Critica
_______________________________________
LA
MIA «EINSTAND»ą A MAURIZIO ZACCARO PER IL FALSO D'AUTORE
Il 3 e 4 dicembre dell'anno scorso ho guardato il film
tratto dal romanzo intitolato «I ragazzi della Via Pál» di Ferenc Molnár su Canale 5. La cosiddetta «fiction televisiva» era costata per la
realizzazione cinque milioni di euro, con un cast di novanta persone,
quattromila provini per trovare i protagonisti. Cifre imponenti per trasformare
in immagini il libro dello scrittore e drammaturgo ungherese. Dicono i messaggi: torna la grande
letteratura con «I ragazzi della Via Pál»˛, per la prima volta rivisitato per una fiction dal regista
Maurizio Zaccaro. I ragazzi della Via Pál č interpretata da Virna Lisi, Mario
Adorf, Giuseppe Battiston, Nancy Brilli,
Endre Harkányi, Pál
Mácsai, Eszter Ónodi affiancati da
un cast di ragazzini accuratamente selezionati dal regista.
In un
servizio, il quale parlava anticipatamente di questa realizzazione televisiva,
lo scenografo Bruno Amalfitano ha rivelato di aver ricreato praticamente tutto
compreso un intero chilometro della Via Pál. Č sicuramente stato un impegno
notevole, perché hanno utilizzato tutti materiali autentici, dalle travi di
legno all’arredamento, dalle tende ai tappeti ai cristalli... Quindi non č un
caso che la scenografia sia stata la piů costosa dell’intero bilancio
finanziario.
Il direttore della fotografia Gino Sgreva ha svelato che per
ricreare l’atmosfera di piů di cent'anni fa, del secolo scorso,
d’aver «dorato», con un gioco di luci, le inquadrature, creando una
specie di alone, con l’intenzione di
far rivivere allo spettatore gli stati d’animo provati quando si scorre
un vecchio album di fotografie ingiallite dal tempo. Non possiamo dimenticare
che all’epoca i poveri erano vestiti in maniera assai meno decorosa di quanto
accada oggi - come ha sottolineato la costumista Liliana Sotira -: «Gli abiti,
cent’anni fa, venivano indossati fino all’esaurimento del tessuto: per questo
mi sono sbizzarrita nell’"invecchiare" gli abiti attraverso la ceratura,
la scoloritura, la graffiatura e l’abrasione... Ma non bastava mai: i vestiti
sembravano sempre troppo nuovi.» Sono riusciti a creare la giusta atmosfera
dell'epoca, secondo me hanno
slittato un po' piů di dieci anni nel ricostruire l’epoca; il romanzo č
ambientato a Budapest intorno all'anno 1889 ed al massimo all'inizio degli anni
'90, quindi alla fine dell'800 e non all'inizio del 900, anche perché lo
scrittore in questo romanzo -
pubblicato nel 1907 - rievoca i suoi ricordi d'infanzia: i ragazzi sono intorno
agli anni 11-11 e mezzo, i
ricordi di Ferenc Molnár
risalenti a quell'etŕ ci hanno confermato la data del 1889. Ed io sono piů
convinta della data del 1889. Sull’identificazione del tempo possiamo anche
sorvolare, ma non sulla falsificazione della trama del romanzo, su questo
assolutamente no! Se ciň non fosse avvenuta si sarebbe potuto dire con grande
entusiasmo che Maurizio Zaccaro
aveva realizzato un’opera che sarebbe piaciuta sia ai ragazzi sia ai
loro genitori, come egli stesso ha detto: «Nemecsek č povero, pallido e fragile
di salute, ma ha il coraggio di "giocarsi" la vita per amore degli
altri e di un ideale. La sua storia non potrŕ non far breccia nel cuore degli
spettatori - conclude -. La sua storia diverte e commuove, fa riflettere e
sognare».
Mi ha
lasciato l'amaro in bocca ed i miei pugni si stringevano sempre di piů, perché
questo film non č la vera storia de «I ragazzi della Via Pál»: č la sua
falsificazione, ne dŕ un'idea fuorviante!
Ho letto piů
volte il romanzo da scolara avendo l'etŕ di 11 anni (1964), perché era una
lettura scolastica obbligatoria nelle nostre scuole - sono magiara -, ho visto
da piů grandicella nell'anno 1967/68 il film di coproduzione ungaro-americano
il quale fu fedele al romanzo, poi ho riletto ed insegnato ai miei ragazzi,
dato che sono tra l’altro una professoressa di Lingua e Letteratura Ungherese
di madrelingua ungherese... La non veridicitŕ della trama, il tradimento
parziale della morale dell'opera mi hanno offesa profondamente: prima di tutto
perché nella produzione italiana televisiva il romanzo dell'amore
della patria e del sacrificio dell'infanzia si trasforma in una storia che
sventola gli affari e i comportamenti sporchi del mondo degli adulti! Ecco
un esempio che mi ha sgomentato: la madre di Nemecsek viene raffigurata come
una moglie infedele che ha un amante. Questo fatto č contrario assolutamente al
mondo spirituale, col pensiero e coll'ideale di Molnár rappresentati nel
romanzo. I genitori di Nemecsek
erano poveri e semplici - come lo scrittore li descrive - la madre piccola
bionda donna come il figlio,
sopportavano insieme molte tristezze e molti dolori nella loro vita, non
c'era tra di loro nessun tipo di tradimento, la madre non ha mai abbandonato la
casa come ci fa credere il film! Non esiste nessun protagonista di nome Kovács,
il migliore cliente del padre sarto, cosě come non esiste nel romanzo nessuna
Júlia ed Edit. Invece del signor Kovács, liberamente ideato dal regista, esiste
la figura del cliente Csetneky che si presenta a casa del sarto per fare una
prova nel giorno dell'agonia del piccolo.
Incontriamo anche il padre di Geréb che si presenta nel campo per
verificare se suo figlio sia veramente traditore oppure no... Della signora
Nemecsek, né di suo marito si sa il nome, soltanto il cognome, il custode
slovacco della segheria con il
diminutivo János viene nominato sempre con nome Janó, nel romanzo non esiste né
il padre di Boka, né il duello (!)
La produzione
di un nuovo film in sé non sarebbe
male se non esistessero le sconcertanti trascrizioni modificate sopra accennate
le quali completamente detesto!
Ho letto
prima della realizzazione completa del film, che gli eredi di Molnár, viventi
in Ungheria volevano evitare l'uscita della produzione tramite una causa giudiziaria,
ma a quanto pare o non sono riusciti ad avviare il processo oppure non hanno
fatto i passi necessari: abbiamo visto tutte e due le parti nei giorni di 3 e 4
dicembre.
Dicono i messaggi pubblicitari: torna la grande
letteratura con «I ragazzi della Via Pál», per la prima volta rivisitato per una fiction dal regista
Maurizio Zaccaro. A proposito di questa rivisitazione, la quale č
scorretta ed offensiva, esprimo il mio giudizio negativo bocciando il regista
del film e manifesto pienamente la mia rabbia dichiarando - come i ragazzi di
Via Pál contro i ragazzi delle camice rosse… - l'«einstand» al Maurizio Zaccaro
a causa della sua opera televisiva un Falso d'Autore che ha prodotto
letteralmente secondo la sua libera e dannosa interpretazione un’offesa sia
allo stesso scrittore magiaro, sia al senso del suo messaggio, del suo pensiero, del suo ideale, sia al
senso di giustizia e di moralitŕ di tutti noi che siamo figli della Terra
Magiara, di tutti quelli che conoscono l'opera originale! E non credo che la
traduzione utilizzata avesse
tradito quello originale! La libera interpretazione non deve comportare la
falsificazione sistematica, il tradimento dell'originale, tutte cose che mi
hanno lasciato un sapore amaro.
Le ragioni del formidabile
successo di questo libro anche a
distanza di quasi un secolo stanno nella straordinaria attualitŕ dei suoi
contenuti - la mancanza di spazi aperti e di verde nelle grandi cittŕ - e nel
dettato morale di cui č intrisa l'opera, come l'autore stesso dice: «C'č un
codice morale che occorre rispettare a qualunque etŕ, ci sono valori nella vita
che non devono essere rifiutati né avviliti», cioč in parole povere, si tratta
dei valori della lealtŕ, del senso dell'onore, della fede per un ideale, per i
quali l'esile, biondo Nemecsek si sacrificherŕ, poi morirŕ. Ma vedendo questo
film, il messaggio morale sembra zoppicare per colpa della libera
interpretazione del regista!
Potrei anche parlare della
pronuncia sbagliata di alcuni cognomi: quando si ambienta un film in un paese
straniero, tutti i personaggi coinvolti con la produzione devono prepararsi
bene ed imparare anche la pronuncia corretta delle parole straniere!...
Il romanzo cosě termina - che non ha niente a che vedere con il
finale del film televisivo:
«[…] Boka
rimase solo, ma non riuscě a star fermo nella fortezza. Qualche cosa
l'obbligava a muoversi, a camminare. Era giŕ tardi, e dalla chiesa dei frati
giungeva il rintocco triste delle campane.
Scese dalla fortezza e si fermň.
Janó tornava dalla casetta seguito da Hektor tutto scodinzolante. Aspettň che
venisse sopraggiunto da loro.
― Eh! - disse lo slovacco ― Il signorino
non va a casa?
― Sě, ora
vado.
Lo
slovacco sorrise di nuovo:
― A casa
ci sarŕ una buona cena.
― Una
buona cena ― ripeté meccanicamente Boka, e pensň che anche in Via Rákos, nella
casetta del povero sarto due minute persone stavano per mettersi a tavola: il
sarto e sua moglie. E nella camera
erano accese le candele. E sulla sedia era ben posizionato il soprabito del
signor Csetneky con la doppia fila dei bottoni.
Boka gettň un'occhiata
involontaria nella casetta dello slovacco.
Vide appoggiati contro la parete
degli oggetti molto strani. Un disco di latta, di color blu-rosso […], un
treppiedi che reggeva una specie di binocolo di rame. Poi delle assi sottili
dipinte di banco…
― Che cosa sono questi arnesi? ―
domandň Boka.
Janó guardň nella casetta.
― Quelli? Sono del signor
ingegnere.
― Che signor ingegnere?
― Di quel signor architetto.
Il cuore di Boka cominciň a
battere forte.
―Architetto?
Che cosa vuole qui?
Janó, dopo aver tirato una
boccata di fuomo dalla pipa, gli rispose:
―
Costruiranno degli edifici.
― Qui?
― Sě.
Lunedi verranno gli operai, scaveranno il campo… faranno cantina… fondamenta…
― Che
cosa?! ― gridň Boka. ― Qui costruiranno una casa?
― Sě, una
casa ― rispose lo slovacco con
voce indifferente ―, una grande casa a tre piani… il proprietario del campo lo
fa costruire.
Janó entrň nella casetta.
Intorno a Boka parve che tutto
girasse vertiginosamente. Le lacrime adesso gli riempivano gli occhi. Si
affrettň ad andarsene, si mise a correre verso il cancello. Fuggě via da quel
pezzo di terra infedele, che era costato loro tante sofferenze, l'avevano
difesa con tanto eroismo ed ecco
che ora essa li abbandonava, per lasciarsi costruire sul dorso una
"caserma" di inquilini che avrebbero affittato la casa che l'avrebbe
oppressa per sempre. […]»*
* Traduzione © di Melinda Tamás-Tarr
ą
Dichiarazione di guerra.
˛ I PROTAGONISTI DEL
ROMANZO:
I RAGAZZI DELLA VIA PÁL
János Boka - č un ragazzo, ma non
appena apre bocca ci si rende conto di avere a che fare con un ometto: Boka č
una persona saggia. La sua voce profonda, calma, seria, mai ha pronunciato
delle stupidaggini, il suo comportamento non č niente portato a compiere le
solite «ragazzate». I suoi compiti all'interno della compagnia dei ragazzi
della Via Pál, sono di grande responsabilitŕ.
Ernő Nemecsek - č un piccolo ragazzo biondo, fragile,
sempre sottoposto alla volontŕ e ai capricci dei vari generali e comandanti; in
fondo il cuore dell'esercito č lui. La sua č davvero una vitaccia, sempre
sull'attenti, a dire «Signorsě»: sempre e soltanto il suo nome si trova sul
libro delle punizioni. Il tempo perň dimostrerŕ di che cosa capace, il cui
coraggio non č condono a nessun altro, ed č apprezzato anche dai ragazzi delle
«Camicie Rosse».
Dezső Geréb -
č un elemento del gruppo col grado di tenente, stimato anche dal capo di Boka.
Perň divenne traditore per un momento, poi ritorna e verrŕ anche perdonato da
Boka e dagli altri riacquistando la fiducia perduta.
Csónakos - č uno dei piů
grandi fischiatori, a scuola occupa l'ultimo banco, in modo da poter fare piů
tranquillamente i suoi comodi: sbadigliare come un ippopotamo. Fuori di scuola
lo troviamo con due dita in bocca, pronto ad emettere un fischio cosě forte da
sembrare quello di una locomotiva, un vero fischio da carrettiere. Oltretutto č
un bravo soldato, specialmente nel costruire le fortificazioni all'interno del
loro accampamento.
Kolnay e Barabás - due ragazzi che
sono eternamente in conflitto, cane e gatto sempre pronti ad azzuffarsi, a
litigare, anche per le questioni sciocche. Quando perň gli viene imposto di
riappacificarsi, si dimostrano degli ottimi combattenti.
Csele - č un cosiddetto «fighetto» come suol
dire da i ragazzi d'oggi. Il suo pensiero principale č destinato sempre al
vestito che indossa, perché per nessuna ragione al mondo vuole sporcarlo,
perciň evita ogni azione in cui ciň possa accadere. A scuola non porta i libri
interi, ma stacca le pagine che gli servono per la lezione del giorno.
Csengey, Kende, Leszik, Richter, Weisz -
frequentano come i loro compagni la quarta classe del ginnasio all'Istituto
Tecnico del quartiere József, cosa che li impegna ben poco. La loro vera
giornata inizia all'uscita da scuola, quando si trovano nel loro accampamento,
pronti ad usare le lance.
I RAGAZZI DELLE CAMICIE ROSSE
Ferenc Áts -
detto Feri Áts č il capo dell'altro esercito di ragazzi, quello delle Camicie
Rosse. Ha la voglia di lottare e di vincere; ma non per questo non apprezza il
valore dell'avversario e sa punire chi dei suoi si comporta in modo sleale.
I DUE FRATELLI PÁSZTOR -
temibilissimi , fanno da braccio destro a Feri Áts. Sono due tipi con cui
bisogna stare molto attenti, arroganti, prepotenti, smargiassi, pronti a rubare
le biglie a che č piů piccolo e meno vigliacco di loro. I ragazzi della Via Pál
hanno una gran fifa, convinti come sono che i due Pásztor sono talmente forti
che possono facilmente far fuori una decina di loro. Basta fare il loro nome e
sono brividi che corrono lungo la schiena.
Wendauer, Szebenics -
altri componenti di questo gruppo; le loro lance di legno, che portano in cima
una minuscola bandiera rossa, sono molto affilate.
ALTRI PROTAGONISTI
Il professore
- č una persona con una figura alta
rinsecchita, estremamente severo, pare come se fosse il vero tiranno della
classe, invece non č cosě: č un uomo dal cuore d'oro.
Lo slovacco: Janó - č il guardiano
della segheria, scelta dai ragazzi di via Pál come loro campo. Il suo fedele e
forse unico amico č Hektor, un grande cane nero.
Il venditore di dolciumi -
č italiano, staziona col suo caratterino nei paraggi della scuola, posto che
spera di non perdere perché gli garantisce discreti guadagni e gli studenti
qualcosa comprano da lui.
I genitori di Nemecsek - povera
gente, semplice, lui č sarto, la madre č una donnetta magra e bionda; la loro
vita č stata segnata dai dolori e dalle avversitŕ.
Il padre di Geréb - Brutta storia,
essendo il padre di una spia, di un traditore!
Il dottore - entra in scena
quando non c'č piů nulla da fare per il piccolo Nemecsek.
Il signor Csetneky - cliente del
papŕ di Nemecsek.
Mária - domestica di casa Geréb.
Quindi
non c'č traccia di nessun János Gál, di nessuna Júlia, Edit, di nessun signor
Kovács, né esiste nel romanzo il maggiore Boka!!!...
Melinda Tamás-Tarr
4.12.2003
Link:
SPETTACOLI >> CINEMA News n° 2666 05/12/2003 - 4:14:02 PM
SPETTACOLI >> CINEMA News n° 2667 05/12/2003 - 4:16:02 PM
OSSERVATORIO
LETTERARIO
***Ferrara e l'Altrove ***
©
FASCICOLO PRECEDENTE ARCHIVIO-DGL ARCHIVIO-DGL1