Insulti,
minacce, disprezzo: parla il governo
di Marcella Ciarnelli
Editti, minacce, attacchi indiscriminati. Mentre Silvio
Berlusconi sceglie la linea del silenzio i suoi ministri si lasciano
andare a parole in libertà. Probabilmente un gioco di squadra
studiato per spianare la strada al ritorno in grande stile del
premier sulla scena politica. Forse non ci sarà l’autunno
“caldo” che molti prevedono, dati di fatto alla mano, e che con
la consueta sicurezza il ministro Tremonti esclude. Ma quella che si
va concludendo è stata sicuramente un’estate calda. Non dal punto
di vista meteorologico. Che è cosa normale. Ma da quello dell’uso
dell’offesa come strumento di confronto politico. Che è cosa poco
nobile in una democrazia che si rispetti. I numeri su cui il governo
può contare avrebbero dovuto avere come conseguenza una tranquillità
che invece i ministri di centrodestra stanno mostrando di non avere.
La tanto sbandierata sicurezza evidentemente è frutto di mediazioni
che fanno tendere i nervi. E, quindi, per allentarli cosa c’è di
meglio che attaccare l’opposizione in uno stile da «destra
thatcheriana e aggressiva» come l’ha definito ieri Piero Fassino,
candidato alla segreteria dei Ds.
L’uscita più vistosa di questa estate di attacco e di governo è
stata quella di Giulio Tremonti, il superministro dell’Economia,
che ha dato vita ad un grande show davanti all’amica platea dei
giovani di Comunione e Liberazione. Con la consueta spocchia ha
fornito giudizi e ricette infallibili (dal suo punto di vista).
Sergio Cofferati è «l’archetipo del nuovo reazionario»;
Giuliano Amato «ha una vocazione organica alla bugia» riferendosi
al buco nei conti pubblici che il ministro, dopo averlo strombazzato
a mezzo di tv a metà luglio, continua ad evocare nonostante le più
autorevoli smentite compresa quella del Fondo Monetario scritta in
inglese, lingua a lui molto cara e che appena può preferisce
all’italiano. E che, ha sibilato, Eugenio Scalfari «dovrebbe
farsi tradurre da Rutelli che l’inglese lo conosce bene»
guadagnandosi, a stretto giro, la lapidaria replica del fondatore di
“Repubblica”. Massimo D’Alema e Luciano Violante sono «gli
esattori fiscali di una Tobin tax di centrosinistra». E Vincenzo
Visco, se interrogato in commissione Finanze,non saprebbe, a suo
avviso «spiegare nemmeno un comma dei suoi provvedimenti fiscali».
Il tutto condito con alcune delle sue previsioni. Per cui la
stagione che verrà porterà «ad un nuovo miracolo economico»
grazie all’operato dell’esecutivo di cui fa parte, che è
guidato, da un politico-manager che con i miracoli ha sempre detto
di avere una grande dimestichezza. Fino ad ora, in particolare,
quelli che riguardano da vicino le faccende private sue e dei suoi
amici.
Voglia di rissa. Di sfida. Un modo di affrontare la dialettica con
l’opposizione che lascia poco spazio al dialogo. Che pure in certe
occasioni, a cominciare dal clima di tensione dopo l’attentato di
Venezia, il premier ha per primo auspicato cercando di creare un
clima bipartisan, almeno su questioni rilevanti come la stabilità
del Paese. Creandosi, però, non pochi problemi all’interno della
coalizione, a cominciare dai rapporti con Umberto Bossi che ha
liquidato qualunque prova di dialogo con un concetto lapidario e
poco democratico: «Chi ha perso le elezioni sa che non vincerà più
e le prova tutte». O con Maurizio Gasparri per cui: «Era comunista
Violante, lo sono le Br, lo sono forse quelli che mettono le bombe».
Solo che poi è stato clamorosamente smentito. Mentre il ministro di
Grazia e Giustizia, Roberto Castelli ha scelto di puntare il dito. E
mette in guardia: «C’è qualche cattivo maestro che ci vuole
condizionare con i moti di piazza»
Anche Letizia Moratti si è presentata a Rimini dimenticando il
distacco e la freddezza necessari a chi ha vissuto da sempre nel
mondo degli affari. La politica è un’altra cosa. E, quindi, giù
a colpi di machete, sulla scuola pubblica per aprire spazi sempre più
ampi agli istituti privati. E sulla riforma degli esami di maturità
che, a distanza di soli tre anni, lei vuole un’altra volta
modificare. Come se fare tabula rasa del passato fosse l’unico
modo per innovare.
Dietro le esternazioni dei suoi ministri si intravede la linea guida
segnata da Berlusconi, molto prima che cominciasse il caldo
d’agosto con le evidenti conseguenze. Il premier del «c’è chi
rema contro di noi» che attaccava «l’opposizione che non ci vuol
fare lavorare» è tutto nelle parole sentite quest’estate. È la
conseguenza di quell’insistenza del presidente del Consiglio,
subito dopo i fatti di Genova, sull’eventualità che «dietro il
movimento che abbiamo visto ci sia una forma di comunismo che era
uscito dalla porta e ora rischia di rientrare dalla finestra».
Seguito a ruota dal ministro dell’Interno, Claudio Scajola, che
non ha esitato a puntare il dito su una sinistra «che deve meno
giocare sugli equivoci» poiché «la gestione dell’ordine
pubblico e della sicurezza non sono compiti che spettano solo al
governo». Secondo una logica della distribuzione delle
responsabilità in modo da averne di meno, per cui non potendo più
dire che le colpe di quanto accaduto erano del passato governo,
arrivati al punto in cui si era meglio tirar tutti dentro.
Sulla strada dell’esternazione si è avviato a gran velocità
anche il ministro Lunardi, sostenitore dei 160 all’ora in
autostrada, che si son andati a scontrare con il tragico bilancio di
morti anche dell’esodo di quest’anno. E che, per il momento, è
stato accantonato. Anche lui è andato a sbattere. Sul muro della
coscienza antimafia del paese e di chi ha pagato con la vita dei
propri cari un’antica militanza. «Mafia e camorra ci sono sempre
state e sempre ci saranno» ha detto il ministro. «Dovremo
convivere con questa realtà» ha azzardato per poi rimangiarsi
velocemente le parole ma non la sostanza di quanto affermato sotto
il peso della lettera aperta che la moglie di Libero Grassi ha
scritto al presidente Ciampi e le parole della sorella di Giovanni
Falcone.
Parole in libertà. Tante. Nessuna, però, su quella questione che
pure il candidato premier Silvio Berlusconi aveva promesso di
risolvere appena arrivato a Palazzo Chigi. Ricordate il conflitto
d’interessi? Evidentemente non è un argomento estivo. Ma è di
quelli che le ferie le può rovinare.
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