OSSERVATORIO LETTERARIO 

*** Ferrara e l'Altrove ***

 

ANNO VIII – NN. 37/38   MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2004   FERRARA

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L'ECO & RIFLESSIONI  ossia   FORUM AUCTORIS

 

27 GENNAIO, GIORNO DELLA MEMORIA:

UNO SPETTACOLO COMMEMORATIVO ALL'ISTITUTO TECNICO «VINCENZO MONTI» DI FERRARA 

 

      Il significato della Giornata della Memoria: non solo celebrazione e ricordo ma anche una riflessione sulle responsabilità italiane nella Shoah e nel riemergere di antisemitismo e razzismo…

   Di che cosa dobbiamo aver memoria in questa Giornata della Memoria? La risposta è apparentemente semplice, ma non così scontata. C'è - ovviamente - un primo livello che vale per tutti i paesi del mondo, o almeno per quelli che hanno deciso di dedicare alla memoria dello sterminio degli ebrei una attenzione non casuale o occasionale. Non è un caso che in tutto il mondo la giornata della Memoria sia stata istituita quasi cinquant'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale: è il segno che al rischio dell'oblio scandito dal passare degli anni andava aggiungendosi un rischio più subdolo, quello della deformazione, della minimizzazione, della negazione.

   Milioni di persone (ebrei soprattutto, ma anche zingari e - in maniera diversa - anche uomini accusati di essere omosessuali) sono state perseguitate, raccolte in campi di prigionia, costrette ad un lavoro schiavistico e scientificamente eliminate in Germania e nei territori occupati dai nazisti. È stato uno sterminio organizzato, deciso ai massimi livelli, affidato ad una macchina militare-industriale destinata a produrre morte. La storia dell'uomo ci ha consegnato altre uccisioni di massa, altre persecuzioni, altri sterminii, tutti orribili e mostruosi ma nella Shoah c'è un elemento proprio che la rende qualcosa di diverso, il paradigma del male assoluto. Questo elemento è costituito dalla totale "gratuità" (perdonate la parola eccessivamente prosaica davanti a tanto umano dolore) di questo sterminio perseguito non in nome di una logica di potenza o di conquista e neppure in un guerra politica o sociale ma in nome del puro e semplice odio. Il nazismo - raccogliendo una tradizione purtroppo millenaria di paura e di discriminazione giunta sino alla persecuzione e all'uccisione - fa dell'antisemitismo uno dei suoi miti fondativi e della cancellazione del popolo ebraico (non parli di razza chi non è razzista, perché le razze semplicemente non esistono neppure se volessimo vedere il problema da un puro punto di vista genetico) uno dei suoi obiettivi.

   Il 27 gennaio del 1945, quando le avanguardie del 62° corpo d'armata sovietico arrivarono ai cancelli di Auschwitz liberando le poche centinaia di prigionieri ormai ridotti a scheletri viventi rimasti nel campo, la realtà dello sterminio apparve agli occhi di tutto il mondo. Ci vollero mesi perché sui giornali dei Paesi liberati dal nazifascismo diventasse chiara la dimensione della Shoah. Ad Auschwitz - solo lì nel più grande complesso di campi di sterminio costruito dai nazisti nella campagna polacca - erano stati uccise tra 1.300.000 e 1.600.000 persone.

 La contabilità esatta di questo eccidio è quasi impossibile: migliaia, decine di migliaia di persone morirono mentre venivano trasportate verso i campi, migliaia perirono lavorando in condizioni di inumana schiavitù, moltissime vennero fucilate. Lo sterminio organizzato nei lager era stato preceduto da mostruosi eccidi nei paesi baltici e in diverse zone dell'Unione Sovietica dove le truppe tedesche - non le SS - avevano compiuto fucilazioni di massa al ritmo di decine di migliaia di esecuzioni al giorno.
   Tutto questo non può essere dimenticato e neppure essere relegato al passato come una «eccezione» irripetibile. La memoria va coltivata al presente.¹

 

 

Significato del «Giorno della Memoria»

 

   La storia del genere umano ha conosciuto innumerevoli eccidi e stermini. Quello attuato in Europa nel Novecento contro gli ebrei differisce dagli altri per le sue caratteristiche di radicalità e scientificità. Mai era accaduto, ad esempio, che persone abitanti nell’isola di Rodi o in Norvegia venissero arrestate per essere deportate in un luogo (Auschwitz) appositamente destinato ad assassinarle con modalità tecnologicamente evolute. Per questo si parla di «unicità» della Shoah; definizione che pertanto costituisce il risultato di una comparazione storica, e non un pregiudiziale rifiuto di essa.

Shoah è un vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione. Esso è sempre più utilizzato per definire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni Trenta al 1945 e in particolar modo nel quadriennio finale, caratterizzato dall’attuazione del progetto di sistematica uccisione dell’intera popolazione ebraica.

Tale progetto venne deciso e concretizzato dal Terzo Reich nel corso della seconda guerra mondiale; venne attuato con la collaborazione parziale o totale dei governi o dei movimenti politici di altri Stati; venne interrotto dalla vittoria militare dell’Alleanza degli Stati antifascisti e dei movimenti di Resistenza. Se invece i vincitori fossero stati la Germania nazista, l’Italia fascista, la Francia di Vichy, la Croazia degli ustascia ecc., non un solo ebreo sarebbe rimasto in vita nei territori controllati da questi.

Ricordarsi di quelle vittime serve a mantenere memoria delle loro esistenze e del perché esse vennero stroncate. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.

Molti Stati hanno istituito un «giorno della memoria». L’Italia lo ha fissato al 27 gennaio: la data in cui nel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Ma la data della Liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoah e la sua fine.

Ovviamente la Shoah fu un evento storico correlato con gli altri avvenimenti storici; per questo la legge italiana indica altri gruppi di persone la cui memoria va mantenuta viva: coloro che, a rischio della propria vita, combatterono il fascismo e il nazismo e coloro che comunque contrastarono lo sterminio e salvarono delle vite.²

 

    La ricorrenza del 27 gennaio, «giorno della memoria», è stata posta al centro dell'attenzione anche delle scuole di tutt'Italia, così anche dell'Istituto Tecnico «Vincenzo Monti» di Ferrara, i cui studenti, con grande senso di responsabilità e consapevolezza, hanno avvertito il bisogno di dedicare alla Shoah una riflessione ampia ed approfondita, non limitata ad un formale momento commemorativo.

    Ho così avuto la fortuna di assistere alla replica dell'interessante rappresentazione fatta in quest'occasione,  il 31 gennaio scorso, dagli alunni  dell'Istituto sopraccitato: proiezione di film e documentari relativi al tema dell'olocausto; una lettura scenica ― sotto la guida dell'ex-alunna Dr.ssa Elena Buccoliero ― a quattro voci sul processo M. Seifert «Scusi Signore, ha conosciuto mio padre?» con sottofondo musicale eseguito sulle tastiere elettroniche dagli stessi studenti il quale ha introdotto lo spettacolo commemorativo. I ragazzi hanno allestito una mostra intitolata «Per non dimenticare», inaugurata il 21 gennaio; ipertesti realizzati dalla classe IV B, al cui interno vi  è  contenuta la stessa inedita intervista al concittadino Ivo Pesaro la quale ha introdotto tutta la rappresentazione.

   Senza togliere niente alla bravura dei ragazzi,  l'effetto sarebbe  stato ancora più forte e più logico, se la lettura scenica avesse concluso «lo spettacolo commemorativo».

   Ecco gli eventi ed i nominativi di tutti gli studenti splendidamente impegnati di questa manifestazione commemorativa di eccellenza:

 

Mostra: Melchioli Federico, Minarelli Marco, Sintoni Luca (che ha assunto anche il ruolo di speaker), Pistani Giulia, Carli Ballola Enrico, Novi Caterina, Curti Luca. Gli alunni frequentano classi diverse.

Ipertesti realizzati dalla classe IV B:

·         «Shoah», (studenti: Ferri Giacomo, Guzzinati Chiara, Landi Ilaria, Vertuani Chiara, Zappaterra Lucia);

·         «Gli Ebrei a Ferrara», (studenti: Bonani Alessandra, Buoso Chiara, Borghi Jessica, Magri Andrea, Soattin Chiara. L'intervista filmata al concittadino Ivo Pesaro, testimone di quegli eventi, curata dal nipote Andrea Magri.)

·         «Il massacro di Ferrara» (studenti Ardondi Beatrice, Giatti Sara, Pedriali Monica, Piva Aguiari Alessandro);

·         «L’eccidio del Castello Estense» (studenti Borrelli Daniele, Fuschini Fabrizio, Schiavina Federico, Zanirati Matteo);

Lettura scenica sul processo a M. Seifert «Scusi Signore, ha conosciuto mio padre?»; lettori: Pinca Cristina, Sgroi Cristina, Nepa Giorgio, Chinaglia Luca, Guerrini Micol; alle tastiere: Mazzanti Giulio e Milan Marco. Gli alunni di questo gruppo frequentano classi diverse.

 

¹ Roberto Roscani: Quello che non dobbiamo dimenticare, Vivasity, Novara, 16 febbraio 2004

² http://www.cdec.it/memoria/27gen.htm#Significato del “Giorno della Memoria”

 

Melinda Tamás-Tarr

 

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