Nino Rota

           "Trio"
Allegro
Andante
Allegrissimo

Pavle Merkù

           "Astrazioni"
Introduzione - Allegretto
Contrasto - Allegro non troppo
Distensione - Lento
Conclusione
- Allegro mosso

Antonio Cocomazzi

           "Incognita"

Fabrizio Festa*

           "Trio"
Allegro Giusto
Scherzo - Andante mosso
Adagio non troppo
Allegro

*Marco Vangi-violoncello

Daniele Salvatore

           "Nel giardino di Venere e Marte"

 


06.10
05.11
04.32

 


02.49
03.36
03.38
03.07

 

07.01 

 


02.30
02.25
02,30
01.58

 

 

09.06

 



TRIO AEDON

Stefano Bartolucci

Pianoforte

Stefano Marzi

Clarinetto

Gabriele Zoffoli

Violoncello

NINO ROTA (1911-1979)

Allievo di I.Pizzetti e A.Casella, profondo conoscitore delle opere del novecento, seguì una strada del tutto personale; infatti la sua estetica, ancorata ad una concezione della musica come espressione immediata, ingenua e spontanea, non ha alcun rapporto con le poetiche contemporanee e la sua produzione musicale è caratterizzata da un linguaggio ottocentesco, fedele al primato della melodia e basato su una tonalità priva di complicazioni armoniche e su ritmi e forme immediatamente fruibili. Tutto questo senza una presa di posizione teorica e polemica, ma con una grande naturalezza che gli ha garantito il rispetto e la stima di tantissimi musicisti. La sua vastissima produzione, oltre alle numerose colonne sonore di films che lo hanno reso celebre in tutto il mondo, comprende anche sinfonie, concerti, oratori, messe e innumerevoli opere cameristiche.

Il trio per clarinetto, violoncello e pianoforte del 1973, ci presenta il Rota sopra descritto, dove una spontanea felice creatività melodica si sposa ad una armonia linare e ad un ritmo simmetrico di naturale, intensa espressività. I tre strumenti si alternano nell'accompagnamento e nell'esposizione dei temi, in un fluire costante e lineare, che soprattutto nel terzo movimento mettono in luce il Rota umoristico e spiritoso già conosciuto ed apprezzato nelle colonne sonore dei films di F.Fellini.

ANTONIO COCOMAZZI(1973)

Compositore e pianista, si è diplomato presso il Conservatorio di Foggia, E' vincitore di tredici concorsi nazionali ed internazionali dove ha presentato le sue composizioni sia come solista che in formazione di duo (pianoforte - marimba e percussioni o sassofono) e ha all'attivo due CD: "Ebbrezza Sonora" e "Suite for friends".

"Anche in questa composizione, scritta per una formazione tipicamente classica, sono evidenti le componenti che caratterizzano il mio modo di scrivere musica. L'alternanza di "atmosfera", cupa o gioiosa, di meditazione o di liberazione, è quasi sempre presente; spesso è rappresentata da semplici melodie arricchite armonicamente che il più delle volte introducono temi irruenti ed energici, o viceversa, con repentini e continui cambiamenti di tempo non di rado contagiati da frasi jazzistiche. E' evidente quindi l'importanza della struttura ritmo-armonia-melodia che cerco sempre di tenere viva ogniqualvolta mi accingo a scrivere. Per me creare non è altro che la pura espressione di una sorta di microcosmo interiore, fatto di pensieri e stati d'animo volubili, che diviene magicamente musica. Il tutto nasce anche dagli innumerevoli impulsi che pervengono da altri mondi musicali, da cui attingere, per poi creare, assieme alle esperienze musicali personali, una fusione che possa essere un proprio e originale linguaggio musicale."

PAVLE MERKU' (1927)

Laureato in filologia slava e in lettere moderne, ha studiato violino con Cesare Barison e composizione con Ivan Grbec e Vito Levi. Ha scritto musica da camera e sinfonica, ma ha rivolto l'attenzione soprattutto alla musica vocale, scrivendo lieder per voce sola e con l'accompagnamento di pianoforte o gruppi strumentali. Ha ricevuto nel 1971 il premio della Fondazione Preseren a Lubiana per il Concerto per violino e orchestra (1970).

"Astrazioni", scritto nel 1956 per il Trio Ars Nova di Trieste, sono state riprese più volte in Italia, Slovenia e Romania. Il titolo è dovuto al carattere astratto dei titoli scelti per i quattro movimenti (Introduzione, Contrasto, Distensione, Conclusione). Il lavoro si vale di un linguaggio neoclassico, caratteristico del periodo giovanile dell'autore, e risente del suo profondo interesse per l'opera di D.Shostakovich.

FABRIZIO FESTA (1960)

Dopo una lunga carriera nel jazz, dedica oggi interamente la sua attività alla composizione. Sue opere sono state eseguite nella maggior parte dei paesi europei (Russia compresa) oltre che negli Stati Uniti e in Libano.

"Il trio, composto nel 1997 direttamente su richiesta del trio Aedòn, è stato da me utilizzato per alcune puntate di una produzione radiofonica (per RAI-Radiotre) dedicate a poesia e musica. Come in tutta la mia opera cameristica, anche in questo caso mi sono dedicato soprattutto ad affrontare questioni di linguaggio, ovvero a costruire con i miei elementi più congeniali - cellule ritmiche incisive, costruzioni melodiche in grado di suggerire soluzioni contrappuntistiche, forti caratterizzazioni armoniche - la mia personale visione della modernità".

DANIELE SALVATORE (1957)

Ha vinto premi sia come compositore che come flautista esibendosi in importanti rassegne in Italia, Irlanda, Egitto e Belgio. Ha avuto esecuzioni di proprie composizioni in Uruguay, Spagna, Belgio e Grecia e alcuni brani sono stati registrati e trasmessi dalla RAI.

"Nel Giardino di Venere e Marte" è un brano composto nel 1997. La composizione ha una pentapartizione interna caratterizzata da due elementi: la pulsazione ritmica metricamente irregolare - tratto caratteristico di ciò che nel titolo si esprime come Marte - che si regolarizza nella ripezione, e il cantabile e metricamente libero "vocalizzo" del clarinetto che contraddistingue Venere. Il primo elemento spicca nella sezione iniziale e in quella centrale del pezzo; il secondo appare nella seconda. Nelle ultime due parti i due Dei assumono ognuno le caratteristiche dell'altro. Come in molti altri lavori recenti, l'impegno principale dell'autore, qui come altrove, è volto alla riconquista, sia da parte di chi esegue sia di chi ascolta, del piacere di fruizione musicale. L'autore sa perfettamente che dopo tanto sperimentare, i parametri musicali attraverso cui comunicare sono rimasti in pratica gli stessi; inoltre ritiene che l'atto del comporre non possa inserirsi nel fluire della storia senza trovare il modo di interagire con esso, pena l'essere fuori dal proprio tempo. E la storia corre in fretta. Senza tornare al passato ma facendo proprie, per adesso, molte delle esperienze della tradizione occidentale - la musica antica rinascimentale e barocca, le varie esperienze del novecento, Jazz e Musica leggera compresa - Daniele Salvatore persegue una personale ricerca tra passato e futuro per la musica.

 

Aggiornato il 25-02-2008