OSSERVATORIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
ANNO VII/VIII – NN.
35/36
NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2003/2004 FERRARA
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E d i t o r i a l e
______________di Melinda Tamás-Tarr
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Gentilissimi Lettori,
sono finalmente passati i giorni della
torrida estate che hanno messo l'organismo umano a durissima prova. La bollente
aria africana ha provocato uno stato di crisi a tutti: comprese le tecnologie più avanzate del cervello
umano.
Meno male, come sempre, mi sono
armata degli strumenti di lavori - libri e periodici specializzati – per
trascorrere in modo intelligente le ferie, dato che a causa della salute sono
stata costretta rimanere in Italia e vicina a Ferrara.
Oltre al piacere delle letture
feriali ho avuto stupefacenti sorprese che sono state anticipate poco prima della pausa estiva dalla mia
scoperta recentissima: essere una parente lontana del grande poeta ungherese
Gyula Juhász - nato 120 anni fa e di cui abbiamo pubblicato qualche
lirica in traduzione italiana… Avremo un servizio nell'interno di questo
periodico a proposito dell'anniversario della sua nascita.
Un'altra straordinaria scoperta
riguarda l'eventuale parentela linguistica tra l'ungherese e l'etrusco…
Da «La Repubblica» si legge che un autorevole linguista italiano, Mario Alinei,
professore emerito all'Università di Utrecht nel suo libro dal titolo
emblematico «Etrusco: Una forma arcaica di ungherese» sostiene come le affinità
tra le due lingue siano veramente straordinarie e che non possano essere dovute
al caso. L'articolo di Cinzia Dal Maso ci preannuncia che l'autore intende
mostrare la parentela dell'etrusco con l'ungherese, sulla base della teoria
elaborata nel suo studio sulle origini delle lingue europee. A fondamento della
ricerca stanno le numerose somiglianze tra le due lingue, come quella fra i
nomi delle magistrature etrusche e di quelle degli antichi magiari. Queste
somiglianze hanno permesso
all'autore di confermare la maggioranza dei risultati raggiunti dalla migliore
etruscologia, di migliorare la traduzione di testi già tradotti e di tradurre
testi finora intraducibili o solo parzialmente tradotti. Il libro si conclude
con una rilettura dei risultati raggiunti dagli studi sulla preistoria etrusca,
e con una nuova ipotesi sulla data della «occupazione» dell'Ungheria da parte
degli antichi Magiari (nozione meglio conosciuta: «conquista») .
Quest'ipotesi, come anche quella della
parentela sumera, celtica, giapponese, non sono ipotesi nuove: hanno un passato
di alcuni secoli e non sono certo frutto della torrida
estate appena passata!
«Si parla di continuità linguistica,
naturalmente. Dalla preistoria, addirittura dal Paleolitico, fino ai nostri
giorni. Le grandi famiglie linguistiche del mondo non sarebbero il frutto di
migrazioni di popoli degli ultimi millenni, ma di genti da sempre residenti in
un determinato luogo. Cancellati dunque tutti i vari popoli invasori d’Asia e
d’Europa per raccontare la genesi delle nostre lingue Indoeuropee. Greco,
Latino, lingue italiche e celtiche sono imparentate tra loro perché sempre
esistite nei rispettivi luoghi. L’etrusco invece no, è diverso. Questo si sa. È
una lingua «agglutinante», dove cioè corpo della parola e suffisso si allineano
senza fondersi tra di loro. Abbonda di suoni spiranti (sopravvissuti, secondo
Alinei, nel dialetto toscano). Caratteristiche che, guarda caso, l’etrusco
condivide proprio con l’ungherese. Ma la vera “prova del nove” di Alinei sono
le magistrature: nomi simili nelle due lingue, e addirittura funzioni simili.
Sono affinità straordinarie, non possono essere dovute al caso… Così il
linguista si è messo a tradurre testi etruschi, sia quelli già noti che quelli
per noi ancora oscuri, usando come riferimento l’ungherese. E l’esperimento
pare aver funzionato.» [Cinzia Dal Maso]
Ed ecco una recente sorpresa da
dividere: il 5 ottobre scorso ho ricevuto una e-mail dalla signora Júlia
Ránki, reporter e redattrice delle
trasmissioni radiofoniche della Radio Magiara Nazionale per invitarmi al collegamento
telefonico diretto durante una trasmissione del programma intitolato «Il giorno
radiofonico delle culture europee» del 12 ottobre in cui partecipavano 91 radio
provenienti da varie nazioni europee. Il mio ruolo sarebbe stato di brevemente
presentare la città di mia residenza, Ferrara, ai radioascoltatori ungheresi e
parlare delle mie esperienze personali. Proprio quest'ultimo era il motivo per
cui ho saggiamente rifiutato la mia partecipazione durante la conversazione telefonica
seguita dopo la corrispondenza telematica… Nell'interno si legge di tutto
ciò assieme a tante altre cose,
come di solito…
Ora cambiamo l'argomento, torniamo alla ns. redazione:
Arrivano tante lettere di giovani
ancora pieni di speranza alla
Redazione dell'«Osservatorio Letterario» e sono costretta a respingerli - come
hanno fatto con me in passato, perché non posso non soltanto assumerli, ma
neanche dargli una speranza.
Questa cosa è grave. Perché da vent'anni praticamente non è cambiato
niente. Io purtroppo non sono nelle condizioni di assumere nessuno anche se
volessi. Non ho la possibilità di pagare neanche un misero compenso, soltanto
posso offrire ai giovani o agli anziani l'unica loro soddisfazione iniziale: la
pubblicazione delle loro opere considerate degne all'«Osservatorio Letterario»
ed in linea con il suo gusto
letterario finché riesco a tenere in vita il periodico. Sì, perché le entrate
provenienti dagli abbonamenti non coprono le spese della realizzazione e le
spese di spedizione e di segreteria. Come si riesce a tenere ancora in vita il
periodico? Miracolosamente, grazie ad alcuni abbonati sostenitori ed ai miei
occasionali onorari di professione. Nonostante le gravi condizioni di
sopravvivenza editoriale mi consola e mi rende felice che almeno possa offrire
la possibilità di pubblicare opere ad Autori che ritengo veramente degni alla
mia creatura editoriale che ha guadagnato prestigio sia in Italia, Europa che
oltre oceano. Allora mi dico: ne valeva e ne vale la pena nonostante le
difficoltà che molte volte sembrano insuperabili…
Vorrei però sottolineare che
l'abbonamento alla rivista non significa alcuna garanzia per la pubblicazione.
L'«Osservatorio Letterario» pubblica gli elaborati ritenuti degni per essere
inseriti sulle pagine e non siamo condizionati dai giudizi degli altri. Devo
sottolinearlo perché purtroppo abbiamo avuto contatti con alcuni autori che non
hanno voluto accettare la decisione della testata.
Colgo l'occasione per ringraziare
il prezioso contributo di tutti i collaboratori e sostenitori della nostra rivista sperando che sfidando le
difficoltà economiche riusciremo a continuare il nostro cammino insieme ancora per molti anni.
Ora però è arrivato
il momento di salutarVi ed augurarVi buone feste natalizie ed un nuovo anno
migliore di questo che sta per passare!
A risentirci nell'anno prossimo, nel mese di marzo 2004!