OSSERVATORIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
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L'ECO
& RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS
27 GENNAIO, GIORNO
DELLA MEMORIA:
UNO SPETTACOLO
COMMEMORATIVO ALL'ISTITUTO TECNICO «VINCENZO MONTI» DI FERRARA
Il significato della Giornata della Memoria: non
solo celebrazione e ricordo ma anche una riflessione sulle responsabilità
italiane nella Shoah e nel riemergere di antisemitismo e razzismo…
Di che cosa dobbiamo aver memoria in questa Giornata della
Memoria? La risposta è apparentemente semplice, ma non così scontata. C'è -
ovviamente - un primo livello che vale per tutti i paesi del mondo, o almeno
per quelli che hanno deciso di dedicare alla memoria dello sterminio degli
ebrei una attenzione non casuale o occasionale. Non è un caso che in tutto il
mondo la giornata della Memoria sia stata istituita quasi cinquant'anni dopo la
fine della seconda guerra mondiale: è il segno che al rischio dell'oblio
scandito dal passare degli anni andava aggiungendosi un rischio più subdolo,
quello della deformazione, della minimizzazione, della negazione.
Milioni di persone (ebrei
soprattutto, ma anche zingari e - in maniera diversa - anche uomini accusati di
essere omosessuali) sono state perseguitate, raccolte in campi di prigionia,
costrette ad un lavoro schiavistico e scientificamente eliminate in Germania e
nei territori occupati dai nazisti. È stato uno sterminio organizzato, deciso
ai massimi livelli, affidato ad una macchina militare-industriale destinata a
produrre morte. La storia dell'uomo ci ha consegnato altre uccisioni di massa,
altre persecuzioni, altri sterminii, tutti orribili e mostruosi ma nella Shoah
c'è un elemento proprio che la rende qualcosa di diverso, il paradigma del male
assoluto. Questo elemento è costituito dalla totale "gratuità"
(perdonate la parola eccessivamente prosaica davanti a tanto umano dolore) di
questo sterminio perseguito non in nome di una logica di potenza o di conquista
e neppure in un guerra politica o sociale ma in nome del puro e semplice odio.
Il nazismo - raccogliendo una tradizione purtroppo millenaria di paura e di
discriminazione giunta sino alla persecuzione e all'uccisione - fa dell'antisemitismo
uno dei suoi miti fondativi e della cancellazione del popolo ebraico (non parli
di razza chi non è razzista, perché le razze semplicemente non esistono neppure
se volessimo vedere il problema da un puro punto di vista genetico) uno dei suoi
obiettivi.
Il 27 gennaio del 1945, quando le
avanguardie del 62° corpo d'armata sovietico arrivarono ai cancelli di
Auschwitz liberando le poche centinaia di prigionieri ormai ridotti a scheletri
viventi rimasti nel campo, la realtà dello sterminio apparve agli occhi di
tutto il mondo. Ci vollero mesi perché sui giornali dei Paesi liberati dal
nazifascismo diventasse chiara la dimensione della Shoah. Ad Auschwitz - solo
lì nel più grande complesso di campi di sterminio costruito dai nazisti nella
campagna polacca - erano stati uccise tra 1.300.000 e 1.600.000 persone.
La contabilità esatta di questo eccidio
è quasi impossibile: migliaia, decine di migliaia di persone morirono mentre
venivano trasportate verso i campi, migliaia perirono lavorando in condizioni
di inumana schiavitù, moltissime vennero fucilate. Lo sterminio organizzato nei
lager era stato preceduto da mostruosi eccidi nei paesi baltici e in diverse
zone dell'Unione Sovietica dove le truppe tedesche - non le SS - avevano
compiuto fucilazioni di massa al ritmo di decine di migliaia di esecuzioni al
giorno.
Tutto questo non può essere
dimenticato e neppure essere relegato al passato come una «eccezione»
irripetibile. La memoria va coltivata al presente.¹
La storia del genere umano ha
conosciuto innumerevoli eccidi e stermini. Quello attuato in Europa nel
Novecento contro gli ebrei differisce dagli altri per le sue caratteristiche di
radicalità e scientificità. Mai era accaduto, ad esempio, che persone abitanti
nell’isola di Rodi o in Norvegia venissero arrestate per essere deportate in un
luogo (Auschwitz) appositamente destinato ad assassinarle con modalità
tecnologicamente evolute. Per questo si parla di «unicità» della Shoah;
definizione che pertanto costituisce il risultato di una comparazione storica,
e non un pregiudiziale rifiuto di essa.
Shoah
è un vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione. Esso è sempre più
utilizzato per definire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli
anni Trenta al 1945 e in particolar modo nel quadriennio finale, caratterizzato
dall’attuazione del progetto di sistematica uccisione dell’intera popolazione
ebraica.
Tale
progetto venne deciso e concretizzato dal Terzo Reich nel corso della seconda
guerra mondiale; venne attuato con la collaborazione parziale o totale dei
governi o dei movimenti politici di altri Stati; venne interrotto dalla
vittoria militare dell’Alleanza degli Stati antifascisti e dei movimenti di
Resistenza. Se invece i vincitori fossero stati la Germania nazista, l’Italia
fascista, la Francia di Vichy, la Croazia degli ustascia ecc., non un solo
ebreo sarebbe rimasto in vita nei territori controllati da questi.
Ricordarsi
di quelle vittime serve a mantenere memoria delle loro esistenze e del perché
esse vennero stroncate. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a
costruire il futuro.
Molti
Stati hanno istituito un «giorno della memoria». L’Italia lo ha fissato al 27
gennaio: la data in cui nel 1945 fu liberato il campo di sterminio di
Auschwitz. In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero uccisi nelle
settimane seguenti. Ma la data della Liberazione di quel campo è stata
giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoah e la sua fine.
Ovviamente
la Shoah fu un evento storico correlato con gli altri avvenimenti storici; per
questo la legge italiana indica altri gruppi di persone la cui memoria va
mantenuta viva: coloro che, a rischio della propria vita, combatterono il
fascismo e il nazismo e coloro che comunque contrastarono lo sterminio e
salvarono delle vite.²
La ricorrenza del 27
gennaio, «giorno della memoria», è stata posta al centro dell'attenzione anche
delle scuole di tutt'Italia, così anche dell'Istituto Tecnico «Vincenzo Monti»
di Ferrara, i cui studenti, con grande senso di responsabilità e
consapevolezza, hanno avvertito il bisogno di dedicare alla Shoah una
riflessione ampia ed approfondita, non limitata ad un formale momento
commemorativo.
Ho così avuto la fortuna di
assistere alla replica dell'interessante rappresentazione fatta in
quest'occasione, il 31 gennaio
scorso, dagli alunni dell'Istituto
sopraccitato: proiezione di film e documentari relativi al tema dell'olocausto;
una lettura scenica ― sotto la guida dell'ex-alunna Dr.ssa Elena Buccoliero ― a
quattro voci sul processo M. Seifert «Scusi
Signore, ha conosciuto mio padre?» con sottofondo musicale eseguito
sulle tastiere elettroniche dagli stessi studenti il quale ha introdotto lo spettacolo
commemorativo. I ragazzi hanno allestito una mostra intitolata «Per non
dimenticare», inaugurata il 21 gennaio; ipertesti realizzati dalla classe IV B,
al cui interno vi è contenuta la stessa inedita intervista
al concittadino Ivo Pesaro la quale ha introdotto tutta la rappresentazione.
Senza togliere niente alla
bravura dei ragazzi, l'effetto
sarebbe stato ancora più forte e
più logico, se la lettura scenica avesse concluso «lo spettacolo
commemorativo».
Ecco gli eventi ed i nominativi
di tutti gli studenti splendidamente impegnati di questa manifestazione
commemorativa di eccellenza:
Mostra:
Melchioli Federico, Minarelli Marco, Sintoni Luca (che ha assunto anche il
ruolo di speaker), Pistani Giulia, Carli Ballola Enrico, Novi Caterina, Curti
Luca. Gli alunni frequentano classi diverse.
Ipertesti realizzati dalla classe IV B:
·
«Shoah», (studenti: Ferri Giacomo,
Guzzinati Chiara, Landi Ilaria, Vertuani Chiara, Zappaterra Lucia);
·
«Gli Ebrei a Ferrara», (studenti: Bonani
Alessandra, Buoso Chiara, Borghi Jessica, Magri Andrea, Soattin Chiara.
L'intervista filmata al concittadino Ivo Pesaro, testimone di quegli eventi,
curata dal nipote Andrea Magri.)
·
«Il massacro di Ferrara» (studenti Ardondi Beatrice,
Giatti Sara, Pedriali Monica, Piva Aguiari Alessandro);
·
«L’eccidio del Castello Estense» (studenti Borrelli Daniele,
Fuschini Fabrizio, Schiavina Federico, Zanirati Matteo);
Lettura scenica sul processo a M. Seifert «Scusi
Signore, ha conosciuto mio padre?»; lettori: Pinca Cristina, Sgroi
Cristina, Nepa Giorgio, Chinaglia Luca, Guerrini Micol; alle tastiere: Mazzanti
Giulio e Milan Marco. Gli alunni di questo gruppo frequentano classi diverse.
¹ Roberto Roscani: Quello che non dobbiamo dimenticare,
Vivasity, Novara, 16 febbraio 2004
² http://www.cdec.it/memoria/27gen.htm#Significato
del “Giorno della Memoria”
Melinda Tamás-Tarr
OSSERVATORIO LETTERARIO
***Ferrara e l'Altrove ***
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