OSSERVATORIO LETTERARIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
ANNO VIII/IX – NN. 41/42 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2004/2005 FERRARA
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E d i t o r i a l e
______________di Melinda Tamás-Tarr
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Eccomi finalmente dopo un'estate niente
affatto noiosa, arricchita veramente
da alcuni eventi da brivido. È
importante che io sia di nuovo qua per scriverVi quest'editoriale e gli altri
servizi del presente fascicolo. Potrete leggere i dettagli nella rubrica «L'Eco
& riflessioni ossia Forum Auctoris».
Durante la mia
permanenza di venti giorni in Ungheria ho avuto l'onore di essere accolta dalla
Società dei Giornalisti Ungheresi,
uno dei quattro ufficiali ordini nazionali dei giornalisti ungheresi,
diventando con pieno diritto
giornalista ungherese. Anche questo mio remoto sogno si è realizzato.
Però oltre la soddisfazione ho un po’ d’amaro in bocca. Sì, perché pur appartenendo
ai rispettivi ordini giornalistici delle due nazioni, che cosa mi offrono oltre
al periodico dell'Ordine, ai biglietti d'ingresso gratuiti ai musei, ai cinema,
alle varie mostre, spettacoli, etc. e in cambio della quota del tesseramento?
Praticamente niente. Lavoro non viene offerto. L'Ordine non si occupa di
questo… Godendo ufficialmente con pieno diritto il titolo di giornalista ho
sperato che le porte delle redazioni delle maggiori testate si aprissero
dandomi l'opportunità di lavorare e guadagnare per vivere… Niente affatto. In
quale società viviamo se i
cittadini vengono umiliati e privati del lavoro, unica fonte per vivere?…
Il 10
settembre ho letto la seguente notizia sul portale del Consiglio Nazionale dell'Ordine
dei Giornalisti:
«Chiunque dimostri di aver fatto il
giornalista in qualsiasi parte del mondo può diventare giornalista anche in
Italia. È sufficiente che richieda un decreto al Ministero della Giustizia e
superi una prova presso l'Ordine o svolga un tirocinio d'adattamento. Il
"villaggio globale" del giornalismo sta dunque per realizzarsi anche
se diversi sono i sistemi e le pratiche d'accesso e di formazione.
La notizia è legata al caso di una
giornalista bulgara che è giunta in Italia dopo aver frequentato la facoltà di
gestione di Comunicazione di massa all'Università di Sofia ed avere collaborato
ad una televisione in Bulgaria.
Questa collega ha chiesto l'iscrizione all'Albo
professionale italiano rivolgendosi al Ministero della Giustizia e facendo
appello sia al Testo unico sulla disciplina dell'immigrazione e sulla
condizione dello straniero sia alla direttiva Cee relativa al sistema generale
di riconoscimento della formazione professionale. Il Ministero, sentito il
parere dell'Ordine e valutata la documentazione sull'effettiva e sostanziale
attività giornalistica svolta dalla richiedente, ha emesso il decreto con il
riconoscimento del titolo professionale valido per l'iscrizione all'albo dei
giornalisti professionisti italiani. Alla condizione
però che la giornalista
bulgara si sottoponga ad una
"prova attitudinale"
presso l'Ordine nazionale. L'esame, in lingua italiana, sarà scritto e
orale. Si è aperta dunque una
nuova strada per i giornalisti stranieri che vogliono essere iscritti all'albo
in Italia. Da sottolineare come il Ministero, in applicazione della legge
professionale abbia ritenuto che il riconoscimento deve comunque avvenire anche
attraverso l'Ordine professionale.»
Poi si leggono tanti suggerimenti, che cosa si deve
fare per diventare giornalisti, funzionano varie scuole del giornalismo
riconosciute o non dall'Ordine, ci sono addirittura corsi universitari a
proposito. E poi? Succedono casi simili a questa storia:
Con un collega
che collabora da 10 anni per un giornale locale, fin dal primo
giorno il suo direttore è stato
chiarissimo: «Qui nessuno si arricchisce…». Aveva 17 anni e mezzo e decideva di
diventare giornalista. Nel 2000 si
iscriveva all'Ordine dei Giornalisti
a un anno dalla laurea di Scienze Politiche e pensava che l'iscrizione gli sarebbe
servita sicuramente per trovare lavoro (nonostante il mezzo milione di lire
sborsato all'Ordine). Pochi mesi dopo la laurea ha visto
comparire i primi articoli inerenti la proposta di iscrivere all'ordine
i laureati di Scienze della Comunicazione Allora gli viene la domanda: Perché
questa proposta? Per scrivere un
articolo di termodinamica su una rivista specializzata chi è meglio: un fisico
oppure un giornalista laureato in Scienze della Comunicazione?! Perché il
fisico dovrebbe farsi due anni di gavetta e l'altro no?!
Questo collega giornalista attira l'attenzione per alcune mancanze dell'Ordine dei
Giornalisti. Ad esempio l'Ordine
degli Agronomi e Forestali ai loro iscritti invia l'elenco dei concorsi
pubblici e delle opportunità di
lavoro a cui si può accedere. L'Ordine dei Giornalisti non fa niente simile! O
non parliamo dell'assurdità dell'anno scorso, quando in un bando per addetto stampa (categoria D)
all'Asl di Savona si legge la richiesta, oltre all'iscrizione all'Ordine dei
Giornalisti, anche della laurea in scienze della Comunicazione. Oppure un altra
beffa: in un concorso presso la provincia di Biella per addetto stampa si
richiedeva l'iscrizione all'Albo dei Giornalisti e la laurea in Lettere!
L'interessato che si lamenta conclude così la sua amara constatazione:
«Io, inoltre, non sto chiedendo la luna, anche perché, secondo il
"tariffario dell'Ordine" potrei tranquillamente continuare la mia
attività di collaboratore per il mio giornale locale, dato che dovrei percepire
compensi con, almeno, uno zero in più al mese. Sono, però, altrettanto conscio
che il giornale per cui scrivo chiuderebbe i battenti o no? Anche su questo
punto l'Ordine potrebbe fare delle verifiche, controllare, ma nulla, latitante
come sopra… Ho riportato solo alcuni esempi senza, forse, approfondirli
adeguatamente, ma il senso rimane: a cosa serve essere iscritti all'Ordine dei
Giornalisti? Spero che la risposta non sia: per entrare gratis in qualche museo
o qualche mostra.»
Che cosa
risponde il direttore editoriale Michele Urbano del periodico «Giornalisti»?
Eccola: «…alla… domanda si potrebbe rispondere burocraticamente che
l'iscrizione all'Ordine è la condizione legale per poter esercitare la
professione di giornalista. In realtà, però, i problemi posti sono molto più
complessi che non riguardano solo
l'Ordine.
L'entità dei compensi, per esempio, è tipica materia
sindacale. Così come le trattenute Inpgi riguardano l'aspetto previdenziale.
Ma, andando al dunque, è stato posto un problema
essenziale su cui il collega giornalista ha ragione da vendere: quello di un
Ordine sempre più struttura di servizio a disposizione degli iscritti. Sia
chiaro: sarebbe ingeneroso non ammettere che negli ultimi anni qualche segnale
in questa direzione è arrivato. Dall'Ordine nazionale e da molti ordini
regionali con l’organizzazione di corsi di formazione e sportelli di
assistenza. Certo, molto di più si dovrebbe fare. Però, attenzione, se non lo
si fa è anche perché l'Ordine deve fare i conti con i limiti di una legge
(varata nel 1963) drammaticamente superata da un'evoluzione professionale che
richiederebbe profonde innovazioni proprio come chiede il collega nella sua
lettera di lamento. In questo
senso l'Ordine è vittima, non responsabile. Se la firma non arriva è perché il Parlamento, anno dopo
anno - e di anni oramai ne sono passati tanti! - non ha mai trovato il tempo
né di discutere, né tanto meno, di
approvare, le proposte avanzate… Sta di fatto che il Parlamento nulla ha deciso. E nell'attesa succedono le cose
stravaganti di cui il collega si lamentava con pezzi di pubblica amministrazione. che normano i
concorsi per addetti stampa infilando requisiti di cui non si capisce la
logica. O forse con un po' di malizia si capisce fin troppo bene.» (Fonte:
«Giornalisti», settembre/ottobre 2004)
Tutto questo mi è venuto in mente, a proposito
della mia appartenenza anche all'Ordine dei giornalisti ungheresi. Anche
perché, non ho avuto la possibilità di essere assunta per il praticantato
necessario per l'iscrizione all'Albo. Se non avessi fondato questo periodico e
non avessi pubblicato i numeri di articoli prescritti, starei ancora aspettando
un miracolo per sognare l'iscrizione! Così posso esercitare la professione nel campo letterario e culturale, però senza alcun compenso per
quest'attività. La mia iscrizione all'Albo ungherese è avvenuta grazie alla
fortuna di pubblicare questa rivista nella vetrina telematica e nella rubrica della Galleria Letteraria Ungherese anche in ungherese. Con i miei scritti e
con i miei interventi internazionali ho attirato per caso l'attenzione sui miei
lavori di una persona competente che ha segnalato il mio nome e la mia attività
giornalistica con la necessaria ed indispensabile proposta professionale. Di
conseguenza sono stata avvertita
per presentare la mia domanda d'iscrizione all’Albo in questione
allegando i materiali prodotti, sia quelli stampati – comprese le pubblicazioni
in Ungheria - che quelli telematici, assieme al curriculum professionale. Dopo
l'esame della giuria sono stata ammessa all'albo.
É bello appartenere all'Albo dei giornalisti, ad un Ordine professionale. Però sarebbe
anche più bello se questi Ordini potessero anche darci qualcosa di concreto per
il nostro lavoro giornalistico, per poter vivere della nostra professione e non
inventarci delle varie incerte occupazioni redditizie. Abbiamo famiglia con
figli e senza reddito è impossibile vivere!… Nella nostra società questo
disagio però non esiste soltanto per questa categoria! Questo è già un altro e
molto complesso argomento scottante.
Infine vorrei dare un caloroso benvenuto ad un nostro nuovo
collaboratore, György Szitányi. Di lui potrete sapere di più nella rubrica «Profilo d'Autore».
Ora Vi saluto, Vi auguro anche splendide festività piene d'amore ed un Buon Santo Natale!
OSSERVATORIO LETTERARIO
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