Curiosità per collezionisti
Una riguarda le capsule
di Cava (lo spumante spagnolo): durante la guerra civile furono
utilizzate capsule di cartone (alcuni esemplari sono conservati
presso l’azienda Colomer Bernat) e capsule prodotte riciclando la
lamiera utilizzata per i barattoli delle conserve, per cui
all’interno di alcune di esse risaltano il disegno di pomodori e/o
il nome dell’azienda produttrice delle conserve.
L’Italia è
l’ultima arrivata in questo campo, infatti, la prima capsula
italiana viene prodotta nel 1923 dalla ditta Valsecchi, con il
sistema della tranciatura a mano e della piegatura sempre a mano.
Tale attività durò fino al 1950 quando l’azienda si rivolse ad
alcuni artigiani di Cupramontana, in provincia di Ancona, che
fabbricavano manualmente le capsule, mantenendo per sé solo la
distribuzione. Nel 1970 la ditta Valsecchi cessa ogni
attività.
Oggi al contrario il nostro paese è leader mondiale
grazie ad un’azienda di Ivrea, la Icas della famiglia Getto, che con
particolari macchinari, brevettati e coperti da copyright, raggiunge
oggi una produzione di cinque milioni di gabbiette al giorno (cioè
due al secondo!) e 380 milioni di capsule all’anno rifornendo così
aziende vinicole di tutto il mondo. Ci sono altre due aziende
italiane di un certo spessore: sono la Fas e la Cortellazzi.
Quest’ultima, nata nel 1886 a Marmirolo, in provincia di Mantova, è
stata la prima a produrre gabbiette in Italia nel primo
dopoguerra.
L’ultima rivoluzione in questo campo è l’avvento
della litografia e quindi l’introduzione di disegni sulle capsule
che restano stabili e con colori brillanti. La più antica capsula
litografata è quella del Vintage 1906 di Pol Roger. In Italia questa
tecnica è del 1962, mentre in Spagna è ancora più recente, essendo
datata 1972, quando viene usata per il primo centenario dell’azienda
Codorniu: molto curiosa la prima capsula spagnola poiché presenta un
disegno nero su sfondo verde sia all’esterno che all’interno. Questo
perché il disegno originale non venne accettato e, per motivi
economici, la versione definitiva venne litografata sull’altro verso
della lamina.
Fin qui la storia, ma cos’è che fa scattare il
meccanismo che spinge ad iniziare una collezione? Sicuramente la
curiosità ed il desiderio poi di avere tutte le varianti possibili
di capsule con disegni e colori diversi. Non dimentichiamo che
alcune capsule sono dei veri e propri capolavori.
Un amico
racconta che lui, per abitudine, raccoglieva in un cestino i tappi, completi di
gabbiette e capsule, degli spumanti e degli Champagne che stappava in varie
occasioni.
La moglie, incuriosita e attratta da alcune di esse, con una decina di capsule fece un quadro. Fu a questo punto che il mio amico ebbe una folgorazione e si appassionò a tal punto da arrivare, dopo qualche anno, a creare il Club Collezionisti di Capsule.
Questo è solo uno dei vari meccanismi che portano a diventare appassionati raccoglitori di capsule, ma ci sono persone che le utilizzano anche come portachiavi o come abbellimento per quadri, cornici, porta oggetti o addirittura come abbellimento per un centro tavola. Tutte queste persone sono da considerarsi futuri collezionisti, e molti di loro lo sono diventati venendo a contatto con collezionisti “veri” o soltanto sfogliando un catalogo di capsule sia italiano che francese o spagnolo.