OSSERVATORIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
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_____________ Profilo d'Autore ___________
UMBERTO PASQUI
Il 23 novembre scorso è pervenuta
una e-mail con il seguente messaggio:
«Buongiorno, mi chiamo Lucia e scrivo da
Bologna, ho l'occasione di
sfogliare la Vs. rivista presso amici e da qualche numero noto sempre i
racconti di Umberto Pasqui.
Rimango incuriosita ed affascinata da ciò che scrive, dalla profondità degli
argomenti e dalla particolarità dello stile. In poche parole mi pare uno
scrittore geniale, ma di lui non so nulla.
Come posso reperire informazioni? È possibile, da parte
vostra, intervistarlo? È possibile, da parte vostra, pubblicare un quaderno con
tutti i racconti suoi pubblicati nella rivista? Non sono l'unica a
pensare che sia davvero un talento, e voi cosa ne dite? Scusate se rubo tempo
al vostro lavoro ma sarei curiosa di ricevere una vostra risposta, cordiali
saluti, e grazie ancora, LT.»
Spinta da questa richiesta abbiamo deciso di
dedicare al giovane Autore la rubrica «Profilo d'Autore» per far conoscere
meglio un ns. giovane scrittore di talento ai Lettori dell'«Osservatorio
Letterario» e con suo consenso lasciamo anche il suo indirizzo telematico per
poter contattarlo…
Chi è, dunque, Umberto Pasqui? È nato a
Bologna nell’agosto del 1978, vive da sempre a Forlì, ha una formazione
umanistica, classica e giuridica.
S’interessa
di musica e d’arte in generale, è capo scout di ventotto lupetti vivaci.
Ora lasciamo che egli stesso
inizi a parlare di sé, ci presenti, ci racconti della sua penna e della nascita
delle sue «creature»:
«Mi hanno
sempre detto “sei una buona penna”, non so, forse perché non ho mai avuto
nessun diverbio con la lingua scritta e letta, che mi è sempre sembrata come un
insieme di mattoncini per costruire un grande gioco fantastico.
Ho quindi sempre goduto di una naturale predisposizione per la
forma e la grammatica, da un lato, e per la fantasia e l’immaginazione,
dall’altro: saranno eredità del nonno maestro e del nonno pittore?»
Quando ha
iniziato a scrivere e come? Secondo i quali criteri si mette a scrivere?
«Mi sono cimentato, fin dalle scuole medie, nella poesia, che poi
ho abbandonato dedicandomi al racconto: a quindici anni completai il primo,
tuttora inedito, ma da allora, salvo rarissime eccezioni, tengo sempre a mente
dei punti fermi…
Quali sarebbero?
1. Serenità e
curiosità:
un racconto, a mio giudizio, deve rasserenare, oppure stimolare
la fantasia, la curiosità (non sempre amo il lieto fine), senza turbare o
martoriare chi lo legge con storie d’insopportabile tristezza o noiosità.
2. Profondità e originalità:
Quello che scrivo non è “la vita di tutti i giorni”, personaggi,
fatti e luoghi sono come sfumati in una nebbia che circonfonde tutto
trasformando il reale in sogno e in sogno in reale. Partendo da ciò che viviamo
possiamo diventare o vivere ciò che immaginiamo, e viceversa.
a) nei temi
non intendo descrivere fotograficamente la realtà, perché di essa
mi interessa ciò che in genere si sottovaluta, e cioè la sua potenzialità
evocativa, la sua suggestione; pertanto mi piace guardare le cose da tante
sfaccettature diverse, (a volte faccio parlare oggetti, animali) e mi stuzzica
saltellare sul confine tra realtà e immaginazione.
b) nei personaggi
cerco di stare (il più possibile) alla larga dalla banalità e
dalla superficialità, perfino i nomi dei miei personaggi sono volutamente
ricercati, ben guardandomi, per altro, di essere “originale a tutti i costi”. I
protagonisti non sono ben definiti, sono più che altro dei “tipi” che servono
all’evoluzione del racconto, spesso si sa poco di loro, raramente potrebbero
essere i nostri vicini di casa.
c) nella lingua
non mi sono mai servito di termini non italiani, fatta eccezioni
di quelli latini o greci, sperimentando così una lingua incontaminata e
originale, a volte aulica, a volte semplice e scarna, a volte inventata, spesso
ricca di assonanze, allitterazioni e figure retoriche.
d) nella struttura
sovente i miei racconti sono suddivisi, anziché in capitoli, in
“quadranti” per suggerire una divisione utile ad “orientare” il lettore, come
se questi avesse in mano una bussola.
3. Musicalità e
armonia:
La musica è l’ideale accompagnamento e completamento dei miei
scritti.
L’importanza che riveste la musica in ciò che scrivo è
essenziale. Il mio grande sogno sarebbe stato quello di diventare un
compositore, un operista, perché il linguaggio della musica è veramente
universale.
Spesso, quindi, accompagno i miei racconti da versi tratti da
opere del Settecento (Mozart, Cimarosa, Paisiello, Piccinni, Salieri…) o da
veri e propri suggerimenti musicali.
Così avviene, ad esempio in Saturno
e l’Assoluto dove ogni quadrante è fatto iniziare da rime tratti da
libretti mozartiani e alcuni nomi (Giunia, Celia, Aufidio, Lucio) discendono
dall’opera “Lucio Silla”. Così ne Il Sogno
di Tito certi personaggi prendono nome dai caratteri de “La clemenza
di Tito” (Tito, Berenice, Vitellia, Sesto) oppure, caso estremo, in Asbesto ove Susanna (altro nome
“mozartiano”) parla attraverso rime tratte da libretti operistici.»
Che cosa
ha pubblicato finora? Ci potrebbe citare qualcosa, magari presentandoci con
qualche parola?
«Ho pubblicato:
Dentro la Terra, manuale di tecniche scout, primo di
una serie di tre.
Il fiore delle idee, raccolta
di cinque racconti accomunati da una salita verso l’alto, dalle viscere della terra
agli spazi infiniti dell’Universo extrasolare.
L’anabasi inizia dal cuore del nostro pianeta (I racconto: Il
Torquato sotterraneo)
in cui un prescelto deve innaffiare il fiore delle idee con l’acqua della fonte
della fantasia per vincere la banalità che regna sulla terra.
Il lettore non comprende cosa ha in testa il protagonista, né si
intende chi sia né cosa faccia: non si sa nulla di lui, ma si scoprirà più
avanti che è un “prescelto” anche se sarà compito del lettore delineare ed
immaginare questo personaggio, di cui importa soltanto quello che fa, non
quello che è.
Torquato sa dove andare e sa cosa fare, deciso si mette a scavare
e scopre la porta del mondo sotterraneo: è là che si deve recare.
Infatti sa cosa deve fare, ma non sa perché lo deve fare.
Gli viene spiegato che è il prescelto che deve innaffiare con la
fonte della fantasia il fiore delle idee, il cui profumo sulla terra, vinta dal
demone della banalità, sta scemando. E così, accompagnato da una grossa lumaca,
si avvicina al fiore delle idee e lo innaffia.
Prosegue in una terra mitica e senza tempo (II racconto: Il titano mediocre), breve apologo che racconta di
un gigante che si accorge che nella sua vita immortale non ha mai fatto niente
di notevole; la storia lo riscatterà.
Da una terra arcaica e ancestrale si passa ad una terra onirica
inquietante, (III racconto: Il Porsenna inascoltato),
narrata da uno strano personaggio, dove tutto è apparenza e imitazione. Egli
racconta di esser stato rapito e condotto in uno strano luogo, in un paese
lontano, pieno di specchi.
Questo racconto, dei cinque, è il primo “bidimensionale” che,
cioè, rappresenta una doppia dimensione, un’altra, che si mette in relazione
con l’attuale. Così qui è la dimensione della narrazione di Porsenna in relazione
col mondo di chi ascolta, in “Asbesto” sono due dimensioni che s’incrociano
spezzando il racconto in due parti, in “Saturno e l’Assoluto” la seconda
dimensione è la meta del viaggio dei protagonisti, è quella che li farà vivere
in una nuova vita.
Nel Porsenna
l’omonimo personaggio si trova intrappolato a Fumezia, città i cui abitanti
sono di fumo, e non di carne, e non riescono ad accogliere un essere così
diverso da loro.
Si arriva ad un presente parallelo al nostro, e si ha così una
duplicità mondo degli spiriti/mondo degli uomini (IV racconto: Asbesto).
Lo scena si apre in un mondo imbiancato dalla neve, e si capisce che non si
tratta del nostro, ma di un altro mondo di spiriti, parallelo al nostro in cui
Asbesto, uno studente indisciplinato, fa impensierire il padre Pritembesto.
La condotta del ragazzo lo porta a subire una tremenda condanna:
l’annichilesilio, che consiste nell’incarnarsi in un essere umano tranquillo e
disciplinato per imparare a vivere come lui.
Asbesto
s’impadronisce di Manlio, un pacifico padre di famiglia, la cui vita sarà
sconvolta dall’ingresso nel suo corpo dello spirito del ragazzo.
Entrambi, sia Asbesto sia Manlio, otterranno un giovamento dalla
“coabitazione”.
Si abbandona l’elemento terra solo nel viaggio extrasolare di
Saturno (V racconto: Saturno e l’Assoluto) alla ricerca del punto
del profondo cielo in cui si avvera la segreta volontà di ciascuno di noi,
libera da ogni condizionamenti.
Il racconto è ambientato nell’anno 22222, tempo in cui molte cose
sono cambiate, e la Terra è abitata da pochi abitanti chiamati Lunestri. Uno
fra loro, Saturno, decide improvvisamente di partire alla ricerca
dell’Assoluto, convinto che la missione si sarebbe compiuta entro breve tempo.
Così va volando su una giraffa alata.
Si reca sulla luna, ma l’Assoluto non è lì. Riparte e viene
rapito dagli Sberfi, orride genti dello spazio, che lo conducono nel loro
mondo. La giraffa alata Saetta fugge e torna sulla Terra: Giunia, allarmata per
il ritorno dell’animale, decide di partire anch’ella per salvare l’amico.
Saturno e Giunia si ritrovano nelle terre degli Sberfi e lei lo
libera: poco prima di lasciare quei luoghi infelici incontrano Fedina, una
ragazza cieca che li invita a cercare entrambi l’Assoluto e gli spiega che, pur
nella sua misera situazione, è felice così.
Seguendo il manuale scritto da Urano, padre di Saturno, i due si
fermano presso Io, un satellite di Giove dove una maga gli mostra come il
manuale non serva più di tanto, perché la ricerca dell’Assoluto dev’essere
personale, e che l’Assoluto si trova oltre la Cintura del Centauro, e quindi
oltre il Sistema Solare.
Dopo una pausa sul satellite Caronte i due ripartiranno alla
volta della Cintura del Centauro. Vedono due luci molto forti, pensano che
quello sia l’Assoluto, ma preferiscono raggiungere un pianetino non distante,
su cui si distende un’enorme fortezza bianca.
È la dimora di Raniero Fortepensiero, signore del castello della
vita. Il ruolo del guerriero è quello di combattere la morte, che oltre la
Cintura del Centauro non è mai arrivata, pertanto oltre il Sistema Solare tutto
è eterno. Colloquiando con gli ospiti si convince che sono degni di raggiungere
l’Assoluto, il cui ingresso è proprio lì, in una delle sue stanze.
E così la coppia raggiunge la meta.
L’Odoacre sconosciuto, racconto di un viaggio verso la
conoscenza di se stesso e delle proprie potenzialità di un uomo sottostimato
accompagnato da Livia, una ragazza, Caracalla, un gheppio, e Domitilla, una
bambina. Un viaggio lungo e complesso, con tanti incontri, diverse isole, nuove
storie…
Il barone della nebbia in cui un mercante d’arte racconta una
sua tragica vicenda, legata a quadri inquietanti, una coppia di nobili
misteriosi, e rebus arcani.
Il sogno di Tito: i sogni si realizzano per
ineluttabile destino o perché noi ne siamo complici? Il racconto narra di un
sogno che diventa realtà e, a poco a poco, la realtà diventa simile a un sogno.
Prima la musica poi le parole:
raccolta di brevi favolette scritte di getto all’ascolto di alcuni brani di
Mozart.
Altri racconti e raccontini…»
«Odoacre,
metti i fiori per bene, lo sai che devi dividere i crisantemi gialli in tre
mazzetti e disporli verso l’esterno mentre i garofani rossi vanno inseriti al
centro del vaso?»
(L’Odoacre sconosciuto, Prospettiva editrice,
Civitavecchia, 2002)
«Il
sole stava per spuntare su quella terra di fuoco, là ad oriente il lago riarso
riluceva la luce rossastra dell’astro più vicino.»
(Il Torquato sotterraneo, ne «Il fiore delle
idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)
«Tra
le cime scolpite dalle intemperie e solcate dalle rughe del tempo viveva, in
una grotta profonda ed inaccessibile, l’ultimo titano, chiamato Mesobio.»
(Il titano mediocre, ne «Il fiore delle idee»,
Di Salvo editore, Napoli, 2000)
«Per la città, in una sera brumosa e fredda, si ascoltava una
voce che rompeva il silenzio della nebbia: “Venite, venite qua, ho una storia
da raccontarvi!”»
(Il Porsenna inascoltato, ne «Il fiore delle
idee», Di Salvo editore, Napoli, 2000)
«Il cielo era bianchissimo e luminoso come un muro appena
imbiancato quando, con grande sorpresa di tutti, cadde la prima neve fioccando
leggera e discreta, silenziosa e affascinante.»
(Asbesto, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo
editore, Napoli, 2000)
«Un
temporale estivo irruppe fragoroso ed improvviso sulla pianura circostante il castello
di Lissacina, e le rocce bianche come i denti del drago rilucevano bagnate, il
grande deserto di pietre non lontano faceva risuonare un crepitio assordante,
come di gragnola che cade sul vetro, ed i prati del Conte Saturno assorbivano a
poco a poco l’acqua piovuta dal cielo.»
(Saturno e l’Assoluto, ne «Il fiore delle idee», Di Salvo
editore, Napoli, 2000)
«Alla
signora Alceste piacciono molto i quadri di Kepulz, prova per le sue opere una
vera e propria mania: deve comprarne almeno uno a bimestre, altrimenti si sente
male, sragiona, o comincia a bere in guisa licenziosa.»
(«Il barone della nebbia», Edizione O.L.F.A., Ferrara,
2002 c/o Osservatorio Letterario)
«Tito
non avrebbe mai pensato che quel luogo era così grande.»
(«Il sogno di Tito», Edizione O.L.F.A., Ferrara, 2002 - c/o
Osservatorio Letterario)
«Una
zanzara – anzi due – ronzavano nella stanza senza dar tregua al loro volo
fastidioso.»
(«Il prigioniero di se stesso», Osservatorio Letterario nn.
33/34, Edizione O.L.F.A., Ferrara 2003)
«Io
sono una pietra che vive in mezzo a un torrente di montagna, le cui acque
fresche e vorticose mi accarezzano.»
(«La pietra nel torrente», Osservatorio Letterario nn.
35/36, O.L.F.A., Ferrara 2003)
«Guardando
il cielo in una notte di giugno, quando la prepotente luce solstiziale si è
dissipata del tutto lasciando spazio alle stelle brillanti sospese in una
coperta di tenebre, la nostra vista non è in grado di scorgere un piccolissimo
particolare del Firmamento.»
(Derelitto, Club n.82/83, Latina, 2001)
Ringrazio
Umberto Pasqui per la Sua cortesia di aver parlato della sua attività
letteraria. Questa presentazione per la rubrica «Profilo d'Autore» veramente non è stata una impresa
facile, dato che l'Autore è di poche parole, non gradisce di
parlare di sé stesso. Anzi di lui ci dicono piuttosto i suoi racconti…
Per
commenti, domande, chiarimenti, contatti ecco l’ e-mail dell'Autore:
Ora
riportiamo un'essenziale bibliografia delle sue pubblicazioni a cui fra breve
s'aggiungerà un altro volumetto per i tipi dell'Edizione
O.L.F.A.:
BIBLIOGRAFIA:
L’Autore ha pubblicato:
-
Dentro la Terra (pagg. 96), Nuova Fiordaliso, Roma 2000
-
Il fiore delle idee (pagg.107), Di Salvo, Napoli, 2000
-
Il barone della nebbia (pagg.22), O.L.F.A., Ferrara, 2002
-
L’Odoacre sconosciuto (pagg.83), Prospettiva, Civitavecchia, 2002
-
Il sogno di Tito (pagg.28), O.L.F.A., Ferrara, 2002
-
Prima la musica, poi le parole (pagg. 24), O.L.F.A., Ferrara, 2003)
Altri racconti pubblicati presso riviste o antologie:
-
Derelitto (Club–
Numero 82/83 – settembre/ottobre 2001)
-
La prosopopea degli elementi (Antologia “Dalla lirica alla prosa”, pagg.
259-314, O.L.F.A., Ferrara, 2001)
-
Lo specchio pensieroso (Osservatorio
Letterario – Numero 29/30 – Novembre –2002)
-
Il paguro poeta (Osservatorio
Letterario – Numero 31/32 – Marzo – 2003)
-
Il prigioniero di se stesso (Osservatorio
Letterario – Numero 33/34 – Luglio – 2003)
-
La pietra nel torrente (Osservatorio
Letterario –Numero 35/36 – Novembre – 2003)
Articoli di vari argomenti su diversi
periodici.
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