Nell'
ultimo secolo molti sono i cambiamenti che hanno profondamente
cambiato le abitudini di vita e le attività lavorative che per
secoli avevano contraddistinto la vita della collettività, spesso
basata sulla coltivazione della terra, l’allevamento del bestiame
o l’artigianato.
I
paesi interni erano delle realtà autosufficienti che a causa del
difficile collegamento con la città ed il fondovalle,
avevano sviluppato, nel proprio ambito territoriale, tutti i
servizi primari di cui necessitavano per il regolare svolgimento
della vita quotidiana e delle attività lavorative.
Con
la progressiva industrializzazione, molte delle popolazioni che
abitavano i paesi interni sono emigrati per andare a lavorare nelle
grandi fabbriche del Nord o all’Estero, inseguendo il miraggio di
una vita migliore nelle
grandi città.
Tutto
questo ha prodotto lo spopolamento della montagna e dei paesi
interni che ha prodotto il progressivo abbandono delle campagne,
boschi, case, botteghe e delle attrezzature che per secoli erano
state utilizzate dalle popolazioni locali per coltivare, allevare,
produrre con la conseguente scomparsa di molte delle attività che
per secoli avevano contraddistinto la vita ed i costumi della società
contadina.
Frequentando,
per svago o per lavoro, questi luoghi Gino di Benedetto, sin da
bambino, si è imbattuto in
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oggetti
ed attrezzi spesso incomprensibili, a volte anche
curiosi, ma sicuramente affascinanti che, solleticando la sua
fantasia, lo spingevano a collezionarli e a studiarli per cercare
una corretta interpretazione del loro reale passato utilizzo.
L’attività
di restauratore edile che Gino di Benedetto tutt’ora svolge,
spesso lo portano a lavorare nei paesi montani del Parco Nazionale
del Gran Sasso e Monti della Laga, mettendolo nella condizione di
raccogliere con perizia e competenza questi oggetti, spesso
barattandoli con la propria mano d’opera.
Gli
Attrezzi rinvenuti giacevano spesso
abbandonati in ricoveri di fortuna o lasciati alle intemperie
rischiando di andare per perduti per sempre, cancellando così la
testimonianza di attività del passato che tanto appassionavano le
sue ricerche.
Gli
oggetti di antiquariato che ha raccolto in tanti anni, studiato e
collezionato, ha deciso di proporli nelle numerose mostre che
vengono organizzate nel comprensorio del Parco in occasione di
Sagre, Eventi Culturali, Mercatini ed Esposizioni di vario genere e
che trovano il consenso del numeroso ed appassionato pubblico che
puntualmente frequenta le sue esposizioni.
Diversi
Enti, Associazioni e Pro-Loco si sono rivolti a lui per il prestito
di attrezzature in occasione di Eventi e Rievocazioni che
necessitavano di numerosi oggetti, quasi irreperibili altrove per la
loro rarità e valore; lo stesso Ente Parco per una recente
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mostra
sui cereali, ha attinto, da questo museo, svariati attrezzi.
Dovendo
trovare una degna collocazione di tutto questo materiale che in più
di venticinque anni di ricerche Gino ha raccolto, ha deciso di
trasformare la sua casa in una esposizione permanente visitabile su
prenotazione, ricreando gli ambienti di vita domestica e le botteghe
in cui ha collocato, dividendoli per tipologia, migliaia di oggetti
dando valore e dignità anche al più piccolo di essi.
Tutti
coloro che in passato avevano accantonato questi oggetti ritenendoli
oramai inutili ingombri, inadeguati a soddisfare il crescente
bisogno di benessere magari esorcizzando, con la loro
rimozione,
la memoria di un passato spesso caratterizzato da miseria e
privazioni, oggi vedono restituire nuova dignità a queste umili
cose che comunque hanno permesso ai nostri nonni di nutrire la prole
spesso numerosa.
Oggi
abbiamo familiarità con computer e telefonini, ma spesso ignoriamo
l’esistenza di alcuni banali oggetti di vita quotidiana con cui i
nostri predecessori hanno trasformato materie prime, lavorato la
terra, allevato
il bestiame o semplicemente si sono riscaldati durante i rigidi
inverni.
Se
avete interesse e passione per queste umili cose, venite a visitare,
nel centro storico di Torricella Sicura, il Museo “Borgo Antico”
dove percorrerete le tracce del vostro e nostro recente passato.
Sandro
De Marcellis
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