Samonà-Monroy, basta citare "Adele Monroy di Pandolfina - Diario di una giovane principessa" Ed. Quiritta. In questa pubblicazione viene fotografata la figura di Adele Monroy che nasce nel 1886 e trascorre la propria fanciullezza tra Napoli, Palermo, Mistretta, Lucerna e Rigi Kaltbad in Svizzera. L'introduzione di Antonella Planeta Cataliotti, giova a ripercorrere quell'epoca per comprendere l'intero contesto nel quale viveva questa famiglia.

Ferdinando Monroy e Zunica, figlio del Cavaliere di San Giacomo della Spada, Alonso Monroy Tapia, dopo aver combattuto nei Paesi Bassi sin dal 1631, agli ordini dell'Infante di Spagna Don Ferdinando, con il grado di Prefetto di Cavalleria delle armi spagnole, fu inviato nel 1639 come ambasciatore straordinario di Re Filippo IV di Spagna, alla corte di Re Ladislao VI di Polonia per poi passare al servizio di Don Giovanni d'Austria che nel 1647 lo inviò quale reggente il Vicariato del Consiglio Collaterale di Santa Chiara a sedare i tumulti di Napoli, capeggiati da Masaniello. Nel 1648 venne a Palermo al seguito di Don Giovanni d'Austria, nominato Vicerè dal padre Filippo IV. Nel 1650 combattè contro i francesi che avevano assediato Piombino e Portolongone, ottenendo la resa delle due Città. Nel 1651 alla battaglia navale di Yvica riuscì a catturare una nave da guerra francese. In ricompensa di tali servigi nel 1652 il Re onorò lui e i suoi discendenti del titolo di Marchese con il predicato di Garsigliano, terra sita a Palermo vicino all'Olivuzza. Nel Gennaio 1650 aveva sposato a Palermo Donna Francesca Perollo e Cappasanta, Baronessa ereditiera di Pandolfina, ebbe tra glia altri il feudo di S. Bartolomeo, insieme all'ufficio di Castellano Perpetuo del Castello di Sciacca che il Conte Ruggero aveva concesso sin dal 1100 a Giliberto Perollo, ascendente di Donna Francesca e secondo marito di di Giulietta, figlia di Ruggero. La famiglia Perollo traeva la sua origine dal francese Guntrano, Granduca d'Angen e Perignon che in premio per le sue gesta vittoriose contro i Germani, nella guerra del 652, ebbe in moglie Clauteria, figlia di Re Clodoveo II. Prese il nome dal Castello di Peraul da lui stesso costruito nel Perignon. Un suo discendente passò in Sicilia al seguito del Conte Ruggero di cui sposò prima la nipote Aldelia poi, rimasto vedovo, la figlia Giulietta. Fu una delle tre famiglie protagoniste del famoso caso di Sciacca che per 130 anni, dal 1400 al 1529, trasformò l'amore che il Barone Giovanni Perollo e il Conte Artale di Luna provarono per Margherita Peralta, in un lago di sangue.

Ferdinando Monroy e Zunica nel 1659 ottenne il mero e misto impero e il diritto di popolare la baronia di Pandolfina. In quello stesso anno morì a Palermo e fu sepolto nella cappella della Trinità alla Magione. Suo nipote Ferdinando, Governatore del Monte di Pietà di Palermo nel 1733 fu onorato del titolo di Principe. Rifece a proprie spese il Convento dei Cappuccini di Salemi ove è sepolto.

Il figlio di Ferdinando, Alonso, Principe di Pandolfina e Marchese di Garsigliano, nacque a Salemi nel 1713. Sposò Donna Aurora Morso e Bonanno figlia del Principe di Pogggioreale. Fu Deputato del Regno, Vicario Generale in Val di Mazzara, Gentiluomo di Camera di Ferdinando IV.

Il figlio di Alonso, Ferdinando, sposò Anna Maria Riccio e Milo. Fabbricò il Palazzo dei Colli (Villa Ranchibile, dal nome di un loro feudo). Fu Governatore del Monte di Pietà, Capitano di Giustizia, Pretore di Palermo.

Il figlio di Ferdinando, Alonso, sposò Felice Barlotta e Ferro, Principessa di S. Giuseppe di Formosa. Fu componente della Giunta Provvisoria del Governo del 1820-22 insieme ai Principi di Trabia e di Torrebruna, al Generale Nunziante, all'Ammiraglio Ruggero Settimo. Nel Convento della Gancia a Palermo, impiantò nel 1823 a proprie spese un ospizio ove si impartivano lezioni ai giovani nei vari strumenti musicali e lo mantenne fino al 1831.

Il figlio di Alonso, Ferdinando Monroy e Barlotta, sposò Marianna Ventimiglia Principessa ereditiera di Belmonte.

Il figlio di Ferdinando, Gaetano Monroy e Ventimiglia, sposò a Firenze Stefania Lanza, figlia del Principe di Trabia.

Ferdinando Monroy e Lanza, figlio di Gaetano, è descritto nel diario di Adele Monroy come "il bellissimo ed inappuntabile cugino". Il nonno di Ferdinando era fratello del nonno di Adele Monroy, Giuseppe, Conte di Ranchibile, nato nel 1816. Era sposato con Donna Marianna Lucchesi Palli, figlia del Principe di Campofranco, Vicerè di Sicilia, Ministro delle Finanze, Ministro dell'Interno, Ministro degli Affari Esteri, Presidente della Consulta Generale delle Due Sicilie. 

I Lucchesi Palli, anticamente Palli, indi Palli de Lucchesio, traggono la loro origine da Adinolfo figlio di una sorella del Re Desiderio dei Longobardi. Governarono Lucca nel Castello detto Tre Palli. Andrea Palli passò in Sicilia al tempo del Conte Ruggero che lo premiò assegnandogli molti feudi nel territorio di Sciacca. Aggiunsero Lucchesi al cognome in ricordo della città d'origine. Al tempo del caso di Sciacca, i Lucchesi Palli presero le parti del Conte di Luna. Sposarono sempre Dame di altissimo rango e rivestirono importantissime cariche. Furono investiti del titolo di Duchi della Grazia nel 1699 e Principi di Campofranco nel 1625. Donna Marianna Lucchesi Palli, nonna di Adele Monroy, era sorella del Conte Ettore Lucchesi Palli, divenuto nel 1856 Principe di Campofranco e Duca della Grazia. Il Conte Ettore aveva sposato nel 1831 Sua Altezza Reale Maria Carolina di Borbone, figlia del Re delle Due Sicilie Francesco I e della Regina Maria Clementina già Arciduchessa d'Austria. Carolina in prime nozze aveva sposato nel 1816 Carlo di Borbone, Duca di Berry, figlio di Carlo X di Francia del quale era rimasta vedova con due figli Luisa Maria Teresa (sposata poi con Carlo III di Borbone - Parma) ed Enrico, Conte di Chambord, ultimo discendente della linea diretta dei Borbone di Francia e quindi pretendente legittimista, sotto il nome di Enrico V. Il cugino Adinolfo, citato nel diario di Adele Monroy, è quindi figlio di Sua Altezza Reale Maria Carolina di Borbone, poi Duchessa di Berry, fratellastro del Conte di Chamnord e cognato di Carlo III di Borbone- Parma.

Questo era lo scenario di vita quotidiana vissuta in passato da questa famiglia, e la lettura del "Diario" prima citato, dedicato a Maria Pace Samonà (figlia di Adele Monroy) da parete del nipote Avv. Antonio Emilio Krog, offre una dimensione inequivocabile "...anche perchè quel mondo di Re e di Cavalieri, che la spiano dall'alto, è già un mulinello d'ombra, le sta cadendo addosso, sostituito dal novecento, dalle masse per le strade, dalle guerre vicine che fra poco cancelleranno ogni memoria."

Alberto Samonà, con i suggerimenti del fratello Arch. Giuseppe e la supervisione istituzionale dell'Ing. Domenico Ryolo di Milazzo (Soprintendente F.F. ai BB.CC.AA. per la Provincia di Messina), restaurò il Castello di Spadafora e lo rese confortevole ed ospitale. La famiglia Samonà vi ha ospitato anche personaggi del mondo della cultura, del clero, della finanza, della nobiltà e della politica. I cittadini che si recavano al Castello per richiedere lavoro o contributi per la festa di San Giuseppe o per manifestazioni varie, sono stati sempre ben ricevuti anche dalla moglie Donna Rosa Vanni, figlia del Duca Gaetano Vanni d'Archirafi e di Donna Caterina Tortorici.

La famiglia Samonà, ha dato lavoro ed occupazione a diverse centinaia di venetichesi e spadaforesi, sino al 1969.

Rosa Samonà Vanni d'Archirafi - Alberto Samonà Monroy

La famiglia Samonà, cultura e arte: 

Carmelo Samonà, Autore di "Psiche misteriosa", Alberto Reber, 1910.

Giuseppe Samonà, Architetto ed Urbanista (Palermo 1898-Roma 1983), protagonista a livello europeo dell'architettura italiana più recente, ed Alberto Samonà. Vincitori del 2° premio, su 150 concorrenti, del "Concorso internazionale di idee per un collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia ed il Continente", il cui progetto proponeva la soluzione di un ponte a 2 campate di 1830 metri ciascuna (Gruppo Samonà, costituito da Giuseppe, Alberto e, tra gli altri, Giulio Pizzetti).

 Il sito Web che si occupa dei due esponenti dell'architettura moderna in Italia: www.geocities.com/SiliconValley/Lab/3811

Opere di G. Samonà: "L'opera dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani in Sicilia alla fine del '500" - Rivista del Regio Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte IV, fasc.II-III (Roma 1935); "Elementi medioevali nell'architettura del XVI secolo in provincia di Messina" (Napoli 1935); "L'Architettura in Sicilia dal XIII secolo a tutto il rinascimento" - Atti del Convegno Nazionale di Storia dell'Arte (Palermo 1950); "I Castelli di Federico II in Sicilia e nell'Italia meridionali" - Atti del Convegno internazionale di studi federiciani, pp. 507-518 (Palermo 1952);

Carmelo Samonà, Ipanista e scrittore (Palermo 1926-Roma 1990). Saggi: La letteratura spagnola dal Cid ai Re Cattolici (con A. Varvaro, 1972). Romanzi: Fratelli (1978), Il Custode (1984). Ha lasciato un racconto incompiuto: Casa Landau (1990); www.sapere.it

Pupino Samonà, Autore dei dipinti del memoriale di Auschwitz. La sua produzione abbraccia un vasto arco di tempo, dagli anni Cinquanta fino ad oggi. Il contenuto del sito ripercorre tutta la vita, mostrando esempi della sua opera; http://fisica1.ing.unipg.it/samona

Alberto Samonà, giovane giornalista, impegnato in studi sulle tradizioni antiche, ha pubblicato: "Le colonne dell'eterno presente" - Ila Palma, 2001; "La tradizione del Sé", edizioni Atànor - Roma, Luglio 2003.

Internet ricerca: Architettura, Arte, Letteratura, Pittura: Samonà.

Alcuni ospiti della famiglia Samonà ai Castelli: Il Vescovo di Messina Monsignor Canzoneri, l'On. Gaetano Martino, il regista Michelangelo Antonioni, la scrittrice Alba Drago Beltrandi, la Duchessa Topazia Alliata di Salaparuta, il Principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, lo scrittore e poeta Lucio Piccolo di Calanovella, lo scrittore Alberto Moravia, il pittore Corrado Cagli, l'industriale Attilio Monti, il Sen. Sergio Marullo di Condojanni, il Duca Giuseppe Avarna, l'On. Umberto Bonino, l'On. Ferdinando Stagno d'Alcontres, Giuseppe Valignani, Presidente di Sezione della Corte dei Conti, Guttierez Spadafora dei Marchesi di Policastrelli (Villa Mortellito), il Barone Tommaso Brigandì Lo Mundo, il Barone Filippo Proto, e tanti altri.

Si rende pubblica qualche immagine riferita a quelle che possono considerarsi memorie legate ad una parte del vissuto dei Castelli siti a Spadafora e Venetico.

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