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MARIA SS. AUSILIATRICE

 "LA BUONA PASTORA"

DI SAN GIOVANNI BOSCO

Abside della Chiesa di S. Giovanni Bosco, in via Sampolo, a Palermo, che rappresenta la quasi totalità dei Santi della Famiglia Salesiana

da sinistra sotto la Basilica di Maria Ausiliatrice: ven. Andrea Beltrami, b. Laura Vicunha, S.  Maria Domenica Mazzarello, b. Filippo Rinaldi, b. Michele Rua, b. Augusto Czartoriski, S. Domenico Savio, S. Callisto Caravario martire, San Luigi Versiglia vescovo e martire, b. Zefirino Namuncurà, Card. Giovanni Cagliero - sottofondo: Inno a S. Giovanni Bosco




Dal sogno alla realtà: iniziazione di S.Giovanni Bosco alla missione educativa pastorale


VIDEO

Sogno della SS. Vergine Madre del Buon Pastore a S. Giovanni Bosco a 9 anni




In questo quadro
S.Giovanni Bosco volle che il pittore disegnasse una
Sintesi della sua teologia mariana

S. Giovanni Bosco, l'apostolo della devozione a Maria Ausiliatrice, e S. Domenico Savio, pio e zelante discepolo

NEL MOSAICO NELLA CAPPELLA DELL'ISTITUTO DON BOSCO
Villa Ranchibile - Palermo



La grandiosa scenografia nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino


La Buona Pastora affida il gregge di suo Figlio al Pastorello Giovannino

II EDIZIONE

delle Riflessioni di Don Biagio Amata s.d.b. adattate al web

Prima Omelia del Rettor Maggiore dei Salesiani nella Basilica di M. Ausiliatrice a Torino il 24 maggio 2014

"Eccomi per la prima volta come Rettor Maggiore in questa Basilica; e posso dirvi che sono a Casa. Una settimana fa mi trovavo con la Famiglia Salesiana del Portogallo nel santuario della Madonna di Fatima. Qua e là, e nel mondo intero, Maria, la Madre di Gesù, è una presenza forte e significativa, al punto di essere Lei tante volte la Buona Pastora che porta i suoi figli a Gesù. Chi è Maria per voi? Chi è per te? Chi è per me?


Donna, Mamma, Maestra e Ausiliatrice della Chiesa

"Donna, che vuoi da me?" e "Donna, ecco tuo figlio!". "Donna": un bel titolo dato alla nuova Eva, madre del nuovo Adamo. In Lei l'umanità intera risveglia e rinasce per l'azione del Figlio. Anche San Paolo per parlare dell'umanità  del Figlio unico di Dio lo definisce come "nato da donna" (Ga 4,4).
Non possiamo affacciarci al mistero dell'Incarnazione senza contemplare Lei come donna. E contemplarla come donna significa intraprendere sempre di più il cammino di umanizzazione che segnala la vocazione salesiana a tutti i membri della nostra Famiglia. Viviamo e lavoriamo per un'umanità  vera, fraterna, solidale e in pace.
Maria è per noi anche Madre, anzi, direi Mamma! Maria è stata una mamma. "Figlio, perchè ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo"(Lc 2,48). Questo passaggio di Luca ci mostra tutto il cuore di una mamma: "Ecco tua madre!" (Gv 19,27). Lei è nostra Madre perchè nel prendersi cura di noi ci insegna dal profondo della nostra anima a prenderci cura di noi stessi e degli uni e degli altri, a prendere cura della vita, del creato, della crescita dei nostri fratelli e sorelle, della vita di quelli che sono più a rischio di perderla e perdersi.
Nemmeno possiamo dimenticare cosa ha fatto il nostro amato Don Bosco quando ha perso mamma Margherita: è andato al santuario della Consolata e con il cuore in mano ha rinnovato la sua figliolanza e fiducia nella mamma che sempre ha continuato a stare lì, affianco, con lui e i suoi ragazzi. Maria è anche Maestra! La maestra che ci dice una ed un'altra volta: "Qualunque cosa vi dica [Gesù], fatela" (Gv 2,5); la maestra che per prima ha saputo custodire tutte le cose di Gesù nel suo cuore (cfr. Lc 2,51) e ci insegna a fare lo stesso. Un cristiano è quello che sa custodire le cose di Gesù nel cuore e attinge sempre a quel tesoro. Lei, la donna madre, è stata indicata da Gesù a Don Bosco come colei che gli avrebbe fatto vedere come compiere la missione assegnata, "la maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza" (MO). Maria è Ausilio. La prima azione della donna già  madre, dopo l'annunciazione dell'Angelo fu mettersi al servizio di Elisabetta (crf. Lc 1, 39 e seg.). Dice il Vangelo che "si alzò e andò in fretta"! Che bella espressione del servizio ecclesiale e particolarmente il salesiano: in fretta cerchiamo di metterci al servizio; in fretta per rispondere al grido dei giovani, soprattutto quelli più in pericolo; in fetta però senza fretta, cioè dedicando il tempo sufficiente e opportuno, come Lei che "rimase con [Elisabetta] circa tre mesi, [prima] di tornare a casa sua". Maria è colei che si rende conto che mancava il vino a Cana. che si fa aiuto perchè non mancasse l'allegria nella festa della vita".


La Divina Pastora
TESTO DELLA PRIMA EDIZIONE

La Divina Pastora ha un ruolo importante nella vocazione di S. Giovanni Bosco, ma l’origine della devozione alla SS. Vergine, col titolo di Buona Pastora, si colloca lontano da Torino, precisamente nella città di Siviglia, e due secoli prima della sua nascita, precisamente nell’anno 1703, ad opera di S. Isidoro, un cappuccino, a cui Maria SS. apparve nelle sembianze di una pastorella, che pascolava tante pecorelle con in bocca una rosa, ed erano legate a lei da invisibili lacci; S. Michele riconduceva alla Vergine Pastora una pecora, imprudentemente allontanatasi dal gregge e quasi azzannata da un lupo, ma belando l’Ave Maria, tornava sicura verso la Vergine, che già teneva in mano una rosa anche per lei.

La visione del santo cappuccino confermava così la potenza del Rosario, e il ruolo  di Maria SS. speculare a quello del Figlio suo, Cristo Buon Pastore, in cerca della pecorella smarrita, e custode del gregge contro lupi e mercenari, secondo l'insegnamento di numerosi Padri della Chiesa.

Uno dei migliori discepoli del Murillo, Miguel Alonso de Tovar, dipinse mirabilmente la visione di S. Isidoro, e l’icona divenne centro motore di fervente devozione, tanto che Pio VI approvò la festa, che si celebra il 14 di gennaio, data di consacrazione del più grande santuario dedicato alla Divina Pastora a Barquisimeto in Venezuela, profanato nel 2014, ma sempre sede di continua venerazione verso l’immagine miracolosa della Divina Pastora, aiuto e salvezza durante una epidemia.

Vi sono santuari alla Divina Pastora in ogni parte del mondo - in Italia sono particolarmente rinomati quello di Caprese, paese natale di Michelangelo, e di Piminoro - sorti soprattutto ad opera dei francescani cappuccini.


Felice transfert dalla Pastora all'Ausiliatrice

La Divina Pastora apparve anche a Madre Giuseppa dei Sacri Cuori, fondatrice con suor Maria Anna delle Sante Piaghe e Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, del Monastero delle Adoratrici Perpetue di Napoli. La visione di Madre Giuseppa è simile a quella di S. Isidoro, ma arricchita dalla presenza di San Giuseppe, che recupera le pecorelle, legate alla Vergine con catene.

Il titolo Divina Pastora viene spiegato sia come “Madre del Buon Pastore”, e molte rappresentazioni dipingono Madre e Figlio indissolubilmente legati alla cura delle pecorelle, sia specularmente al Buon Pastore, al femminile, come “Buona Pastora”, e molte rappresentazioni dipingono solo la Vergine come una regina nei panni della Pastora, che col vincastro assicura la salvezza a tutto il gregge. Nell’una e nell’altra accezione viene esaltata la divina maternità di Maria e la fiducia del Popolo di Dio nella sua materna intercessione.

Il Beato Diego Josè de Càdiz e Stephen Adoàin ne furono i primi zelanti predicatori. I Cappuccini spagnoli desiderarono ardentemente che la Vergine Maria, Buona Pastora, fosse proclamata patrona delle loro missioni. Il titolo “Divina Pastora”, non si trova però in nessuno dei documenti della Curia Romana, che invece usa invariabilmente il titolo di “Madre del Buon Pastore”.


PREGHIERA

O Divina Pastora delle anime, o Madre degli uomini in cammino,
tu sempre ci guardi con sollecitudine di Madre, tu sei la nostra salvezza , tu ci custodisci e curi le nostre ferite,
tu maternamente ci proteggi, tu sei la nostra fortezza nelle debolezze e la nostra consolazione nella tristezza ,
tu curi le sofferenze, tu ci aiuti a sopportare i dolori, tu ci sei vicina quando ci sentiamo soli e abbandonati.
Tu sei Madre dolce e amorevole, tu sei la nostra speranza.
Maria , madre del bell’amore e consolatrice, degli afflitti, tu Immacolata e sempre Vergine,
tu giglio delle convalli, onnipotente per grazia, intercedi per noi presso Gesù Cristo tuo figlio, il Buon Pastore,
perhè ascolti le nostre suppliche e ci conceda la grazia che ora ti chiedo con fede e umiltà di cuore:
(pensa alla grazia che desideri)

Maria, Divina Pastora, le tue mani di Madre guidino e orientino i nostri passi nel difficile cammino della vita.
Dacci forza per superare le nostre debolezze e miserie, aiutaci a risolvere i problemi difficili della nostra vita quotidiana,
soccorrici nelle necessità, liberaci dal maligno e da ogni ostacolo sulla via del bene, e libera i nstri cuori dall’invidia e dall’odio.
Divina pastora, Vergine Santa, con il tuo aiuto possiamo serenamente vivere con fede, speranza e amore,
infiamma i nostri cuori di carità verso Gesù e verso tutti i nostri fratelli. Amen

Cfr. ARDALES J. B., La Divina Pastora, Siviglia 1949; RANZATO D., Maria Madre del Buon Pastore. Don Giacomo Alberione alle Pastorelle – quadro e mosaico, Roma 1988; REDA M., Maria Madre del Buon Pastore. Corso del Carisma della Famiglia Paolina. Roma 1990; SIMONETTO B., La Mariologia del Beato Don Giacomo Alberione, in Madre di Dio, 04 aprile 2004; SUAREZ M. M., La Divina Pastora, patrona del Barquisimeto. Editor Fundación Bigott, 1996.

LA BUONA PASTORA DI DON BOSCO

SOCIA DI CRISTO E AUSILIATRICE DELLA CHIESA.

Riflessioni di Don Biagio Amata s.d.b.
per il bicentenario della nascita di S. Giovanni Bosco
1815-2015.

I EDIZIONE

Il sogno di S. Giovanni Bosco diventa preghiera di discernimento alla Buona Pastora

O Don Bosco, instancabile lavoratore nella vigna del Signore, testimone dell'amore preveniente di Dio,
vogliamo sognare con te, Sacerdote santo, una gioventù santa, che cresca in sapienza, età  e grazia.
All'età  di nove anni, Tu facesti un sogno, che ti rimase profondamente impresso nella tua mente per tutta la vita.
Era la notte tra il 29 e il 30 giugno, e tu rimeditavi con l'intelligenza di un fanciullo, che era stato attento alla predica della messa del mattino, nella solennità  dei santi Pietro e Paolo, il comando che Gesù aveva dato a san Petro: "Pasci le mie pecorelle".
Sognasti allora un cortile assai spazioso con una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano,
ridevano, giocavano, ma non pochi bestemmiavano.
Ti sei subito lanciato in mezzo a loro dando pugni e quant'altro per farli tacere.
Ma ti apparve un Uomo venerando, nobilmente vestito, con manto bianco e volto così luminoso, che ti abbagliava.
Fu Lui a chiamare anche te, come novello Pietro, per nome e a ordinarti di metterti alla testa di quei fanciulli sbandati, chiesa di periferia, ordinandoti: "Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità  dovrai guadagnare questi tuoi amici.
Pasci queste mie pecorelle, porzione eletta del mio popolo. Mostra loro la bruttezza del peccato e la preziosità  della virtù".
Ti sei spaventato davanti a tale comando, e hai confessato la tua incapacità  di parlare di religione a quegli irrequieti fanciulli e giovani rumorosi.
Ma allora essi si fermarono come per incanto dalle risse e dagli schiamazzi,
smisero di bestemmiare e si raccolsero tutti intorno a Colui che parlava.
Tu rimanesti senza fiato, ti sembrava cosa impossibile:
"Appunto perchè tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili con l'ubbidienza e con l'acquisto della scienza",
fu l'imperioso programma del misterioso Personaggio:
"Io ti darò la Maestra, sotto la cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza".
Ti facesti ardito e come Mosè chiedesti il Nome di Colui che ti affidava una missione così impegnativa: "IO SONO - ti rispose - il figlio di Colei, che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno", e fu la risposta, e fu un invito: "Il mio nome domandalo a mia Madre".
In quel momento vedesti per la prima volta il volto raggiante e maestoso della tua Ausiliatricei,
ti sentisti attratto da Lei, ti avvicinasti, ti lasciasti prendere per mano,
La seguisti mentre ti mostrava che quei fanciulli erano tutti fuggiti ed in loro vece c'era una moltitudine
di capretti, di cani, orsi e di parecchi altri animali:
"Ecco il tuo campo - ti disse - ecco dove devi lavorare.
Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i miei figli".
Non credevi ai tuoi occhi: ecco!, invece di animali feroci, ti apparvero altrettanti mansueti agnelli,
che, saltellando, correvano attorno belando, come per fare festa a quell'Uomo e a quella Signora.
Iniziasti a quel punto ad aver compassione dei giovani fino a piangere, volevi capire tutto subito, ma la pedagogia divina intervenne:
"A suo tempo tutto comprenderai", e sul tuo capo di fanciullo, pastorello in una sperduta borgata piemontese,
si stese la mano del Buon Pastore e della Vergine Maria sua Madre,
ideale grande e Aiuto per quanti si occupano con te dell'educazione dei giovani.


L'omelia del Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Angel Fernàndez Artime, nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, il 24 maggio del 2014, sembra un caldo invito a contemplare Don Bosco, pastorello amorevolmente istruito, guidato e protetto dalla Buona Pastora Ausiliatrice.
E mi sembra quasi un invito del don Bosco vivente a ripubblicare in internet il mio omaggio alla Vergine Maria, Buona Pastora delle anime, presente nel cuore di S. Giovanni Bosco, come sua Socia, Ausiliatrice e Ideale per i giovani, nel Bicentenario della nascita.

Il `sogno' della Buona Pastora fu uno dei tanti che costellarono la sua vita e orientarono la sua azione a vantaggio della gioventù. Nelle parole di Maria a Giovannino è delineato chiaramente lo stile educativo di `prevenzione, che animò l'azione pastorale di Don Bosco e che dovrebbe seguire ogni serio educatore, come è stato autorevolmente richiamato anche da San Giovanni Paolo II nelle sue due lettere apostoliche, rivolte ai sacerdoti della Chiesa di Dio ed ai giovani il 31 marzo 1985.

Il santo Pontefice chiama questo stile educativo 'amore gratuito' verso i giovani; amore che dovrebbe informare, tutta l'ascesi della vita sacerdotale, il quotidiano lavoro su di sè, lo spirito di preghiera, l'unione con Cristo, l'affidamento alla sua Madre'; amore che fa amare ai giovani prima ancora di conoscerli, prima ancora di scoprirne debolezze e cadute; amore che invece di giudicare i giovani sa comprenderli e dialogare nello stadio spirituale, ain cui essi si trovano, 'perchè - sono ancora parole del Pontefice - è necessario all'uomo questo sguardo amorevole.
è a lui necessaria la consapevolezza di essere amato, di essere amato eternamente e scelto dall'eternita'.




Nel giubileo Sacerdotale dei miei cinquant'anni di Sacerdozio ringrazio così
confratelli, religiosi e religiose, giovani e amici, fedeli tutti
incontrati nel ministero, perchè in Maria, Divina Pastora delle anime, Aiuto dei Cristiani
e Madre della Chiesa, contemplino l'ideale sublime della fedeltà  salesiana al Verbo Divino.

Palermo, 19 marzo 2015




Omaggio e gratitudine a S. Giovanni Paolo II scalatore delle Dolomiti in una giornata tempestosa

Traduzione: All'intrepido difensore della fede Giovanni Paolo II, venuto da dove sorge il sole sempre vittorioso sulle tenebre, per far conoscere al mondo intero con le sue encicliche il Redentore delluomo e la sua sconfinata misericordia, nel tentativo di dare la scalata alle Alpi Dolomiti, mentre infuriava la tempesta di neve che oscurava tutto, con tenebre e caligine, incurante di tante avversità. cantò gloria a Dio altissimo nell'alto dei cieli e pregò per la pace desiderata da tutti gli uomini sulla terra. Anche il Sole, pieno di stupore dietro le nubi dovette frenare il suo corso, accecato dal suo  immenso candore e da tanta luce interiore.


Gradimento del Santo Padre per la I edizione della "Buona Pastora"



LA BUONA PASTORA DI S. GIOVANNI BOSCO
[Cfr. Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. E.c. Roma, s.d., pp. 134-136].

Don Bosco scrisse o narrò ben sette sogni-guida in cui vide la Vergine Maria come la Buona Pastora. Questi sogni lo aiutarono o incoraggiarono nel suo ruolo di educatore dei giovani e fondatore di famiglie religiose nella Chiesa, sotto lo sguardo materno di Maria, Buona Pastora, Immacolata, Ausiliatrice.

Il primo sogno egli afferma di averlo avuto fra i nove e i dieci anni, e fu il sogno indelebile nella sua memoria di pastorello, con la prima visione della Buona Pastora; il secondo l'ebbe a 16 anni e gli diede la certezza che non gli sarebbero mancati i sussidi materiali per realizzare la missione a cui era destinato; il terzo a 19 anni, fu contrassegnato dall'imperioso comando di occuparsi della gioventù; il quarto a 21 anni, gli chiarì a quale categoria di giovani era destinato; il quinto a 22 anni, gli mostrò il suo primo campo di azione nella città  di Torino; il sesto nel 1844, è una visione dell'incipiente opera in Valdocco; il settimo, infine, è come un vademecum per cooptare validi aiutanti, che continuassero la sua azione per la gioventù 'pericolante' ed emarginata.

Il vertice di questa strategia di trascinamento dei lettori nelle vicende narrate si trova nel sogno collocato nel passaggio dal Convitto a Valdocco, cioè dalla fase delle esperienze iniziali, di indole prevalentemente personale, a quella della realizzazione definitiva dell'Oratorio di carattere comunitario, con i confratelli sacerdoti diocesani Don Borel, Don Pacchiotti e altri. La metafora della mutazione degli animali bellicosi in mansueti agnelli viene sempre ripresa e arricchita. Negli agnelli trasformati in pastorelli, che crescendo "in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili", i figli di don Bosco erano e sono invitati a riconoscere se stessi come continuatori della provvidenziale missione, preconizzati fin dal principio, nell'esperienza profetica del sogno, quali parte viva della storia. Ascoltando il suo racconto ci sentiame coinvolti nella storia stessa, ci appropriamo dei suoi significati, vogliamo con gioia adeguare la vita al suo messaggio e alla sua missione.

A 9 anni Don Bosco ha il suo primo sogno, in cui Gesù e la Vergine gli preannunziano la sua missione.
Gli parve di essere vicino a casa sua in mezzo a una moltitudine di ragazzi, che si divertivano in un grande cortile.
Ridevano, giocavano, bestemmiavano e proprio contro costoro usò pugni e invettive per farli tacere.
Ma un Uomo venerando, nobilmente vestito e con volto abbagliante, gli ordinò di mettersi a capo di quei ragazzi e aggiungendo: "Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità  dovrai guadagnare questi tuoi amici". Giovannino è confuso, risponde che è un povero ragazzo ignorante è incapace di fare questo.
Ma in quel momento risa, schiamazzi e bestemmie cessarono e i ragazzi si raccolsero intorno a colui che parlava.
Don Bosco, quasi senza sapere che cosa dicesse, gli domandò: "Chi siete voi che mi comandate cose impossibili?".
La risposta, come oracolo fu: "Appunto perchè è cosa che ti sembra impossibile, devi renderla possibile con l'ubbidienza e con l'acquisto della scienza... Io ti darò la Maestra ... Io, il figlio di Colei che tua Madre t'insegnò a salutare tre volte al giorno".
In quel momento apparve accanto a lui una Donna di aspetto maestoso, vestita di un manto splendente, come trapunto da fulgidissime stelle. Mi prese con bontà  per mano e mi disse: "Guarda". Mi accorsi allora che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c'era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e altri animali. "Ecco il tuo campo - disse quella Signora - ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto, e ciò che ora vedrai succedere di questi animali tu dovrai farlo per i miei figli". Vidi allora al posto di animali feroci altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano, belavano come per far festa a quell'Uomo e a quella Signora. Mi misi a piangere e pregai quella Signora che parlasse in modo da poter capire. Ed Essa, ponendo la sua mano sul mio capo dissei: "A suo tempo, tutto comprenderai".
Quando si svegliò aveva quasi le mani indolenzite per i pugni sferrati e la faccia rossa per gli schiaffi ricevuti.


Il sogno si rinnovò tante volte per circa 18 anni, con scene nuove, relative alla futura missione di apostolo dei giovani. Da qui la sua calma imperturbabile e la certezza di riuscire in ogni impresa.

A 16 anni la maestosa Signora, che conduceva un numerosissimo gregge, chiamandolo per nome, gli disse: "Questo gregge lo affido alle tue cure... Non temere, io ti assisterò".

All'età  di 19 anni, di nuovo il personaggio del primo sogno, raggiante di luce spiendidissima, guidando una turba innumerevole di ragazzi, gli disse: "Vieni qua, mettiti alla testa di questi ragazzi, guidali tu stesso".
Nello stesso anno, ancora chierico, si vide in sogno già  prete in cotta e stola a lavorare in una sartoria; però non cuciva solo cose nuove, ma rappezzava anche abiti logori, con chiara visione di occuparsi non solo dei giovani buoni e santi, ma anche di condurre sulla buona strada i giovani traviati.

Aveva raggiunto l'età  di 22 anni, quando in un nuovo sogno vide il campo di una futura missione.
Vide la valle sottostante alla cascina del Sussambrino, dove trascorreva le vacanze, convertirsi in una grande città , nelle cui strade e piazze correvano turbe di ragazzi schiamazzando, giocando e bestemmiando. Giovanni si avvicinò a quei ragazzi, sgridandoli e minacciandoli, ma inutilmente; pese a percuoterli, ma quelli reagirono e lo tempestarono di pugni. Mortificato e avvilito, si diede alla fuga. Ma ecco venirgli incontro il solito personaggio che gli intimò di fermarsi e di ritornare tra quei monelli.
Quindi lo presentò a una  nobilissima Signora e disse: "Questa è mia madre: consìgliati con lei". La Signora, fissandolo con uno sguardo pieno di bontà , gli disse: "Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli con le percosse, ma prenderli con la dolcezza e la persuasione".
In quel momento, come nel primo sogno, i giovani si trasformarono in agnelli, ai quali egli prese a fare da pastore per ordine della Signora.

Ormai Don Bosco è già sacerdote e sta perfezionando gli studi teologici nel Convitto Ecclesiastico di Torino, sotto la direzione di San Giuseppe Cafasso. Ed ecco due altri sogni che destano lo stupore in chi conosce le vicende dell'Oratorio ambulante di Don Bosco, perchè fanno conoscere al Santo le varie tappe e il progressivo sviluppo della sua Opera.
Sognò anche la chiesa di Maria Ausiliatrice, vent'anni prima che fosse realizzata.
Nel 1844, ancora domina la scena una moltitudine di animali di ogni specie, quando appare la Pastorella misteriosa.
Don Bosco continua: "Dopo aver molto camminato, mi trovai in un prato dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di molestare gli altri. Oppresso dalla stanchezza, volevo sedermi, ma la Pastorella mi invitò a proseguire il cammino, e fatto ancora un breve tratto di strada, mi sono trovato in un vasto cortile, con porticato e una chiesa all'estremità .
Qui mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo.
In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli: ma essi si fermavano poco e tosto partivano.
Allora succedette una meraviglia: molti agnelli si cangiavano in pastorelli, che aumentando si prendevano cura degli altri agnelli. Crescendo di numero, i pastorelli si dividevano e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili. Io volevo andarmene, ma la Pastorella mi invitò a guardare a mezzodì... C'era un campo di ortaggi... Guardai di nuovo e vidi una stupenda e alta chiesa. Nell'interno di quella chiesa c'era una fascia bianca su cui a caratteri cubitali stava scritto:

HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA
(Qui la mia casa, di qui la mia gloria).


Continuando, nel sogno, chiesi alla Pastora il significato di tutto questo. "Tu comprenderai ogni cosa - mi rispose - quando con i tuoi occhi vedrai di fatto quanto ora vedi sognando".
In un nuovo sogno, l'anno seguente, si rafforzò l'intuizione sugli sviluppi dela sua opera tra i giovani; oltre la futura chiesa di Maria Ausiliatrice, vide anche la cappella Pinardi e la chiesa di San Francesco di Sales, tre edifici, allora inesistenti e su un terreno ignoto a Don Bosco.
La Pastorella fa vederea Don Bosco una nuova tappa del suo Oratorio: dnl semplice prato Filippi alla sede stabile di Valdocco): "Osserva! ... una chiesa piccola e bassa, un piccolo cortile e un gran numero di giovani. La chiesa è divenuta angusta, ... ed ecco un'altra chiesa assai più grande con una casa vicino (la chiesa di San Francesco di Sales e la casa Pinardi).
Poi mi condusse quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, e indicandomi un terreno coltivato, soggiunse: - In questo luogo, dove i gloriosi martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo.

Così dicendo avanzava un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio, e me lo indicò con precisione.
Io intanto mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani; ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi e il locale, e vidi poi una grandissima chiesa (l'attuale Maria Ausiliatrice), precisamente nel luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei Santi della Legione Tebea, con molti edifici tutto all'intorno e con un bel monumento in mezzo" (vide anche il suo monumento?).
"Mentre accadevano queste cose, io, sempre in sogno, avevo a coadiutori preti e chierici che mi aiutavano alquanto e poi fuggivano.
Io cercavo con grandi fatiche di attirarmeli, ma essi poco dopo se ne andavano e mi lasciavano tutto solo.
Allora mi rivolsi nuovamente a quella Signora, la quale mi disse: - Vuoi sapere come fare affinchè non ti scappino più? Prendi questo nastro e lega loro la fronte. Prendo riverente il nastrino bianco dalla sua mano e vedo che sopra era scritta questa parola: Obbedienza.
Provai tosto a fare quanto mi aveva detto quella Signora, e cominciai a legare il capo di qualcuno dei miei volontari coadiutori col nastro, e vidi subito grande e mirabile effetto; e questo effetto sempre cresceva, mentre io continuavo nella missione conferitami, poichè da costoro si lasciava affatto il pensiero di andarsene altrove e si fermavano ad aiutarmi. Così venne costituita la Congregazione".



Il sesto sogno

Ecco il linguaggio semplice di Don Bosco stesso: "La seconda domenica di ottobre di quell'anno (1844) doveva partecipare ai miei giovanetti che l'Oratorio sarebbe stato trasferito in Valdocco. Ma l'incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero.
La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un'appendice di quello fatto ai Becchi, quando aveva nove anni. Io giudico bene di esporlo letteralmente.
Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi.
Io voleva fuggire, quando una signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fe' cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre ella precedeva. Andammo vagando per vari siti: facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando.
Dopo avere molto camminato, mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri.

Oppresso dalla stanchezza, voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno [cfr. Oratorio di S. Francesco di Sales], alla cui estremità  eravi una chiesa [cfr. S. Francesco di Sales].
Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo.
In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli. Ma essi fermavansi poco, e tosto partivano [cfr. Chierici e preti che, qualche tempo dopo, lo abbandonavano].
Allora succedette una meraviglia. Molti agnelli cangiavansi ain pastorelli [cfr. i primi Salesiani, che venivano dai giovani dell'Oratorio], fuori di Torino, del Piemonte e dell'Italia, che crescendo prendevano cura degli altri.
Crescendo i pastorelli ain gran numero, si divisero, e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli ain altri ovili. Io voleva andarmene, perchè mi sembrava tempo di recarmi a celebrar messa, ma la Pastora mi invitò di guardare al mezzodì.
Guardando, vidi un campo, in cui era stata seminata meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe, e molti altri erbaggi.
Guarda un'altra volta - mi disse; e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa [cfr. la basilica di Maria Ausiliatrice].
Un'orchestra, una musica istrumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell'interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea [cfr. questa è casa mia, partirà  da qui il mio trionfo].
Continuando nel sogno volli dimandare alla pastora dove mi trovassi; che cosa volevasi indicare con quel camminare,
colle fermate, con quella casa, chiesa, poi altra chiesa.
"Tu comprenderai ogni cosa, quando cogli tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente".
Ma parendomi di essere svegliato, dissi: "Io vedo chiaro e vedo cogli occhi materiali: so dove vado e quello che faccio".
In quel momento, suonò la campana dell''Ave Maria nella chiesa di S. Francesco [cfr. d'Assisi, al Convitto Ecclesiastico], ed io mi svegliai.

Questo mi occupò quasi tutta la notte; molte particolarità  l'accompagnarono. Allora ne compresi poco il significato, perchè poca fede ci prestava; ma capii le cose di mano ain mano avevano il loro effetto. Anzi più tardi, congiuntamente ad altro sogno [*esposto il 2 febbraio del 1875 a Don Barberis e a Don Lemoyne, che subito lo scrissero e si può leggere nel secondo volume delle Memorie Biografiche, a pagina 298), mi servì di programma nelle mie deliberazioni".



Sintesi della Teologia espressa nelle Icone della "Buona Pastora"

All'ombra del faggio (o di altro albero), tipico contrassegno dell'ambiente pastorale, immortalato dal poeta romano Virgilio, sta seduta la Vergine, Mistica Rosa, che tiene delicatamente tra il pollice e l'indice della mano sinistra appunto un ramoscello di rose, di cui una già  fiorita e l'altra in bocciolo, mentre la destra è posata pesantemente sul capo di una pecorella, legata a Cristo da una salda catena di ferro. E infatti è proprio Cristo il vero Pastore al quale guardano le pecore.
La Vergine indossa abiti rudi di lana (in altre rappresentazioni pelli di lana) di almeno tre diversi colori. Il grande mantello, il cappello e il bastone, sono chiaramente indumenti e insegne comuni ai pastori.
Il bastone è in genere semplicemente appoggiato all'avambraccio sinistro della Vergine (o assente), in ogni caso mai tuttavia richiama il `baculus' pastorale proprio dei vescovi.
Tutta la presentazione induce a pensare che la Vergine è la `Madre' del Bambino Pastore.
Con il suo aiuto le pecorelle possono accorrere a Cristo e contemplarlo beate, oppure stare serene e quiete ai suoi piedi.
Tutte le pecore, chiaramente al sicuro, sono contrassegnate, con felice riferimento all'apocalittica biblica, dal sigillo di Maria, che ha la forma di una corona regale sormontante la M o probabilmente il monogramma formato dall'intreccio di A(ve) e M(aria).
Il demonio, raffigurato come un lupo minaccioso, insidia le pecore che si allontanano dallo sguardo di Cristo-Maria, ma quante prontamente avvertono il pericolo e riescono ad invocare: 'Ave Maria', sono soccorse dal fulmineo intervento dell'arcangelo Michele.
II paesaggio potrebbe anche essere una trasposizione visiva della lettura neotestamentaria del Genesi: l'albero, che offre la sua frescura a Maria e alle pecorelle, in tal caso, si contrapporrebbe a quello che sedusse Eva e sconvolse la creazione divina, così come l'intervento dell'Angelo che aiuta la pecorella a ritornare a Dio è in chiaro contrasto con l'invito del serpente antico nell'Eden a disobbedire a Dio; nell'un caso e nell'altro la Vergine e la sua stirpe riescono sempre vittoriose sul male e conducono i credenti agli eterni e sereni pascoli messianici.

Questi stessi concetti sono sintetizzati nella orazione liturgica propria della Messa di Maria, Madre del Buon Pastore:
Domine Iesu Christe, Pastor bone, qui pro ovibus tuis animam dedisti, nosque populum tuum, et oves pascuae tuae in cruce pendens Matri Virgini commendasti: ipsa interveniente concede, ut te Pastorem nostrum sequentes in terris, ad pascua aeternae vitae perducamur in coelis.
(*Signore Gesù Cristo, Pastore buono, che hai sacrificato la tua vita a per le tue pecore, ed hai voluto affidare dalla Croce alla Vergine tua Madre noi tuo popolo e pecore del tuo pascolo, per sua intercessione concedici di seguire Te, Pastore nostro, qui in terra, per essere condotti ai pascoli della vita eterna nel cielo).


Testi liturgici e devozionali



LITURGIA DELLE ORE - 14 GENNAIO

BEATA VERGINE MARIA MADRE DEL BUON PASTORE Memoria
INVITATORIO: Ant. Nella festa della beata vergine Maria, adoriamo il Signore suo Figlio e nostro Pastore. Salmo invitatorio
UFFICIO DELLE LETIURE
Inno, antifone e salmi come nella festa della B. V. Maria, Regina degli Apostoli

PRIMA LETIURA Dalla lettera ai Galati di San Paolo, apostolo 3,22 - 4,7
Per la fede siamo figli ed eredi di Dio Fratelli, la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo , vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito Santo del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.

RESPONSORIO: Cf Gal 4,4-5; Ef 2,4; Rm 8,3 - R. Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, * per riscattare coloro che erano sotto la legge.V. Nel suo grande amore per noi, Dio ha mandato il proprio Figlio fatto uomo, simile a noi peccatori, R. per riscattare coloro che erano sotto la legge.

SECONDA LETTURA Dalla costituzione dogmatica «Lumen gentium» del Concilio Vaticano II (nn.58-59.61) Maria nella vita di Gesù e della Chiesa. Nella vita pubblica di Gesù, la madre sua appare in modo caratteristico, fin dal principio, quando alle nozze di Cana di Galilea, mossa a compassione, con la sua intercessione diede inizio ai segni di Gesù messia (cf Gv 2,1-11). Durante la predicazione del Figlio raccolse le parole, con le quali egli, esaltando il regno al di sopra delle condizioni e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cf Mt 3,35 par.; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cf Lc 2,19 e 51). Così anche la beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette ritta (cf Gv 19,25), soffrì profondamente col suo Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Cristo Gesù morente in croce fu data come madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco il tuo figlio (cf Gv 19,26-27). Essendo piaciuto a Dio di non manifestare solennemente il mistero della salvezza degli uomini prima dell'effusione dello Spirito promesso da Cristo, vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste «perseveranti d'un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria, la madre di Gesù, e i fratelli di lui» (At 1,14); e anche Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già presa sotto la sua ombra nell'annunciazione. Infine, l'immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la regina dell'universo perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti (cf Ap 19,16), il vincitore del peccato e della morte. La beata Vergine, insieme con l'incarnazione del Verbo divino predestinata fino dall'eternità a essere madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza è stata su questa terra l'alma madre del divino Redentore, compagna generosa del tutto eccezionale e umile serva del Signore. Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente sulla croce, ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi madre nell'ordine della grazia.



oppure: Dall'insegnamento del servo di Dio Giacomo Alberione, sacerdote (Prediche alle Suore Pastorelle, voI. VIII, pp. 82-84 passim)

Maria madre del buon Pastore.

Rivolgiamo lo sguardo alla nostra madre Maria, invocata come madre del divino Pastore. Se Gesù Cristo è re, Maria è regina; se Gesù è Redentore, Maria è corredentrice; se Gesù è buon Pastore, Maria è la divina Pastora. Gesù è buon Pastore perché chiama le anime e le salva, le nutre di se stesso: «lo sono il pane del cielo» (Gv 6,41). Maria diede Gesù a tutta l'umanità, quelli che vissero, vivono, vivranno: quindi pascola le anime col suo Gesù... Per essere pronta alla sua missione fu concepita immacolata. Mai più si ripeterà il saluto dell'angelo: «Ave, gratia plena» (Le 1,28). Maria è la piena di grazia, secondo la sua vocazione. La notte santissima del Natale Maria ha tra le braccia il divino Bambino che espone all'umanità perché a lui venga. A quella esposizione intervengono prima gli angeli, poi i pastori perché Gesù è il Pastore divino e Maria la Pastora divina. La divina Pastora porterà il Pastorello al tempio perché il tempio è veramente suo. Era stato profetato: «Verrà il Padrone del tempio». Maria non solo presentò il Bambino ma poi lo crebbe, lo circondò di tutte le cure, preparando all'umanità il Sacerdote eterno, l'Ostia di propiziazione, il Crocifisso, il Maestro divino, il buon Pastore che cerca la pecorella smarrita. Eravamo caduti molto in basso e ci siamo ancora, ma Gesù viene a cercarci per sollevarci. Maria assistette Gesù nella predicazione, nella passione, sempre; fece da consigliera a Giovanni a cui era stata affidata; raccolse nel cenacolo in preghiera gli apostoli dispersi, pregò con loro per ottenere lo Spirito Santo; li consolava, li confortava, li assisteva nelle loro prime predicazioni; li illuminava, parlava loro dell'infanzia di Gesù. Assisteva la Chiesa nascente, era come «Regina» degli apostoli. Ora dal cielo continua la sua missione. Non vi è grazia che non passi attraverso di lei. Tutte le grazie di cui è stata riempita la nostra anima sono passate per Maria. Anche le grazie di quest'oggi passano attraverso Maria... Possiamo dire alla Madonna quello che diciamo a Gesù: «Tu nos pasce, nos tuére». Nutrici, dandoci il cibo celeste; Gesù via, verità e vita; difendici, assistici; che possiamo essere con te in Paradiso

RESPONSORIO Cf.Lc.23,33; Gv. 19,25; Lc.2,35. R. Quando giunsero sull'altura del Calvario, lo crocifissero. * Presso la croce di Gesù stava sua madre. V. La spada del dolore trafisse la sua anima. R. Presso la croce di Gesù stava sua madre. Inno Te Deum (p. 165). In appendice l'inno in latino (p. 584).
ORAZIONE O Dio, tu hai inviato nel mondo il tuo Figlio affinché radunasse come buon Pastore l'umanità dispersa. Concedi al gregge, che egli ha redento e affidato nell'ora della croce a Maria sua madre, di ascoltare fedelmente la sua chiamata, per seguirlo fino ai pascoli della vita eterna. Per il nostro Signore.

LODI MATTUTINE

INNO: Gioisci, Maria, di Dio Genitrice, prescelta tra un resto fedele al Signore; esulta per l'opera che in te ha compiuto l'Amore di Dio, vincendo il peccato. E l'anima tua ferita da spada si unisce all'offerta di Cristo Pastore. Hai detto «sì» al Padre e «tutto è compiuto»: il gregge smarrito è cercato e redento. Vicino all'Agnello per noi crocifisso, le donne che forti han scelto l'Amore, insieme a Giovanni rimasto fedele: « Ecco tuo figlio» ed «Ecco tua madre ». Presenza orante tra i primi pastori, sei madre del Figlio e dei figli riuniti. Sei l'alba di un'ora che prossima giunge: beata, che ascolta e compie la parola. Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, da tutta la Chiesa s'innalzi la lode; la vergine madre del Cristo Signore, ci ottenga di giungere ai pascoli eterni. Amen.

 Oppure un altro inno o canto, approvati dall’autorità competente, Antifone e salmi dal giorno del salterio.

1 ant. Ave Maria, piena di grazia: Dio ti ha scelta quale madre del Figlio suo. Salmi e cantici della domenica prima settimana (p.167). 2 ant. Benedetta fra le donne! Da te è nato il Salvatore del mondo. 3 ant. Forte stava la madre vicino alla croce del Figlio.

LETTURA BREVE Sir (neo vulgata) 24,23-25 Io, come vite, produco germogli di grazia, e i miei fiori danno frutti di gloria e di rettitudine. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della speranza. In me è la grazia per ogni via e verità, in me ogni speranza di vita e di virtù.

RESPONSORIO BREVE R. Benedetto il frutto del tuo seno, * o madre del bell'amore. Benedetto il frutto del tuo seno, o madre del bell'amore. V. Hai generato il Pastore e il Signore delle nostre anime, o madre del bell'amore. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.. Benedetto il frutto del tuo seno, o madre del bell'amore.

Ant. al Ben. Hai dato la vita a colui che ti ha creata e sei vergine per sempre, madre del buon Pastore.

INVOCAZIONI Rivolgiamo la nostra lode e la nostra supplica a Cristo buon Pastore, nato da Maria vergine, e diciamo: Maria, la madre tua, sostenga la nostra preghiera. Gesù, che nascendo dalla Vergine ti sei fatto prossimo di ogni uomo, - insegnaci a condividere le sofferenze, le gioie e le speranze di quanti incontriamo sul nostro cammino. Gesù, che come buon Pastore hai sacrificato la vita con amore senza misura, - assisti e proteggi quanti hai reso partecipi della tua missione pastorale. Gesù, che nel formare e custodire il tuo gregge hai voluto la collaborazione di Maria, - fa' che, sul suo esempio, mettiamo a disposizione tutta la nostra vita per il servizio del tuo regno. Gesù, che hai fatto risuonare sulle strade degli uomini la tua parola di salvezza, - insegnaci ad annunciare il vangelo in ogni circostanza, fedeli a te e alla tua Chiesa. Gesù, che continui a chiamare uomini e donne a seguirti con generosità per il bene del tuo popolo, - aiutaci ad avere cura delle vocazioni che tu susciti, sostenuti dalla presenza della madre che ci hai donato.

 Padre nostro.

ORAZIONE - O Dio, tu hai inviato nel mondo il tuo Figlio affinché radunasse; come buon Pastore l'umanità dispersa. Concedi al gregge, che egli ha redento e affidato nell'ora della croce a Maria sua madre, di ascoltare fedelmente la sua chiamata, per seguirlo fino ai pascoli della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

 

14 Gennaio BEATA VERGINE MARIA MADRE DEL BUON PASTORE Memoria
La devozione a Maria «Madre del buon Pastore» ebbe origine in Spagna a partire dal 1703 per opera dei Cappuccini e la si diffusi in Europa e nel mondo. La Messa e la Liturgia delle Ore fu approvata da Pio VII nel 1801 e arricchita da Leone XIII Don Alberione la propose alla congregazione delle Suore di Gesù buon Pastore fin dalle origini (29 ottobre 1938), quale forma di devozione mariana più adatta al loro carisma. EgIi l'arricchì con il «colore» della sua spiritualità e scelse come data di celebrazione il 3 settembre, che coincide, dal 1955, con Ia professione religiosa delle Suore pastorelle in Italia. «Tra le tante feste liturgiche della Madonna… questa ha una particolare importanza per voi, che siete le Suore di Gesù buon Pastore. Per meglio capire questo nobilissimo titolo della Madonna, bisogna che noi conosciamo e capiamo bene che cosa significhi “buon Pastore”. Buon Pastore è colui che ha cura delle sue pecorelle e Ie ama, sino a dare la vita per esse. Tutti gli uomini costituiscono iI grande gregge di Gesù. Non tutti gIi uomini sono però pecorelle docili e buone… Gesù buon Pastore per salvare i peccatori diede tutto il suo sangue sulla croce, ma non dimenticò i buoni e li incoraggiò a seguirlo sulla via della perfezione" (Alla Sorgente, p. 7). La mariologia di don Alberione relativa aIIa Madre del buon Pastore si trova espressa in tutte Ie preghiere da lui composte, specialmente la coroncina. Così pure si manifesta nella iconografia, per la quale ha dato indicazioni precise. «È una predica il quadro che avete, dove è rappresentata la divina Pastora, la quale ha accanto a sé Gesù giovinetto in atto di pascere Ie pecorelle, come lei pasce le pecorelle; poi a destra e a sinistra i due apostoli: Pietro che raccomanda la Chiesa a Marta, Paolo che la sospinge verso Maria... Maria sta in mezzo come la divina Pastora. Questo titolo a Maria compete, perche ella è la madre del divin Pastore e perché ella ha tanto sofferto per le anime e tanto in cielo si preoccupa della salute delle anime, dei peccatori e degli infelici che sono fuori della Chiesa e di quelli che vogliono camminare nella via della santità, della giustizia.. Maria protegge il Pastore universale della Chiesa, il Papa» (AAP, 1959, nn. 57-58, passim). Perciò «le Pastorelle arrivate in parrocchia pensino subito a stabilire una devozione intensa a Maria Ss. Diffondere e stabilire il culto alla Madre del buon Pastore è opera dolcissima delle Pastorelle; è segreto di riuscita nel loro apostolato; è assicurarsi le consolazioni di questo buon Pastore" (Alla Sorgente, p. 55, passim). II testo di questa celebrazione è stato approvato dalla Congregazione per il Culto Diyino il 28 luglio 1991. La Messa della beata Vergine Maria, Madre del buon Pastore, si può celebrare come messa votiva nelle ferie del tempo ordinario e per necessità particolari, quando è permesso da calendario.

ANTIFONA D'INGRESSO Sir neo-volg. 24,23.31 Io sono la madre del bell'amore. In me è la grazia per ogni via e verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Si dice iI Gloria. COLLETTA O Dio, tu hai inviato nel mondo il tuo Figlio affinché radunasse come buon Pastore I'umanità dispersa. Concedi al gregge che egli ha redento e affidato, nell'ora della croce, a Maria sua Madre di ascoltare fedelmente la sua chiamata per seguirlo fino ai pascoli della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio...
PRIMA LETTURA Sir neo-volg. 24,23-31 Il mio ricordo durerà di generazione in generazione.
Dal libro del Siràcide Io, come vite, produco germogli di grazia, e i miei fiori dànno frutti di gloria e di rettitudine. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me è la grazia per ogni via e verità, in me ogni speranza di vita e virtù. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate e saziatevi dei miei frutti. Poiché il mio insegnamento è più dolce del miele, e il possedermi è più dolce del favo del miele. Il mio ricordo durerà di generazione in generazione. Quanti si nutrono di me, avranno ancora fame; e quanti di me si dissetano, avranno ancora sete. Chi mi ascolta non sarà deluso; e chi compie le mie opere, non peccherà. Chi mi rende onore, avrà la vita eterna. Parola di Dio.
oppure: PRIMALETTURA At 1,12-14 Erano concordi nella preghiera con Maria, la madre di Gesù.
Dagli atti degli Apostoli (Dopo che Gesù fu assunto in cielo), gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto de li Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE Lc 1,46-50.53-54 R. L'anima mia esulta nel mio Dio.
L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore perché ha guardato I'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. R. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia, si stende su quelli che lo temono. R. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi, Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia. R.

CANTO AL VANGELO cf Gv 19,25-26; 10,14-15 Alleluia, alleluia. Presso la croce di Gesù, buon Pastore che donava la vita per le sue pecore, stava Maria, sua madre, e il discepolo che egli amava. Alleluia.
VANGELO Gv 19,25-27 Ecco il tuo figlio! Ecco Ia tua madre! + Dal vangelo secondo Giovanni In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Parola del Signore.

SULLE OFFERTE Ti offriamo con gioia, Signore, il pane e il vino per il sacrificio di lode nella celebrazione di Maria, Madre del buon Pastore; in cambio della nostra umile offerta donaci una conoscenza sempre più viva del mistero della redenzione.Per Cristo.

PREFAZIO Maria, Madre del buon Pastore, favorisce l'unità dei figli Dio.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Buon Pastore, amante dell'unità e della pace, egli scelse per sé una Madre che non ha conosciuto corruzione nel corpo e nel cuore e ha voluto una e indivisa la Chiesa sua sposa. Innalzato da terra, alla presenza della Vergine Madre, radunò i tuoi figli dispersi e li strinse a sé con i vincoli dell'amore. Asceso alla tua destra nella gloria, effuse sugli Apostoli, raccolti con Maria nel Cenacolo, lo Spirito di unità e di concordia, di riconciliazione e di perdono. E noi, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo con gioia I'inno della tua lode: Santo... A
ANTIFONA ALLA COMUNIONE Gv 19,25.27 Gesù disse al discepolo: «Ecco la tua madre ». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
DOPO LA COMUNIONE Signore, che in questa celebrazione in onore della beata Vergine Maria, madre del buon Pastore, ci hai nutriti dei tuoi sacramenti, fa’che sul suo esempio cooperiamo al mistero della redenzione. Per Cristo nostro Signore.

IN LATINO



MISSA BEATAE MARIAE VIRGINIS DIVINI PASTORIS MATRIS







Nell'opera di diffusione della devozione alla Vergine Buona Pastora si sono distinti in modo particolare i Padri Cappuccini, che rivendicano giustamente il merito di averla introdotta nella Chiesa al loro confratello P. Isidoro di Siviglia (1662-1750). Ma nell'anno 1932 rimase inascoltato il voto del loro Capitolo Generale che chiedeva alla Congregazione dei Riti la proclamazione della Vergine Divina Pastora a Patrona delle Missioni.
Stornelli alla Divina Pastora delle anime, Maria Santissima, in Catalano


 

La Liturgia della Chiesa Cattolica e molti pii esercizi di devozione dei fedeli verso la Vergine Maria hanno spesso assunto carattere speculare, con le celebrazioni, le invocazioni, e con gli attributi di Cristo, che naturalmente sembravano compatibili con il suo ruolo di donna e Madre di Gesù. Larga e meritata fortuna hanno perciò conosciuto i parallelismi: Dio - Padre eterno del Verbo e Maria - Madre nel tempo di Cristo; Kyrios-Dominus e Kyria-Domina, Adamo-Cristo ed Eva-Maria; Cristo - Agnello di Dio e Maria, Casta Agnella, Cristo Redentore e Maria Corredentrice, e l'elenco potrebbe continuare.

Nei calendari liturgici, sia generali che particolari, prima e dopo la riforma promossa dal Concilio Vaticano II, sono notevoli ai parallelismi e le corrispondenze delle feste di Cristo con quelle di Maria: alle solennità  e feste dell'Annunciazione, della Nascita e della Presentazione al tempio di Cristo, corrispondono quelle dell'Immacolata Concezione, della Natività  e della Presentazione al tempio di Maria; alle memorie del Nome e della Regalità  di Gesù, corrispondono quelle del Nome e della Regalità  di Maria; alle memorie della Passione di Cristo ed Esaltazione della Santa Croce corrisponde la duplice commemorazione della Beata Vergine Maria Addolorata; alla festa del Sacro Cuore di Gesù fa eco quella del Cuore Immacolato di Maria; alla Risurrezione e Ascensione al Cielo del Redentore fa corona la solennità  dell'Assunzione.

Non desta quindi meraviglia che a Maria siano stati attribuiti anche gli appellativi di Bona Pastrix, Divina Pastrix, Buona [Divina] Pastora, Mater Boni Pastoris, Madre del Buon Pastore, in corrispondenza a quelli di Cristo, Bonus [Divinus] Pastor, Princeps Pastorum, sebbene non sembra che essi abbiano goduto ovunque di particolare popolarità  fino all'epoca moderna, nonostante siano attestati, sia pure genericamente e all'interno di un discorso essenzialmente o fortemente tipologico, non solo presso gli antichi Padri della Chiesa, ma anche presso mistici come S. Giovanni di Dio (1495-1550), S. Pietro di Alcantara (1499-1562), S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe (1715-1791).

Tali appellativi conobbero molta maggior fortuna e diffusione nella Chiesa cattolica, specialmente nella devozione e iconografia mariana del secolo XVIII, per quanto quasi limitata ai territori di influenza spagnola, particolarmente dell'America e dei domini napoletani in Italia.

Con il titolo di Buona Pastora la pietà  popolare ha espresso con chiarezza la partecipazione della Vergine all'analoga preoccupazione per le anime che ha nella Chiesa il Cristo, il Pastore Sommo, il vero e unico Buon Pastore, ed ha voluto sottolinearne in modo particolare particolare l'efficace intercessione per la salvezza di ciascuna pecorella del gregge di suo Figlio.


Con ingenua semplicità  essa viene rappresentata nell'atto di accompagnare con dolcezza e bontà  materna ai piedi di Gesù Bambino, che tiene fortemente stretto al suo cuore, le pecorelle, simbolo delle anime. Segno sicuro della loro salvezza è il sigillo mariano sul loro corpo, sormontato da una corona. Nemmeno il lupo infernale può loro nuocere, anche quando si smarriscono, se invocano prontamente l'aiuto di Maria. Ai suoi piedi esse trovano sicurezza e pascoli ubertosi, così come tra le sue braccia il divino suo Figlio riceve nutrimento.



Il titolo di Buona Pastora non si allontana da quello di Madre del Buon Pastore, con il quale spesso si trova unito, in quanto proprio la sua divina maternità  è la fonte di tutti gli attributi mariani.


Pertanto anche a Maria viene rivendicato un ruolo di guida, da intendere anologicamente, nei confronti dei pastori della Chiesa, che devono continuare ad essere testimoni e rivelatori del volto dell'unico Buon Pastore. Maria guarda (pascola) i pastori del gregge di Cristo, suo Figlio, come essi, guardiani, episkopoi, vescovi della Chiesa, sorvegliano, difendono, governano il gregge di Cristo, suo Figlio.


Già  nel Cenacolo, dopo l'Ascensione di Gesù, gli Apostoli riconobbero questa sua particolare funzione e la Chiesa non dimenticò mai la sua materna presenza e assistenza, fissata definitivamente nelle Sacre Scritture.


Al Principe dei Pastori ha affiancato la Regina dei Pastori, Regina degli Apostoli, Regina degli Angeli, titoli mariani variati con quello di Pastora, anche nel linguaggio degli ultimi Pontefici e negli opuscoli divulgativi e devozionali.

Pio XII afferma che Dio stesso, "costituendola Divina Pastora", ha voluto estendere il ruolo materno di Maria su tutta la Chiesa.


I riferimenti diretti o indiretti al titolo di Buona Pastora, Madre del Buon Pastore, e quello di Agnella, ovis e agna, sottolineano fortemente la visione paolina della Chiesa, concepita come unità  salda e profonda, paragonabile a quella del corpo umano. In tale visione le membra singole non sono mai separabili dal capo.
Il termine di Agnella, attribuito alla Vergine Maria, peraltro fa emergere come fin dai primi secoli il ruolo di Maria nella Chiesa sia stato considerato fondamentalmente inseparabile dalla redenzione operata dal Figlio, Agnello che toglie il peccato del mondo.

Sotto la categoria generale di Buona Pastora si può dunque compendiare quasi un trittico di appellativi mariani: 1. La Buona - Divina - Pastora; 2. La Madre del Buon Pastore; 3. La Casta Agnella, Madre del Divino Agnello.


Quest'ultima attribuzione è caratterizzante di altri contenuti teologici della mariologia, ed è usata o quasi assemblata da S. Agostino in riferimento a Cristo, nell'affermazione supplice: Tu, Christe, Bonus es Pastor, qui bonus es Agnus, idem Pastor et Pascua, idem Agnus et Leo (Tu, o Cristo, sei il Buon Pastore e nello stesso tempo il mite Agnello; tu sei nello stesso tempo il Pastore e ai Pascoli, tu sei l'Agnello e nello stesso tempo il Leone); e S. Cromazio di Aquileia ammonisce: "Badiamo a questo grande mistero. Licet et Salvator noster pastor dicatur, nuncupatur tamen et ovis vel agnus (Sebbene il nostro Salvatore venga detto pastore, è pure chiamato pecora o agnello)". Monumentale è l'iscrizione nella Basilica di Santa Pudenziana a Roma: Hic Agnus mundum restaurat sanguine lapsum. Mortuus et vivus idem sum Pastor et Agnus (Qui con il suo sangue l'Agnello rialza il mondo caduto. Morto e vivo sono sempre lo stesso Pastore e Agnello).

Poichè la devozione (lex orandi) del popolo di Dio ordinariamente è espressione del Credo universale della Chiesa (lex credendi), si possono trovare i fondamenti di tale titolo mariano anche negli scritti e nelle testimonianze dei Padri della Chiesa. In effetti il contenuto teologico del titolo mariano di Buona Pastora non è estraneo al loro modo di esprimere la fede cristiana.

L'annunzio angelico della nascita del Messia, dato per primo ai pastori, ha portato attorno alla culla del neonato R dei Giudei, queste persone semplici e generose di doni viventi, a perenne profezia e icona del Pastore d'Israele e della casta Agnella, ai piedi della Croce.


Sotto la metafora dell'agnello sono richiamate due realtà  fondamentali della teologia biblica e patristica: cioè l'immolazione e la purezza verginale. L'agnello è l'offerta sacrificale, alla quale già  Clemente di Alessandria collega l'idea della verginità  e della santità  e Metodio ne segue le tracce quando paragona la figlia di Iefte a una pecora destinata al sacrificio. La metafora diventa poi comune e si ritrova nel Martirio di S. Arianna e probabilmente nell'elogio di S. Ambrogio alla martire Agnese. La figura del pastore, tanto nell'incarnazione veterotestamentaria di Abele il giusto, pastore pio, quanto in quella neotestamentaria di Cristo, il Buon Pastore, è assai familiare in tutta la Bibbia.
Ma è soprattutto nel Nuovo Testamento che essa ha trovato la sua espressione più perfetta in Cristo, autodefinitosi appunto come il Buon Pastore.

Governanti delle città -stato nei poemi omerici, in Platone e in altri scrittori classici, vengono detti pastori: Reges pastores appellantur, con tonalità  probabilmente religiosa; mentre un filosofo, come Democrito, è definito pastore di parole.
Il pastore era per Platone anche immagine del pastore e legislatore divino, poichè il nome stesso di pastore era un titolo onorifico degli dèi.

In tale contesto culturale appare estranea la donna-pastore, al punto che in greco non si conosce la forma femminile.




Occorre però seguire le sue vie, cercarlo seguendo le orme del suo gregge, informarsi dell'antica via buona per incontrarlo con certezza, osservare i costumi del suo popolo santo. L'anima che si lascia guidare dai buoni pastori rimarrà  vicino alle loro dimore, porterà  i suoi pesi ad essi e sarà  accolta con benevolenza. Dio stesso lo condurrà  sempre, e come Signore e Salvatore lo precederà  nel cammino della vita nella Chiesa santa, con Maria, Madre del Pastore dei pastori.


Giuditta furbescamente inganna Oloferne: "Tu sospingerai come si sospinge un gregge, questi che non hanno pastore". E Rachele, figura Ecclesiae, si presenta a Giacobbe come una pastora, che conduce al pascolo il bestiame minuto di suo padre Labano.

 



Il "Buon Pastore" nel Nuovo Testamento


E appunto nel Nuovo Testamento, e particolarmente nei Vangeli, che la presenza dei pastori e del tema pastorale occupa un ruolo importante a partire dal momento della nascita fino all'autopresentazione di Cristo come il vero e buon Pastore del nuovo Israele.


Riferimenti patristici spesso ain chiave morale riguardano il Nuovo e l'Antico Patto: i pastori alla nascita di Gesù in Lc 2,8-20; le pecore perdute in Mt 10,6 e 15,24; la pecora smarrita in Mt 18,12-14 e Lc 15,3-7; la pecora nel fosso in Mt 12,11; ai discepoli dispersi come le pecore in Mt 26,31; Mc 14,27; separazione delle pecore in Mt 25,32; il grande pastore in Eb 13,20; il capo dei pastori in IPt 5,4; il buon Pastore, l'ovile, ecc.
Nei Vangeli Sinottici pastore si trova 9 volte, nel Vangelo di Giovanni 6 volte, in altri libri del Nuovo Testamento poche volte, e si interpreta questo dato come un segno della svalutazione della figura del pastore ai tempi di Gesù ed anche dopo.


Ma fra i testi neotestamentari, che sono stati oggetto di particolare attenzione da parte dei Padri della Chiesa, emerge proprio la parabola del "Buon Pastore", ricordata da Clemente Romano e Clemente Alessandrino, da Ignazio di Antiochia e Giustino, da Cipriano e Origene, da Ippolito Romano e Novaziano, da Lattanzio ed Eusebio, da Epifanio di Salamina, Cirillo di Gerusalemme e Metodio, ecc.
Una risonanza viene vista persino nell'opera di Arnobio il Vecchio (Adversus nationes: M 143,12).


D'altra parte la Natività  ha dato origine ad una sovrabbondante e originale produzione artistica, ain cui tuttavia le figure dei pastori attorno a Maria nel presepe hanno acquistato un carattere certamente più estetico e poetico che teologico, essendosi mescolate, spesso indiscriminatamente, le tradizioni evangeliche con quelle degli apocrifi e persino degli gnostici.


Pastores sunt sacerdotes - Possono adempiere il loro dovere di buoni pastori solo coloro che si lasciano plasmare dal Buon Pastore. Il gregge è dunque il popolo, la notte il mondo, i pastori sono ai sacerdoti.


Eppure l'aver voluto rivestire, nei secoli successivi, anche la Madre di Dio degli umili panni dei pastori ha inteso forse ricordare il suo ruolo di prima adoratrice del Verbo e ha voluto ricollegarsi ai moduli rappresentativi di quella semplicità  di cuore, tradizionalmente attribuita ai pastori, e che risplendeva in maniera sublime nella Vergine Maria.


Testimonianze patristiche



Nei Padri della Chiesa, in genere appare relativamente abbondante la presenza di Maria come Pastora e guida delle anime, Madre del Buon Pastore, Agnella che ha generato l'Agnello, sia pure con varianti e sottolineature, che si collocano però sempre nel mondo pastorale.Tuttavia è da notare subito che il termine Pastora anche presso ai Padri della Chiesa e gli antichi scrittori cristiani d'Oriente e d'Occidente mai si riscontra al femminile, anzi Girolamo Giuseppe De Cabra afferma di non aver trovato neanche il termine pastrix nei dizionari.

Padri Orientali

Verso la fine del secondo secolo il vescovo Melitone di Sardi sembra porsi come capofila nell'uso di tale termine in chiave mariana, con una fortunata e lunga serie di risonanze presso altri Padri.

Nell' Omelia sulla Pasqua, infatti, presenta la Vergine Maria, in una dimensione che è intimamente legata al mondo pastorale e al Mistero di Salvezza, attuato da Cristo, il Buon Pastore.
Essa viene chiamata "la Bella Agnella", in perfetto parallelismo con il "Bello, Buon Agnello" pasquale, Cristo, suo figlio. "Egli è colui che si è incarnato in una vergine. [Egli è l'agnello che non ha voce].
Egli è l'agnello immolato. Egli è colui che è nato da Maria, la bella agnella" [nel testo siriaco: 'gradita pecora'].



La visione fortemente cristocentrica di Melitone non emargina il ruolo della Madre, ma la colloca invece nella purissima e primissima dimensione della maternità , che viene sottolineata da una specie di ritornello: "Egli s'incarnò in una Vergine, fu sospeso sul legno, fu sepolto nella terra, fu risuscitato dai morti, fu elevato alle altezze del cielo".

L'associazione della Madre alla Passione del Figlio raggiunge il vertice nell'assimilazione dell'Agnello all'Agnella.
Non più il grembo è il luogo ove avviene tale assimilazione, ma il legno del sacrificio.
L'aggettivo che la qualifica, appartiene al densissimo campo semantico della bellezza, assai appropriato alla "tutta bella / buona", immacolata, genitrice del Pastore bello / buono, e sembra insinuare o risonare l'ideale della classica calocagazia, forse biblicamente cantato in Ps (LXX) 44,3: Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia" (trad. CEI). "Bellezza" e "grazia" risuonano in tutta l'Omelia di Melitone. La parola agnella, unita all'aggettivo bello / buono, richiama in tale contesto la purezza della madre e l'immolazione del figlio.

L'Omelia è stata riproposta alla meditazione dei fedeli nella Liturgia delle ore del lunedì dopo Pasqua (cc. 2-7, 100-103: SC 123, 60-64 e 120-122), e Giovedì Santo (cc. 65-67; SC 123, 95-101), ove si afferma: "Il precetto si mutò in grazia, la figura in verità , l'Agnello in Figlio, la pecora nell'uomo e l'uomo ain Dio. Sono io il vostro perdono, io la Pasqua della redenzione, io l'Agnello immolato per voi, io il vostro re".

Non è improbabile un collegamento con l'ambiente alessandrino, e Clemente, che fu tra ai primi scrittori cristiani a chiamare le vergini 'pecore belle' (Protr. 20,119; SC. 2,182); ed è attribuito a Cirillo di Alessandria il frammento copto in cui si legge che l'agnello immacolato, generato dall'agnella immacolata, è morto per noi.
Per la concezione paolina della Chiesa come "corpo di Cristo", nel quale il capo e le membra sono un tutto organico e una cosa sola, Cristo, l'agnello che si immola, si identifica col pastore che dà  la vita per le sue pecore.
La presenza della Casta Agnella potrebbe allora assumere il significato di una qualche partecipazione, al femminile, tanto al sacrificio, quanto all'ufficio pastorale stesso di Cristo, Redentore dell'uomo, perchè uomo e perchè nato come uomo dalla Vergine Maria.

L'identificazione dell'agnello con il pastore si riscontra nel frammento XIV dello stesso Melitone: "Colui che apparve come agnello, rimase pastore; colui che fu ritenuto servo non rinnegò la sua dignità  di figlio: fu gestato da Maria e rivestito da suo Padre".




Potrebbe costituire un riferimento teologico al titolo di Divina Pastora l'antichissimo attributo di advocata, che si ritrova pressochè esclusivamente in Ireneo.
Di questo titolo, del tutto inusitato prima, De Aldama insinua che il vero senso è dato dai sinonimi mediatrice, ausiliatrice, consolatrice, e soprattutto difesa.
Maria è avvocata di Eva, perchè la difende dall'antica maledizione e la reintegra nella sua dimensione originaria dai madre di tutti ai viventi.
A questo risultato porta l'analisi di tutti e tre i passi di Ireneo in cui ricorre la parola advocatus (una volta): "Mentre Eva fu spinta a disobbedire a Dio, Maria è stata indotta ad obbedire a Dio, affinchè la vergine Maria divenisse avvocata della vergine Eva" (haer.5,19,1: PG. 7, 1175). "...e dove troviamo chi ci accusa, ivi possiamo trovare anche chi ci difenda".
Ireneo chiama Maria defensatrix Evae, come, in ambiente lionese, Epagato era chiamato advocatus seu defensor Christianorum.
La difesa di Eva da parte di Maria non fu altro che l'azione (del pastore?) di allontanare le conseguenze funeste dell'azione di Eva, e non di Eva sola, ma deve essere estesa a tutto il genere umano, perchè l'obbedienza di Maria fu causa della salvezza universale, così come la disobbedienza di Eva fu causa di morte per tutto il genere umano.
Se è vero che nei primi due secoli si sottolinea più che la divina maternità  di Maria la sua maternità  verginale: ex Maria virgine, (da Maria la Vergine) si spiega anche perchè Ireneo non ha fatto scuola con tale titolo, che si ritrova di nuovo soltanto nella Homilia II in Dormitionem B.V.M. (9,8: PG 96,733 D) di Giovanni Damasceno, e bisogna attendere la metà  del secolo X, per trovare ancora un riferimento fatto da Giovanni il Geometra.
E stato giustamente affermato che la teologia mariana di Ireneo si presenta con caratteri pioneristici tali che da un lato sembra abbia anticipato gloriosi e fortunati sviluppi successivi, ma sotto altri aspetti è rimasta voce solitaria, appunto per quella forte carica di intuizioni, il cui sviluppo esige il lavoro di approfondimento di intere generaioni. Il titolo di advocata appartiene certamente a queata serie di intuizioni. Ireneo lo usa come una acquisizione forse centrale del suo pensiero ain opere differenti.
Che però fosse in anticipo sui tempi lo dimostra il confronto con due luoghi di S. Agostino, in cui il vescovo di Ippona spiega il passo giovanneo: Advocatum habemus ad Patrem, Jesum Christum iustum (Abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto) (110 2,1).
Agostino insiste su habemus (abbiamo), e spiega che anche l'apostolo Giovanni, che poteva attingere dal cuore di Cristo ai più profondi misteri (qui de pectore Domini mysteriorum secreta bibebat), aveva bisogno di un advocatus. Perciò: Maluit se ponere in numero peccatorum, ut haberet advocatum Christum quam ponere se pro Christo advocatum (Preferì collocarsi tra i peccatori per avere come avvocato Cristo). Ma come giustificare allora il fatto che la Chiesa prega ai martiri, perchè intercedano per i suoi membri vivi e defunti?
Proprio lo stesso Agostino, nel Sermo 285,5 (PL 38,1295-1296), spiega che Cristo è l'unico avvocato alla stessa maniera che è l'unico pastore, cioè volendo che altri siano avvocati come Pietro e che gli altri apostoli siano pastori nel corpo dell'unico pastore.
Tali avvocati per Agostino, tuttavia, non sono Maria e i santi, ma i martiri, perchè soltanto loro tam perfecti exierunt, ut non sint suscepti nostri, sed advocati, (Hanno raggiunto tale grado di perfezione da divenire non soltanto nostri sostenitori ma addirittura "avvocati").
Il termine ireneano (e della Chiesa di Lione) viene riduttivamente applicato ai soli martiri.
Da qui pertanto è stata ipotizzata una minore attenzione di Agostino verso Maria e in tal senso vengono intesi anche altri silenzi agostiniani.
Ma a noi non interessa tanto tale questione, quanto l'accostamento sorprendente che fa S. Agostino tra advocatus e pastor, che si potrebbe analogicamente applicare al titolo ireneano di advocata, ed ancor più il ragionamento generale che attribuisce a Cristo la volontà  che ci siano nella Chiesa altri pastori, che incarnino e perpetuino il suo ruolo di pastore. Così la dottrina di Ireneo, volutamente presentata come dimostrazione della predicazione apostolica, nel solco della traditio, appare sigillata dal charisma veritatis della fede in Maria, Advocata Evae.
Nella teologia dei secoli I e II Maria è tutta relativa a Gesù, Dio che salva, e si muove essenzialmente entro le sue linee della maternità  verginale e della partecipazione ativa al mistero di Cristo, come nuova Eva che è unita al nuovo Adamo, nella recapitulatio della storia umana.
Eppure Ireneo ribadisce, richiamandosi ai noti testi evangelici di Mt 15,24 e 18,12; Lc 15,6, che il Signore è venuto per cercare la pecora smarrita, cioè l'uomo smarrito.
E pertanto non è diventato un altro genere di creatura, ma ha voluto conservare la somiglianza col primo Adamo: "Infatti era necessario (e conveniente) portare a perfezione Adamo il Cristo, perchè fosse riassorbita la mortalità  sommersa dall'immortalità , e che fosse portata a perfezione in Maria, affinchè una vergine diventasse avvocata di una vergine per dissolvere e distruggere la disobbedienza verginale con l'obbedienza verginale".
Si potrebbe dunque concludere che nell'opera di recupero della pecora smarrita il ruolo di Maria non è secondario e per questo essa viene implicitamente presentata come madre del Divino Pastore.



Nel Vangelo di Giovanni (Gv 10,7.9) Cristo, si autodefinisce, in contesto fortemente contrassegnato dal linguaggio pastorale: "Io sono la porta delle pecore".
Efrem (1 373) non esita ad applicare specularmente a Maria tale immagine evangelica, fondendola con un'altra affermazione di Gesù (Gv 8,12): "Io sono la luce del mondo".
La missione di Maria, così dilatata fino ai confini del mondo, appare senza equivoci universale: "Tutti sanno che Maria è la porta della luce: attraverso di essa il mondo e ai suoi abitanti sono stati illuminati".

Ma la comparatio implicita di Efrem : [Cristo] porta delle pecore - Maria porta della luce [= Cristo], sottolinea in maniera più luminosa anche la posizione mariana all'interno del gregge di Cristo: essa si identifica con la porta che (ha) illumina(to) e salva(to) le nazioni.
Che questa fosse la fede della Chiesa può essere confermato da quanto S. Girolamo scrive nel suo commento aai Salmai, introducendo a sua volta la comparatio, già  diffusa e diventata "classica", tra Eva e Maria: Nunc per mulierem totus mundus salvatus est. In mente tibi venit Heva, sed considera Mariam: illa nos eiecit de paradiso, ista reducit ad caelum (Ora per mezzo della donna tutto l'universo è stato salvato. Tu stai pensando ad Eva, medita invece su Maria: quella ci fece cacciare dal paradiso [terrestre], questa invece ci riconduce verso il cielo).
Occorrerebbe riflettere più ampiamente sul fatto che i predicati (anche esclusivi) di Cristo sono attribuiti a Maria.
Tanto l'appellativo di advocata quanto quello di porta appaiono connessi con i dati scritturistici e ciò spiega il ruolo ecclesiale attribuito Maria, benchè non sia facilmente dimostrabile se tali spellativi comportassero o siano testimonianza dell'esistenza di un "culto" mariano; certo l'uno e l'altro titolo segnalano un ruolo di difesa ed accennano alla funzione specifica del pastore per la custodia del gregge.


In un discorso sulla Natività  l'ambiente pastorale fa da sfondo suggestivo all'ingresso di Cristo nel mondo: "Nella primavera, quando gli agnelli vagano per i campi Cristo entra nel grembo verginale, poi entra nel fiume... In inverno i neonati agnelli primi a vederli sono i pastori e proprio loro conobbero per primi la nascita del vero agnello annunziata dal cielo.
Il lupo antico vide l'Agnello attaccato alle mammelle materne ed ebbe paura persino del suo travestimento; infatti si era camuffato sotto la pelle di una pecora, mentre il pastore universale divenne un agnello del gregge: così disponeva egli stesso di farsi divorare come agnello mansueto dalla rabbiosa belva per potere a sua volta sconfiggere il sanguinario con la sua potenza.
Il Santo abitò con il suo corpo nel seno materno, mentre ora ha la sua dimora con il suo spirito nell'anima: se Maria, che lo concepì, si astenne dalle nozze, l'anima che da lui è inabitata si astenga dal libertinaggio".
Anche qui la missione di Maria, madre dell' omnium Pastor, appare indissolubilmente congiunta al ruolo di Cristo, anzi tutto il piano disposto dall'economia divina per la vittoria definitiva dell'Agnello sembra avere origine e compimento nel suo seno.
Maria, con scoperto moralismo, diviene anche il paradigma dell'anima che accoglie degnamente Cristo. Ma essa rimane la madre che accoglie e difende tutti gli agnelli del gregge così come difese il Pastore universale fattosi anch'egli agnello del gregge.


In un altro contesto Efrem, enumerando i prodigi relativi a Maria alla nascita di Cristo, afferma che Maria è essa stessa un prodigio, avendo accolto il Creatore e avendolo trasformato in mite Agnello: "Prodigio è la madre tua: accolse il Signore e lo fece diventare servo; accolse la Parola incarnata e la rese muta, accolse colui che tuona e gli tolse la voce; accolse il creatore e salvatore dell'universo e lo trasformò in agnello, facendolo nascere tra i belati. Da lì hai sperimentato la fame, tu che nutri tutti i viventi".
Maria diventa così la protagonista della metamorfosi divina.
Il linguaggio trova il grado più alto della climax nell'affermazione della maternità  mariana nei confronti dell'Agnello.
Sono perciò fondati i sentimenti di fiducia dei fedeli verso la Vergine, espressi dalla preghiera: "A te supplice mi rivolgo, o tutta immacolata e mediaraice del mondo, con cuore contrito, io, reo confesso di un'infinità  di delitti, dal profondo del cuore invoco il suo pronto aiuto nelle necessità  e la tua protezione salvifica e sicura, anzi dopo quella divina, la più forte". Gli stessi sentimenti di fiducia nella protezione divina nella preghiera: "Genitrice di Dio, che hai portato in grembo Cristo Salvatore e Signore nostro, ain te io ripongo ogni mia speranza, in te confido, perchè sei più eccelsa di tutte le celesti potenze.
Proteggimi con la tua grazia purissima, che viene da Dio, regola la mia vita, mostrami il cammino per fare la santa volontà  del Figlio tuo e Signore.
Perdonami i peccati, sii il mio rifugio, la mia protezione, la mia difesa; la tua mano mi guidi e mi conduca alla vita eterna. O santissima Madre di Dio, non stancarti di intercedere per noi, indegni tuoi servi, strappaci da tutte le insidie diaboliche e da tutti ai mali; preservaci dalle ferite che possono esserci inferte da ogni sorta di aggressione velenosa; anzi custodiscici sicuri dalla dannazione fino alla fine della vita con le tue preghiere e saremo salvi per il tuo patrocinio e per il tuo aiuto".

La Vergine Maria è anche la guida che porta alla salvezza. Il termine che usa Efrem, tradotto in latino con aberrantium salutaris dux, potrebbe indicare la Pastora, che conduce a salvamento le pecore erranti: si trova infatti in un contesto che celebra (e invoca) Maria come porto ai naufraghi, consolazione degli afflitti, protettrice di quanti hanno subito torti, aiuto degli abbandonati, sanatrice degli infermi, aiuto sicuro nelle necessità , arca santa che salva dal diluvio dell'iniquità , nostra propiziazione e rifugio, che deve ottenerci di stare alla destra del Figlio.
Tutte queste risonanze bibliche alludono al ruolo mariano di Pastora, Guida, Protettrice delle anime: "Per le tue preghiere libera, o Signora, questo gregge che in te confida con particolare trasporto". "L'azione di Maria quietis secura dux et magistra, si prolunga per tutta la vita dei fedeli fino al momento della morte.

In uno degli Hymni de Beata Maria (3,7: EM 371) si rievoca poeticamente il sacrificio di Isacco e in particolare la sua sostituzione con un agnello al momento dell'immolazione: "Nè prima, nè poi - si afferma - l'albero generò un agnello sulla terra, nè altra vergine generò senza il concorso di uomo. Maria e l'albero rappresentano una sola realtà .
L' Agnello era appeso ai rami, mentre il Signore nostro sul Golgota. L' Agnello salvò Isacco e il Signore le creature". Così Maria, madre dell'Agnello, è sobriamente ma intimamente associata alla salveza, operata da Cristo. Come in Melitone, il discorso si presenta ricco di costrutti altamente poetici.
In un altro degli Hymni (7,1: EM 373) si trova l'invito all'ammirazione verso la Madre vergine, "che nel suo puro seno accolse e portò il grande timoniere delle creature, attraverso il quale la pace in terra e in cielo potè regnare".
Il timore, Gubernator, si può accostare a Pastore, e lo stesso potrebbe dirsi del ruolo di nutrice in Hymni 8,2 (EM 375): "Veramente beata è colei che fu scelta a divenire madre del Padre di tutto il creato e a dare il latte a colui che nutre tutti". La funzione di nutrice è qui addirittra attribuita come propria anche a Dio stesso.
Il Salvatore in Hymni 9,3 (EM 376), viene pure paragonato al biblico leoncello di Gn 49,9, che cambia persino natura e si nutre del latte puro di Maria: così "nutrito dalla vergine agnella diventa agnello, per essere offerto sull'altare della croce a nostra salvezza". In Venanzio Fortunato si trova un richiamo simile: Anniculum portans agnum antiquumque gigantem, / Deque traibu Iuda qui leo fortis erat (Porta l'agnellino nato appena da un anno e il gigante la cui età  si perde nel tempo; e nasce dalla tribù di Giuda colui che è il leone invincibile). Tanta insistenza sull'agnello sembra caratteristica della Chiesa di lingua siriaca.

S. Epifanio di Salamina

Mettendo a confronto il ruolo che le due donne, Eva e Maria, hanno avuto nei confronti dell'uomo, S. Epifanio di Salamina (EM 716) scrive che mentre Eva dovette tessere vestiti all'uomo, che essa stessa aveva spogliato, "Maria invece ottenne da Dio di generare un agnello e una pecora, della cui gloria, come da un vello, è stata intessuta per tutti gli uomini, con perfezione, la veste dell'immortalità ": La madre dell'Agnello-Pecora ricopre tutti gli uomini con la veste dell'immortalità , che essa stessa ha ricavato dal vello del Figlio, e con questa attività  tipicamente pastorale, graziosamente attribuitale, al femminile, Maria assurge al ruolo di nuova Eva, aiuto dell'uomo nuovo.


Il titolo di Maria "Pastora" è eredità  patristica e sottolinea con evidenza il ruolo della Vergine nell'economia della salvezza: Madre del Buon Pastore, da Lei generato nella Carne, e Buona Pastora perchè è guida, via, porta verso Gesù, Pastore, Via, Porta vera di noi, sue pecore e gregge che Egli nutre. Essa ha nutrito con il suo latte il Figlio di Dio - Verbo Incarnato - e ci guida al Vero Pastore, che ci nutre col pane disceso dal Cielo, con la sua stessa Carne. A Lei, come Madre, è stato affidato da Dio il Vero Agnello, la pecora condotta al macello. Maria è dunque Buona Pastora-Madre dell'Agnello e Madre di noi, gregge del suo Figlio, e ci nutre con quanto Essa ha ricevuto da Dio.

Quando in Spagna nel 1703 il Cappuccino Padre Isidoro di Siviglia, nella parrocchia di Macarena, promosse una processione con croce e bandiera dell'Immacolata Concezione, una folla entusiasta la seguì, al punto che Padre Isidoro fece realizzare un dipinto di Maria nelle vesti di una pastorella, circondata da una fiumana di pecore.
Miguel Alonso de Tovar, discepolo di Murillo la preparò per l'8 settembre 1703, e da allora devozione, festa e immagini si diffusero in Spagna, Portogallo e nei paesi dell'America Latina. Intrepidi predicatori di missioni popolari furono il Beato Diego Josè de Cà diz e Padre Stephen Adoà in. Piu tardi si diffuse anche nelle altre nazioni europee.




Quadro e Mosaico
S. Alberione e la devozione a Maria Madre del Buon Pastore

Col Padre cappuccino Eugenio da Potries a Roma, nel sec. XIX, e i suoi confratelli, nel diffondere questa devozione collaborò il Marchese Emmanuele De Gregorio, che nella sua casa di Roma e nella Villa di Albano Laziale lo ospitava spesso.
Pio XI, parlando di San Giosafat fa riferimento a Maria "Regina del Pascolo" e a lei rivolge la preghiera "perchè guidi i fratelli dissidenti ai pascoli della salute" (Ecclesiam Dei 12.11.1923), cui fa eco Pio XII affermando che Dio stesso, "costituendola Divina Pastora" ha voluto estendere il ruolo materno di Maria su tutta la Chiesa (Discorsi e Radiomessaggi di S.S. Pio XII, Città  del Vaticano 1955, voll.XVI-XVII, 2,1940, p.86; 4,1943, p.454 - R, Cristiane ed altre, "Maria Pastora". Relazione scritta di indagine. Brasile 1999).




La Società  San Paolo possiede ventuno lettere nel Fondo De Gregorio dell'Archivio Storico Generale ed è presumibile che da questa documentazione il santo Giacomo Alberione abbia tratto ispirazione per la devozione a "Maria, Madre del Buon Pastore", anche se questa devozione era stata già  diffusa in alcune regioni italiane, come la Sicilia, la Calabria, la Toscana e nel Parmense. La sua festa nel calendario liturgico era fissata il 3 settembre.


Don Alberione alle Suore di Gesù Buon Pastore, il 29 ottobre 1938, a pochi giorni dalla fondazione, avvenuta il 7 ottobre dello stesso anno, propose Maria Pastora, che gli sembrò la devozione mariana più adatta al loro carisma, in quanto il titolo di "Madre del buon Pastore" indicava la missione di Maria, comprensibile solo meditando il significato di "Buon Pastore": chi, per il suo gregge, si fa Via Verità  e Vita (cf. PrP III, p. 78).





Il 17 gennaio 1952, don Alberione scrisse al prof. Santagata (autore di numerosi dipinti del santuario Regina Apostolorum) per chiedere un consiglio circa l'eventuale pittura di un quadro che rappresentasse Maria Madre del Divin Pastore.
Si legge nel manoscritto: "Lo concepisco così: Maria seduta col Bambino, entrambi con una mano offrono alle pecorelle, che l'attorniano, erba fresca; a destra San Pietro che presenta e raccomanda a Maria le pecorelle, cioè la Chiesa; a sinistra San Paolo che sospinge le pecorelle verso Maria ed il suo Bambino a ricevere l'erba cioè per essere pasciute".
Di questa opera, però, non risulta nessuna realizzazione da parte del prof. Santagata.
Il primo quadro , eseguito sempre su richiesta di don Alberione, giunse a realizzazione nell'ottobre del 1955.
Autrice della pittura a olio fu sr Maria Ecclesia Gastaldi, pddm, che il 1° giugno 1988, raccontò in questo. modo quanto ricordava di questo evento: il Primo Maestro le spiegò come la pensava: una Madonna piena di luce, con gli apostoli Pietro e Paolo, con il Bambino Gesù fanciullo e molte pecore.
Che Maria desse il nutrimento delle pecore, che san Pietro pregasse Maria per il popolo di Dio, la Chiesa; che san Paolo ci indicasse Maria nostra madre e che il gregge fosse infinito. Il prato fiorito è simbolo del mondo che accoglie la Madre nostra.


Negli anni 1959 - 1960 nella nuova Casa madre delle suore Pastorelle ad Albano vennero ultimate la seconda parte della casa e la nuova cappella dedicata a Maria Madre del buon Pastore. In quegli anni don Alberione fece eseguire un mosaico che copriva l'intera abside della cappella che raffigurava Maria Madre del Buon Pastore così come l'aveva desiderata e chiese all'artista di accentuare, soprattutto nell'immagine di Maria, la dimensione pastorale. Autore dell'opera fu il prof. Giuseppe Fratalocchi. In realtà , il mosaico sembra esprimere meglio il pensiero del Fondatore il quale considerava la missione di Maria secondo una triplice cooperazione con Gesù Buon Pastore: pascere, custodire, guidare il gregge, nella semplicità, operosità, bontà e quotidianità  della vita del 'pastore' e quindi della 'pastorella', Maria Buona Pastora. Cfr .Chiesa di S. Francesco di Paola. Stilo Immagine dal blog Radisia


Affidiamoci a Lei perchè ci ottenga la docilità  della pecora buona, che segue il Pastore e si lascia nutrire da Lui; la fedeltà  per entrare e rimanere nel recinto delle percore; l'udito fine per riconoscere sempre la voce del Buon Pastore; gli occhi per contemplare la Bellezza del Bel Pastore.


LA DIVINA PASTORA

Nel 1840 è il presumibile anno d'inizio della celebrazione della Festa della Divina Pastora.
Il dipinto olio su tela del montegiorgese Francesco Saverio Allevi, eseguito nel 1779, che raffigura la Vergine col Figlio in un paesaggio bucolico, seduta presso un albero mentre accarezza una pecorella e | mostra una rosellina, era l'immagine che il popolo recava in processione per le vie del paese.
Nel 1925 la Confraternita della Divina Pastora decise di sostituire quell'immagine raffigurata nella tela con untelegante statua che attualmente la nostra Parrocchia venera ed onora.
Gli anziani raccontano che il giorno in cui la detta statua arrivò in paese fra il suono festoso delle campane, una scrosciante pioggia, che durava da molti giorni, colpì i fedeli in processione, i quali frettolosamente si riversarono entro la chiesa.
Da quell'anno, ogni qualvolta si celebri la Festa della Divina Pastora (così dicono gli anziani) è sempre caduta qualche goccia di pioggia a disturbare la celebrazione della Festa e della Processione.
La superstizione popolare ha veduto in questi "scroscianti" episodi annuali, una sorta di rivalsa e di "dispetto" da parte dell'Immagine precedente, accantonata e sostituita dalla statua, complice l'inconsapevole "campana grossa" o "campanone" ribattezzata: Maria spargeacqua (3).
La letteratura e le vicende storiche nazionali sono ricche di richiami alla campana con tutto il suo seguito di solennità , di luce o di tristezza.
Rimane la famosa la Marlinella, la campana posta sul Carroccio in quella decisiva battaglia in cui i Comuni della Lega Lombarda, difendendo la propria libertà , sconfissero gli Imperiali di Federico Barbarossa a Legnano, il 29 maggio 1176.
A Firenze "la Piagnona"era il nome dato alla campana che chiamava a raccolta i seguaci del Savonarola, detti "i Piagnoni " (1452-1498).



(Da M. ZANIBONI, Il Linguaggio delle campane, da Il Carabiniere, mensile n. 12/87).



NOVENA A MARIA, MADRE DEL BUON PASTORE.



Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città  della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perchè hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà  grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà  il trono di Davide suo padre e regnerà  per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà  fine".
Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà  su di te, su te stenderà  la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà  sarà  dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
"Tra le tante feste liturgiche della Madonna vi è anche quella di "Madre di Gesù buon Pastore".
Questa festa ha una particolare importanza per voi, che siete le Suore di Gesù buon Pastore.
Per meglio capire questo nobilissimo titolo della Madonna, bisogna che noi conosciamo e capiamo bene che cosa significhi "buon Pastore". Buon Pastore è colui che ha cura delle sue pecorelle e le ama, sino a dare la vita per esse. Tutti gli uomini costituiscono il grande gregge di Gesù buon Pastore. []Durante la vita pubblica di Gesù, la preghiera era la missione specifica della Madonna.
E anche ora in paradiso essa prega e intercede continuamente per i sacerdoti, continuatori dell'opera del suo figlio".




O Maria, madre di Dio, tutte le generazioni cantino le grandi cose che ha fatto per te il Signore.
Tu sei la vergine, la piena di grazia, la Madre del buon Pastore.
Tu lo hai cresciuto, amato, ascoltato, seguito, contemplato morente per noi sulla croce.
Da lui e da te tutto ci venne: la Chiesa, il Vangelo, i Sacramenti, la vita religiosa, la vita eterna.
Tu sei la gioia della Chiesa celeste; la speranza e il rifugio della Chiesa pellegrinante.
Anch'io voglio essere tua come Gesù. Ti offro me stessa e quanto ho: illuminami, rendimi docile e fedele.



Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città  di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". "Nella lettura della Bibbia cerchiamo anche noi Gesù e solo Gesù, come lo cercavano Maria e Giuseppe in Gerusalemme, e trovatolo che l'avremo, Egli ravviverà  certo la nostra fede, e di noi si potrà  dire ciò che Sant'Elisabetta disse di Maria SS. "Te beata che hai creduto" (Lc 1,45); perchè se viva sarà  la nostra fede, anche in noi, come in Maria SS. si opereranno le meraviglie del Signore".


Seconda parte della coroncina a Maria, Madre del Buon Pastore



Orazione.

Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perchè ha guardato l'umiltà  della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
Cantare un bel Te Deum, sì; Te Deum laudamus, ti lodiamo o Signore. E insieme cantare il Magnificat perchè Maria, quando si vide fornita e preferita tanto da Dio in molte grazie e privilegi, cantò il Magnificat: "L'anima mia loda il Signore, perchè mi ha fatto doni grandi il Signore.
Ha veduto la nullità  della sua serva ed è stato misericordioso".
Ecco, allora il nostro ringraziamento, elevato al Signore, per mezzo di Maria, onde sia più gradito. E quanti Gloria in excelsis Deo e quanti Gloria Patri e quanti Deo gratias devono venire sopra le nostre labbra! Essere riconoscenti.




O Maria, madre del buon Pastore, ecco davanti a te una pecorella del gregge tuo e di Gesù.
Sono una pecorella smarrita: salvami o rifugio dei peccatori. Sono in cerca della via del cielo: illuminami o Madre del buon consiglio.
Sono debole e timida: portami sulle tue braccia o Vergine potente. Sono una pecorella insidiata dai lupi: difendimi o Madre del Salvatore. Sana le mie ferite. Nutrimi del frutto del tuo seno, Gesù-Eucaristia.
Sono una pecorella che ama Gesù Pastore e te o buona Pastora: fa' che vi ami sempre più. Non permettere che mi separi da voi.
Accoglimi nell'ora della morte e uniscimi alle pecorelle che furono docili e fedeli.



Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perchè ricevessimo l'adozione a figli.
E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà , Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà  di Dio.
Maria è Madre del Buon Consiglio e Sede della Sapienza. I Teologi ed i Dottori della Chiesa, come i fedeli, sempre si rivolsero a Lei n elle difficoltà , nel dilagare degli errori e delle eresie.
Maria intervenne a confermare, chiarire, difendere la dottrina del Figlio suo e della Chiesa.
A quante anime è stata luce e guida! Quanti giovani ha soccorso nei dubbi, nelle difficoltà  di studio! Evangelisti, Apostoli, scrittori, Papi le consacrarono la penna e la lingua, e si ripetè in qualche misura, per sua intercessione, una divina Pentecoste.
[] Maria è come un cielo sereno sempre illuminato dal Sole divino; e sempre disposto a ricevere lo splendore dei suoi raggi ed a trasmettere la luce nelle menti di chi cerca Dio e la salvezza.





O Madre del buon pastore, moltiplica i religiosi e fa' che siano luce per il mondo, maestri di vera pietà  e intercessori presso Dio.
Nella penitenza, nella preghiera, nelle attività  apostoliche e caritative, siano sale della terra, sostegno dei poveri e guide dei fratelli.
Ottiene loro la pratica costante dei voti e il quotidiano progresso.
O Madre dei santi e Regina dei religiosi, prega per noi e per la nostra santificazione, concedi di essere un giorno tua gioia in cielo.


Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.
E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perchè ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo".
Ed egli rispose: "Perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".
Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso.
Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
E Gesù cresceva in sapienza, età  e grazia davanti a Dio e agli uomini.
"Maria formò Gesù. La suora di Gesù buon Pastore formerà  e curerà  le vocazioni religiose e sacerdotali con vero spirito apostolico, come farebbe la Madonna se fosse al suo posto.
Le vocazioni si formano con l'insegnamento del catechismo, della S. Scrittura.
Vi sono delle suore che fanno molto bene insegnando il catechismo ai fanciulli.
Siate di queste, seguendo l'esempio dei santi Apostoli Pietro e Paolo, che non si stancarono mai di evangelizzare i popoli.
Cuore grande per amare, compatire, confortare tutte le anime a noi affidate.
Abbiate un grande cuore e farete un grande bene ad imitazione di Maria, che seguì Gesù donando tutta se stessa".



O Madre del buon Pastore e tu stesso nostra Pastora, abbi pietà  dei tuoi figli dispersi, di quanti ancora errano come gregge senza pastore.
Salva gli innocenti, converti i peccatori, fortifica i deboli, sostieni i vacillanti, conforta i tribolati, assisti gli agonizzanti, forma molti santi, donaci apostoli e pastori buoni. Tu conosci, o Madre, in qual valle di lacrime viviamo, in mezzo a quanti nemici camminiamo, di quale fragile argilla siamo fatti. Rivolgi a noi i tuoi sguardi pietosi.
L'umanità  non ha altra speranza che te! Che tu la conduca a Gesù Via Verità  e vita, al Pastore eterno di tutti gli uomini, alla gioia del cielo.



Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.



Sesto giorno - Invocazione allo Spirito Santo - Giovanni 2,1-12

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù .Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".
La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà ".
Vi erano là  sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.
Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola".
Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà  solo pochi giorni.
"Maria accompagnò il Buon Pastore nella sua vita privata, quando egli si preparava all'ufficio di pastore.
Nella vita pubblica, Maria la troviamo al principio, a Cana, poi alla fine presso la croce, e quando, nel vangelo, si dice a Gesù che la Madre e i parenti volevano parlargli.
Ella è la divina Pastora, la corredentrice. Chi riuscirebbe a farsi qualche idea di colei che a somiglianza di ottimi pastori, raduna col suo braccio i suoi agnelli e li stringe al proprio seno? Perciò la Chiesa continua a parlare a Maria: "Noi bramiamo che tutti gli uomini ti conoscano, ti invochino sotto il dolce titolo di Madre del Divino Pastore.
O Maria, continua a difenderci. Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito che qualcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo patrocinio e domandato il tuo aiuto, e sia rimasto abbandonato.
Sostenuto da questa fiducia, mi rivolgo a te, Madre, Vergine delle vergini. Vengo a te, con le lacrime agli occhi, colpevole di tanti peccati, mi prostro ai tuoi piedi e domando pietà .
Non disprezzare la mia supplica, o Madre del verbo, ma benigna ascoltami ed esaudiscimi. Amen.


Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




Mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.
 Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti".
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perchè chiunque fa la volontà  del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".
"Per le Suore Pastorelle è grande conforto essere guidate, precedute, accompagnate, sostenute dalla Divina Pastora nella loro missione. Maria fa tre uffici rispetto alle Suore Pastorelle: àˆ loro Madre nella formazione: spirituale, religiosa, apostolica, corrispondenza alla vocazione. àˆ loro Madre nell'apostolato parrocchiale: le preserva dai pericoli, le infiamma di zelo, le fa vere madri spirituali nella parrocchia; le illumina e sostiene e dà  frutti alle opere di istruzione cristiana, di educazione cristiana, di pietà  cristiana. àˆ loro Madre nel momento della morte; le assisterà  con amore, le difenderà  dal demonio, darà  pace di spirito e vivo desiderio del paradiso" (Beato G. Alberione PrP Vol I, 1954 p.15).




Ricevimi, o Madre del buon Pastore e Madre mia, fra quelli che ami, nutri, santifichi e guidi, nella scuola di Gesù Cristo, divino Pastore.

Tu leggi nella mente di Dio i figli che egli chiama e per essi hai preghiera, grazia, luce e conforti speciali.
Il mio Pastore, Gesù Cristo, si è consegnato totalmente a te dall'incarnazione all'ascensione, questo è per me dottrina, esempio e dono ineffabile: anch'io mi rimetto pienamente nelle tue mani.
Ottienimi la grazia di conoscere, imitare, amare sempre più il Divino Pastore, Via e Verità  e Vita.
Presentami tu a Gesù: sono indegna peccatrice, non ho altri attestati per venire accolta nella sua scuola che la tua raccomandazione.
Illumina la mia mente, fortifica la mia volontà , santifica il mio cuore in quest'anno di mio lavoro spirituale, perchè possa profittare di tanta misericordia, e possa concludere al fine: "Vivo io, ma non più io, bensì vive in me Cristo".



Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Mà gdala.
Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".
Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
"Come potrebbe Maria negare la sua protezione materna alle Suore Pastorelle che lavorano per la salvezza delle anime? che hanno un cuore di madre e sorelle a queste anime per cui Gesù diede la sua vita?
Per le pecorelle in cui ella stessa ha offerto la vita del suo Figlio, ed era pronta a sacrificarlo con le sue mani se tale fosse stata la volontà  di Gesù Cristo? Sì Maria sul calvario ha offerto la vita di Gesù Cristo che Ella amava immensamente più della propria.
àˆ sempre facile, dolce, sicura cosa andare a Gesù per mezzo di Maria.
Maria è l'immagine più vera e più perfetta di Gesù buon Pastore. []
Conoscere sempre meglio la Madre del Divin Pastore; imitarla sempre più fedelmente; pregarla sempre con maggior pietà ; parlarne spesso, a tutti, sempre più frequentemente, nell'apostolato pastorale. (Beato G. Alberione, PrP Vol l, 1954 pp. 17-19).





O immacolata Maria, corredentrice del genere umano, guarda agli uomini, riscattati dal sangue del tuo divin Figlio e ancora avvolti in tante tenebre di errori e in tanto smarrimento. La messe è sempre molta, ma gli operai ancora molto scarsi.
Abbi pietà , o Maria, dei tuoi figli, che il moribondo Gesù ti raccomandò dalla croce.
Moltiplica le vocazioni religiose e sacerdotali; donaci novelli apostoli pieni di sapienza e di fervore.
Sostieni, con le tue materne premure, le anime che consacrano la loro vita a vantaggio del prossimo.
Rammenta quanto facesti per Gesù e l'apostolo Giovanni; ricorda la tua consolante presenza nel giorno di Pentecoste.
Tu fosti la consigliera dei primi apostoli e degli apostoli di tutti i tempi.
Con la tua onnipotenza supplichevole, ottieni, sui chiamati all'apostolato, una nuova Pentecoste, che li santifichi e li accenda di santo ardore per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
E tu dirigili in tutti i loro passi; previenili con le tue grazie; sostienili nei momenti di sconforto; corona il loro zelo con manipoli copiosi.
Esaudiscici, o Maria, perchè tutti gli uomini accolgano il divino Maestro Pastore, Via e Verità  e Vita; divengano docili figli della Chiesa cattolica; e tutta la terra risuoni delle tue lodi e ti onori come madre, maestra e regina.
E così tutti possiamo giungere al beato soggiorno della felicità  eterna.

Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.



(Dopo che Gesù fu assunto in cielo), gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città  salirono al piano superiore dove abitavano.
C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.
"La pastorella Maria non smentisce il suo nome: subito seguì S. Giovanni e tutti gli apostoli.
Dopo l'Ascensione, nel Cenacolo, si mostrò veramente madre dei pastori.
Riconciliò e incoraggiò Pietro scoraggiato; ispirò a tutti fiducia e confermò tutti nella fede, durante i dieci giorni di preghiera dall'Ascensione di Gesù alla Pentecoste.
Ella pensava a quanto riguardava le necessità  materiali e con la preghiera ottenne la discesa dello Spirito Santo".
(Beato G. Alberione PrP Vol III 1948, p.279).




Signore Gesù Cristo buon Pastore, che hai dato la vita per le tue pecorelle e che dalla croce hai affidato noi tuo popolo e gregge del tuo pascolo alla vergine Maria, concedici, per sua intercessione, di seguirti in terra come nostro Pastore, per giungere ai pascoli eterni del cielo. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità  dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen


Preghiera di S.S. Giovanni Paolo II (Pastores dabo vobis n. 82).

Maria, madre di Gesù Costo e madre dei sacerdoti, ricevi questo titolo che noi tributiamo a te per celebrare la tua maternità . e contemplare presso di te il sacerdozio del tuo Figlio e dei tuoi figli

Santa genitrice di Dio, Madre di Cristo, al Messia sacerdote hai dato il corpo carne per l'unzione del Santo Spirito, a salvezza dei poveri e contriti di cuore; custodisci nel tuo cuore e nella chiesa i sacerdoti, Madre del Salvatore.
Madre della fede, hai accompagnato al tempio il Figlio dell'uomo, a compimento delle promesse date ai padri, consegna al Padre per la sua gloria, i sacerdoti del Figlio tuo.
Arca dell'alleanza.Madre della chiesa, tra i discepoli nel cenacolo pregavi lo Spirito per 11 popolo nuovo e i suoi pastori, ottieni all'ordine dei presbiteri la pienezza dei doni.
Regina degli apostoli, Madre di Gesù Cristo, eri con lui agli inizi della sua vita e della sua missione, lo hai cercato maestro tra la folla, lo hai assistito innalzato da terra, consumato per il sacrificio unico eterno, e aveva Giovanni vicino, come tuo figlio, accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Madre dei sacerdoti. Amen!

LA BUONA PASTORA


Maria, Madre del Divin Pastore Signore Gesu' Cristo, Buon Pastore, che per le tue pecorelle sacrificasti la vita e mentre pendevi dalla croce affidasti noi, tuo popolo e gregge del tuo ovile, alla Vergine Madre: concedi per sua intercessione, che dopo averti seguito, nostro Pastore, sulla terra siamo condotti in cielo ai pascoli dell'eterna vita. Amen. Ave Maria!

Alcune immagini fanno chiaramente riferimento al Sogno di S. Giovanni Bosco a 9 anni, altre provengono dall'Archivio dei Cappuccini di Sarrià , o dal sito di Tovar. A volte le pecore hanno in bocca una rosa, offerta da Cristo, in un paesaggio idilliaco, in cui la Vergine porta le insegne e gli abiti pastorali. La rosa è collocata tanto sul cappello della Madre che del Figlio. Dodici stelle circondano il suo capo. Ben visibile l'invocazione: Ave Maria, della pecorella smarrita, inseguita dal lupo. Caratteristica la rosa nella mano di Maria. Gesù guarda con benevolenza la pecorella su cui si posa pesante l'altra mano della Madre.


La profezia di Balaam

'La figura classica delle catacombe e di tutta l'arte paleocristiana è il Buon Pastore. Bastano pochi passi nelle catacombe per incontrarne l'immagine. E' la più frequente di qualunque altra rappresentazione. Secondo lo Styger, il Buon Pastore è raffigurato in non meno di 120 pitture e 150 sculture, assai spesso collocato al centro di una decorazione o nella lunetta di un arcosolio. Il Buon Pastore viene quasi sempre rappresentato con la pecora sulle spalle, talvolta soltanto in mezzo al suo gregge. Per noi il pastore con la pecora sulle spalle è soprattutto il simbolo di colui che ha cura delle anime, del Signore, che va cercando i peccatori e che perdona loro, come ci si presenta Gesù stesso in S. Luca (15, 1-7). Ma ai primi cristiani la figura del Buon Pastore diceva ancora molto di più del semplice racconto della parabola del Signore. Essi pensavano certo alla parabola, ma vi associavano, come sappianio dagli scritti dei Padri, molti altri concetti... Il Signore come Pastore è il Maestro, che indica ai fedeli il vero pascolo. Di più egli è il grande Re, che domina i popoli. L'ufficio di pastore come simbolo della potestà  reale è molto familiare nell'antichità  classica... Iddio nel Vecchio Testamento è nominato «Pastore dei popoli». Così anche nella figura del pastore che porta la pecora sulle spalle, si voleva rappresentare il Cristo anche come Dio, come l'eterno Logos e non soltanto nella sua apparenza storica. Quindi la pecora portata dal pastore sulle spalle non è un peccatore determinato, sebbene sarebbe ovvio vedere ricordato in lui il defunto sulla cui tomba si trova la rappresentazione. Esso raffigura piuttosto la natura umana, assunta dal Verbo Divino, nella quale sono compresi tutti gli uomini. Per capire meglio il significato profondo di quest'immagine bisogna tenere ben presente un'immaginazione familiare agli antichi. Secondo loro l'anima, separata dal corpo. sulla via del cielo, doveva affrontare i demoni, che abitavano gli spazi aerei. Il divino pastore, portando l'umanità  sulle sue spalle, l'ha salvata con la sua morte e l'ha riportata attraverso tutti i pericoli alla casa del Padre. Questa idea diventa ancora più chiara nella figura di una lampada in terracotta. Qui il Buon Pastore è circondato da sette stelle, o pianeti, le cui sfere erano considerate come la grande zona di pericolo per le anime. Di là  dalle stelle nell'etere radioso era il cielo. Così si capisce quanta consolazione doveva recare ai primi cristiani, specie in vista alla morte, la figura del Buon Pastore, simbolo di tante verità  confortanti della loro fede. (L. HERTLING-E. KIRSCHBAUM, Le Catacombe romane nei loro martiri, PUG, Roma, p.240-241).

La Divina Pastora di Aversa
La chiesa di S. Nicola da Bari ad Aversa custodisce in una nicchia della navata laterale sinistra, l'unica testimonianza artistica della Diocesi relativa alla devozione verso la Divina Pastora. Il bel gruppo statuario, di scuola napoletana, conservato un tempo nella Cappella della Congrega del Crocifisso, nota anche come chiesa del Divino Pastore, presenta la Vergine, nelle vesti di pastorella, con il caratteristico cappello di paglia ed il bastone, col Bambino Gesù sulle ginocchia.
Sta seduta sopra un poggio e vigila sulle pecore che pascolano ai suoi piedi. In un angolo è il lupo e la divina Madre veglia affinchè le anime non vengano dilaniate dal demonio.
La devozione. risale gli inizi del XVIII secolo (1703), in seito all'apparizione della Vergine nele vesti di pastora
al frate cappuccino Isidoro di Siviglia, morto nel 1750.
Un pittore sivigliano, German Ilorente, ebbe l'appellativo di «el pintor de los Pastoras». Oltre i Cappuccini diffuse questa devozione S. Alfonso de' Liguori assieme ai Padri Redentoristi. Ne fece oggetto di particolare zelo Ferdinando Il di Borbone che la fece dipingere assieme ai Santi dinastici Ferdinando di Castiglia, Luigi di Francia, Elisabetta d'Ungheria e Jasonia, su vetro, all'ingresso dell'Oratorio dell'Appartamento Nuovo, ora sezione della Biblioteca Nazionale, nel Palazzo Reale di Napoli.


Pastrix ecclesia

Bibliography: Kurze, Nachlehre zur Quellenkunde Thietmars, in: NA 16 (1891) 472.





 HAI UN CUORE GIOVANE E CORAGGIOSO?



Possa tu sentire la sua mano, quella mano che ridava serenità
a chi si sentiva sotto l'incubo di non precisati pericoli o sotto it peso di deplorevoli debolezze.
Possa tu sentire la sua presenza che era speranza!
Possa tu sentire il fascino di una vocazione, vertice di tutte le vocazioni umane: Seguire Cristo!
Seguirlo con tutte le forze,
con tutta la mente, con tutto it cuore.
Perché Cristo ci ha amato con tutto se stesso,
fino alla follia della morte in Croce.
Vieni con Don Bosco!
Nella famiglia di Dio c'è sempre posto per tutti,
e più aumenta il numero e più si dilata la mensa:



CORAGGIO! AVANZA DECISO!

Prendi il tuo posto, proprio il tuo.
Cristo è la Mensa!
Tu che sei insoddisfatto di te stesso, apri il tuo cuore a Cristo, aprilo ai fratelli.
Vieni con Don Bosco!
Non guardare i tuoi limiti umani.
Cristo è al disopra della tua debolezza!

Se temi ancora, guarda Don Bosco, cercalo,

domanda ad un fratello, ad un amico,
ad un sacerdote, ad un salesiano.
Non avere paura di Cristo, abbraccialo,
ti sta accanto.
Puoi fare grandi cose, perché
Dio ha fatto in te grandi cose.
Tu sei! perché Dio è Amore!
Dio e! perché tu puoi portare amore!
Con coraggio scegli Don Bosco !
Gesù prenderà il tuo posto nella tua famiglia !
Potrai servire i fratelli come sacerdote,
come diacono, come fratello laico professionista.
Nella casa di Dio c'è posto per tutti.
Ama la vita! Gesù è via verità VITA!
Chi dona la propria vita per i fratelli
soprattutto poveri e in difficoltà
rinnova il miracolo di amore
di Gesù povero nel presepe,
Pastore buono in cerca degli smarriti,
vittima di amore sulla Croce,
alla presenza della Vergine Maria.

San Giovanni Bosco
Tu con ogni mezzo hai cercato di salvare anime.
Sii ancora la nostra guida
nel cercare la salvezza delle anime nostre
e il bene del prossimo.
Aiutaci a crescere nell'amore di Dio
e nella carità verso i fratelli vicini e lontani
vincendo coraggiosamente il male
che è dentro e fuori di noi.
Insegnaci ad amare
Gesù nel Mistero Eucaristico
Maria Immacolata Ausiliatrice, Madre della Chiesa,
il Papa e i nostri Vescovi.
E implora da Dio per noi la grazia
di entrare nel giardino salesiano del Cielo,
per cantare e godere in eterno
la gloria del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo.
Amen.


A. M. D. G.