OSSERVATORIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
Copertina: La Divina
Commedia di Dante Alighieri/Segni su Giove(incisione sul legno) di Béla Gy. Szabó; Foto dell'incisione
stampata: di Mario De Bartolomeis.
__________________________________________
Recensioni &
Segnalazioni
«HUNGARICA
VARIETAS»
Un viaggio nel
tempo tra Italia e Ungheria attraverso la cronaca d'un convegno.
«Hungarica Varietas. Mediatori culturali tra Italia e
Ungheria»,
a cura di Adriano Papo e Gizella Németh
Edizioni
della Laguna, Mariano del Friuli (Gorizia), 2003,
pp.
192, € 20
Il
volume raccoglie gli atti del convegno di studi «Hungarica Varietas. Mediatori culturali tra Italia e Ungheria»,
che si č tenuto a Udine nei giorni 7-8 novembre 2002. Il convegno, promosso
dalla Facoltŕ di Lingue e Letterature Straniere dell'Universitŕ di Udine e
organizzato dagli stessi Curatori degli atti era stato inserito tra le
manifestazioni della Stagione Culturale Ungherese «Ungheria in primo piano
2002». Vi hanno partecipato storici, magiaristi e italianisti anche di chiara fama
internazionale, provenienti da diverse universitŕ e istituti italiani e
ungheresi. La prolusione (C'altro non č c'al mondo ascender vivo fra gli spirti
eletti) č stata tenuta dal drammaturgo Miklós Hubay, ospite d'onore
della manifestazione.
L'obiettivo precipuo del convegno era quello di portare un contributo
alla promozione e allo sviluppo dei rapporti italo-ungheresi mediante
l'incontro di studiosi d'Italia e d'Ungheria, tutti mediatori culturali tra
questi due paesi.
Il
volume, prefato dal prof. Giovanni Frau, presidente del Consorzio Universitario
di Udine, riporta l'indirizzo di saluto rivolto ai convegnisti dal prof. Győző
Szabó, allora direttore dell'Accademia d'Ungheria in Roma.
Le
relazioni d'argomento storico coprono tutto il millennio d'esistenza dello
stato ungherese, dai tempi di Santo Stefano fino alla rivoluzione del '56. La
figura di Gerardo Sagredo č stata ricordata da Márk Aurél Érszegi (San Gerardo:
mediatore attuale), che ha definito l'abate di San Giorgio Maggiore
appunto 'mediatore attuale' per i meriti insuperabili che ha avuto nella
formazione dello stato ungherese, ma che continua ad avere anche molti secoli
dopo la morte, rendendo sempre attuale il tema dell'appartenenza dello stato
magiaro alla tradizione cristiana europea. Filippo Scolari – scrive Gizella
Németh nel suo saggio Filippo Scolari. Un esempio di condottiero e mecenate
alla corte di Sigismondo di Lussemburgo – non fu soltanto un
valoroso condottiero, un accorto politico e diplomatico, un esperto
amministratore, ma anche e soprattutto un instancabile mecenate e patrono delle
arti. Un personaggio, per dirla con Florio Banfi, che «quasi grida per
suscitare interesse». Il contributo di Adriano Papo (Umanisti e storiografi italiani alle
corti d'Ungheria e di Transilvania) fornisce un quadro generale
delle caratteristiche e della diffusione dell'umanesimo in Ungheria e in
Transilvania dai tempi di Sigismondo di Lussemburgo alla morte del principe
András Báthory. Zsuzsanna Rozsnyói ha illustrato nella sua relazione (Luigi
Ferdinando Marsili e gli Ungheresi. Alcune considerazioni sul Marsili storico)
la figura del conte Ferdinando Marsili, uomo dai vasti e poliedrici interessi,
che abbracciano quasi tutti i campi del sapere scientifico, e che fu piů volte
definito precursore dell'enciclopedismo settecentesco. Con Gábor Erdődy si fa
un salto nell'Ottocento grazie al
suo contributo (L'Italia e il Governo Rivoluzionario Ungherese nel 1848/49)
sui rapporti appunto tra l'Italia e il governo rivoluzionario ungherese nel
periodo critico della guerra d'indipendenza del 1848-49, quasi una cronistoria
degli avvenimenti che si stavano incalzando in Italia e in Ungheria in quei
fatidici anni risorgimentali. Con Pasquale Fornaro si rimane nell'Ottocento: la
sua relazione (L'immagine dell'Italia nell'opera di un garibaldino ungherese: Gusztáv
Frigyesy) č incentrata sulla figura e l'opera di un 'garibaldino
irriducibile', l'ungherese Gusztáv Frigyesy, che fu non solo uno dei piů validi
ufficiali al fianco di Garibaldi ma anche un acuto osservatore della realtŕ politica
italiana nei primi anni del regno sabaudo. Al contrario di Gusztáv Frigyesy, il
viaggiatore italiano Angelo De Gubernatis fu un attento e perspicace
osservatore di quella magiara nell'etŕ dualista – scrive Gianluca Volpi nel suo
saggio L'elogio
del progresso. L'Ungheria negli scritti di Angelo de Gubernatis. Il
De Gubernatis fu testimone dell'incipiente processo di modernizzazione dello
stato magiaro cogliendo gli aspetti piů significativi di un paese in bilico tra
passato e presente, tra tradizione e innovazione, tra nazionalismo e
interculturalitŕ. Giorgio Petracchi (Mediatori culturali in Ungheria negli anni Trenta.
L'istituzione della cattedra di«Storia della civilitŕ italiana» presso
l'Universitŕ di Budapest) si č occupato delle relazioni culturali
italo-magiare negli anni Trenta del Novecento portando l'esempio della
costituzione della cattedra di «Storia della civiltŕ italiana» presso la
Facoltŕ di Filosofia «Péter Pázmány» della regia Universitŕ di Budapest come
strumento per promuovere la penetrazione della lingua e della cultura italiana
in Ungheria e per compensare la prevalenza della lingua e della cultura tedesca
nel paese carpato-danubiano. Il saggio di Alessandro Rosselli, Due
ricezioni del '56 ungherese in Italia: Ungheria 1945-1957 (1957) e Ungheria
1956: necessitŕ di un bilancio (1986), illustra due modi diversi di
percepire in Italia la rivoluzione ungherese del '56 servendosi di due libri,
il primo,«Ungheria 1945-1957» di François Fejt", comunista ungherese
emigrato in Francia fin dagli anni Trenta per motivi politici e razziali,
uscito ancora 'a caldo' nel 1957, il secondo,«Ungheria 1956: necessitŕ di un
bilancio» di autori anonimi ma affiliati al movimento «Lotta Comunista»
dell'estrema sinistra italiana d'allora, uscito invece trent'anni dopo i fatti
ungheresi. Renato Tubaro, infine, mette in evidenza nella sua relazione (Ruolo
dell'Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei nella riaffermazione di
sentimenti patriottici degli ungheresi) il profondo e orgoglioso
senso di appartenenza alla propria nazione che da sempre contraddistingue il
popolo ungherese, le cui manifestazioni di patriottismo furono perň a lungo
represse all'epoca del socialismo reale. Tubaro illustra altresě il ruolo
svolto dall'Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, da
lui presieduto, nella riaffermazione dei sentimenti patriottici del popolo
ungherese. Anna Rossi ha brevemente tracciato nella sua relazione, Istituti,
Consolati e Associazioni quali moderno veicolo di scambio culturale tra Italia
e Ungheria, la storia e le attivitŕ di alcuni istituti 'storici'
ungheresi in Italia, quali l'Istituto Fraknói, l'Accademia d'Ungheria e il
Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese, e ha analizzato il ruolo
istituzionale dei consolati ungheresi in Italia e quello delle associazioni
italo-ungheresi nella promozione dei rapporti culturali tra Italia e Ungheria.
Dalla
storia alla letteratura: Giampaolo Borghello ed Endre Szkárosi sottolineano nel
loro contributo (Arsenio a Budapest. Aspetti della fortuna di Montale in Ungheria)
come il nesso strettissimo fra traduzione e attivitŕ poetica sia una delle
caratteristiche di fondo della letteratura ungherese. I due autori hanno quindi
analizzato la traduzione in ungherese della poesia montaliana Arsenio, tratta
da «Ossi di seppia», soffermandosi sui caratteri della ricerca. Il contributo
di Péter Sárközy (I traduttori fiumani della letteratura ungehrese) fa
risaltare il fatto secondo cui la letteratura ungherese puň vantare rispetto
alle altre letterature straniere un numero considerevole di opere tradotte in
italiano, e che tale primato č senz'altro merito della cittŕ di Fiume, che,
dopo la sua annessione all'Ungheria, divenne un centro primario per la
diffusione della letteratura e della cultura ungherese in Italia (e viceversa
della cultura italiana in Ungheria). Antonio Donato Sciacovelli ha scandagliato
nel suo lavoro (Letteratura italiana in Ungheria: una nuova ondata di traduzioni alla
ricerca di un'affermazione nei primi tre anni del millennio) le
scelte editoriali che hanno portato, in questi ultimi anni, ad un rifiorire
della pubblicazione di opere letterarie italiane in Ungheria. L'italianista
Tibor Szabó tratta invece della fortuna di Dante in Ungheria nel secolo appena
passato, dando nel suo contributo, Aspetti di Dante in Ungheria nel Novecento,
un quadro esaustivo delle traduzioni dei testi danteschi in ungherese e
tratteggiando le interpretazioni scientifiche dell'opera di Dante nella
letteratura e nell'arte ungheresi. Amedeo Di Francesco sottolinea infine la
presenza di temi ungheresi anche nella drammaturgia italiana dell'Ottocento; in
particolare, si č soffermato nella sua relazione, intitolata Un capitolo
della storia ungherese nella drammaturgia di Piero Verňli, sulla
figura dello scrittore romagnolo Piero Verňli, autore della tragedia Andrea
l'Ungaro, che ripercorre le vicende di Andrea d'Angiň, il figlio del
re d'Ungheria Carlo Roberto che morě vittima d'una congiura ordita dalla stessa
moglie e cugina, Giovanna, regina di Napoli, la notte tra il 18 e il 19
settembre 1345.
Dalla
letteratura alla linguistica e alla traduzione: Andrea Csillaghy (Aggiornamenti
sull'ungherese di oggi) ci fa capire come l'ungherese sia
sostanzialmente mutato in quelle che egli ha chiamato le 'fronde' della lingua
dopo il fatidico 1989, con la scomparsa di tutta una serie di moduli e forme,
che ovviamente non č stato possibile rimpiazzare con la 'restaurazione' di
tutta la gerarchia di 'feudale' memoria. Ha altresě dimostrato, con tutta una
serie di accattivanti esempi, come la sensibilitŕ ungherese sia senz'altro
superiore a quella italiana nella prassi del linguaggio quotidiano. Anche il
traduttore commerciale – afferma Katalin Kiss nel suo lavoro Limiti e
responsabilitŕ del traduttore commerciale quale intermediatore linguistico e
culturale – ha ovviamente risentito del clima di cambiamento che si
č instaurato in Ungheria dopo il 1989 e della conseguente apertura all'Europa
comunitaria; egli, perň, proprio per il suo specifico ruolo di 'mediatore
culturale', non deve farsi sorprendere dai rapidi mutamenti socioeconomici, ma
anzi deve cercare di anticipare le nuove esigenze imposte da qualsiasi forma di
stravolgimento culturale.
Infine, nella sua breve relazione su I nuovi architetti dei ponti sociali italo-ungheresi
la sociologa Szilvia Gresina auspica che l'antica saggezza della cultura
italiana contribuisca ad impiantare anche nella giovane democrazia ungherese il
convincimento secondo cui equilibrio, soddisfazione, appagamento, tranquillitŕ
e gioia sono i presupposti per acquisire anche prosperitŕ e bellezza, e quindi
una forma esterna altrettanto armoniosa
come quella interiore.
Gli
Atti sono completati dai testi concernenti due libri presentati al convegno: Ludovico
Gritti. Un principe-mercante del Rinascimento tra Venezia, i Turchi e la Corona
d'Ungheria, di Gizella Németh Papo e Adriano Papo (Edizioni della
Laguna, Mariano del Friuli /Gorizia/ 2002) e Quel treno per Budapest di
Roberto Ruspanti (Rubbettino Editore, Soveria Mannelli /Catanzaro/ 2002). I
Curatori hanno perň ritenuto opportuno chiudere il volume con una breve
recensione di Antonio Donato Sciacovelli delle Cinque letterature oggi, il
libro uscito nel 2002 a cura di Annalisa Cosentino per i tipi della Forum,
Editrice Universitaria Udinese, che raccoglie gli Atti del convegno
internazionale di studi tenutosi l'anno precedente presso l'Universitŕ degli
Studi di Udine e dedicato all'anno europeo delle lingue. La recensione si
limita all'ultima parte del volume, ovviamente quella concernente la
letteratura ungherese curata e prefata da Beatrice Töttössy. L'intenzione dei
Curatori č stata quella di dar voce ad altri magiaristi che non sono potuti
intervenire al convegno sui 'Mediatori culturali' ma che hanno portato
all'incontro udinese del novembre del 2001 significativi contributi sulle nuove
tendenze della letteratura magiara.
Adriano Papo e Gizella Németh
OSSERVATORIO LETTERARIO
***Ferrara e l'Altrove ***
©
FASCICOLO
PRECEDENTE