OSSERVATORIO LETTERARIO 

*** Ferrara e l'Altrove ***

 

ANNO VIII – NN. 37/38   MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2004   FERRARA

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_____________ Profilo d'Autore ___________

   UMBERTO PASQUI

 

   Il 23 novembre scorso è pervenuta una e-mail con il seguente messaggio:

 

«Buongiorno, mi chiamo Lucia e scrivo da Bologna, ho l'occasione di  sfogliare la Vs. rivista presso amici e da qualche numero noto sempre i racconti di Umberto Pasqui.
Rimango incuriosita ed affascinata da ciò che scrive, dalla profondità degli argomenti e dalla particolarità dello stile. In poche parole mi pare uno scrittore geniale, ma di lui non so nulla.

 Come posso reperire informazioni? È possibile, da parte vostra, intervistarlo? È possibile, da parte vostra, pubblicare un quaderno con tutti i racconti suoi pubblicati nella rivista? Non sono l'unica a
pensare che sia davvero un talento, e voi cosa ne dite? Scusate se rubo tempo al vostro lavoro ma sarei curiosa di ricevere una vostra risposta, cordiali saluti, e grazie ancora, LT.»

  

     Spinta da questa richiesta abbiamo deciso di dedicare al giovane Autore la rubrica «Profilo d'Autore» per far conoscere meglio un ns. giovane scrittore di talento ai Lettori dell'«Osservatorio Letterario» e con suo consenso lasciamo anche il suo indirizzo telematico per poter contattarlo…

  Chi è, dunque, Umberto Pasqui? È nato a Bologna nell’agosto del 1978, vive da sempre a Forlì, ha una formazione umanistica, classica e giuridica.

S’interessa di musica e d’arte in generale, è capo scout di ventotto lupetti vivaci.

   Ora lasciamo che egli stesso inizi a parlare di sé, ci presenti, ci racconti della sua penna e della nascita delle sue «creature»:

 

   «Mi hanno sempre detto “sei una buona penna”, non so, forse perché non ho mai avuto nessun diverbio con la lingua scritta e letta, che mi è sempre sembrata come un insieme di mattoncini per costruire un grande gioco fantastico.

Ho quindi sempre goduto di una naturale predisposizione per la forma e la grammatica, da un lato, e per la fantasia e l’immaginazione, dall’altro: saranno eredità del nonno maestro e del nonno pittore?»

 

Quando ha iniziato a scrivere e come? Secondo i quali criteri si mette a scrivere?

 

«Mi sono cimentato, fin dalle scuole medie, nella poesia, che poi ho abbandonato dedicandomi al racconto: a quindici anni completai il primo, tuttora inedito, ma da allora, salvo rarissime eccezioni, tengo sempre a mente dei punti fermi…

 

Quali sarebbero?

 

1. Serenità e curiosità:

un racconto, a mio giudizio, deve rasserenare, oppure stimolare la fantasia, la curiosità (non sempre amo il lieto fine), senza turbare o martoriare chi lo legge con storie d’insopportabile tristezza o noiosità.

2. Profondità e originalità:

Quello che scrivo non è “la vita di tutti i giorni”, personaggi, fatti e luoghi sono come sfumati in una nebbia che circonfonde tutto trasformando il reale in sogno e in sogno in reale. Partendo da ciò che viviamo possiamo diventare o vivere ciò che immaginiamo, e viceversa.

a) nei temi

non intendo descrivere fotograficamente la realtà, perché di essa mi interessa ciò che in genere si sottovaluta, e cioè la sua potenzialità evocativa, la sua suggestione; pertanto mi piace guardare le cose da tante sfaccettature diverse, (a volte faccio parlare oggetti, animali) e mi stuzzica saltellare sul confine tra realtà e immaginazione.

b) nei personaggi

cerco di stare (il più possibile) alla larga dalla banalità e dalla superficialità, perfino i nomi dei miei personaggi sono volutamente ricercati, ben guardandomi, per altro, di essere “originale a tutti i costi”. I protagonisti non sono ben definiti, sono più che altro dei “tipi” che servono all’evoluzione del racconto, spesso si sa poco di loro, raramente potrebbero essere i nostri vicini di casa.

c) nella lingua

non mi sono mai servito di termini non italiani, fatta eccezioni di quelli latini o greci, sperimentando così una lingua incontaminata e originale, a volte aulica, a volte semplice e scarna, a volte inventata, spesso ricca di assonanze, allitterazioni e figure retoriche.

d) nella struttura

sovente i miei racconti sono suddivisi, anziché in capitoli, in “quadranti” per suggerire una divisione utile ad “orientare” il lettore, come se questi avesse in mano una bussola.

3. Musicalità e armonia:

La musica è l’ideale accompagnamento e completamento dei miei scritti.

L’importanza che riveste la musica in ciò che scrivo è essenziale. Il mio grande sogno sarebbe stato quello di diventare un compositore, un operista, perché il linguaggio della musica è veramente universale.

Spesso, quindi, accompagno i miei racconti da versi tratti da opere del Settecento (Mozart, Cimarosa, Paisiello, Piccinni, Salieri…) o da veri e propri suggerimenti musicali.

Così avviene, ad esempio in Saturno e l’Assoluto dove ogni quadrante è fatto iniziare da rime tratti da libretti mozartiani e alcuni nomi (Giunia, Celia, Aufidio, Lucio) discendono dall’opera “Lucio Silla”. Così ne Il Sogno di Tito certi personaggi prendono nome dai caratteri de “La clemenza di Tito” (Tito, Berenice, Vitellia, Sesto) oppure, caso estremo, in Asbesto ove Susanna (altro nome “mozartiano”) parla attraverso rime tratte da libretti operistici.»

 

Che cosa ha pubblicato finora? Ci potrebbe citare qualcosa, magari presentandoci con qualche parola?

 

«Ho pubblicato:

Dentro la Terra, manuale di tecniche scout, primo di una serie di tre.

Il fiore delle idee, raccolta di cinque racconti accomunati da una salita verso l’alto, dalle viscere della terra agli spazi infiniti dell’Universo extrasolare.

L’anabasi inizia dal cuore del nostro pianeta (I racconto: Il Torquato sotterraneo) in cui un prescelto deve innaffiare il fiore delle idee con l’acqua della fonte della fantasia per vincere la banalità che regna sulla terra.

Il lettore non comprende cosa ha in testa il protagonista, né si intende chi sia né cosa faccia: non si sa nulla di lui, ma si scoprirà più avanti che è un “prescelto” anche se sarà compito del lettore delineare ed immaginare questo personaggio, di cui importa soltanto quello che fa, non quello che è.

Torquato sa dove andare e sa cosa fare, deciso si mette a scavare e scopre la porta del mondo sotterraneo: è là che si deve recare.

Infatti sa cosa deve fare, ma non sa perché lo deve fare.

Gli viene spiegato che è il prescelto che deve innaffiare con la fonte della fantasia il fiore delle idee, il cui profumo sulla terra, vinta dal demone della banalità, sta scemando. E così, accompagnato da una grossa lumaca, si avvicina al fiore delle idee e lo innaffia.

Prosegue in una terra mitica e senza tempo (II racconto: Il titano mediocre), breve apologo che racconta di un gigante che si accorge che nella sua vita immortale non ha mai fatto niente di notevole; la storia lo riscatterà.

Da una terra arcaica e ancestrale si passa ad una terra onirica inquietante, (III racconto: Il Porsenna inascoltato), narrata da uno strano personaggio, dove tutto è apparenza e imitazione. Egli racconta di esser stato rapito e condotto in uno strano luogo, in un paese lontano, pieno di specchi.

Questo racconto, dei cinque, è il primo “bidimensionale” che, cioè, rappresenta una doppia dimensione, un’altra, che si mette in relazione con l’attuale. Così qui è la dimensione della narrazione di Porsenna in relazione col mondo di chi ascolta, in “Asbesto” sono due dimensioni che s’incrociano spezzando il racconto in due parti, in “Saturno e l’Assoluto” la seconda dimensione è la meta del viaggio dei protagonisti, è quella che li farà vivere in una nuova vita.

Nel Porsenna l’omonimo personaggio si trova intrappolato a Fumezia, città i cui abitanti sono di fumo, e non di carne, e non riescono ad accogliere un essere così diverso da loro.

Si arriva ad un presente parallelo al nostro, e si ha così una duplicità mondo degli spiriti/mondo degli uomini (IV racconto: Asbesto). Lo scena si apre in un mondo imbiancato dalla neve, e si capisce che non si tratta del nostro, ma di un altro mondo di spiriti, parallelo al nostro in cui Asbesto, uno studente indisciplinato, fa impensierire il padre Pritembesto.

La condotta del ragazzo lo porta a subire una tremenda condanna: l’annichilesilio, che consiste nell’incarnarsi in un essere umano tranquillo e disciplinato per imparare a vivere come lui.

   Asbesto s’impadronisce di Manlio, un pacifico padre di famiglia, la cui vita sarà sconvolta dall’ingresso nel suo corpo dello spirito del ragazzo.

Entrambi, sia Asbesto sia Manlio, otterranno un giovamento dalla “coabitazione”.

Si abbandona l’elemento terra solo nel viaggio extrasolare di Saturno (V racconto: Saturno e l’Assoluto) alla ricerca del punto del profondo cielo in cui si avvera la segreta volontà di ciascuno di noi, libera da ogni condizionamenti.

Il racconto è ambientato nell’anno 22222, tempo in cui molte cose sono cambiate, e la Terra è abitata da pochi abitanti chiamati Lunestri. Uno fra loro, Saturno, decide improvvisamente di partire alla ricerca dell’Assoluto, convinto che la missione si sarebbe compiuta entro breve tempo. Così va volando su una giraffa alata.

Si reca sulla luna, ma l’Assoluto non è lì. Riparte e viene rapito dagli Sberfi, orride genti dello spazio, che lo conducono nel loro mondo. La giraffa alata Saetta fugge e torna sulla Terra: Giunia, allarmata per il ritorno dell’animale, decide di partire anch’ella per salvare l’amico.

Saturno e Giunia si ritrovano nelle terre degli Sberfi e lei lo libera: poco prima di lasciare quei luoghi infelici incontrano Fedina, una ragazza cieca che li invita a cercare entrambi l’Assoluto e gli spiega che, pur nella sua misera situazione, è felice così.

Seguendo il manuale scritto da Urano, padre di Saturno, i due si fermano presso Io, un satellite di Giove dove una maga gli mostra come il manuale non serva più di tanto, perché la ricerca dell’Assoluto dev’essere personale, e che l’Assoluto si trova oltre la Cintura del Centauro, e quindi oltre il Sistema Solare.

Dopo una pausa sul satellite Caronte i due ripartiranno alla volta della Cintura del Centauro. Vedono due luci molto forti, pensano che quello sia l’Assoluto, ma preferiscono raggiungere un pianetino non distante, su cui si distende un’enorme fortezza bianca.

È la dimora di Raniero Fortepensiero, signore del castello della vita. Il ruolo del guerriero è quello di combattere la morte, che oltre la Cintura del Centauro non è mai arrivata, pertanto oltre il Sistema Solare tutto è eterno. Colloquiando con gli ospiti si convince che sono degni di raggiungere l’Assoluto, il cui ingresso è proprio lì, in una delle sue stanze.

E così la coppia raggiunge la meta.

L’Odoacre sconosciuto, racconto di un viaggio verso la conoscenza di se stesso e delle proprie potenzialità di un uomo sottostimato accompagnato da Livia, una ragazza, Caracalla, un gheppio, e Domitilla, una bambina. Un viaggio lungo e complesso, con tanti incontri, diverse isole, nuove storie…

Il barone della nebbia in cui un mercante d’arte racconta una sua tragica vicenda, legata a quadri inquietanti, una coppia di nobili misteriosi, e rebus arcani.

Il sogno di Tito: i sogni si realizzano per ineluttabile destino o perché noi ne siamo complici? Il racconto narra di un sogno che diventa realtà e, a poco a poco, la realtà diventa simile a un sogno.

Prima la musica poi le parole: raccolta di brevi favolette scritte di getto all’ascolto di alcuni brani di Mozart.

Altri racconti e raccontini…»

 

Ecco una curiosa vetrina di incipit… Ecco come iniziano alcuni racconti di Umberto Pasqui, così, giusto per darne un assaggio…

 

«Odoacre, metti i fiori per bene, lo sai che devi dividere i crisantemi gialli in tre mazzetti e disporli verso l’esterno mentre i garofani rossi vanno inseriti al centro del vaso?»

(L’Odoacre sconosciuto, Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2002)

 

«Il sole stava per spuntare su quella terra di fuoco, là ad oriente il lago riarso riluceva la luce rossastra dell’astro più vicino.»

(Il Torquato sotterraneo, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)

 

«Tra le cime scolpite dalle intemperie e solcate dalle rughe del tempo viveva, in una grotta profonda ed inaccessibile, l’ultimo titano, chiamato Mesobio.»

(Il titano mediocre, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)

 

«Per la città, in una sera brumosa e fredda, si ascoltava una voce che rompeva il silenzio della nebbia: “Venite, venite qua, ho una storia da raccontarvi!”»

(Il Porsenna inascoltato, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)

 

«Il cielo era bianchissimo e luminoso come un muro appena imbiancato quando, con grande sorpresa di tutti, cadde la prima neve fioccando leggera e discreta, silenziosa e affascinante.»

(Asbesto, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)

 

«Un temporale estivo irruppe fragoroso ed improvviso sulla pianura circostante il castello di Lissacina, e le rocce bianche come i denti del drago rilucevano bagnate, il grande deserto di pietre non lontano faceva risuonare un crepitio assordante, come di gragnola che cade sul vetro, ed i prati del Conte Saturno assorbivano a poco a poco l’acqua piovuta dal cielo.»

(Saturno e l’Assoluto, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)

 

«Alla signora Alceste piacciono molto i quadri di Kepulz, prova per le sue opere una vera e propria mania: deve comprarne almeno uno a bimestre, altrimenti si sente male, sragiona, o comincia a bere in guisa licenziosa.»

(«Il barone della nebbia», Edizione O.L.F.A., Ferrara, 2002 c/o Osservatorio Letterario)

 

«Tito non avrebbe mai pensato che quel luogo era così grande.»

(«Il sogno di Tito», Edizione O.L.F.A., Ferrara, 2002 - c/o Osservatorio Letterario)

 

«Una zanzara – anzi due – ronzavano nella stanza senza dar tregua al loro volo fastidioso.»

(«Il prigioniero di se stesso», Osservatorio Letterario nn. 33/34, Edizione O.L.F.A., Ferrara 2003)

 

«Io sono una pietra che vive in mezzo a un torrente di montagna, le cui acque fresche e vorticose mi accarezzano.»

(«La pietra nel torrente», Osservatorio Letterario nn. 35/36, O.L.F.A., Ferrara 2003)

 

«Guardando il cielo in una notte di giugno, quando la prepotente luce solstiziale si è dissipata del tutto lasciando spazio alle stelle brillanti sospese in una coperta di tenebre, la nostra vista non è in grado di scorgere un piccolissimo particolare del Firmamento.»

(Derelitto, Club n.82/83, Latina, 2001)

 

Ringrazio Umberto Pasqui per la Sua cortesia di aver parlato della sua attività letteraria. Questa presentazione per la rubrica «Profilo d'Autore»  veramente non è stata una impresa facile, dato che l'Autore  è  di poche parole, non gradisce di parlare di sé stesso. Anzi di lui ci dicono piuttosto i suoi racconti…

Per commenti, domande, chiarimenti, contatti ecco l’ e-mail dell'Autore:

mailto:umbopasqui@supereva.it

 

Ora riportiamo un'essenziale bibliografia delle sue pubblicazioni a cui fra breve s'aggiungerà un altro volumetto per i tipi dell'Edizione O.L.F.A.:

 

BIBLIOGRAFIA:

L’Autore ha pubblicato:

-          Dentro la Terra (pagg. 96), Nuova Fiordaliso, Roma 2000

-          Il fiore delle idee (pagg.107), Di Salvo, Napoli, 2000

-          Il barone della nebbia (pagg.22), O.L.F.A., Ferrara, 2002

-          L’Odoacre sconosciuto (pagg.83), Prospettiva, Civitavecchia, 2002

-          Il sogno di Tito (pagg.28), O.L.F.A., Ferrara, 2002

-          Prima la musica, poi le parole (pagg. 24), O.L.F.A., Ferrara, 2003)

Altri racconti pubblicati presso riviste o antologie:

-          Derelitto (Club– Numero 82/83 – settembre/ottobre 2001)

-          La prosopopea degli elementi (Antologia “Dalla lirica alla prosa”, pagg. 259-314, O.L.F.A., Ferrara, 2001)

-          Lo specchio pensieroso (Osservatorio Letterario – Numero 29/30 – Novembre –2002)

-          Il paguro poeta (Osservatorio Letterario – Numero 31/32 – Marzo – 2003)

-          Il prigioniero di se stesso (Osservatorio Letterario – Numero 33/34 – Luglio – 2003)

-          La pietra nel torrente (Osservatorio Letterario –Numero 35/36 – Novembre – 2003)

Articoli di vari argomenti su diversi periodici.

 

 

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