Cima Brenta
dal Vallone dei Brentei per la via normale da sud

Nel dolomitico gruppo di Brenta, isolato al di qua dell'Adige rispetto alla più estesa area delle Dolomiti propriamente dette, la cima più alta è la Cima Tosa. La Cima Brenta, forse (dal nome) un tempo ritenuta tale, è tuttavia la sommità di un complesso ed imponente massiccio roccioso, che si estende dalla bocca di Tuckett a nord fino alla bocca dei Armi a sud. Larga ed alta la parete est, che domina le Val Perse; articolato e severo il versante nord, con uno scivolo ghiacciato, un ghiacciaio pensile ed un'alta vedretta divisi da ardite creste di torri e pilastri; giallo il colore dell'alta muraglia meridionale, che quasi senza soluzione di continuità si estende dallo Spallone dei Massodi ad est fino alla Cima Mandron e alle Punte di Campiglio verso ovest.
Come accade spesso nelle Dolomiti, i percorsi non ricalcati da una via ferrata sono trascurati: tale è la sorte anche della vecchia via normale da sud, percorsa la prima volta dai pionieri E.T. Compton e A. De Falkner con le guide A. Dallagiacoma e  M. Nicolussi il lontano 22 luglio 1882. Sorte immeritata: si tratta di una grandiosa "passeggiata di croda", che fra torri, spigoli e strapiombi con intelligenza sfrutta le linee deboli dell'imponente parete e permette di raggiungere la cima contenendo le difficoltà alpinistiche al II grado, peraltro su roccia quasi ovunque ottima.
Il percorso è segnalato da radi ometti, tuttavia solo raramente visibili da lontano, ma il percorso di salita segue una logica linea naturale, ben riconoscibile anche da valle. Dato il lungo sviluppo, è consigliabile procedere in conserva appena lo si ritiene possibile. Ramponi utili ad inizio stagione ed in ogni caso se si scende dalla Vedretta di Brenta Superiore.
Un grazie a Federico Ferraù che ha proposto questa gita all'interno del calendario della GM di Milano.


Descrizione dell'itinerario

Avvicinamento
Difficoltà E, dislivello 1000 m, 3 ore circa.
Da Vallesinella (località raggiungibile da Madonna di Campiglio in auto oppure bus navetta a seconda dell'orario e della stagione) salire per comodo sentiero panoramico al rifugio Casinei, quindi al rifugio Brentei ed infine al rifugio Alimonta.

Ascensione
Difficoltà PD, dislivello 650 m, orari come da relazione.
Dal rifugio Alimonta si scende per 15 minuti sul sentiero di accesso (oppure lo si sale per 50 minuti dal rif. Brentei), fino al punto di massimo restringimento del vallone.
L'attacco si trova nel canale obliquo verso sinistra che si trova alcuni metri a sinistra di una chiazza di neve che permane fino a fine stagione. Dopo qualche decina di metri sul fondo, si sale sulle rocce articolate di sinistra e si raggiunge la grande cengia detritica che fascia alla base la parete (50 m, I e II). Si risale la cengia fino ai gialli che la sovrastano e si volge a destra in orizzontale, portandosi, dopo aver attraversato un paio di canaloni, alla base di una gran gola che sale obliqua verso destra. Si arrampica su gradoni, a tratti continui, a tratti inframmezzati da terrazze ghiaiose, sull'ampia parete alla sua destra, per circa 200 m (I e II), raggiungendo al suo sommo una grande terrazza in posizione panoramica. Seguendo gli ometti, si sale verso sinistra su terreno più facile fino ad una comoda cengia sotto alle pareti giallastre, che si percorre in orizzontale verso destra fin dove lasciano il posto ad un largo canalone. Laddove lo si attraversa e diventa possibile salire verso sinistra, si supera un breve gradino ripido e per un pendio gradualmente più ampio di rocce articolate e detriti (200 m di dislivello, I) si raggiunge la cresta sommitale e a destra la croce di vetta (3150 m, ore 3-4 dal rifugio Alimonta).

Discesa
Difficoltà F/F+, dislivello -1650 m, ore 4.30.
Dalla cima sono possibili più itinerari di discesa:
a) si percorre la breve cresta nord est e quindi un canale e facili rocce (I) fino alla cengia Garbari, raggiungendo così la via delle Bocchette Alte, una via ferrata che verso nord conduce alla Bocca di Brenta ed al rifugio Tuckett;
b) con breve discesa e risalita si raggiunge la vetta della cima occidentale (3122 m), che si attraversa seguendo gli ometti verso la cresta delle Torri di Kiene, fino al primo intaglio (I). Si scende verso la Vedretta di Brenta superiore, che permette di perdere quota abbastanza rapidamente (ramponi utili) fino al pendio sottostante di ghiaie e gradini rocciosi. Si giunge sull'orlo di un gradone più ripido ed alto, che si può percorrere in arrampicata al suo centro, oppure calandosi in doppia da un ancoraggio alla sua sinistra (in entrambi i casi si rilevano deboli frecce in vernice rossa). Superato il gradino, per le ghiaie sottostanti si scende fino ad incrociare il sentiero SOSAT che verso destra conduce con un ampio giro al rifugio Tuckett (via dei primi salitori alla cima, D.W. Freshfield e M.C. Tuckett con F. Devouassud, agosto 1871).
Dal rifugio Tuckett per comodo sentiero si scende al rif. Casinei ed a Vallesinella.

Bibliografia: G. Buscaini, E. Castiglioni, G.M.I. “Dolomiti di Brenta”, ed. CAI-TCI, 1977; L. Visentini "Dolomiti di Brenta", ed. Athesia, 1988.


Immagini della salita
23 luglio 2006

1) Crozzon di Brenta e Cima Tosa dal sentiero per il Brentei

2) La parete sud della Cima Brenta su cui si svolge la via normale

3) La Torre di Brenta dal dal rifugio Alimonta

4) Prime luci su Cima Tosa e Crozzon

5) Cima dei Armi, Bocca omonima e Torre di Brenta

6) Sul gradino di attacco

7) La cengia che fascia alla base la parete

8) Torri giallastre ci sovrastano

9) Dalla rampa rocciosa alti sul vallone dei Brentei

10) Visuale insolita della Cima Molveno

11) Arrampicata sulla rampa

12) Panorama dalla gran terrazza intermedia

13) Traversata verso destra su comoda cengia

14) Imbocco del canalone finale

15) L'arrivo in vetta

16) Vista sul Lago di Molveno

17) Cima Tosa e Crozzon più o meno alla nostra stessa quota

18) La cima

19) Vista verso la Val di Non

20) Il vallone di discesa sotto la Vedretta di Brenta superiore




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