1971

AMORE E NON AMORE

 

 

·        Dio mio no

·        Seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi

·        Una

·        7 agosto di pomeriggio fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io silenzioso eppure straordinariamente vivo

·        Se la mia pelle vuoi

·        Davanti ad un distributore automatico di fiori dell'aeroporto di Bruxelles anch'io chiuso in una bolla di vetro

·        Supermarket

·        Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania

 

 

E' il primo album in cui Lucio Battisti comincia a svincolarsi dalle restrizioni del mercato e dell’Hit Parade a tutti i costi. “Amore e non amore” è in effetti, un felice esperimento tra canzoni spensierate e artigianali, e visualizzazioni sonore piuttosto complesse; un espressionismo musicale che porta lunghissimi titoli tesi ad evidenziare un impegno ecologico situato parecchio in anticipo sui tempi. La copertina propone la prima immagine ricercatamente simbolica dall’artista di Poggio Bustone e lo presenta (in una foto che oggi non manca di apparire ingenua), vestito da vagabondo con un  cappello sormontato da un fiore; l’espressione è pensosa, sullo sfondo una campagna con cavalli e una ragazza nuda di spalle.

Su entrambe le facciate dell’album, quattro canzoni acustiche ed ironiche si alternano (in un assortimento di cosciente disordine), ad altrettante composizioni strumentali poste a metà strada fra l’improvvisazione jazz e il blues senza trascurare il progressive rock che in tutta Europa comincia la sua decennale, inarrestabile scalata. Non a caso questo disco si avvale della partecipazione dei componenti della Premiata Forneria Marconi (Franz Di Cioccio e Franco Mussida, con l’apporto di Dario Baldan Bembo e della vecchia conoscenza Alberto Radius), tutti  innamorati delle composizioni dei Genesis e dei King Crimson e tutti partecipanti ad una lunga session che produce i quattro brani strumentali dell’album.

A pochi mesi di distanza sarà proprio l’etichetta “Numero 1” a dare alle stampe il primo, riuscitissimo album della Premiata Forneria Marconi, “Storia di un minuto” delicato e indimenticato omaggio italico al rock romantico d’oltremanica.

I lunghi titoli dei brani cui accennavamo, non suonano come un eccentricità, perché dimostrano un intento poetico che vuole liberarsi anche nella semplice descrizione poetica su cui meditare confermando a titolo definitivo come il ruolo di cantante di Lucio Battisti sia una limitazione.

Pur non essendo certo un opera non costruita per scalare le classifiche di vendita, “Amore e non amore” riuscì a guadagnare il primo posto nella classifica dei trentatrè giri mantenendolo dal 25 agosto al 22 settembre, per poi ritornare al vertice il 10 novembre del ‘71.

In quell’inizio degli anni settanta comincia a diffondersi la vendita dei dischi trentatrè giri fino ad allora alquanto trascurati dal pubblico medio. Merito delle produzioni angloamericane che stavano mutando radicalmente la stessa standard di ascoltare musica in Italia proponendo composizioni sempre più complesse che si distinguevano per la lunghezza temporale dei brani ma anche della qualità che in Battisti comincia ad essere pressoché continua.

L’album si apre con “Dio mio no”: se non andiamo errati, la prima canzone italiana a parlare di un macellaio. Il commerciante in questione è infatti il fornitore di salcicce per una serata non molto romantica che il protagonista della canzone pensa di trascorrere con una compagna che spera affamata quanto lui.

Il tema del cibo e del sesso appare spesso nelle canzoni che Mogol ha scritto per Battisti se si ricorda, ad esempio che già in “Dolce di giorno” la ragazza viene descritta “come una torta di panna montata tutta contenta di non essere stata mangiata” e in “Insieme a te sto bene” lui convince a restare lei perché "da mangiare c’è”.

Molto acutamente, Gianfranco Manfredi, critico musicale, cantautore e agitatore di idee, parla a questo proposito del “cannibalismo amoroso” di Battisti-Mogol in un vecchio volume della Lato Side editore. 

“Dio Mio No” è una canzone armonicamente costruita da un unico accordo di stampo jazz (Mi minore settima per la precisione) che eseguito sulla chitarra fa da sfondo ai preziosi tocchi di un organo elettrico in appoggio all’interpretazione avvolgente e nervosa di Battisti.

Malgrado la censura attuata da Radio e Televisione, saranno ben quindici le settimane in classifica per questo brano dal cantare allucinato e selvatico, “scostumato” nella sua aggressività di stampo soul/blues difficilmente riscontrabile nella patria del bel canto dove anche i cantautori e gli interpreti più preparati cantavano brani ruffiani, leggi la sopravvalutata “4 marzo 1943” di Lucio Dalla, o “Chi non lavora non fa l’amore” di Adriano Celentano.

Il primo brano strumentale, e nel contempo la prima apparizione di Battisti in un suo disco, come compositore, arrangiatore è “Seduto sotto un platano con una margherita in bocca, guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi”.

Improvvisazioni su un tema misurate, delicate e caratterizzate da momenti orchestrali. Scorrevoli in una pace apparente, poiché non mancano degli interventi elettrici che scompaiono nel pulsare di una batteria jazzata.

Volendo rendere in immagini sonore “7 agosto di pomeriggio, fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo” si può rammentare come risulti essenzialmente riuscito il malinconico tema acustico e quanto la composizione ricordi lo scorrere di una quieta solitudine velata da qualche interrogativo, proprio come suggerisce il lungo titolo.

“Davanti ad un distributore automatico di fiori dell'aeroporto di Bruxelles, anch’io chiuso in una bolla di vetro” è probabilmente il migliore fra i brani strumentali del disco: quasi una colonna sonora per un documentario mai girato se non nella fantasia e nell’ispirazione di Battisti con un finale lasciato volutamente incompiuto che fornisce all’ascoltatore un riuscito senso di smarrimento improvviso.

L’ultimo brano interamente musicale è “Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore. 35 morti ai confini di Israele e Giordania” pezzo conclusivo dove ritorna la chitarra elettrica che stavolta funge da prologo ad un coro. La similitudine fra musica e un senso di impotenza e impossibilità di poter partecipare agli avvenimenti quotidiani.

Come dicevamo, sono quattro le canzoni che si alternano alle session proposte dal disco , tutti i loro testi sono disimpegnati come si nota subito da quello scritto per “Una”: “Tu non sei molto bella e neanche intelligente ma non ti importa niente perché tu non lo sai”. Ancora la santa ingenuità di tanti protagonisti dei testi di Giulio Rapetti, personaggi che vengono fuori come uomini ecologici, ossia scevri dai ritmi e dalle regole imposti dalla società.

“Se la mia pelle vuoi” è un rock’n’roll scolastico, dal semplicissimo giro armonico, ma dove spicca l’ennesima dimostrazione di duttilità da parte della voce di Battisti, sempre più “strumento” perfettamente controllato dal musicista anche quando Battisti sembra lasciarsi prendere dai furori dell'interpretazione tanto divertita quanto sincopata.

In “Supermarket”  il testo racconta di un amore di provincia con la commessa di un  supermarket. L'accompagnamento della chitarra ricopia gli accordi di “Mrs. Robinson”, il famosissimo brano di Simon & Garfunkel presente nella colonna sonora dell’altrettanto famoso film “Il Laureato” diretto da Mike Nichols.

L’uso di percussioni improvvisate e delle voci di sottofondo conferma una registrazione svolta come puro divertimento.

Alle sedute di registrazione di quello stesso periodo si riferisce “Elena no”, pubblicato su un singolo dalla Ricordi quando Battisti aveva già firmato per la Numero Uno. La canzone, è perfettamente in linea con i temi volutamente svagati di “Supermarket” e di “Una”, ma stavolta la presenza femminile descritta nel testo è una compagna castrante che avvelena la vita di un giovane troppo debole, facendolo diventare, come se non bastasse, un perfetto maggiordomo del focolare domestico in grado di cucinare e pulire la casa come “un uomo medio americano”.

Da notare come dopo l’uscita di “Amore e non amore” prende avvio la progressiva incomunicabilità fra Battisti e i canali d’informazione. L’atteggiamento che porterà di lì a pochi mesi, il musicista reatino alla decisione ancora irrevocabile, dopo oltre venti anni, di isolarsi rinunciando ad ogni tipo di rapporti con la stampa e ad ogni apparizione anche visiva.

Il 1971 è anche l’anno in cui Battisti e Mogol si concentrano nello svolgimento di un lavoro che fornisce immediati e continui risultati: i brani scritti per Mina sono infatti due capolavori “Amor mio” (prima in classifica) e “La mente torna” per Mina; ed è eccellente anche “Amore caro, amore bello” composta per Bruno Lauzi, “Eppur mi son scordato di te” e  “Nessuno nessuno” per una lanciatissima Formula 3 e la malinconica e intensa “Vendo casa!” dei Dik Dik. Da ricordare anche tre brani minori: “Un papavero” eseguito da Flora Fauna e Cemento, “Il mio bambino” per Iva Zanicchi e “Perché dovrei” cantata da Donatella Moretti. A proposito di queste testimonianze sulle sedute caratterizzate da una felicissima improvvisazione, Alberto Radius, nel corso di una interessante intervista pubblicata dal mensile “Fare Musica”, ricorda alcune registrazioni di session e canzoni risalenti a quel periodo siano tuttora inedite nei depositi della Ricordi. E’ una notizia che ci fornisce l’esatta dimensione della miopia di chi continua a riproporre antologie dei vecchi 45 di Battisti senza stampare rarità in grado di avere eco immediata nelle vendite e nell’interesse del pubblico degli appassionati.

 

 

DIO MIO NO

 

Io sto già tremando d'amore, lei viene qui questa sera

è solo una questione di ore

spero di non morire, vedendola entrare

potremo restare soli.

Ho messo il vino nel frigo, cuoce sul fuoco il sugo

il macellaio dovrebbe arrivare

dovrebbe portare, bistecche e caviale

ma un dubbio mi assale.

Lei verrà o non verrà? Lei verrà o non verrà?

non verrà, non verrà, non verrà, non verrà

Dio mio no, dimmi solo che verrà

Dio mio no, dimmi solo che verrà

Le voglio sfiorare i capelli. col respiro del mio cuore

le voglio accarezzare le mani, con sguardi leggeri,

con frasi d'amore, d’amore, d'amore

Il campanello grida “ti amo”, apro e stringo già la sua mano

poi la guardo mentre cammina, mentre siede vicina

intanto che mangia di gusto la carne, il caviale ed il resto.

Dopo aver mangiato la frutta, si alza e chiede dove c'è il letto

poi scompare dietro la porta

la sento mi chiama, la vedo in pigiama

e lei si avvicina e lei si avvicina

vicina, vicina, vicina, vicina...

Dio mio no, cosa fai, che cosa fai?

Dio mio no! Cosa fai, che cosa fai?

Cosa fai, che cosa fai, cosa fai?

Dio mio no!

no, no, no, no, no

 

 

SEDUTO SOTTO UN PLATANO CON UNA MARGHERITA

IN BOCCA GUARDANDO IL FIUME NERO MACCHIATO

DALLA SCHIUMA BIANCA DEI DETERSIVI

 

Strumentale

 

UNA

 

Tu non sei molto bella e neanche intelligente

ma non t'importa niente perché tu non lo sai.

Tu vivi per ballare sei in cerca dell'amore

ma quale, quale amore ancora non lo sai.

Io ti apro il mio cuore tu fai finta di ascoltare

ed intanto guardi in giro vuoi qualcosa da mangiare.

Ma perché proprio tu, proprio tu nella mia vita?

Che con te prima ancor, di cominciare è già finita

Ma perché proprio, tu proprio tu con quella faccia

è possibile che mi piaccia una come te?

Io cercavo una ragazza con un fiore fra i capelli

tu sorridi a brutti e belli e un giardino in testa hai.

Ti accontento in ogni cosa tutto ciò per una rosa

che non ha nessun profumo che è di plastica oramai.

Io ti apro il mio cuore tu fai finta di ascoltare

ed intanto guardi in giro vuoi qualcosa da mangiare.

Ma perché proprio tu, proprio tu nella mia vita?

Che con te prima ancor di cominciare è già finita

Ma perché proprio tu, proprio tu con quella faccia

è possibile che mi piaccia una come te?

Ma perché proprio tu?

 

 

7 AGOSTO DI POMERIGGIO, FRA LE LAMIERE ROVENTI

DI UN CIMITERO DI AUTOMOBILI SOLO IO, SILENZIOSO

EPPURE STRAORDINARIAMENTE VIVO.

 

Strumentale

 

 

SE LA MIA PELLE VUOI

 

Se la mia pelle vuoi fa come fai.

Se la mia pelle vuoi fa come fai.

Il pomeriggio tu di notte sempre tu

ma tu vuoi di più.

Al ristorante no al cinema neanche un pò

uscir non si può.

Se la mia pelle vuoi fa come fai.

Se la mia pelle vuoi fa come fai.

Domenica è festa ho male alla testa

ma tu dici no, no!

E' primavera fuori ci son tanti fiori fuori

ma tu dici no, no!

Se la mia pelle vuoi fa come fai...

Se la mia pelle vuoi fa come fai.

Vuoi la mia pelle, tu vuoi la mia pelle

lo so che vuoi la mia pelle

lo so che vuoi la mia pelle.

Sì, se la mia pelle vuoi

fa come fai.

 

 

DAVANTI A UN DISTRIBUTORE AUTOMATICO

DI FIORI ALL'AEREOPORTO DI BRUXELLES

ANCH'IO CHIUSO IN UN BOLLA DI VETRO.

 

Strumentale

 

 

SUPERMARKET

 

Supermarket giovedì, tu lavori lì.

Direttore tu lo sai, dimmi dov'è lei?

Non c'è, non c'è, ammalata forse è

comunque qui non c'è

comprerò le banane le banane comprerò

ma però dov'è andata stamattina non lo so

scatolette colorate, carni rosa congelate

c'è di tutto intorno a me

ma lei non c'è.

Supermarket supermarket...

Supermarket venerdì, tu lavori lì

dimmi ieri come mai, tu non eri qui?

“Tutta colpa della frutta, ne ho mangiata troppa

e così sono stata a letto giovedì”.

Anche tu ami tanto le banane

anche tu ma però costan troppo le banane e perciò

questo nostro grande amore che sfortuna oggi stesso finirà

per questioni vegetali di risparmio ed anche di praticità.

Supermarket supermarket...

 

UNA POLTRONA, UN BICCHIERE DI COGNAC,

UN TELEVISORE, 35 MORTI AI CONFINI DI

ISRAELE E GIORDANIA.

 

Strumentale

 

 

ELENA NO

 

(pubblicato solo su singolo)

 

La borsa della spesa anche se è vuota lo sai, mi pesa troppo oramai

due chili di patate me le scelga però piccole o grandi non so

il prosciutto o no le telefonerò, detersivi blu devo saperne di più

Elena no, Elena no, se sono un uomo più non lo so,

non sgridarmi faccio quello che vuoi non mi ribellerò mai.

La pasta cotta la dente so che ti piace di più

aspetto a buttarla giù, chissà se è troppo il sale

ma comunque sotto il letto la polvere non c'è

come richiesto da te, se insalata poi, io la condirò poi

accidenti il vino come ho fatto a scordarlo, questo non me lo perdonerai

Elena no, Elena no, se sono un uomo più non lo so

non sgridarmi faccio quello che vuoi non mi ribellerò mai

Elena no, Elena no, se sono un uomo più non lo so

i tuoi diritti sacrosanti lo sai sono miei doveri oramai

Ben tornata amore mio ora ci son io, io con te

se sei stanca lo sai con me riposerai

dormire tu potrai se vuoi, se tu vuoi ed io come se…

 leggero non voglio più sentirti dire di no

ma intanto ho ancora da lavare tutti i piatti

e riposare non potrei mi hai detto

“diventa un uomo medio americano e tu tu più civile sarai”

Cosa diverrò giuro non lo so, io so solo che tutto quello che faccio

io lo faccio solo per avere te